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Introduzione.
Secondo quanto riportato da uno dei più autorevoli organismi internazionali in ambito
energetico, l’International Energy Agency, il settore dell’energia, a livello mondiale, sta
attraversando un periodo di forti turbolenze.
I prezzi dei principali combustibili fossili si mantengono elevati, così come i costi
nascosti, traducibili in sussidi ed esternalità negative.
In questo scenario particolarmente rilevante appare il ruolo svolto dall’Unione europea
che da un ventennio ormai si batte per la produzione di energia derivante da fonti
rinnovabili e la riduzione delle emissioni di CO
2
.
Lo scopo è quello di raggiungere una crescita sostenibile nel tempo che faccia sempre
meno uso di fonti fossili inquinanti come petrolio e carbone.
Conscia del fatto che la tutela dell’ambiente non può essere slegata da un uso razionale
ed efficace dell’energia, recentemente l’Unione europea ha emanato la direttiva
sull’efficienza energetica, al fine di un uso maggiormente razionale delle risorse
energetiche in tutta l’Europa.
L’Italia, che basa il suo mix di generazione principalmente sul gas e sulle fonti
rinnovabili, è in prima linea per quanto riguarda la produzione di energia in maniera più
green rispetto ad altri paesi come la Francia, che ha puntato tutto sul nucleare, o la
Germania e l’Inghilterra che fanno un ingente uso del carbone.
Tuttavia questo mix comporta un’elevata dipendenza dalle fonti energetiche provenienti
dall’estero, che determina elevati prezzi finali delle bollette dei consumatori italiani,
superiori a quelli degli altri paesi europei.
Questo, nonostante la liberalizzazione del settore dell’energia elettrica avvenuta nel
1999 con il Decreto Bersani, che ha determinato la fine del regime di monopolio
detenuto da Enel.
L’apertura del mercato a nuovi operatori avrebbe dovuto assicurare una maggiore
concorrenza, ed un conseguente abbassamento dei prezzi delle tariffe elettriche.
Questo non è avvenuto, e per rendersene conto basta comparare i prezzi delle tariffe dei
consumatori italiani, rispetto a quelli pagati negli altri paesi europei, soprattutto per
quanto riguarda le piccole e medie imprese.
2
Dato che l’energia entra come un input nei processi produttivi industriali, i prezzi
elevati dell’elettricità hanno causato una perdita di competitività a livello europeo.
La conseguenza è stata la chiusura o la delocalizzazione negli ultimi due anni, anche a
seguito della ormai prolungata crisi economica, di migliaia di piccole e medie imprese
italiane.
Visto il quadro attuale, il presente lavoro si pone l’obiettivo di capire quale sia lo stato
attuale del mercato dell’energia elettrica italiano a quindici anni dalla sua nascita.
Il primo capitolo illustra la situazione del comparto energetico a livello globale, europeo
e nazionale.
Il primo paragrafo mostra le previsioni sull’andamento dei prezzi e della domanda di
energia a livello mondiale entro un orizzonte di medio termine (2035), elaborate
dall’International Energy Agency – Agenzia Internazionale per l’energia.
Il secondo paragrafo esamina le principali azioni intraprese dall’Unione europea sia da
un punto di vista energetico che ambientale: l’obiettivo finale è la creazione di un
mercato unico dell’energia al fine di rendere più efficiente e competitivo il settore.
Questo obiettivo si deve integrare con le politiche ambientali di de-carbonizzazione e di
promozione della produzione di energia derivante da fonti rinnovabili.
Il terzo paragrafo analizza il comparto energetico nazionale, con un focus particolare,
nel paragrafo finale del primo capitolo, sul consumo di energia elettrica nazionale,
comparata sia in ottica europea che a livello regionale.
Il secondo capitolo illustra il processo di liberalizzazione del settore dell’energia
elettrica avvenuto in Italia negli anni 90, che ha determinato la fine del monopolio di
Enel.
Il primo paragrafo descrive le caratteristiche del settore elettrico in regime di
monopolio, mentre il secondo esamina il processo che ha determinato la privatizzazione
di Enel.
Il terzo paragrafo analizza nel dettaglio il Decreto Bersani che ha determinato la
completa liberalizzazione del comparto elettrico, consentendo a nuovi attori economici
di operare nel settore e mettendo in campo azioni volte a ridurre la posizione dominante
detenuta da Enel.
3
L’ultimo paragrafo del secondo capitolo mostra i risultati conseguiti e l’evoluzione del
processo di liberalizzazione nei vari settori della filiera elettrica rispettivamente:
produzione, trasmissione, distribuzione e vendita di energia elettrica.
