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Introduzione
La coppia che riesce a fondare il proprio rapporto sulla reciprocità nella
cura può dare un senso all’inquietudine che caratterizza quasi sempre
l’amore umano, anche quando è grande e autentico. Persiste la sensazione
di non arrivare mai alla pienezza della comunicazione con la persona
amata, ma di dover sempre fare i conti con zone profonde del proprio
essere, nelle quali ognuno è isolato, perché è impossibilitato ad arrivare
all’unione con l’altro. L’inquietudine, non è una condizione patologica di
malessere, è un requisito innato nell’uomo e che, se vissuta con saggezza,
conserva nell’uomo e nella donna il senso della propria resilienza e induce
a tendere, anche nell’esperienza coniugale, a una unione profonda e
matura, che possa condurre al benessere della famiglia.
Intorno al 600 avanti Cristo, a Mitilene in Grecia viveva un filosofo e
uomo politico, Pittaco, che tra i tanti aforismi, ne dettò uno che sarebbe
diventato famoso in tutto il mondo e ripreso, o reinventato, a livello
universale. Non per nulla venne chiamato la “Regola d’oro”.
La pace nel mondo e nei rapporti umani sarebbe stata cosa certa se il
pensiero di Pittaco fosse stato applicato. "Non fare al tuo vicino quello che
ti offenderebbe se fatto da lui". Un principio condiviso da molti filosofi o
portato ad insegnamento nelle diverse fedi religiose.
Ma la definizione “Regola d’oro”, ripresa e conclamata nei rapporti
umani, sociali e internazionali è stata volgarizzata, attribuendola a disparati
argomenti e a diverse affermazioni.
A questa regola si richiama il principio di reciprocità, invocato in trattati
sociali, politici, economici ai più alti livelli, ma difficilmente approfondito
nei rapporti profondi come quelli familiari, di coppia, o tra genitori e figli.
Una enunciazione che delinea la rilevanza della reciprocità è: “Ama il
prossimo tuo come te stesso”
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o, più esplicitamente, richiamando le parole
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Vangelo secondo Matteo 7,12 e 22,39 e Vangelo secondo Luca 6,31.
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di Tobia: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi
fatelo a loro. Questa è la legge e i profeti»
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, frase nota a Seneca e in
Oriente ripetuta da Confucio.
Ma chi è il prossimo mio, con il quale applicare la “Regola d’oro”,
mettendo in pratica il reale e concreto principio di reciprocità, se non il
coniuge o il partner, i figli o i genitori, i familiari?
Perché la reciprocità è richiamata nei rapporti sociali, nei trattati
politici, economici e dimenticata per i rapporti più intimi? Soprattutto
perché la reciprocità non viene applicata in primis nel rapporto di coppia?
Forse perché, in un rapporto così forte e legante, egoisticamente si
pensa che l’altro (soprattutto l’altro) debba dare tutto quello che ci
necessita, per puro dovere, per una donazione gratuita che non richiede
ricompensa.
Come far nascere nelle nostre coppie, nelle nostre famiglie un impegno
alla reciprocità che potrebbe rappresentare un forte ancoraggio capace di
supportare il consolidamento dei rapporti familiari e conseguentemente
contribuire a unire la coppia? Su quali basi rinnovare nelle coppie il
suggerimento di Pittaco? Come, nel mondo di oggi, attualizzare una
“Regola d’oro” che metta la reciprocità come cardine dei rapporti
familiari?
C’è poi da considerare un rischio o, se si vuole, una distorsione
pericolosa e preoccupante, del principio di reciprocità, riscontrabile in
quella forma di “reciprocità negativa” che è alla base delle crisi familiari:
“far male all’altro restituendo tutto quello che l’altro ha fatto di male a
me”, in una escalation negativa che vede nella rottura del legame
familiare, segnatamente quello di coppia, l’unica via di uscita da un
rapporto che è fatto solo di sofferenza.
Il nostro impegno è quindi volto a come implementare un corretto uso
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Il libro di Tobia è nettamente antecedente a Pittaco risalendo al 7 secolo A.C. Ciò
conferma che la “regola d’oro” fa parte del più antico vissuto umano. Anche le versioni,
antichissime, di altre religioni, sparse su tutta la terra, confermano la concordanza universale su
questa basilare regola di buona convivenza.
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della reciprocità nei rapporti di coppia e familiari, come aiutare le persone
che si rivolgono ad “Aiuto Famiglia” a riscoprirne il valore, come formare
gli operatori dell’associazione in questo nuovo impegno che, necessaria-
mente, non può limitarsi alla originaria implementazione informatica, ma
che ha previsto una trasformazione e l’attivazione di percorsi basati sul
contatto personale e su esperienze di gruppo.
Di fronte all’enigma famiglia, l’associazione ha messo a disposizione la
sua preparazione per ricercare, insieme alla coppia, le possibili soluzioni ad
una fase problematica, attuata con la metodologia del mutuo aiuto. La
naturale evoluzione è stato il Progetto ARMA, (Auto Reciproco Mutuo
Aiuto), rivolto alle coppie in cui sia ancora presente il progetto di vivere
insieme e, altre volte, in momenti particolari della loro vita come la
separazione o il divorzio.
