5
Introduzione
Il senso di un romanzo non è rintracciabile nell’orizzonte della
contemporaneità, ma solo nel taglio diacronico che attraversa e infila i
vari sensi stratificati o sedimentati nel corso del tempo. Per sapere di cosa
si tratta in realtà, bisogna aspettare che il romanzo scompaia dalla scena
del chiacchiericcio dell’oggi, occorre attendere che la sue generazione
invecchi, muoia e si consumi fino in fondo.
1
Questa tesi nasce probabilmente, almeno in parte, un giorno d’estate di terza
superiore, quando mi fu consigliata la lettura del libro d’esordio di Pier Vittorio
Tondelli, Altri libertini, dal professor Giovanni Invernizzi.
Il lavoro che ho qui cercato di portare avanti è però focalizzato su Un weekend
postmoderno
2
e si è svolto a tappe, nel tentativo di creare mappe leggibili nei singoli
capitoli, anche autonomamente, e cercando di non dimenticare cosa lo stesso
Tondelli si auspicava in relazione proprio alla critica, scrivendo, tra l’altro: «vorrei
che i nostri critici, il cui compito “istituzionale” è quello di leggere i testi e di
proporre fra essi connessioni e interazioni»,
3
vorrei che il critico non solo facesse il giornalista o il
fenomenologo, ma cercasse di capire l’orizzonte da cui nasce un
testo, perché nasce in quel modo, quali sono le sue radici […].
Credo che la funzione nobile della critica sia quella di
interpretare il testo, di approntare un discorso intorno al testo in
modo da far emergere quelle linee profonde e quelle risonanze
1
Pier Vittorio Tondelli, Post Pao Pao, in Opere. Cronache, saggi, conversazioni, a cura di Fulvio
Panzeri, Milano, Bompiani, 2001, p. 784.
2
Pier Vittorio Tondelli, Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni ottanta, Milano, Bompiani,
1990.
3
Pier Vittorio Tondelli, Un momento della scrittura, in Opere. Cronache, saggi, conversazioni, cit.,
pp. 822-823.
6
che lo collegano alla storia della letteratura, al suo sviluppo, al
suo ritorno.
4
Lo scrittore emiliano Pier Vittorio Tondelli appare come un autore centrale nel
panorama della narrativa italiana degli anni Ottanta e fondamentale per una
riflessione sulla letteratura di oggi. A quasi venticinque anni dalla pubblicazione di
quest’opera, un «libro insolito»,
5
a strati, dalle tecniche narrative multiformi, a mo’
di sommario, e dalle caratteristiche saggistiche che però si apre con una storia. Nel
Weekend Tondelli, deus ex màchina, unisce «le funzioni di protagonista, narratore e
reporter»,
6
un libro che ha dimostrato essere un long seller, e infine un lavoro che ha
anche creato antipatia proprio per l’argomento trattato: gli anni ottanta.
7
La mia analisi, in un primo momento, si è focalizzata sulla descrizione di come
Tondelli ha pensato e ideato il ‘progetto’ del Weekend, e, strettamente legato a ciò,
sul ruolo significativo che ha rappresentato l’incontro con il critico Fulvio Panzeri e
l’immersione nell’“officina letteraria”.
In seconda battuta segue una riflessione riguardante la struttura dell’opera e i suoi
presupposti, il contributo di Juan Gatti con le sue immagini, e la difficoltà di
classificare tutto questo lavoro in un genere letterario ben preciso e codificato.
L’opera infatti si organizza in un continuum ritmato da passaggi da un genere
all’altro.
La ricerca prosegue approfondendo le tematiche di una singola sezione, Frequenze
rock, funzionale a far risaltare alcuni aspetti del lavoro e dell’approccio dello
scrittore nei confronti del linguaggio, della materia trattata e del rapporto con i
lettori, scoprendo così un Tondelli osservatore-cantore del ‘fare’ underground e delle
attività aggregative da parte di gruppi, di appartenenze.
4
Pier Vittorio Tondelli, in Fulvio Panzeri, Generoso Picone, Tondelli. Il mestiere di scrittore, Ancona,
Transeuropa, 1994 , p. 77.
5
Francesco Mannoni, Diario di un decennio incerto ma esaltante, in «La Provincia», 29 dicembre
1990.