Il terzo capitolo si apre con la descrizione generale del mercato dell’energia elettrica
all’ingrosso, luogo di incontro degli operatori che intendono vendere o acquistare
energia elettrica.
Il secondo paragrafo esamina nello specifico le articolazioni del mercato dell’energia
elettrica all’ingrosso, rispettivamente il mercato dell’energia elettrica a pronti e il
mercato dell’energia elettrica a termine.
Il terzo paragrafo illustra i mercati istituiti al fine di tutelare l’ambiente, promuovere la
produzione di energia derivante da fonti rinnovabili e favorire un uso più efficiente delle
risorse energetiche, nello specifico: il mercato dei certificati verdi, il mercato dei titoli
di efficienza energetica e il mercato delle emissioni di CO
2.
Il quarto paragrafo è dedicato alla descrizione della struttura delle tariffe dell’energia
elettrica durante il regime di monopolio di Enel e a seguito della riforma del sistema
tariffario attuata dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas – AEEG – nel 1997.
Il paragrafo conclusivo si focalizza sulla situazione attuale attraverso una comparazione
dei prezzi delle tariffe elettriche pagate dai consumatori dei principali paesi europei.
Il fine è quello di determinare le cause che hanno comportato un continuo aumento delle
bollette energetiche negli ultimi anni sia in Italia che in Europa.
Per quanto riguarda l’Italia vengono successivamente illustrate le recenti proposte di
riforma messe in campo sia per cercare di diminuire i costi finali pagati dagli utenti sia
per addivenire ad una riforma complessiva del sistema tariffario.
La modifica della struttura delle tariffe, sostanzialmente rimasta invariata dal 1997,
consentirebbe di eliminare le distorsioni allocative determinate dalla loro progressività e
favorire coloro che ottengono risparmi energetici nei consumi finali di elettricità.
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Capitolo I: Il comparto energetico mondiale, europeo e italiano.
1.1 Il comparto energetico mondiale. – 1.2 Il comparto energetico europeo. – 1.3 Il comparto energetico
italiano. – 1.4 La produzione e il consumo di energia elettrica.
1.1 Il comparto energetico mondiale.
L’International Energy Agency (IEA) - Agenzia Internazionale per l’Energia - è un
organismo semi-autonomo istituito dall’OCSE, a seguiti della prima crisi petrolifera del
1974, che ha lo scopo di promuovere e coordinare le politiche energetiche dei suoi
membri, al fine di sostenerne la crescita economica
1
.
Ogni anno l’International Energy Agency redige un documento, il World Energy
Outlook, che contiene le previsioni sul futuro del settore energetico mondiale.
Di particolare rilevanza è il World Energy Outlook redatto nel 2010, che contiene tre
scenari energetici sull’andamento futuro delle fonti fossili primarie (petrolio, carbone,
gas) proiettati dal qui al 2035.
Gli scenari sono i seguenti: lo scenario a politiche correnti, lo scenario nuove politiche e
lo scenario 450 ppm
2
.
Nello scenario a politiche correnti (c.d. CPS - Current Policy Scenario) si assume
l’assenza di modifiche future rispetto alle politiche energetiche attuate nel 2010: in
questo scenario la domanda di energia primaria aumenterà di oltre il 40% entro il 2035,
con un tasso di crescita medio annuo dell’1,4%.
Nello scenario denominato nuove politiche (NPS-New Policy Scenario) si prevede che,
a seguito dell’implementazione degli impegni assunti dai paesi per ridurre le emissioni
di CO
2
, la domanda di energia primaria registrerà un aumento del 36% da qui al 2035,
con tasso di crescita medio annuo dell’1,2%, derivante da una domanda inferiore di
energia fossile ed una richiesta maggiore di energia prodotta da fonti rinnovabili.
1
L’OCSE è l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico istituita nel 1960 in
sostituzione dell’OECE creata nel 1948 per gestire il "Piano Marshall" che prevedeva la ricostruzione
post-bellica dell'economia europea. Gli obiettivi dell`OCSE sono i seguenti: sostenere una crescita
economica sostenibile, aumentare l`occupazione, innalzare il tenore di vita, mantenere la stabilità
finanziaria, assistere lo sviluppo delle economie dei Paesi non membri, contribuire alla crescita del
commercio internazionale. V. OCSE, informazioni reperibili sul sito:
http://www.rappocse.esteri.it/Rapp_OCSE/Menu/OCSE/Cos_OCSE/
2
ppm è un acronico che sta per “parti per milione”.
