INTRODUZIONE
“As mulheres escrevem com a ponta da faca.”
(Maria Teresa Horta)
Questo lavoro di tesi nasce con un duplice intento: innanzitutto, introdurre nel
mondo culturale italiano la figura di Maria Teresa Horta, un’autrice portoghese
contemporanea molto importante nel suo paese di origine, ma quasi sconosciuta o
ingiustamente dimenticata in Italia (oltre a Nuove lettere portoghesi pubblicate da
Rizzoli nel 1977, alcune sue poesie fanno parte della raccolta Gli abbracci feriti
curata nel 1980 da Adelina Aletti). La sua fama in Portogallo non deriva soltanto
dalla vastità della sua produzione letteraria, ma anche dalla sua attività di
giornalista, svolta per molte delle più importanti testate nazionali, nonché
dall’impegno politico che ha sempre attraversato la sua opera e che ha avuto il
pregio, insieme al lavoro di altre sue colleghe, di attribuire un ruolo centrale alle
questioni legate al femminismo, che per molto tempo furono scarsamente prese in
considerazione dal regime fascista e cattolico protrattosi per molte decine di anni
in Portogallo.
Il secondo obiettivo è stato creare un dialogo costruttivo tra l’opera di Maria
Teresa Horta (ponendo una particolare attenzione ai testi in prosa, soprattutto
quelli risalenti agli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso) e un altro
intellettuale che ha subito per lungo tempo una sorta di ingiustificata censura, e
cioè Sándor Ferenczi, un medico, psichiatra e psicoanalista ungherese (nato nel
1873 e morto nel 1933), considerato uno dei pionieri della psicoanalisi insieme a
Freud.
Ferenczi fu considerato l’ enfant terrible della psicoanalisi anche a causa delle sue
idee innovatrici e, probabilmente, perfino eccessive per l’epoca; tuttavia,
nonostante il distacco che a causa di ciò si produsse tra di lui e il suo maestro,
Sigmund Freud, quest’ultimo in occasione della morte dell’amico e collega non
mancò di riconoscere il suo carattere fondamentale per lo sviluppo e la crescita
della psicoanalisi. Nel corso della tesi, affronteremo le sue teorie in merito al
concetto di trauma e di traumatico, al fenomeno del controtransfert (considerato
un male da evitare per Freud, ma un elemento fondamentale ai fini del
5
superamento del trauma stesso per Ferenczi), al rapporto tra genitori e figli, e alla
sessualità (dell’adulto e del bambino), ponendole in relazione con l’intreccio di
alcuni romanzi di Maria Teresa Horta.
La tesi in questione nasce dunque dall’intento di porre a confronto questi due
personaggi, facendo dialogare gli scritti teorici dell’uno con la produzione
letteraria dell’altra. Alla base c’è la volontà di creare qualcosa di nuovo: non solo,
dunque, contribuire a riportare in auge il pensiero di Ferenczi, ma anche, e
soprattutto, proporre un nuovo modello di lettura e analisi critica di stampo
psicoanalitico dei testi letterari, in cui a prevalere non sia l’ottica freudiana. Un
modello che ci auguriamo possa essere utile anche ad altri, per uno studio che
parta da un approccio diverso al testo, nuovo ed interessante.
Partendo, dunque, dalle teorie ferencziane appena elencate, abbiamo cercato di
analizzare innanzitutto e in maniera un po’ più generica le narrative Ema, Cristina
e A Paixão Segundo Constança H. , (abbiamo preso in considerazione solo questi
tre testi per verificare come la scrittrice affrontasse le stesse tematiche nelle varie
forme narrative portoghesi – conto, novela e romance –, ma avremmo potuto
esaminarne anche altri), pubblicati rispettivamente nel 1984, 1985 e 1994,
individuandone i tratti comuni, i temi ricorrenti e le immagini topiche. In seguito,
ci siamo concentrati in maniera più specifica e dettagliata su A Paixão Segundo
Constança H, studiandone in particolare la protagonista, Constança, e le relazioni
che essa intrattiene con gli altri personaggi e con la propria storia personale e
familiare, con l’obiettivo di individuare nelle situazioni narrate delle basi
patologiche, delle quali fosse possibile raggiungere la radici sfruttando il pensiero
e le teorie ferencziane.
