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Le alture del Golan: fattori di guerra e di pace in
Medio Oriente
Introduzione
Le alture del Golan confinano ad ovest con Israele, ad est con la Siria, a nord con il
Libano e a sud con la Giordania. Questa collocazione ha reso le Alture, dall’antichità
fino ad oggi, un luogo di grande rilevanza geopolitica. Dal 1923 al 1946 le Alture sono
state soggette al mandato francese per poi entrare a far parte dello Stato siriano
indipendente. Durante la guerra dei Sei giorni del 1967 le Alture sono state occupate da
Israele che le ha annesse ufficialmente grazie a una legge approvata dalla Knesset nel
dicembre 1981. Nel 1974 le Nazioni Unite hanno costituito una forza militare di
interposizione che sorveglia un’area situata tra le Alture e la Siria: la missione UNDOF
(United Nations Disengagement Observer Force). La missione dell’ Onu è stata
rinnovata più volte ed è ancora oggi operativa, contando circa 1200 militari.
Il Golan è un territorio ricco di riserve idriche ed è stato infatti definito dal
geopolitologo francese Encel, un “castello d’acqua”. Sul Golan è la fonte del fiume
Giordano e quella del fiume israeliano Banyas, oltre a numerosi corsi d’acqua che si
riversano nel lago Tiberiade. Le ingenti risorse idriche hanno costituito, in molte
occasioni, motivo di disputa, come durante i negoziati tra Israele e Siria negli anni ’90.
Uno dei motivi per cui Israele è restìo al ritiro dal Golan è, infatti, quello delle risorse
idriche, rispetto alle quali ha chiesto, durante i negoziati, un accordo per lo sfruttamento
comune, accordo che è stato rifiutato dalla Siria.
Fin da tempi antichi, sulle alture del Golan si sono insediati numerosi villaggi drusi, una
setta esoterica dell’Islam, nata nell’ XI secolo. Durante il mandato francese, i drusi
combatterono attivamente contro i francesi nella cosiddetta “rivolta drusa” e diedero un
grande impulso ai nazionalisti siriani nella lotta per il raggiungimento
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dell’indipendenza. Dopo circa venti anni di cittadinanza siriana, nel 1967, i villaggi
drusi vennero occupati militarmente da Israele che però ebbe un atteggiamento piuttosto
conciliante nei loro confronti. Questo atteggiamento era dovuto al fatto che la
minoranza drusa che viveva all’interno dei confini di Israele si era integrata con facilità
nello Stato, partecipando attivamente alla vita politica e militare israeliana; gli
israeliani pensavano di poter assimilare i drusi del Golan secondo le stesse modalità, ma
così non fu. I drusi del Golan si sentivano ormai fieri cittadini siriani e quando Israele
concesse loro la propria cittadinanza, addirittura inviando i soldati dell’ IDF ( Israel
Defence Forces) casa per casa a consegnare le nuove carte d’identità, i drusi le
rifiutarono. La comunità drusa aveva preso la decisione comune di rifiutare la
cittadinanza israeliana e di protestare contro l’occupazione, sperando in un ritiro
israeliano. Nel 1982, a seguito della legge con cui Israele annetteva formalmente il
Golan, i drusi avviarono una grande campagna di mobilitazione non violenta:
organizzarono comizi in lingua ebraica per spiegare ai soldati dell’IDF le ragioni del
loro malcontento, trattarono gentilmente i soldati occupanti ma al tempo stesso
scavalcarono le loro direttive, come il divieto di spostarsi da un villaggio all’altro, per
portare scorte di cibo e aiuti ai villaggi vicini che fossero in difficoltà. I soldati israeliani
rimasero sorpresi di fronte a quelle modalità di lotta non violenta e a quelle
dimostrazioni di solidarietà, rispetto alle quali si trovavano impreparati. Erano stati
inviati a controllare quelle popolazioni per difendere la sicurezza di Israele, ma quelle
popolazioni non sembravano né bellicose né desiderose di minacciare Israele. Alla fine
Israele dovette arrendersi e lasciare ai drusi delle Alture un certo margine di autonomia,
senza imporgli la cittadinanza israeliana.