5
Lo scenario 450 ppm, si pone l’obiettivo di limitare l’innalzamento della temperatura
atmosferica mondiale entro i due gradi Celsius, grazie al contenimento della
concentrazione di gas serra sotto le 450 parti per milione, secondo quanto stabilito nel
vertice internazionale di Copenaghen nel 2009
3
.
In questo scenario l’IEA stima un tasso di crescita annuo della domanda di energia pari
allo 0,7% all’anno.
Dati questi tre scenari, si evince che la domanda di energia derivante da fonti fossili
primarie aumenterà nei prossimi decenni.
Due anni dopo il World Energy Outlook del 2012 ha ulteriormente dettagliato il
rapporto presentato nel 2010, illustrando l’andamento della domanda delle singole fonti
di energia primaria.
Lo scenario preso in considerazione è quello intermedio, il New Policies Scenario, che
si ritiene sia quello che abbia le maggiori possibilità di concretizzazione.
In generale si prevede che, tra le principali fonti di energia primaria, la domanda del gas
e delle fonti rinnovabili continuerà a crescere, a scapito del petrolio che perderà quote di
mercato, mentre il carbone e il nucleare manterranno la loro quota di mercato attuale.
3
Nella 15° Conferenza dell’ONU riunitasi a Copenaghen nel 2009, si decise che il riscaldamento del
pianeta si sarebbe dovuto ridurre del 2% rispetto ai livelli attuali entro il 2050. V. COOPERAZIONE
ITALIANA ALLO SVILUPPO, La Conferenza di Copenaghen sui cambiamenti climatici, informazioni
reperibili su: http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/speciali/Clima/intro.htm
Figura 1.
Andamento della domanda mondiale delle
principali fonti di energia primaria.
(Fonte: IEA)
6
Il grafico illustra l’andamento della domanda mondiale delle principali fonti fossili dal
1970 al 2035, nello specifico: petrolio, carbone, energia nucleare e fonti rinnovabili
4
.
Per quanto riguarda il petrolio si stima che questo perderà in futuro importanza relativa
(dal 45% degli anni 70, a poco più del 30% attuale, fino al 27% nel 2035), ma il suo
consumo in termini assoluti è comunque atteso in crescita.
Il carbone è previsto in forte calo nei Paesi OCSE (dal 20% al 15% della domanda),
compensato dalla crescita del consumo in Cina e India nei prossimi dieci anni.
La produzione di energia nucleare crescerà solo nei Paesi non-OCSE (in particolare
Cina, Corea, India e Russia), mentre in Occidente, soprattutto in Europa, non si
prevedono sviluppi rilevanti di questa fonte, sia a causa di un profilo economico di
costi/rischi elevati, sia per i timori sulla sicurezza dell’attuale tecnologia.
Le rinnovabili sono la fonte energetica che crescerà maggiormente nei prossimi venti
anni, grazie all’attesa riduzione dei costi di produzione, che consentirà di mettere in
competizione questa fonte con quelle tradizionali, considerando anche gli effetti sulla
tassazione (diretta o indiretta) delle emissioni di CO
2
.
Tuttavia, nonostante questa crescita, il contributo delle fonti rinnovabili sulla
produzione totale di energia resterà relativamente limitato (si stima circa il 18% nel
2035) rispetto alle fonti tradizionali in quanto il petrolio, il gas e il carbone copriranno
una quota complessiva di produzione di energia superiore al 75%.
Per quanto riguarda il gas si prevede un aumento della domanda globale trainata da un
suo maggior consumo in Asia nei seguenti settori: la generazione elettrica, gli usi
industriali e quelli civili.
Un ruolo fondamentale avrà il cosiddetto gas non convenzionale (c.d. shale gas)
5
che
finora ha dispiegato i propri effetti soprattutto negli Stati Uniti, dove i suoi prezzi sono
crollati
6
.
4
V. SEN “Strategia Energetica Nazionale: per un’energia più competitiva e sostenibile”, marzo 2013,
pag. 7-11, sul sito:
http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php?option=com_content&view=article&viewType=0&id=2
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5
Lo shale gas (definito unconventional, cioè non convenzionale) è un gas naturale uguale, in tutto e per
tutto, a quello tradizionale, che fa parte da tempo del mix energetico di tutti i paesi industrializzati. A
renderlo diverso, a lungo non estraibile, è la roccia serbatoio in cui il gas si trova: si tratta, infatti, di una
7
Dopo aver visto l’andamento della domanda di energia delle fonti fossili, vediamo come
si questo distribuirà tra i paesi dell’OCSE e quelli non-OCSE.
Per quanto riguarda i paesi dell’OCSE non si assisterà ad una significativa crescita della
domanda di energia, che comunque si svilupperà privilegiando le fonti rinnovabili e il
gas naturale.