I personaggi femminili descritti da Maria Teresa Horta si prestavano bene a
questo esperimento, per il loro essere donne ormai alienate dalle società, rese folli
da un insanabile conflitto interiore tra come esse sono e come la società pretende
che siano, o giudicate tali per il loro opporsi agli obblighi imposti dalle regole
maschiliste. Le possibilità sono dunque solo due: o cedere alle pressioni di una
società di stampo patriarcale che non tiene conto dei bisogni e delle esigenze di
una donna, e dunque perdere immancabilmente se stesse e la propria identità, o
rifiutarsi e scegliere di seguire i propri impulsi; in ciascuno dei due casi, il destino
della donna sembra essere finire in un ospedale psichiatrico.
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D’altra parte, Ferenczi sembrava altrettanto adatto ad analizzare tali personaggi a
causa di alcuni aspetti del suo pensiero che, se è eccessivo definire “femministi”,
vanno senza dubbio in una chiara direzione di riconoscimento dell’importanza e
del rispetto dell’altro, sia questo “altro” di sesso maschile o femminile, per cui è
legittimo affermare che le sue idee non siano machiste o di stampo rigidamente
patriarcale, nonostante alcune contraddizioni interne alla sua concezione della
donna e del suo ruolo.
E’ evidente che il nostro sguardo non sarà quello tecnico e scientifico di uno
psicoanalista di professione, e lo scopo non sarà certamente scoprire la malattia
che affligge Constança e le altre donne di Maria Teresa Horta, bensì proporre una
via di indagine e di studio in testi in cui, però, la presenza di una disagio psichico
è ben evidente.
Inoltre, sebbene fosse impossibile tacere del tutto sulla vena femminista e politica
molto viva nell’autrice, abbiamo cercato di limitare il più possibile le
considerazioni a questo proposito, per non trasformare questo lavoro
nell’ennesimo studio di genere, e di parlare di tali questioni soltanto avendo come
obiettivo contestualizzare a livello storico e sociale la produzione dell’autrice.
La tesi, infine, è arricchita dalla traduzione integrale ed inedita del romanzo A
Paixão segundo Constança H. e da una breve intervista alla scrittrice, molto utile
per completare, correggere, confermare le nostre intuizioni interpretative,
soddisfare la nostra curiosità, e fornirci nuovi spunti di riflessione per un’analisi
ancora più approfondita.
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CAPITOLO 1 – M A R I A T E R E S A H O R T A : C E N N I
BIOGRAFICI ED ELEMENTI DI POETICA
1.1 Infanzia e formazione
Maria Teresa Horta è stata, ed è tuttora, una delle voci più importanti della
letteratura portoghese contemporanea; da sempre impegnata nella lotta politica e
per i diritti delle donne, ha saputo utilizzare con forza ed efficacia la sua più
grande arma, ossia la parola.
Nacque a Lisbona il 20 maggio del 1937, in una famiglia discendente, per parte di
madre, dall’alta aristocrazia portoghese. Una delle sue ave fu la Marchesa di
Alorna, su cui ha recentemente portato a compimento un’importante opera
letteraria, il romanzo As Luzes de Leonor (edito in Portogallo da Dom Quixote nel
2011), in cui racconta questa importante figura storica, scrittrice e pensatrice
determinante nel milieu intellettuale portoghese del ‘700, equivalente a Madame
de Récamier per la Francia e Madame de Staël per la Germania, unica donna
portoghese del secolo dei lumi, a tal punto potente ed indipendente per l’epoca
che fu definita da molti uomini di potere “pericolosa”
1
.
Il suo contesto familiare era un po’ particolare per l’epoca, poiché i genitori
divorziarono quando Maria Teresa aveva solo nove anni; in seguito alla
separazione, insieme alle sorelle, visse dapprima col padre, poi nella casa del
nonno, e in seguito al secondo matrimonio della madre si trasferì nella casa dove
vivevano la madre e il patrigno
2
.