Nonostante le numerose risoluzioni di condanna dell’Onu e le richieste di ritiro dal
Golan, questo non è mai avvenuto a causa del fallimento nei negoziati tra Israele e Siria,
due Stati che non sono mai riusciti neppure ad instaurare normali relazioni economiche
e diplomatiche. La Siria chiedeva un ritiro rapido e totale, Israele voleva che il ritiro
fosse dilazionato nel tempo e preceduto da accordi economici. Alla fine l’intransigenza
dei due Stati ha portato ad un “congelamento” delle relazioni tra i due Paesi, una
situazione che ha pesato soprattutto sulle spalle degli abitanti del Golan, separati per
sempre dai parenti e amici che abitano, invece, all’interno dei confini siriani. Le alture
del Golan sono a soli 60 km da Damasco, una distanza che diventa enorme se si
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considera il divieto di valicare il confine. Le comunicazioni tra gli abitanti del Golan e i
propri parenti siriani rimasti dall’altra parte avviene attraverso la cosiddetta “collina
delle grida”, una zona in cui i residenti di uno e dell’altro Stato comunicano tra loro
utilizzando dei megafoni, senza vedersi, nonostante si trovino a poche centinaia di metri
l’uno dall’altro.
L’ondata di proteste che ha travolto la Siria nel 2011 e che è sfociata in una sanguinosa
guerra civile, tra forze favorevoli alla conservazione delle regime di Assad e forze anti-
governative, ha raggiunto pericolosamente anche le Alture. Nel giugno 2011, in
occasione del 44esimo anniversario dalla “Naska” ( la sconfitta degli eserciti arabi nel
giugno’67) centinaia di dimostranti palestinesi e siriani hanno sferrato attacchi contro le
postazioni israeliane sul Golan e Assad ha minacciato di riaprire il fronte sul Golan, per
cercare consenso nella comunità araba e per tentare di distogliere l’attenzione dalle
violenze interne. I drusi che abitano le Alture guardano con preoccupazione e
nervosismo alle manovre militari siriane e israeliane lungo il confine ed hanno già
iniziato a predisporre i rifugi anti- bomba e gli ospedali, in caso di guerra. I drusi sono
rimasti per lo più neutrali nel conflitto, data la particolarità della loro posizione. Da un
lato l’ascesa del regime alawita è stata determinata proprio dalla crescente influenza
delle minoranze (sciita, alauita, cristiana e drusa) a discapito della maggioranza sunnita,
dall’altro le violenze attuate dal regime non hanno colpito soltanto i ribelli ma l’intera
popolazione civile con torture, arresti arbitrari e sparizioni forzate. Alcuni leader drusi,
come Walid Jumblatt hanno incitato i drusi a combattere a fianco dei ribelli, altri come l
Wahawb, ex ministro libanese filo- hezbollah, li hanno esortati a combattere in difesa
del regime, ma entrambe le richieste sono rimaste in gran parte inascoltate. I drusi
preferiscono aspettare di vedere come si metteranno le cose e la loro priorità è quella di
rimanere compatti. Sanno che intervenire nel conflitto determinerebbe una frattura al
loro interno, (essendo divisi nelle opinioni in merito) una frattura che devono
assolutamente evitare se non vogliono scomparire come gruppo religioso ma anche
politico. La compattezza e le scelte strategiche e pragmatiche della comunità drusa,
d’altronde, sono quelle che le hanno permesso di perpetrare la propria esistenza fino ad
oggi, nonostante la setta sia governata da leggi endogamiche e sia chiusa
all’accettazione di nuovi adepti fin dall’ XI secolo.
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La situazione di instabilità estrema che si è venuta a creare in Siria rischia di mettere in
pericolo anche Israele, soprattutto se ad avere la meglio saranno le forze quaediste. È
proprio la presenza di queste forze, tra i ribelli, ad aver spinto gli Stati Uniti d’ America
ad inviare in Siria solo armi leggere e non quelle pesanti, per evitare di ripetere la brutta
esperienza dell’Afghanistan.
Pur vivendo nel complesso scenario mediorientale ( Siria, Israele e Libano) i drusi sono
riusciti ad integrarsi perfettamente in ciascuno dei tre Stati, guadagnandosi al tempo
stesso un certo grado di rispetto e autonomia. La compattezza e il pragmatismo che
caratterizzano la comunità drusa potrebbero forse configurarla come una forza di
mediazione alternativa, in prospettiva di un accordo tra Israele e una Siria che avrà
ritrovato finalmente la sua stabilità.
