5
Nonostante la sua irrequietezza e indisciplina, era stimato da più di uno dei suoi insegnanti,
che ne apprezzavano la vivacità d’ingegno e la rapidità ad afferrare la sostanza delle
questioni, anche se non ne prevedevano un grande avvenire
4
. Prova di tale stima fu la scelta
della sua persona, da parte del Preside del collegio in cui studiava, per un discorso di
commemorazione per la morte di G. Verdi nel gennaio1901.
Tale discorso aveva pochissimo a che vedere con il Verdi e con la musica, ma costituì
un’accorata e confusa dissertazione, in termini politici, della situazione italiana durante il
Risorgimento
5
.
Già da allora Mussolini era portato a vedere le cose in termini politici e nell’ambiente era già
noto come “ socialista ”; così infatti lo definiva l’“ Avanti ! ” del 1° Febbraio 1901 con una
piccola nota ove si affermava: “ Ieri sera al teatro comunale il compagno studente Mussolini
commemorava G. Verdi pronunciando un applaudito discorso ”.
Qualcuno dei suoi insegnanti ricorda come egli professasse idee più o meno socialiste e
come a Forlimpopoli incominciò a frequentare la locale sezione socialista tra il 1898 e il
1899
6
. Nonostante ciò non vi è dubbio che il suo avvicinamento al socialismo non fu
conseguenza del suo soggiorno a Forlimpopoli , ma un fatto tipicamente familiare, che si
iniziò a manifestare a Dovia e si concretizzò fuori Dovia solo per le sue prolungate assenze
dovute agli impegni scolastici.
4
DE BEGNAC Y., Trent’anni di Mussolini ( 1883 - 1915 ), Roma, Menaglia, 1934, pp. 44.
5
Opera Omnia di B. Mussolini, a cura di Susmel E. - Susmel D., Firenze, La Fenice, 1951 - 63, ( voll. 35 ), vol.
XXXIII, p. 242; BEDESCHI S. - ALESSI R., Anni giovanili di Mussolini, Milano, Mondadori, 1939, pp. 43
sg.; PINI G. - SUSMEL D., Mussolini l’uomo e l’opera, Firenze, La Fenice, 1953, vol. I, pp. 9 sg. e la
bibliografia indicata, pp. 397 sg.
6
Opera Omnia di B. Mussolini, op. cit., vol. XXXIII, p. 238.
6
Inizialmente, però, era solo un atteggiamento di protesta e di rivolta che, conforme alla
suggestione paterna ed al suo carattere, assumeva toni individualisti; i primi incontri col
socialismo, infatti, Mussolini li ebbe, oltre che attraverso i discorsi e nella vita quotidiana del
padre, sui libri e giornali di casa: romanzi “ sociali ” francesi, opuscoli di vari esponenti
socialisti, riviste come “ Epoca ”, diversi giornali quali l’“ Avanti ! ”, “ La Lotta ”, “ Il
Cittadino ” e quelli su cui, di tanto in tanto, aveva occasione di scrivere il padre; “
Rivendicazione ” e “ Il Risveglio ”
7
.
Con il passare del tempo il ritmo delle letture si fece sempre più intenso spaziando in ogni
campo; negli ultimi anni di scuola arrivò a comprare qualche libro personalmente ed a
prendere in prestito, tramite la madre, alcuni volumi presso la biblioteca comunale di Forlì.
Certamente la chiave per la comprensione di Mussolini, duce del socialismo italiano e duce
del fascismo, risiede nella spiegazione della sua vita e carriera giovanile. Quando al
Congresso socialista di Reggio Emilia si imporrà improvvisamente come uno dei leader più
importanti del socialismo italiano, e di lì a poco riassumerà nella sua persona, come direttore
dell’“ Avanti ! ” e come capo della corrente rivoluzionaria, gran parte del partito, la sua
formazione sarà sostanzialmente un fatto compiuto. Nuove esperienze politiche, culturali,
umane ed influenze arricchiranno e completeranno negli anni successivi questa formazione,
dando ad essa una serie di sfumature dalle quali prenderà rapidamente corpo nella guerra il
Mussolini della maturità.
7
MUSSOLINI E., Mio fratello Benito. Memorie raccolte e trascritte da Rosetta Ricci Crisolini, Firenze, La
Fenice, 1957, p. 12; Opera Omnia di B. Mussolini, op. cit., vol. XXXIV, p. 144.