Maria Teresa Horta ricevette la prima educazione in casa, apprendendo a leggere
e scrivere molto presto, ed iniziando precocemente ad inventare brevi storie, che
scriveva sulle pagine bianche che il padre lasciava in fondo ai suoi quadernetti di
annotazioni. La biblioteca del padre esercitò da subito un forte potere attrattivo
sull’autrice: la famiglia la lasciò sempre libera di fruire del piacere della lettura,
ma facendo alcune restrizioni su ciò che poteva leggere. Il divieto, tuttavia, non
1
“Entrevista inédita a Maria Teresa Horta por ocasião da atribuição do prémio literário D.Dinís,
Fundação da Casa de Mateus ao romance As Luzes de Léonor”, intervista concessa a Pedro
Teixeira Neves, 5 gennaio 2012, reperibile sul blog www.pedroteixeiraneves.wordpress.com
2
“A luz incandescente de Maria Teresa Horta”, intervista concessa a Helena Vasconscelos, 14
marzo 2012. Versione digitale reperibile all’indirizzo:
http://ipsilon.publico.pt/livros/texto.aspx?id=302028
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fermò la sua curiosità, e la spinse anzi a leggere di nascosto i testi proibiti: fu così
che, a soli quattordici anni, si trovò tra le mani Le Deuxième Sexe di Simone de
Beauvoir. Pur non capendone interamente tutti i contenuti, questa opera riuscì a
dare una forma più precisa e strutturata alle idee e ai pensieri che, fino a quel
momento, erano sorti in maniera confusa nella sua mente
3
. L’autrice afferma che
questa lettura cambiò radicalmente la sua vita, facendo diventare Simone de
Beauvoir un autentico modello di vita, così come sarebbe poi stata importante
Marguerite Duras, esempio di scrittura in cui convergevano gli aspetti culturali
che l’avevano colpita in Simone de Beauvoir
4
; una volta cresciuta, frequenta il
liceo, per poi proseguire gli studi iscrivendosi alla Faculdade de Letras presso
l’Universidade de Lisboa.
Il suo approccio alla politica, un altro elemento importante nella sua vita e
presente nella sua produzione letteraria, avvenne anch’esso piuttosto
precocemente, durante l’adolescenza, con il suo avvicinamento ai movimenti di
rivolta; il suo ruolo attivo nella lotta si concretizzò quando entrò in contatto con il
mondo dei circoli di cinema, che durante la dittatura salazarista rappresentavano
dei nuclei fondamentali di resistenza al fascismo, diventando poi anche direttrice
di uno di essi (il Cine-Club ABC).
Riguardo al suo ruolo come femminista, è da sottolineare che Maria Teresa Horta
non si definì mai una “militante entusiasta”
5
, ma piuttosto una scrittrice
indipendente, nonostante la sua precoce iniziazione e lo spirito naturalmente
ribelle, che la portava fin da piccola ad opporsi a determinati comportamenti
ritenuti spiccatamente femminili
6
, a fare domande, ad avanzare richieste, e a
mettere in discussione i modelli offerti dalla letteratura didattica per bambini (ad
esempio, i romanzi per l’infanzia della Contessa di Ségur, citati anche in A Paixão
segundo Constança H.). La sua lotta attiva, secondo ciò che lei stessa dichiara
7
,
cominciò a seguito della lettura della sentenza del processo provocato da Novas
3
“A luz incanescente de Maria Teresa Horta”.
4
In un’intervista concessa ad Ana Filipa Oliveira, “Proíbem e eu incandesço”, in Cadernos de
Jornalismo, Universidade de Coimbra, Settembre 2000, reperibile all’indirizzo
http://cadernodejornalismo.un.pt/00/14-18.pdf
5
“À conversa com Maria Teresa Horta”, intervista concessa a Maria João Cantinho, su
www.storm-magazine.com, edizione 17, Maggio/Giugno 2004.
6
Ibid.
7
Ibid.
9