Premessa
Elaborato nel corso degli ultimi mesi del 2013 questo studio affonda le sue origini
tra l’autunno e l’inverno dell’anno precedente , ispirato dalla serie di lezioni tenute
dal Prof. Baldini a proposito della storiografia tardoantica. Il progetto iniziale
prevedeva una semplice analisi storiografica volta a sbrogliare la fitta serie di eventi
che di poco precedettero il Sacco di Roma dell’anno 410. Ben presto però, durante le
prime fasi di ricerca, le radici dello studio si rivelarono essere assai più profonde e
ben permeate all’interno dei secoli precedenti portando , all’occhio di chi scrive ,
diversi fattori d’interes se troppo importanti per essere semplicemente citati. Per
questo motivo si è preferito ampliare il periodo d’interesse arrivando, con l’au silio
di studi archeologici, antropologici e culturali, a ridosso dell’inizio del I secolo
prima della nascita di Cristo. La trattazione si addentrerà dunque nei difficili
rapporti sviluppatisi tra l’Impero R omano ed il popolo goto che, tra il IV ed il V sec.
d.C. - periodo comunemente identificato come l’inizio della cosiddetta
Völkerwanderung
1
-, influenzò più di qualsiasi altra popolazione le sorti della pars
occidentalis
2
.
Le prime attestazioni di contatti tra l’Impero Romano ed il popolo g oto a noi note
sono databili intorno alla fine del II sec. quando appunto, a seguito delle Guerre
Marcomanniche, ci fu un ampio spostamento delle tribù gote verso le sponde del
Mar Nero. I Goti si ritrovarono dunque nelle strette vicinanze del confine
settentrionale della Dacia Felix, ormai da tempo provincia dell’Impero, intrecciando
così, nel giro di un breve periodo, importanti relazioni con il nuovo vicino romano.
Nel corso del III secolo tali relazioni tra Impero ed il popolo goto ebbero
un’andatura altalenante : a momenti di pace e cooperazione, dove non è difficile
trovare tra i ranghi dei contingenti di auxilia soldati goti, si contrapposero
sanguinose invasioni e sistematiche rappresaglie romane con ampie campagne
dentro e fuori il limes.
1
l er opoli Wanderung Migrazione ; di recente pubblicazione vedi WALTER POHL, Die
Völkerwanderung. Eroberung und Integration, Stoccarda/Berlino/Colonia 2005.
2
PETER J. HEATHER, The Goths, Blackwell Publishers, Oxford 1996, p.7.
1
Il primo scontro tra l’Impero ed il popolo Goto ci è testimoniato durante il regno
dall’imperatore Caracalla il quale, probabilmente intorno al 215, fronteggiò un
tentativo di invasione da parte di un gruppo di Goti e Carpi che provarono ad
attraversare il Danubio. Le forze romane riscossero una facile vittoria tanto che,
secondo l’Historia Augusta, valse all’Augusto l’epiteto di Gothicus
3
.
Non ebbe la stessa fortuna l’imperatore Decio che nel 251 perse la vita, primo tra i
sovrani romani a morire in guerra contro i barbari, durante la battaglia di Abrittus.
Fu dopo quella rovinosa sconfitta che il pericolo goto si rivelò per la prima volta al
mondo romano. Non più di vent’anni dopo l’imperatore Claudio II dovette
fronteggiare una nuova e rischiosa invasione di Goti che, sempre secondo l’Historia
Augusta, avrebbe contato l’assai poco credibile cifra di trecentoventi -mila barbari
4
.
Il numero di Goti dovette essere comunque ragguardevole tanto che la vittoria
conquistata dall’ Augusto a Naisso agli inizi del 269 consegnò lo stesso Claudio alla
storia come Il Gotico , dal titolo di Gothicus Maximus a lui concesso per questa
impresa
5
.
Tale epiteto lo conseguirono per altrettante campagne nei decenni successivi svariati
imperatori, da Aureliano sino ai fratelli Valentiniano I e Valente, a sottolineare come
il popolo goto acquisiva con il tempo una maggiore importanza all’interno della
politica romana.
Grande rilevanza ebbe la caduta di Valente, ucciso da armi gote, durante la disfatta
di Adrianopoli del 378, battaglia che segnò l’inizio del problema goto all’interno dei
confini stessi dell’impero. Gli anni successivi, sotto il comando del nuovo Augusto
d’Oriente Teodosio, l’Impero riuscì attraverso l’ escamotage dei foederata ad
arginare brevemente questo gravoso problema. La soluzione si rivelò comunque
3
La vittoria di Caracalla sui Goti è attestata nell’Historia Augusta dove viene usata come pretesto
per una battuta di spirito da parte di Elvio ertinace, figlio dell’omonimo Imperatore, il quale
suggerì a Caracalla di aggiungere ai vari appellativi quello di Geticus Maximus , chiaro riferimento
all’eliminazione di Geta da parte dell’imperatore, dato che “[…] Gothi Getae dicerentur, quos ille,
dum ad orientem transit, tumultuariis proeliis devicerat.”; vedi Hist. Aug., Antoninus Caracallus
10.6 vedi anche Antoninus Geta, 6.6
4
Senatui populoque Romano Claudius princeps […] Trecenta viginti milia barbarorum in
Romanum solum armati venerunt […] Hist. Aug., Divus Claudius, 7.2-3
5
RIC V 252, vedi appendice monetale.