7
1.2 L’esperienza svizzera e i primi approcci con la politica
Alla base della sua formazione umana, politica, e psicologica vi furono soprattutto, nel
decennio precedente, le esperienze svizzera, trentina e forlivese.
In Svizzera Mussolini arrivò, dopo un incarico da maestro di scuola ed un’attiva militanza
politica, nel luglio 1902, un po’ per tentare la fortuna e un po’ spinto dal suo animo
avventuroso e ribelle. Rimase sino al novembre 1904 e qui imboccò una delle tante strade
possibili: la carriera politica.
Psicologicamente incapace di affrontare, come altri immigrati, una modesta e dura attività di
lavoro ( la testimonianza della sua Vita del 1911-12 ci sembra, a questo proposito,
incontrovertibile ), mise a frutto la sua preparazione culturale, superiore alla grande
maggioranza degli emigranti italiani in Svizzera, inizialmente per vivere del non solo lavoro
manuale e poi per emanciparsi da esso. Le iniziali difficoltà nella ricerca di un’occupazione
lo portarono a prendere contatto, ed a continuare poi, una collaborazione con ambienti
socialisti italiani in Svizzera. Alla politica, però Mussolini arrivò per gradi. Dopo una
crescente partecipazione alla vita politico - sindacale svizzera, fondamentali furono gli ultimi
mesi del suo soggiorno a Losanna ove, oltre a fare attività propagandistica, si dedicò allo
studio delle scienze sociali seguendo anche alcuni corsi tenuti all’università da Vilfredo
Pareto
8
. Raramente in futuro ciò gli sarà possibile, a causa dei molti impegni.
Importante fu anche la costituzione di alcuni rapporti umani e ideologico - culturali che
influenzeranno molto la sua formazione; soprattutto con Angelica Balabanoff e con Giacinto
Menotti Serrati, suoi compagni di partito che avranno negli anni successivi, al suo affermarsi
nel partito socialista, un ruolo vitale.
Giacinto Menotti Serrati era il tipico socialista rivoluzionario tutto di un pezzo, dalle
molteplici esperienze di vita; non era una grande personalità culturale, ma era dotato di una
grande sensibilità politica e, pur con i suoi limiti, sapeva come nessuno interpretare le
esigenze delle masse socialiste italiane.
8
DE FELICE R., op. cit., p. 37.
8
Su Mussolini, in Svizzera, egli ebbe influenza soprattutto in relazione ad un particolare
componente del suo socialismo: l’avversione ad ogni forma di religione rivelata e
all’antimilitarismo. La Balabanoff, invece, risulterà particolarmente importante negli anni in
cui Mussolini diventerà direttore dell’“ Avanti ! ”. La sua influenza, soprattutto
culturale ed ideologica, fu maggiore di quella del Serrati che, per distanza ( in quel periodo
era a Venezia ) e per una diversa posizione all’interno della stessa corrente, risulterà meno
rilevante. Cercò di spingerlo sulla strada del marxismo e in generale ad un maggior
approfondimento del socialismo.
Alla sua formazione contribuì anche il suo rapporto con G. Bertoni e il suo gruppo, i quali,
dalle colonne del giornale “ Il Risveglio ”, professavano ideologie anarchiche. Attraverso
questi ultimi, conobbe la tematica di Kropotkin
9
con cui tenne viva la simpatia per la
concezione libertaria del socialismo.
Tutto ciò fu certamente importante, ma il tema che incise maggiormente sulla sua
formazione fu quello rivoluzionario, destinato a costituire la componente essenziale del suo
socialismo e, conclusa la fase socialista, a caratterizzare sempre il suo particolare modo di
intendere i rapporti sociali e la lotta politica..
Mussolini asserì in due occasioni esplicitamente di essere divenuto sindacalista
rivoluzionario proprio nel 1904. La prima volta, privatamente, in una lettera a G. Prezzolini
del 4 aprile
10
: “ Sono sindacalista dallo sciopero generale del 1904 ”; la seconda volta,
pubblicamente, in un articolo de “ Il popolo d’Italia ” del 27 maggio
11
: “ Io sono
sindacalista ormai da cinque anni ”.
