INTRODUZIONE
Il presente elaborato prende in esame otto articoli giornalistici del romanziere e giornalista
cileno Francisco Coloane (1910-2002). Siamo riusciti a reperire questi testi su un sito internet di
cultura cilena (www.memoriachilena.cl). Si presentavano in formato “pdf” e consistevano in
scannerizzazioni della pagina del giornale nella quale furono pubblicati; è possibile apprezzare
questi originali in appendice.
Sia le traduzioni che le analisi dei testi sono ordinate cronologicamente, in base alla data di
pubblicazione; l’articolo Mitologia de Tierra del Fuego è stato posto per ultimo perche privo di
data.
Abbiamo aperto questo lavoro con una piccola biografia dello scrittore seguita da una breve
storia del Cile; quest’ultima pone particolare attenzione sul lasso di tempo che va dall’elezione di
Salvador Allende (1970) alla fine della dittatura militare di Augusto Pinochet (1989). Queste linee
generali possono essere utili al lettore come riferimento nella comprensione dell’analisi storica.
Nel Capitolo I sono presenti le traduzioni degli articoli in ispanoamericano (per esattezza
nella variante cilena dello spagnolo) verso l’italiano. Nel Capitolo II invece abbiamo illustrato in
dettaglio i procedimenti e le metodologie che hanno guidato le nostre scelte traduttive, mostrando al
lettore le ragioni che ci hanno portato ad una scelta piuttosto che a un'altra, partendo sempre dal
presupposto che la traduzione è un processo approssimativo di riformulazione e spesso di
inevitabile perdita, o acquisto, di tratti semantici. Segue il Capitolo III con l’analisi retorica e la
contestualizzazione storica dei testi attraverso le quali abbiamo evidenziato come Coloane sia stato
un giornalista orientato ideologicamente verso il socialismo e a favore del Governo di Salvador
Allende e come egli utilizzi la sua capacità descrittiva di romanziere per produrre degli effetti
retorici interessanti.
Il risultato di questo lavoro di traduzione e di analisi può essere utile al lettore italiano per
venire a conoscenza di una parte, per lui inedita, di giornalismo che ci mostra alcuni frammenti di
realtà storica, sociale e culturale che caratterizzano il Cile. In particolare vengono trattati temi
dell’attualità politica, come la nazionalizzazione delle risorse e la Riforma Agraria del governo
Allende, nonché i contrasti con la borghesia e le interferenze degli USA che porteranno poco tempo
dopo ad uno dei più feroci colpi di stato militari che causerà migliaglia di vittime, torture e i
cosiddetti desaparecidos (gli scomparsi), in genere oppositori politici di cui si è persa ogni traccia e
dei quali ancora oggi i familiari reclamano la verità.
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Altri temi riguardano alcune osservazioni in merito alla RDT (la Repubblica Democratica Tedesca),
un’interessante cronaca della Vigilia di Natale passata tra i pastori e i contadini della Terra del
Fuoco, una trattazione antropologica sulla mitologia delle popolazioni native della Terra del Fuoco
ed anche un importante articolo di cronaca che ci riporta al giorno in cui il grande poeta cileno
Pablo Neruda vinse il Premio Nobel per la Letteratura.
In definitiva questi articoli sono una sorta di specchio che ci restituisce una parte della
cultura e della storia cilena attraverso piccoli dettagli che arricchiscono ancora di più la ricerca
storica e culturale di questo meraviglioso e tormentato paese, e ci permette di comprendere più
chiaramente lo stile giornalistico di Coloane e le sue posizioni ideologiche.
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Biografia di Francisco Coloane Cárdenas
Francisco Coloane Cárdenas nacque a Quemchi, un piccolo porto nella provincia del Chiloé,
il 19 luglio 1910 alle 5.30 del mattino.
Suo padre, Juan Agustín Coloane Muñoz, era marinaio e fu capitano di cabotaggio del
Yelcho, la prima baleniera cilena dotata di cannone arpionante. Morì di diabete acuto a
cinquantaquattro anni lasciando il figlio di solo nove anni con la madre. Di quei momenti racconterà
più tardi: “Mi madre me despertó ese fatídico 11 de agosto de 1917, gritándome: - Levántese, el
papá está muriéndose. Corrí a la pieza contigua y él alcanzó a tomarme de la mano. Con voz
apagada me dijo: - Volvamos al mar. Su rostro ceniciento se inclinó hacia la pared y sus dedos se
soltaron de los míos como si fueran la cabilla de un timón, dejándola a la deriva. Llovía
torrencialmente; mi madre no llamó a nadie y se puso a llorar a solas con su muerto”.
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Ne El
camino de la ballena attraverso il protagonista Juan Nauto, Coloane rivisse la memoria di suo
padre.