6
Silvia Di Fresco, Un weekend postmoderno di Pier Vittorio Tondelli come romanzo: un’ipotesi
critica, intervento dal Seminario tondelliano, Correggio, 14 dicembre 2001
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&ved=0CDMQFjAA&url=http
%3A%2F%2Fminerva2.reggionet.it%2Fpvt%2Fallegati%2FDiFresco.PDF&ei=d5WfUrmrGfKHyAO
7k4HYBw&usg=AFQjCNH0DFwnHZUeszcrnU7zRIT58DBSPg&sig2=XQm6yi2tUeHLT7ZS6X9_
Dw&bvm=bv.57155469,d.bGQ
7
Maurizio Maggiani, Al drugstore del peggio, in «L’Unità», 21 febbraio 1991.
7
Questi aspetti del Weekend comunque non esauriscono il disegno di Tondelli. Credo
che il cuore della mia tesi consista nella presentazione del dibattito sul postmoderno
e soprattutto della conseguente interrogazione riguardante i rapporti fra lo scrittore
correggese, la sua opera e il dibattito sul postmoderno, arrivando poi a chiarire la
finale non omologazione e disaffiliazione da questo orizzonte da parte del Tondelli
uomo e scrittore.
Proprio partendo da tutto questo ho proceduto cercando di far risaltare alcune
correnti profonde
8
che attraversano quest’opera per molti aspetti polisemica e di
rendere conto della parabola che rappresenta questa ‘grande traversata’
9
che, alla
fine, avvicina Tondelli al ‘profondo’, in rottura rispetto all’edonismo e alla
superficialità degli anni Ottanta, arrivando, con Un weekend postmoderno così anche
a sfidare la stessa tradizione letteraria italiana.
10
Escludendo giocoforza alcuni aspetti e fili rossi, comunque fecondi e interessanti, dal
Weekend, come i riferimenti legati alla scuola, alla fauna d’arte, al Tondelli
‘viaggiatore solitario’ e possibile flâneur tardo novecentesco, ho seguito
principalmente quelli del Tondelli che intraprende un percorso appassionato e carico
di tensione attraverso alcuni smarrimenti caratterizzanti quei suoi anni (della sua
generazione e suoi stessi) fino all’approdo a casa, una casa antica e malinconica. «Di
Tondelli si potrebbe dire, icasticamente: un esistenzialista travestito da Andy
Warhol, uno gnostico pop»,
11
o forse meglio, dopo questa analisi, uno scrittore
sicuramente non prono e ‘incarcerato’ dalla gabbia restrittiva degli anni Ottanta,
12
come certo postmoderno, che descrive e riporta peraltro in maniera lucida, al dio
mercato.
Con Un weekend postmoderno riporta e ricrea la sua vita da scrittore, con la sua
strada letteraria e umana. Di rilievo l’intervento di Gianni Vattimo nel volume Pier
Vittorio Tondelli. O la scrittura delle “occasioni autobiografiche” dal titolo Quella
8
F. Panzeri, G. Picone, Tondelli. Il mestiere di scrittore, cit., p. 67.
9
Ivi, p. 87.
10
Le parole che ha scelto Luigi Levrini per descrivere alcune interpretazioni di Camere separate sono
quanto mai valide anche per il Weekend, in Luigi Levrini, Il tramando emiliano nell’opera di
Tondelli, Rimini, Guaraldi, 2007, p. 72.
11
Filippo La Porta, Apocalissi e travestimenti, in «Panta», n° 20, 2003, p. 80.
12
F. Panzeri, G. Picone, Tondelli. Il mestiere di scrittore, cit., p. 88.
8
cifra più umana nella cultura italiana,
13
una cifra da scrittore, «il cui rapporto col
mondo non procede per astrazioni, ma cerca, […] un coinvolgimento emotivo»,
14
in
cui «alla fine del Novecento, sembra volerci dire [che] il grand tour si compie à
rebours»
15
verso il di dentro e, contrariamente al panorama degli anni Ottanta, porta,
alla fine, il lettore a fare i conti con la Storia e «lo spaesamento che si vive, la
disarmonia di un paesaggio interiore in crisi».
16
Se allora per Un weekend postmoderno di ‘romanzo’ si è trattato, questo ha degli
aspetti di massimalismo, comuni del resto a tutte le riflessioni tondelliane dalla fine
degli anni Ottanta fino alla sua precoce morte, in cui si affrontano questioni etiche di
grande spessore e concetti che tentano una definizione di mondo,
17
e che «palesano
una bisogno di verticalità destinato a concludersi con l’inesorabile ritorno alla
condizione di partenza»
18
e al riferimento alla gente della sua terra e alle opere dei
conterranei Silvio D’Arzo e Antonio Delfini.