9
KROPOTKIN, Petr Alekseevic - Rivoluzionario russo ( Mosca, 1842 - Dmitrov, 1921 ). Durante un
soggiorno in Svizzera fu in contatto con esponenti del movimento operaio trasformandosi da liberale in
anarchico ( ENCICLOPEDIA MOTTA, IV ed., Milano, 1968, vol. VIII, p. 4328 ).
10
Mussolini e “ La Voce ”. Lettere a Giuseppe Prezzolini, in “ Il Borghese ”, 11 giugno 1964.
11
Opera Omnia di B. Mussolini, op. cit., vol. II, p. 124.
9
Tornato in Italia, dietro pressioni della madre che lo voleva più vicino e desiderando una
sistemazione per l’avvenire più regolare e sicura di quella trovata in Svizzera
12
, egli
continuò a frequentare gli ambienti politici ove si consolidarono i rapporti con i sindacalisti
rivoluzionari; Olivetti, Panuzio, De Ambris e Corridoni influiranno moltissimo sulle sue
idee: sarà dal legame con loro che prenderà vita la conversione del 1914 e lo stesso fascismo
delle origini. Il sindacalismo rivoluzionario segnerà tutta la sua evoluzione politica
incidendo sin nella sua personalità.
Non fu mai sindacalista rivoluzionario nel senso politico - organizzativo, né mancò di
polemizzare con esso, ma trovò nella dottrina e nella pratica del sindacalismo rivoluzionario
i motivi destinati a diventare i capisaldi della sua concezione politica. Per Mussolini il
sindacalismo rivoluzionario non era solo la più vigorosa forma di reazione contro il meno
aggressivo riformismo, ma era la dottrina che, con la teoria dell’azione diretta e dello
sciopero generale, conferiva un vigore nuovo alla concezione rivoluzionaria del socialismo e
che, identificando lo Stato con la classe borghese, imponeva al proletariato un unico
obiettivo di lotta: l’espropriazione della classe capitalistica.
Assolto il servizio di leva, si dedicò nuovamente all’insegnamento dal novembre 1906 alla
metà del 1907, a Tolmezzo, ma con scarse gratificazioni. Non rinnovatogli il contratto, dopo
un breve periodo a Dovia fu assunto ad Oneglia, in Liguria, come insegnante di francese
presso una scuola tecnica.
Anche ad Oneglia non si lasciò sfuggire l’occasione per sviluppare i rapporti con
l’amministrazione socialista che governava, arrivando alla direzione del settimanale locale “
La lima ”, dalle cui pagine la tematica sviluppata era sempre la stessa: attacco al clericalismo
e al riformismo sulla base dell’ideologia sindacalistico - rivoluzionaria.
Venuta meno l’attività di insegnamento, rientrò a Dovia nel luglio del 1908, ma, visto il suo
carattere scalpitante, tale rientro era destinato a finire ben presto.
12
DE FELICE R., op. cit., p. 46.
10
Il breve periodo che passò a Dovia lo dedicò principalmente allo studio, alla preparazione di
articoli culturali ed alla recensione di alcuni testi. Proprio in tre recensioni al testo
Prepariamo l’avvenire d’Italia di G. Forastieri manifestò ulteriormente la sua ideologia: si
dichiarava, da buon socialista, per “ una saggia politica di raccoglimento ” e contro le “
avventure coloniali ”, pur domandandosi con una certa apprensione sino a che punto gli
impegni contratti con la Triplice Alleanza potessero rendere possibile all’Italia questa
politica
13
.
Significativo è anche il contenuto del saggio La filosofia della forza scritto da Mussolini
stesso, nel quale, si esponevano chiaramente le principali idee nietzschiane, apprese ai tempi
del soggiorno in Svizzera
14
.
Gli scritti di F. W. Nietzsche influirono in modo rilevante sulla sua personalità e formazione,
esaltando l’idea del superuomo, che diviene un simbolo contro la sua convinzione che il
socialismo si fosse svirilizzato, avendo perso la propria carica ideale ed essendo stato
soffocato dal sistema creato dagli epigoni di C. Marx.
Tale saggio appare quindi come la prima concreta manifestazione dell’ideologia
mussoliniana che stava prendendo corpo e come l’anticipazione della sua successiva azione.