2
temporanea: alla morte di Teodosio si riaccesero le pretese dei Goti che con
l’avvento di un principe ambizioso e carismatico come Alarico individuarono nelle
diatribe tra le due corti imperiali l’anello debole dell’Impero.
Furono proprio i rapporti tesi tra Ravenna e Costantinopoli a creare l’habitat ideale
per le pretese di Alarico. Nei tredici anni che vanno dalla morte di Teodosio alla
seconda discesa in Italia dei Goti, le sorti dell’Impero d’Occidente fur ono rette dal
vandalo Stilicone il quale riuscì, seppur con non pochi problemi, a prevenire
l’ennesima disfatta. Furono però l’incapacità e l’imprudenza di Onorio, Augusto
d’Occidente, a chiudere la parentesi stiliconiana. Il magister militum, che fu l’unico
tra i generali romani capace di tener unito in qualche modo l’esercito imperiale,
venne infatti condannato alla pena capitale nell’Agosto del 408. La sua morte e
l’inadeguatezza del suo successore dettarono i presupposti per quell’evento epocale
perpetrato dai Goti di Alarico: il Sacco di Roma del 410.
Lo scopo di questo studio dunque è quello di ripercorrere quella serie di eventi che
si susseguirono dallo stanziamento dei Goti nei pressi della provincia dacica fino a
quei drammatici giorni in cui Roma fu presa. Si cercherà inoltre di far luce sulle
vicende di un III secolo povero di fonti, per il quale dobbiamo affidarci alla poco
pratica opera conosciuta come Historia Augusta alla quale possiamo affiancare, per
quel che riguarda la prima metà del secolo, l’opera frammentaria di Cassio Dione e
lo scritto di Erodiano. Nei i due secoli successivi, dove l’abbondanza delle fonti non
è più un problema, l’analisi storica si deve però confrontare con la faziosità e la
malizia degli autori contemporanei. Diviene infatti un problema più marcato rispetto
ai secoli precedenti il forte campanilismo degli storici, in particolar modo a causa
delle forti credenze religiose. Zosimo, Olimpiodoro di Tebe
6
, Eutropio, Aurelio
Vittore
7
e lo stesso Ammiano Marcellino
8
, sebbene in modo assai più lieve,
6
Probabilmente fonte dello stesso Zosimo
7
Va Sottolineato come sia Eutropio che Aurelio Vittore furono molto probabilmente influenzati
dalla cosiddetta Kaisergeschichte, opera a noi non pervenuta la cui esistenza è stata ipotizzata da
ALEXANDER ENMAN, Eine verlorene Geschichte der römischen Kaiser und das Buch De viris
illustribus urbis Romae , in Philologus, Suppl.-Bd. IV (1884), pp. 355-501
8
La cui antipatia nei confronti dell’imperatore alente potrebbe non essere dovuta esclusivamente
alla sua presunta inettitudine ma anche alla fede cristiana. Nonostante ciò egli viene comunque
3
redissero loro resoconti con un’ottica fortemente pagana. Essi, in alcune occasioni,
non si prodigarono neppure di nascondere la propria avversione verso personaggi di
fede cristiana
9
. Il medesimo problema è riscontrabile in senso antitetico con gli
autori cristiani come Paolo Orosio, Socrate Scolastico, Eusebio di Cesarea o ad
esempio Lattanzio. Tali autori, di provata fede cristiana, arrivano a dar prova della
propria parzialità già dal titolo dell’opera
10
. Infine non vanno dimenticati i
panegiristi e gli autori più tardi come Zonaras, Procopio di Cesarea o Jordanes la cui
opera il De origine actibusque Getarum, comunemente conosciuta con il nome di
Getica, è una sintesi dell’ Historia Gothorum di Cassiodoro la quale, invece, non è a
noi pervenuta
11
.
L’intento di chi scrive è dunque quello di rendere il più limpido possibile nel corso
della trattazione non solo il ruolo del popolo goto all’interno della storia Imperiale ,
lavoro già svolto molteplici volte e con ottimi risultati da diversi studiosi moderni -
come P.Heater, H. Wolfram, E.A. Thompson, M. Cesa o A. Barbero- ma di
esaminare con un’analisi ad ampio spe ttro la politica gotica adottata degli Imperatori
che regnarono in quelle quattro decadi. Verrà esposta dunque nel capitolo
introduttivo una generale ricostruzione degli eventi che vanno dall’arrivo dei Goti
nei pressi delle frontiere romane, databile intorno alla fine del II secolo, fino alla
crisi del 376, primo vero punto di svolta. La politica di Valente ed i fatti di
Adrianopoli saranno approfonditi adeguatamente nel corso del Capitolo Primo in
quanto, tali eventi segnarono l’inizio della presenza gota all’interno dei confini
dell’Impero. Sarà in seguito data un’approfondita lettura delle politiche teodosiane
riguardanti i rapporti con il popolo goto durante tutto il Capitolo Secondo, è ad essa
infatti che è legata la vigorosa ripresa della pars orientalis. Verranno
successivamente analizzati nel corso del Capitolo Terzo gli anni che vanno dal 395
considerato uno storico moderato, stilisticamente molto vicino a Tacito, ROGER C. BLOCKLEY,
Tacitean Influences upon Ammianus, in Latomus 32 (1973), pp. 63-78.