«Tondelli riconosce che, pur essendo legato profondamente alla cultura americana e
alla musica pop e rock, si sente profondamente emiliano»
19
e ne L’Abbandono
scrisse: «in questo senso, [sono] legato alle mie origini in quel modo tutto particolare
– generoso e forte –, esuberante e ansiosamente malinconico che hanno i personaggi
della mia terra».
20
Ho dunque cercato di far emergere il carattere eretico dell’intellettuale Tondelli,
delle sue finezze percettive e delle sue tensioni etiche, la sua, a tratti, radicalità
13
Gianni Vattimo, Quella cifra più umana nella cultura italiana: Pier Vittorio Tondelli e la sua
opera, in Pier Vittorio Tondelli. O la scrittura delle “occasioni autobiografiche”, a cura di angelo
Fàvaro, Avellino, Sinestesie, 2013, pp. 235-237.
14
F. Panzeri, G. Picone, Tondelli. Il mestiere di scrittore, cit., p. 27.
15
L. Levrini, Il tramando emiliano nell’opera di Tondelli, cit., p. 87.
16
Giulio Iacoli, Atlante delle derive. Geografie da un’Emilia postmoderna: Gianni Celati e Pier
Vittorio Tondelli, Reggio Emilia, Diabasis, 2002, p. 18.
17
Di nuovo, una simile conclusione Levrini la formula per il romanzo Camere separate, in L. Levrini,
Il tramando emiliano nell’opera di Tondelli, cit., p. 165.
18
Levrini, Luigi, Corpo e sentimento, costanti del tramando emiliano-romagnolo nell’opera di Pier
Vittorio Tondelli, intervento dal Seminario tondelliano, Correggio, 13-14 dicembre 2002
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&ved=0CDMQFjAA&url=http
%3A%2F%2Fminerva2.reggionet.it%2Fpvt%2Fallegati%2FLevrini.PDF&ei=iaU1U4zuOI340gXC7I
CQCQ&usg=AFQjCNFBkgkcpDMLf70fI-pnU9T6le1aVA&sig2=0vfm-
svTg5jhw6ANRcjpvQ&bvm=bv.63808443,d.d2k
19
Antonio Spadaro, Lontano dentro se stessi. L’attesa di salvezza in Pier Vittorio Tondelli, Milano,
Jaca Book, 2002, p. 113.
20
Pier Vittorio Tondelli, L’Abbandono. Racconti dagli anni ottanta, a cura di Fulvio Panzeri, Milano,
Bompiani, 1993, p. 169.
9
problematica, il suo sperimentare su se stesso la ferita della postmodernità, la crisi di
una tradizione e la nostalgia di un radicamento, e di un ‘ritorno’.
Tondelli dà al volume un titolo efficace ma allo stesso tempo in parte traditore,
fuorviante alla luce proprio del ‘viaggio’ che compie, lasciando emergere suggestioni
e temi di tutt’altra sensibilità. L’orizzonte infatti, seguendo anche l’aspetto strutturale
del Weekend, si chiude con la chiara sensazione di non essere nel fine settimana
leggero e frivolo, in cui domina il kitsch e l’inautentico, ma nel bel mezzo della
ricerca delle proprie radici e del proprio senso, contro e oltre le falsificazioni, del
proprio ritorno, per cui il viaggio acquista un’unità personale, intima e forse
destinata, un viaggio narrato anche in forma allusiva, che esprime il tentativo di
opporsi a molte ‘usuali’ degenerazioni dei suoi anni Ottanta e il riavvicinarsi al topos
delle radici.
Faccio mie le parole di Enos Rota, quando scrive:
Avrei voluto e potuto intitolare questo scritto Viaggio in fuga
dalle radici della Provincia: perché quel viaggio in fuga dalle
radici della Provincia è il punto di partenza dell’esperienza
umana, di ricerca letteraria, di curiosità culturale compiuta da
Tondelli. Il punto di partenza, l’origine, ma non il punto
d’arrivo, perché il punto d’arrivo è un ritorno alla Provincia, un
nuovo innervarsi nella linfa vitale delle radici della Provincia,
ma con una consapevolezza nuova e rinnovata della scoperta
dell’alterità.