Pochi mesi più tardi, nel febbraio 1909, partì per Trento dove era stato chiamato, pare grazie
all’aiuto di G. Menotti Serrati e di A. Balabanoff, a ricoprire la carica di segretario del
Segretariato trentino del lavoro e a dirigere l’organo del Segretariato stesso, “
13
Ibidem, p. 58. La Triplice Alleanza prevedeva che Austria, Germania e Italia si sarebbero reciprocamente
aiutate in caso di attacco francese; che nel caso uno dei contraenti fosse stato attaccato da altre due potenze, gli
alleati sarebbero intervenuti; che se uno dei contraenti fosse stato obbligato a dichiarare guerra per difendere la
propria integrità, sarebbe stata osservata una benevola neutralità.
14
DE FELICE R., op. cit., p. 59.
11
L’Avvenire del lavoratore ”
15
. Il soggiorno trentino fu breve ( alla fine del settembre 1909
lasciò Trento ), però costituisce un periodo significativo, perché contribuì a un’ulteriore
definizione della sua particolare ideologia e gettò le basi della sua affermazione nel
socialismo italiano, nel quale sino ad allora era rimasto ai margini.
Rilevanti sono qui le affermazioni sugli organi di stampa locali, ove evidenzia il maturarsi
del suo atteggiamento verso il sindacalismo, ormai entrato stabilmente nel suo bagaglio
ideologico e nella sua concezione politica, e si pone, nella migliore tradizione nietschiana,
come tipico rappresentante di questi militanti che avrebbero dovuto realizzare il
sindacalismo e con esso la rivoluzione sociale
16
.
15
SERRATI G. M., Il brigantaggio alla sbarra, in “ Avanti ! ”, 2 settembre 1909.
16
Opera Omnia di B. Mussolini, op. cit., vol. II, p. 128.
12
1.3 L’ideologia socialista a livello nazionale
Rientrato a Forlì, dopo l’espulsione dal Trentino da parte delle autorità austriache per le
quali era diventato, con il suo attivismo, un personaggio scomodo, partecipò alla vita politica
locale in modo molto attivo preoccupandosi di realizzare una dura opposizione all’ala
riformista del partito su molti punti; a cominciare dall’avventura in Libia, osteggiata
strenuamente da Mussolini per i gravi problemi interni che il Paese doveva affrontare, con la
proclamazione dello sciopero generale.
La prima vera occasione per manifestare le sue idee in un’ottica nazionale si presentò alla
vigilia del Congresso di Reggio Emilia. Egli aveva una concezione piuttosto elementare del
marxismo non avendo nessuno scrupolo di affermare che nel marxismo, così come in ogni
sistema, vi era una parte caduca
17
; tale movimento si riduceva a tre punti essenziali:
1. La dottrina del determinismo economico.
2. La lotta di classe.
3. Il concetto di catastrofe.
Egli affermava che: “ Nel Capitale è spiegato il processo di accumulazione capitalistica e
quello dell’accentramento della ricchezza in un numero sempre minore di capitalisti, a cui fa
stridente contrasto la proletarizzazione e l’immiserimento delle masse, contrasto che non
può trovare la sua soluzione che nella catastrofe della società capitalistica ”
18
.
In questa affermazione era condensata la concezione fondamentale di C. Marx, dalla quale
scaturiva per logica conseguenza il suo antiriformismo: “ L’aumento del livello del
plusvalore significa peggioramento relativo della condizione dell’operaio. Ad ogni modo
ogni miglioramento è illusorio poiché non spezza il dualismo capitalistico proletario e
mantiene lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo ”
19
.
17
Ibidem, vol. III, p. 365.
18
Ibidem, vol. III, p. 366.
19
Ibidem, p. 315.
13
Un antiriformismo dunque che non era dettato da ragioni di opportunità ma da ragioni
dottrinali.
Da tali considerazioni si capisce come la conquista del potere non poteva che essere
rivoluzionaria, contro lo stato borghese, tenendosi pronti a cogliere l’occasione, senza farsi
addormentare dalla fiducia nelle riforme successive.
In questo periodo, il richiamo all’esperienza della Comune
20
, così frequente negli scritti e
discorsi di Mussolini, è sintomatico, così come il richiamo ai relativi scritti di C. Marx. E’
partendo da ciò che bisogna giudicare le prese di posizione di Mussolini relativamente alle
organizzazioni economiche.