9
Un esempio può essere l’avversione verso la dinastia costantiniana da parte di Zosimo.
10
Vedi ad esempio Orosio o Lattanzio.
11
Sull’affidabilità di tale tes to, soprattutto per quanto riguarda le origini del popolo Goto, si è
discusso molto durante tutto il novecento, in particolar modo per via dei nuovi elementi forniti dai
più moderni metodi archeologici.
4
al 408, poiché la politica romana di quel periodo fu segnata da forti contrasti tra le
due corti imperiali. Il sistema teodosiano, favorevole all’integr azione del popolo
goto, verrà fortemente criticato dal nascente partito antibarbarico . Lo studio si
concluderà con l’ analisi storica delle azioni connesse alla politica di Onorio che
portarono in poco più di due anni al Sacco di Roma del 410.
Convenzioni
Va giustamente sottolineato come, dove non specificato, le date ed i riferimenti a
secoli od epoche debbano essere considerate appartenenti al periodo successivo alla
nascita di Cristo. I riferimenti storiografici si basano per i testi letterari in lingua
latina sull’uso convenzionale del Thesaurus Linguae Latinae, Index, Lipsiae 1990,
mentre per quanto riguarda le fonti redatte in lingua greca ci si affiderà al A Greek-
English Lexicon, a cura di Henry. G. Liddell e Robert Scott, Oxford 1996. Mentre
per quanto riguarda tutti i riferimenti storiografici sprovvisti di un’abbreviazione
all’interno dei volumi sopra -citati farò uso della modalità di citazione più comune.
5
Capitolo Introduttivo
Sulle origini del popolo Goto si cela ancora una forte insicurezza, essa è dettata dalla
quasi totale assenza di fonti letterarie e dal difficile reperimento di dati archeologici.
L’uso del Getica di Jordanes è divenuto quindi per tutti gli storici moderni il più
importante spunto storiografico e dunque un passaggio obbligato sul quale basarsi
quando si va a ricostruire gli eventi che anticiparono l’arrivo del popolo goto nei
pressi della frontiera romana.
Iniziando con una rapida analisi sulla figura dell’ autore, Jordanes appunto, si
riscontra subito come le nostre conoscenze a riguardo siano esigue, frutto di
testimonianze indirette. Goto di origini alane
12
, sappiamo di per certo che visse la
maggior parte della sua vita in Italia durante la prima metà del VI secolo. Fu prima
notarium ed in seguito vescovo niceno
13
, successivamente alla caduta del regno
ostrogoto si trasferì nei pressi di Costantinopoli dove probabilmente rimase fino alla
morte. Durante i suoi ultimi anni trascorsi nell’ormai affermata capitale dell’Impero
d’Oriente Jordanes scrisse le sue due opere storiche: i cosiddetti Romanica e, su
richiesta di tale Castalio, nel 551 i Getica
14
. Per quanto riguarda il contenuto
dell’opera di cui si farà uso nel corso di questo studio, i Getica, va anzitutto
rimarcato come, nonostante il racconto di Jordanes sia ricco di aneddoti fantasiosi
soprattutto nei capitoli che trattano le origini, in esso possono essere comunque
12
Mommsen è stato il primo ad ipotizzare l’origine alana dell’autore, vedi Jordanes, Romana et
Getica, a cura di Theodor Mommsen, MGH, AA, 5, 1, Berlino 1882 p. II e p. X. Secondo l’idea di
Giunta, ripresa recentemente da Girotti, Jordanes è probabilmente un Alano che, causa il suo
temperamento nazionalistico , si sente Goto; Cfr. FRANCESCO GIUNTA, Jordanes e la cultura
dell'alto medio evo: Contributo allo studio del problema gotico, Palermo 1952, p.156 e BEATRICE
GIROTTI, Ricerche sui Romana di Jordanes, Bologna 2009, p.9.
13
Tra le varie ipotesi riguardo la sua vita Jordanes è stato spesso identificato come vescovo di
Ravenna, secondo la tradizione, o di Crotone, secondo diversi studiosi moderni come ad esempio
T.MOMMSEN (1882) p.XII e ANGELA AMICI, Iordanes e la Storia gotica, CISAM, Spoleto 2002,
p.11. Avversi a tale ipotesi sono invece NORBERT WAGNER, Getica: Untersuchungen zum Leben des
Jordanes und zur frühen Geschichte der Goten, Berlin 1967, pp. 46-47, BRIAN CROKE, Cassiodorus
and the Getica of Jordanes, Chicago 1987, p.133 e B.GIROTTI (2009), pp.10-11.
14
B.GIROTTI (2009), p.13
6