Sua madre Humiliana Cárdenas Vera, originaria di Huite, era una contadina che poi divenne
piccola proprietaria terriera. Morì quando lui aveva diciassette anni lasciandolo orfano. Questo lutto
lo gettò in uno stato di profonda crisi tanto che da alunno modello qual’era diventò uno dei peggiori
della sua scuola e abbandonò al quarto anno il collegio salesiano di studi umanistici di Punta
Arenas, dove era andato a tredici anni dopo aver svolto gli studi primari nel seminario gesuita di
Ancud. Ebbe un’istruzione umanistica di base, anche se non studiò mai le lettere in modo
sistematico; egli stesso sostenne di essere uno scrittore autodidatta.
Orfano e senza soldi, dopo aver assolto il servizio militare a diciotto anni, fece molti viaggi
in Patagonia, nello Stretto di Magellano e nella Terra del Fuoco svolgendo diversi lavori tra i quali
il pastore, il contadino e il domatore di cavalli nelle fattorie della costa orientale; fu anche marinaio
e partecipò alle ricerche petrolifere nella zona dello Stretto di Magellano. Successivamente lavorò
per quattro anni come funzionario amministrativo nella Armada de Chile, la Marina cilena, e nel
1933 realizzò un viaggio sul veliero Baquedano che gli servì come ispirazione per il suo romanzo:
El ultimo grumete de la Baquedano, libro di lettura obbligatorio nel sistema scolastico cileno. Nel
1947 fu inviato dalla Marina nella prima spedizione cilena di carattere scientifico-militare
sull’Antartide. Viaggiò nella regione australe del Cile con il poeta russo Etvushenko e trascorse due
anni in Cina viaggiando attraverso la Mongolia che a suo dire gli ricordava le infinite distese della
Patagonia dove aveva trascorso parte della gioventù. Fu anche testimone della grandiosa bellezza
naturale delle isole Galapagos dove osservò e descrisse con passione un patrimonio naturale
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http://www.letras.s5.com/coloane1711.htm (Consultato in data: 2/10/09)
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inestimabile e privo di difese. Lavorò anche alla Sovraintendenza della Previdenza Sociale ma dopo
qualche anno fu sollevato dall’incarico per la sua militanza politica comunista. Collaborò con una
compagnia teatrale e tentò la fortuna come sceneggiatore cinematografico, senza esiti apprezzabili.
Posteriormente si stabilì a Santiago del Cile in cerca di opportunità migliori. Qui fece dei corsi di
formazione e ottenne un diploma come tecnico sanitario. Successivamente venne impiegato come
capo gestore in una tipografia; da qui arrivò al giornalismo. Trovò lavoro come redattore per il
giornale Las ultimas noticias e collaborò con il quotidiano El Magallanes. Qualche anno dopo
cominciò la sua produzione narrativa con alcuni racconti che furono pubblicati da diversi giornali e
riviste. Il suo primo racconto, “Lobo de dos pelos”, fu scritto mentre era costretto a letto da una
forte influenza e “El ultimo grumete de la Baquedano” fu portato a termine in 15 giorni, questa
volta a causa di un’intossicazione alimentare. Lo inviò ad un concorso di romanzi giovanili e fu
molto sorpreso di vincere il primo premio.
Nel 1932 si sposò con Manuela Silva Bonneaud con la quale ebbe il suo primo figlio
Alejandro. Alejandro Silva si chiamerà poi il giovane protagonista de El ultimo grumete de la
Baquedano. Rimase vedovo dopo poco tempo e nel 1944 si risposò con Eliana Rojas, un assistente
sociale, madre del suo secondo figlio, Francisco.
È ritenuto uno dei più grandi romanzieri latino-americani del XX secolo e non pochi critici
lo hanno paragonato ad autori come Joseph Conrad, Hermann Melville e Jack London. Il senso di
grandezza e di potenza della natura, dalle montagne alle pianure della Patagonia, dalla sconfinata
solitudine dei deserti all’oceano, è un qualcosa che pervade tutte le sue opere. Racconta di numerosi
viaggi compiuti a cavallo, in barca, sui velieri. Le sue opere si caratterizzano per svolgersi quasi
sempre all’estremità dell’emisfero australe dell’America del Sud, in Patagonia, nelle steppe della
Terra del Fuoco, per i mari australi a caccia di balene e nella pampa insieme ai mandriani. Le sue
esperienze di viaggio sono il sostrato immaginativo dal quale parte per scrivere un racconto o un
romanzo; rappresentano un serbatoio sconfinato dal quale egli attinge; si serve metodicamente dei
ricordi e delle suggestioni vissute sulla propria pelle quando scrive. Le descrizioni dei paesaggi,
della natura, delle meraviglie misteriose e a volte ostili di quei luoghi disabitati sono romantiche ma
allo stesso tempo il suo stile è agile e semplice. È come se attraverso di esse il lettore potesse
percepire la magnificenza del creato e l’infinitesimale piccolezza dell’individuo annullato nel tutto.