Il 16 giugno 1912, illustrando a Forlì l’ordine del giorno della frazione rivoluzionaria,
Mussolini disse che per almeno dieci anni i socialisti avrebbero dovuto disinteressarsi
dell’organizzazione economica
21
. Come ebbe a chiarire più tardi, con questa affermazione
apparentemente paradossale, egli non voleva dichiararsi contrario all’organizzazione
economica in se stessa, ma voleva prendere posizione contro il carattere e il ruolo che le
organizzazioni economiche avevano avuto e tutt’ora avevano nel movimento operaio
italiano.
Alle organizzazioni economiche Mussolini rimproverava: primo, di aver ucciso il
sentimento rivoluzionario del proletariato
22
; secondo, di aver depauperato il Partito socialista
dei suoi quadri migliori
23
. Strettamente legata, alla questione delle organizzazioni
economiche era per lui, dunque, sia quella del partito, sia quella della Confederazione
Generale del Lavoro, che quella dei loro reciproci rapporti.
20
Ibidem, vol. III, pp. 213 sg.; vol. IV, p. 249.
21
Ibidem, vol. III, p. 207.
22
Ibidem, p. 147.
23
Ibidem, pp. 155 sg.
14
Tre mesi prima dell’apertura del congresso di Reggio Emilia la questione era tornata
nuovamente di attualità in occasione del Consiglio nazionale della C. G. L del 2 - 5 Aprile
1912, forza prevalentemente riformista, durante il quale R. Rigola aveva proposto che la
Confederazione Generale del Lavoro, di fronte al continuo rafforzarsi ed allargarsi delle
organizzazioni padronali, estendesse a sua volta il proprio campo d’azione da quello
strettamente economico a quello politico parlamentare
24
.
Contro questa proposta Mussolini insorse vivacemente sostenendo che la fine della divisione
del lavoro, sino ad oggi esistita, avrebbe portato alla fine del partito e ciò era particolarmente
grave perché minava una parte rilevante della sua ideologia. Infatti, le organizzazioni
economiche, per Mussolini, non erano in grado di compiere la rivoluzione sociale. In realtà
esse “ o si fermeranno al corporativismo egoistico o ci daranno uno Stato proletario, che non
sarebbe, almeno a quanto è possibile oggi intravedere, meno tirannico di uno Stato borghese
”
25
; perciò il partito è indispensabile per raggiungere tale punto fondamentale dell’ideologia
socialista e ciò rafforzerà anche le organizzazioni economiche.
Con l’apertura del Congresso di Reggio Emilia, il 7 luglio 1912, la frazione rivoluzionaria
era fortemente maggioritaria rispetto alle altre frazioni, anche se presentava, al proprio
interno, posizioni diverse tra loro; la linea prevalente era, però, quella di non rottura con i
riformisti di sinistra. Le posizioni manifestate in sede precongressuale furono molto
attenuate e proprio da tale congresso iniziò l’era di Mussolini esponente nazionale italiano
che in futuro, grazie alla direzione dell’“ Avanti ! ”, avrebbe raggiunto con le sue idee le
masse socialiste.
Assunta una notorietà nazionale, Mussolini ebbe modo di manifestare le sue ideologie in un
ottica più generale; già nel commento al programma preparato dai riformisti per le future
elezioni del 1913 si dichiarò sostanzialmente favorevole a certe prese di posizione.
24
La Confederazione Generale del Lavoro negli atti, nei documenti, nei congressi ( 1906 - 1926 ), a cura di
Marchetti L., Milano, Avanti, 1962, pp. 154 sg.
25
Opera Omnia di B. Mussolini, op. cit., vol. IV, pp. 123 sg.
15
Tale programma
26
, dal punto di vista economico, si riassumeva in quattro punti:
1. Arresto e limitazione delle spese militari e coloniali.
2. Revisione in senso antiprotezionista dei trattati doganali.
3. Intensificazione della politica dei lavori pubblici.
4. Realizzazione dell’assicurazione malattie, infortuni e vecchiaia per tutto il proletariato.
Bisogna però precisare come, nell’analisi del programma, dalle colonne dell’“ Avanti ! ”,
manifestò il suo disaccordo con gli ultimi due punti, da lui definiti “ superflui ” sino a
quando i socialisti non fossero stati capaci di strappare i voti necessari per una piena
legittimazione
27
. Una volta raggiunta, nel luglio 1913, la leadership all’interno del partito, la
quale sarà definitiva nove mesi più tardi con il Congresso di Ancona, Mussolini attenuò
notevolmente le espressioni estremiste. Insistere su questa strada ad oltranza avrebbe voluto
dire correre il rischio di ridare fiato ai riformisti ed alla minoranza rivoluzionaria che gli era
contraria. Gli spunti di successive agitazioni proletarie videro Mussolini capirne le ragioni
ma senza approvarle; egli rimase in campo neutro, ammonendo però le forze dell’ordine
contro eventuali repressioni e attribuendo spesso la responsabilità di tali disordini all’Unione
sindacale del lavoro, costituita dai sindacalisti riformisti fuoriusciti dalla C. G. L.