La reciprocità non è un toccasana, il metodo unico e infallibile per
tenere insieme una coppia, nucleo dell’unità familiare. Certamente è un
“must”, un “di più”, una cartina di tornasole in grado di rilevare,
evidenziare le difficoltà e strumento ineguagliabile per proporre rimedi e
vie di uscita alle difficoltà stesse. La base su cui rifondare il rapporto di
coppia e per affrontare efficacemente le crisi!
La formazione e l’educazione finalizzata al raggiungimento del
benessere supporta le risorse che ogni soggetto riesce a impiegare per
affrontare lo stress, e le possibili conseguenze sullo stile di vita della
coppia, con la prospettiva di individuare i fattori di protezione e attivare
delle azioni di rinforzo.
L’Associazione Aiuto Famiglia Onlus, dopo aver attuato diversificate
attività sul territorio con seminari, conferenze, campagne promozionali e
dopo 4 anni di sostegno alla persona, realizzato con il supporto
dell’informatica attraverso il sito www.aiutofamiglia.it e con l’ausilio della
posta elettronica, percepisce la necessità di intervenire con un progetto di
sostegno della famiglia.
È il riconoscere una emergenza sociale, che richiede risposte alle
sempre più evidenti difficoltà nei rapporti familiari e segnatamente in
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quelli di coppia.
È da questo bisogno emergente, che ha origine l’idea di questa ricerca-
azione, che mi accingo a tracciare. L’obiettivo della tesi è la delineazione
del progetto ARMA, realizzabile attraverso le teorie, che hanno i loro
fondanti nella pedagogia e la psicologia, le due scienze di riferimento.
La finalità del progetto ARMA è l’individuazione delle possibili soluzioni
alle situazioni di crisi della coppia, affrontate in modo evolutivo, con la
presenza di una rete di supporto, il gruppo di riferimento, che rappresenta
un appoggio e agevola l’acquisizione di capacità atte ad affrontare le
situazioni, consentendo lo sviluppo di abilità di coping.
Nei primi due capitoli si affrontano gli aspetti teorici delle
problematiche di coppia dal punto di vista pedagogico e da quello
psicologico.
Nel terzo capitolo è stato attuato un processo di sviluppo di una
metodologia specifica di sostegno per le coppie in difficoltà a partire
dall’auto mutuo aiuto, i principi di riferimento, gli obiettivi perseguibili.
Nel quarto capitolo, in collaborazione con un gruppo di studio della
associazione Aiuto Famiglia, si è impostato uno studio specifico delle
problematiche dei rapporti di coppia secondo una analisi sociologica della
famiglia: difficoltà, bisogni, prospettive e risorse.
Una volta esaminate le problematiche della vita di coppia e le richieste
del territorio, si è preso in esame la strutturazione dell’auto mutuo aiuto,
le esperienze in vari settori del volontariato e in particolare le metodologie
dell’associazione AMA di Trento e le risorse disponibili dell’Associazione
Aiuto Famiglia per redigere un programma di sostegno per le coppie in
difficoltà.
Nel sesto e settimo capitolo si sono esaminate le prime
sperimentazioni sul territorio: i progetti pilota “Percorsi di condivisione di
esperienze” (PCE). Avvio di due gruppi, esame dei primi risultati,
individuazione degli indicatori e dei parametri atti ad una corretta
valutazione dei risultati ottenuti, revisione del lavoro. Alla conclusione dei
primi dieci incontri, si è realizzata una analisi sull’attività dei gruppi PCE e
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impostato una valutazione ex post dei risultati ottenuti, con relativi
indicatori e strumenti di analisi. I risultati, hanno condotto
all’individuazione delle risposte inevase e alla possibilità dell’associazione
di fornire un progetto attuativo congruente.
Nell’ottavo capitolo si sono definite le linee guida del progetto
definitivo. Partendo dalla metodologia del mutuo aiuto, è stato impostato
il progetto ARMA riferito alle coppie, sul modello dell’associazione AMA di
Trento.
La strutturazione del progetto ha reso necessaria l’individuazione dei
formatori, la loro adeguata formazione, pianificazione di location, tecniche
di animazione, ricerca della prevenzione, strumenti di valutazione e
progettualità della diffusione e replicabilità dell’intervento, mediante
promozione e diffusione del progetto.
Strategie di integrazione tra le risorse del volontariato, il mondo
professionale, degli enti e servizi territoriali.
Nella conclusione, attraverso una epistemologia della descrizione e
della costruzione di senso pedagogico, emerge il principio dell’helper
therapy, che evidenzia come, nei gruppi ARMA, i partecipanti assumano
una duplice condizione, quella di fruitore e fornitore d’aiuto: si è tutti alla
pari. Un micro sistema sociale, dove tutti sono in condizione di valorizzare
le proprie conoscenze e competenze, fatte emergere da una peculiare
metodologia pedagogica, la maieutica, all’interno della relazione
interpersonale fondata sulla reciprocità.