Coloane si erge nella letteratura cilena come uno dei suoi migliori narratori caratterizzato da un
linguaggio vibrante, visionario e pieno di vitalità. Riesce a mostrare tutte le sfumature di quei
luoghi aspri e inospitali perche oltre al suo merito di scrittore i suoi racconti sono intrisi
dell’esperienza di vita vissuta di una persona che conobbe e visse quei luoghi. Oltre a questo ha
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raccontato la vita semplice di esseri umani a volte vittoriosi altre volte sconfitti ma sempre
impegnati in una lotta senza tregua, in una sfida darwinista tra individuo e natura che nelle sue
pagine spesso avvolge in un’atmosfera misteriosa e magica a metà strada tra leggenda e realtà. Non
solo questo si trova però nei suoi romanzi, ma anche il racconto della storia del Cile, comprese le
tragiche vicende delle dittature, delle persecuzioni politiche che hanno costretto molte persone a
diventare esuli e ad abbandonare il proprio paese.
Disse una volta che ciò che lo spinse a scrivere era stata la nostalgia per il mare, le isole, e i
luoghi selvaggi dove trascorse un’epoca che è stata tra le più felici della sua vita. Si è sempre
considerato un grande viaggiatore, un nomade; al discorso di ringraziamento per aver ricevuto il
Premio Nazionale di Letteratura nel 1964, disse di essere: “un ser que no se siente bien en ninguna
parte”.
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In questa breve dichiarazione riassume la sua personalità di cercatore: un uomo che non si
accontenta della superficie delle cose, una persona inquieta e bisognosa di certezza che non
considera definitiva nessuna acquisizione.
Di idee politiche comuniste, appoggiò a suo tempo il governo di Unidad Popular, il partito
di Salvador Allende, che venne eletto democraticamente ma che poi fu scalzato da un duro colpo di
stato portato avanti dai militari e capeggiato dal generale Augusto Pinochet. Si scagliò decisamente
contro di esso e contro la dura repressione nei confronti dei dissidenti politici.
Si è sempre dichiarato ateo e darwinista, inclinazione quest’ultima che acquisì soprattutto in
seguito ai suoi viaggi nelle isole Galapagos dove rivisse le esperienze dell’esploratore britannico.
Confessò di aver letto ogni sua opera; lo considerava un poeta e le sue opere, un miscuglio tra
scienza e poesia.
Il suo rapporto con Pablo Neruda fu sempre di profonda amicizia e rispetto. Nel ricevere la
medaglia “Pablo Neruda” nel 2001, disse nel suo discorso di ringraziamento: "Creo en el espíritu
de los amigos que están lejos o han muerto, sin embargo, alguien dijo: son como las estrellas que
hace millones de años han desaparecido, pero su luz nos llega . Es la luz de Pablo, siempre
presente, a quien yo rindo este homenaje".
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Amava il poeta perché vedeva in lui l’espressione
diretta della cultura cilena e dello spirito dei cileni, nonché un uomo capace di cristallizzare in pochi
versi la bellezza della sua patria, ma gli era anche vicino a livello ideologico, in quanto entrambi di
posizioni anti-imperialiste e a favore della nazionalizzazione delle risorse cilene; entrambi
sostenitori del governo Allende. Sono ricorrenti le citazioni dei versi del poeta nei suoi scritti e
anche nei suoi articoli giornalistici. Quando Neruda morì il 23 settembre 1973 nella clinica Santa
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http://www.letra2.s5.com/coloane0311.htm (Consultato in data: 2/10/09)
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http://www.letras.s5.com/coloane330702.htm (Consultato in data: 2/10/09)
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Maria a Santiago del Cile, lui era lì e di quei momenti ricorda: "Mi encuentro más doloroso con
Pablo Neruda fue el 23 de septiembre de 1973 en la Clínica Santa María, donde ya fallecido le
abroché el botón de su camisa para cubrirle el pecho", declaró. De ahí, acompañó al poeta al
Cementerio General”.
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Disse di lui: “Creo que debo recordar algo de su filosofía personal cuando
una vez me advirtió: Uno se pasa la vida aprendiendo a vivir y cuando aprende se muere".
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Ricevette il premio nazionale della letteratura nel 1964 e nel 1966 divenne presidente
dell’Associazione degli Scrittori Cileni. Nel 1980 fu nominato membro dell’Accademia Cilena della
Lingua e nel 2001 ottenne l’Ordine al Merito “Gabriela Mistral” e la medaglia “Pablo Neruda”. In
Francia fu nominato Cavaliere delle Arti e delle Lettere ricevendo numerosi elogi dai critici
europei.
Quasi tutti i suoi romanzi e racconti sono stati tradotti in più di quindici lingue diverse tra
cui l’inglese, il russo, lo svedese, il ceco, lo slovacco, il francese, il tedesco, l’italiano, l’ungherese,
il greco, il bulgaro, il portoghese.
Morì l’8 agosto 2002 nella sua casa di Santiago del Cile. I suoi resti, dopo essere stati
cremati nel Cementerio General, furono sparsi in mare.
Una curiosità: l’entomologo francese Eric Jiroux gli dedicò un coleottero da lui scoperto,
che chiamò: Darwini Coloanei.
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http://www.letras.s5.com/coloane330702.htm (Consultato in data: 2/10/09)
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http://www.letras.s5.com/coloane330702.htm (Consultato in data: 2/10/09)
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