Aveva capito che non era utile drammatizzare ogni conflitto, imprimendo loro una carica
rivoluzionaria che, alla lunga, avrebbe isolato le élites dalle masse, stancato e demoralizzato
queste ultime e, infine, avrebbe aggravato le loro condizioni di vita e di lavoro.
Da questa più matura valutazione della situazione, oltre che dalle considerazioni più
immediatamente tattiche connesse alla sua personale politica all’interno del Partito
socialista, era scaturito il mutamento di atteggiamento verso il sindacalismo rivoluzionario.
Si doveva elaborare ideologicamente e realizzare concretamente una nuova politica che
considerasse la reale situazione e evitasse nuovi spunti agli avversari politici, in particolare
alla sinistra riformista.
26
DE FELICE R., op. cit., pp. 673 sg.
27
MUSSOLINI B., Il programma per le elezioni, in “ Avanti ! ”, 30 marzo 1913.
16
Al congresso di Ancona del gennaio 1915, Mussolini sancì il suo successo. Si evidenziarono
posizioni maggioritarie contro il protezionismo ed in generale contro le sovvenzioni statali,
salvo il caso in cui la depressione economica avesse messo in pericolo le organizzazioni di
classe
28
.
Vi furono anche manifestazioni a favore della libertà economica e della lotta al militarismo
ed all’interventismo, in quanto troppo gravi e numerosi erano i problemi del Paese in questo
periodo per avventurarsi su questa strada; esso doveva essere evitato dal proletariato
stracciando i patti della Triplice Alleanza.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale, la posizione della gran parte del movimento
socialista internazionale, di tipo patriottico, l’evoluzione dei fatti, il fallimento
dell’Internazionale socialista ed i ripetuti disordini di piazza causati dai Futuristi guidati da
F. T. Marinetti e da U. Boccioni, portarono rilevanti pressioni sull’iniziale atteggiamento
neutrale italiano. A tali idee Mussolini cedette dopo molte discussioni determinando una
vera e propria spaccatura nel Partito socialista.
La sua posizione interventista e, dopo le dimissioni dall’“ Avanti ! ”, la fondazione del
quotidiano “ Il popolo d’Italia ”, dalle cui colonne poter manifestare le proprie idee, non gli
furono perdonate dal partito, che lo espulse insieme con gli altri socialisti interventisti.
Da questo momento il loro scopo sarà quello di creare un particolare stato d’animo nelle
masse proletarie, al fine di imporre al governo la guerra; sarebbe stato il mezzo ideale per
poter realizzare la rivoluzione tanto attesa.
Diversi esponenti dell’area più interventista sostenevano che la guerra avrebbe intaccato
tanto profondamente il capitalismo che sarebbe bastato un colpo perché questo crollasse,
mentre la neutralità l’avrebbe conservato.
28
MUSSOLINI B., Il sussidio alle organizzazioni economiche, in “ Avanti ! ”, 26 maggio 1914.
17
Con l’entrata in guerra dell’Italia, il 24 maggio1915, la lotta politica ebbe una pausa ma,
salvo il periodo in cui fu chiamato alle armi, Mussolini continuò dalle pagine de “ Il popolo
d’Italia ”, a mettere in rilievo, sotto la spinta degli avvenimenti russi e delle prese di
posizione di diverse fazioni politiche, alcune rivendicazioni irrinunciabili da realizzare
subito dopo la conclusione della guerra.
Economicamente queste si possono riassumere nel concetto “ la terra ai contadini ”; nel
rinnovamento su basi unitarie delle organizzazioni sindacali; nella necessità di provvedere ai
bisogni delle masse che hanno dato il più vasto contributo di sangue alla guerra, cioè nella
necessità di attuare una politica positiva che superasse i tradizionali egoismi di classe
29
.
29
DE FELICE R., op. cit., p. 358.