21
Come ha scritto Roberto Carnero, «il bilancio che viene dato a Tondelli […] è
soprattutto il bilancio che ne fa la generazione cui egli stesso appartiene. In tal senso
il Weekend è contemporaneamente “una sorta di biografia e testamento intellettuale”
e “una ricognizione a tutto campo, una sorta di moderno poema epico, di ‘opera
aperta’ in cui ciascuno può trovare segmenti di un percorso”».
22
21
Enos Rota, Pier Vittorio Tondelli 2011. Uno scrittore, sei libri, 36 anni, in Pier Vittorio Tondelli. O
la scrittura delle “occasioni autobiografiche”, cit., p. 227.
22
Roberto Carnero, Lo spazio emozionale. Guida alla lettura dell’opera di Pier Vittorio Tondelli,
Novara, Interlinea, 1998, p. 93.
10
Risulta interessante perciò interpretare questo lavoro anche come una risposta-
rappresentazione inquieta e sentita da parte di un intellettuale rispetto alla crisi che
vive, in relazione al panorama offerto dagli anni che osserva e descrive, il lavoro di
un intellettuale che sperimenta la ferità di un’epoca che stava assorbendo, forse
troppo in fretta o troppo alla leggera, le caratteristiche più superficiali del
postmoderno: così, Tondelli rifiuta, alla fine del ‘viaggio’, la nuova retorica di
massa e i suoi segnali minacciosi e catastrofici.
Un weekend postmoderno è anche un’opera che intesse una profonda riflessione sulla
comunicazione e che porta tracce profonde su cosa possa significare prendere sul
serio il ‘mestiere di scrittore’, attraverso «il senso di disagio, […] di frustrazione di
cui Tondelli si fa latore e portavoce [che] è propriamente il sintomo di
un’irrequietudine generazionale, nel senso storico ed epocale del termine: esprime la
dicotomia espressiva fra il vecchio e il nuovo mondo sociale, fra la concezione
monolitica ideologica e sovrastrutturale del mondo la visione polifonica, ibrida,
sincretica del postmoderno»,
23
verso una ritrovata abitabilità di un centro oltre il
sincretismo, l’ebbrezza e la frammentazione, verso una poetica propria
24
e di una
propria via di sopravvivenza, dopo aver ricostruito un fondamento metastorico.
Prendendo a prestito le parole di Omar Cerchierini, «tutta l’opera di Pier Vittorio
Tondelli si svolge, e si compie, all’insegna dell’avventura intellettuale. La scrittura,
di volta in volta, si apre ad altro – e in questo aprirsi si arrischia. Ogni libro di
Tondelli ci si fa incontro come qualcosa d’inaspettato. Ogni nuova intenzione del
dire viene assecondata da una nuova lingua, da una nuova forma, e così si accende»
25
e dà senso. «È senz’altro possibile interpretare le ultime due pubblicazioni del
correggese (la seconda postuma) come l’estremo regalo fatto ai suoi lettori, una sorta
di manuale di istruzioni alla comprensione della sua vita e della sua poetica in cui
23
Vanna Zaccaro, «Io faccio musica con le mie parole». Sulla scrittura “meticciata” di Pier Vittorio
Tondelli, in Pier Vittorio Tondelli. O la scrittura delle “occasioni autobiografiche”, cit., p. 250.
24
Stefano Zappoli sostiene infatti che «Tondelli aveva […] una “poetica” propria, e una limpida
statura di intellettuale», in R. Carnero, Lo spazio emozionale, cit., p. 131.
25
Omar Cercherini, Il lavoro per gli altri. Il progetto Under 25 di Pier Vittorio Tondelli [tesi di laurea
in Sociologia della letteratura], Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, aa.
2000-2001, Relatore prof. Fulvio Pezzarossa, p. 3.
11
però la strada indicata non fosse, né dovesse essere unica, ma molteplice e
personalizzata per ciascun lettore».
26
Concordo con il professor Angelo Fàvaro quando scrive che «Pier Vittorio Tondelli e
la sua Opera costituiscono per la letteratura (non solo italiana […]) un exemplum di
quelle occasioni che si potrebbero perdere, se non si fa attenzione».
27
26
Guglielmo Pispisa, Tondelli e gli anni Ottanta. Rilettura di un decennio attraverso il suo cantore
predestinato, Avellino, Sinestesie, 2013, p. 255.
27
Angelo Fàvaro, Introduzione, in Pier Vittorio Tondelli. O la scrittura delle “occasioni
autobiografiche”, cit., pp. 8-9.