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1. Le identità
1.1 Le alture del Golan: la geografia
Le alture del Golan costituiscono un altopiano montuoso dell’ampiezza di
circa 1800 km
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che confina a nord con il Libano, a est con la Siria, a sud con
la Giordania e ad ovest con Israele. Le alture sono composte da rocce
basaltiche di origine vulcanica e variano di altezza dai 400 m ai 2800 m del
monte Hermon. L’ area è costituita da un altopiano moderatamente inclinato
verso sud ovest che raggiunge altitudini di 250 metri alla sua sommità sud-
occidentale e di circa 900 metri alla sua sommità nord- orientale. Il Monte
Hermon ( 2800 metri di altezza) delimita le Alture a nord, mentre la valle del
fiume Giordano fiancheggia le Alture ad ovest. Secondo i geologi riuniti
nell’Annual Meeting del 1981, i precipizi che caratterizzano il passaggio
dall’altopiano del Golan alla Jordan Valley e alla Hula Valley sono
l’espressione morfologica delle numerose faglie del fiume Giordano.
Immagine tratta da: Geograficamente, http://geograficamente.wordpress.com/2011/06/1
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L’altopiano di Hauran rappresenta la continuazione orientale delle alture del
Golan ed ha la stessa morfologia di altopiano basaltico con numerosi coni
vulcanici, tufo, affioramenti scoriacei e lastre di basalto. La rete idrografica
del Golan si snoda in un sistema di avallamenti paralleli fra loro. Questo
sistema di drenaggio si formò durante l’era del Pleistocene dopo la creazione
della valle del fiume Giordano quando l’erosione si spinse fino a centinaia di
metri di profondità. Questo fenomeno sarebbe all’origine dell’attuale sistema
di profonde gole rocciose. I migliori affioramenti di questa sequenza
geologica sono infatti localizzati lungo questi precipizi ( Yarmouk, Samak,
Daliyott, Yehudiyya. Meshushims, Orvim, etc.)»
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La zona è diventata in tempi recenti un’ apprezzata località turistica grazie
agli impianti sciistici del monte Hermon, ai numerosi siti archeologici ed alla
presenza di ampie riserve naturali. Oltre al turismo, l’economia si basa
principalmente sulla pastorizia e sull’agricoltura; in particolar modo la
popolazione del Golan si è specializzata nella produzione di ottimi vini e
nella coltura delle mele. La scarsa attività industriale è invece concentrata
nella zona di Katzrin. La flora degli altopiani del Golan è ricca e variopinta e
varia dalle orchidee, agli anemoni, ai tulipani ad altre varietà di piante
selvatiche uniche nel Golan. Queste alture sono il punto di ritrovo di
numerose specie animali provenienti sia da nord che da sud, e nei cieli del
Golan volano milioni di uccelli di ogni tipo nelle loro migrazioni tra l’Africa
e l’Europa. La fauna è costituita in larga parte da gazzelle, iene, volpi,
cinghiali, e da una specie di lupo peculiare della zona.
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1
Geology of the Golan Heights: annual meeting 1981, Katzrin Field School, Golan Heights 15-18 March
1981, pp. 36- 37.
2
Inisrael.com. Direct travel market, http://www.inisrael.com/golan/flora.htm, sito consultato il
06/10/2013
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L’acqua rappresenta una risorsa preziosa; infatti, nella zona occidentale, si
trova la fonte del fiume Giordano che si riversa nel lago di Galilea e che
costituisce il 15% delle risorse idriche di Israele; il confine meridionale è
tracciato dal fiume Yarmuk, mentre la zona orientale è bagnata dal fiume
Raqqad.
Frederic Encel definisce il Golan un “castello d’acqua”.
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Il massiccio deve
questa reputazione al fatto che approvvigiona il bacino del Giordano e quindi
il lago di Tiberiade, il quale costituisce l’unico grande serbatoio d’Israele. La
pluviometria qui è leggermente più rilevante rispetto a quella nella bassa
Galilea e nettamente superiore rispetto a quella della regione di Damasco.
Essendo l’altopiano fortemente inclinato verso il territorio israeliano stricto
sensu, decine di milioni di metri cubi d’acqua all’anno scorrono a beneficio
dello Stato ebraico: numerosi corsi d’acqua e falde freatiche alimentano il
Giordano superiore ed il lago di Tiberiade. Inoltre, uno dei tre affluenti
dell’unico fiume di Israele, il Baniyas, ha la sua fonte nel Golan, a qualche
chilometro soltanto dall’antica frontiera israelo-siriana.
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F. ENCEL, Le Moyen- Orient entre guerre et paix. Une géopolitique du Golan, Paris Flammarion 1999,
p. 54.