Diverso è il caso dei paesi non-OCSE, che registreranno una crescita della domanda
globale superiore al 60%, che coinvolgerà tutte le fonti fossili primarie di energia.
Nello specifico, secondo il World Energy Outlook del 2013, il baricentro della domanda
mondiale di energia si sta spostando verso le economie emergenti, in particolare Cina,
India e Medio Oriente, che saranno responsabili dell’aumento di un terzo, rispetto al
livello attuale, del consumo energetico globale nel 2035.
Si stima che la Cina sia in procinto di diventare il principale importatore mondiale di
petrolio, mentre l’India si affermerà come maggior importatore di carbone all’inizio del
2020
7
.
Il futuro scenario energetico sarà caratterizzato da un mondo a due velocità: le mature
economie occidentali che, anche grazie alla loro maggiore sensibilità alle tematiche
dell’efficienza energetica e a quelle ambientali, rallenteranno la velocità di crescita dei
consumi, e i Paesi in via di sviluppo che compenseranno tale rallentamento con una
richiesta sempre maggiore di energia
8
.
Per quanto le emissioni di CO
2
queste, da qui al 2035, continueranno a crescere
mediamente dell’1,4% l’anno senza interventi mirati, passando dai 29 miliardi di
tonnellate del 2008 ai 43 miliardi di tonnellate del 2035, con un incremento
complessivo del 46% e con i tre quarti di questo aumento determinati da paesi quali la
Cina e l’India.
Il rapporto speciale contenuto nel World Energy Outlook del 2013, intitolato Redrawing
roccia impermeabile. Oggi, attraverso le moderne tecniche di estrazione come la perforazione orizzontale
e la fratturazione idraulica, l’operazione non è diventata solo tecnicamente possibile ma anche
economicamente conveniente. V. PETROLIO E GAS.IT, Parliamo di shale gas, articolo reperibile sul sito:
http://www.petrolioegas.it/parliamo-di/parliamo-di…shale-gas/
6
Nel 2012 il prezzo medio sul mercato statunitense è stato pari a circa 7 €/MWh, rispetto ai 25 €/MWh
europei e ai 28-29 €/MWh del mercato spot italiano. V. SEN, pag. 10.
7
V. IEA, World Energy Outlook, OECD/IEA, 2013, reperibile sul sito:
http://www.worldenergyoutlook.org/publications/weo-2013/
8
V. LO BIANCO N., CAPÈ C.M., SAMPEK F. (a cura di), La guida del sole24ore al management
dell’energia, Il sole 24 ORE S.p.A, I° ed. 2011 pag. 14.
8
the Energy-Climate Map
9
, ha identificato 4 misure concrete che potrebbero limitare le
emissioni da qui al 2020 senza compromettere la crescita economica, nello specifico:
1. Migliorare l’efficienza energetica.
2. Limitare la costruzione e l’uso delle centrali a carbone meno efficienti.
3. Minimizzare le emissioni di metano durante la produzione di petrolio e di gas
naturale.
4. Riformare i sussidi alle fonti fossili.
Il rapporto auspica inoltre il raggiungimento di un accordo internazionale sul
cambiamento climatico, che assicuri che i settori industriali dei paesi che agiscono in
modo deciso per limitare le emissioni di CO
2
, non risentano di uno svantaggio
competitivo rispetto a quelli dei paesi che non perseguono obiettivi analoghi.
Appare evidente come, senza un accordo globale che preveda il coinvolgimento dei
paesi emergenti, imporre vincoli molto stringenti ai paesi europei non abbia senso, anzi
rischia d’indebolirne ancora di più le produzioni manifatturiere, già profondamente
colpite dalla crisi economica
10
.
La situazione dell’Europa è particolare visto il suo mix di politiche volte alla de-
carbonizzazione e al risparmio energetico, che determineranno un calo della produzione
di energia e un limitato aumento dei consumi.
A questo proposito il prossimo paragrafo esamina il comparto energetico europeo e le
principali azioni intraprese per integrare le politiche ambientali, volte alla riduzione
delle emissioni di CO
2
, con quelle energetiche, il cui fine ultimo è un uso efficiente
dell’energia.
9
V. IEA, Redrawing the Energy-Climate Map, WEO Special Report,10 June 2013, reperibile sul sito:
http://www.worldenergyoutlook.org/media/weowebsite/2013/energyclimatemap/RedrawingEnergyClimat
eMap.pdf
10
V. ASSOLOMBARDIA, White Paper Energia 2012, reperibile sul sito:
http://www.assolombarda.it/proposte-di-lettura/altri-materiali/white-paper#Premessa