4
Anche la Gran Bretagna, che era stata per molto tempo uno dei Paesi
più potenti al mondo, sì è ad un certo punto ritrovata, quasi inevitabilmente,
a pagare un prezzo molto alto al terrorismo. Anche se la moderna Gran
Bretagna non ha mai visto la presenza di truppe nemiche sul suo suolo,
possiamo dire con certezza che poche sono state le nazioni che hanno
vissuto una storia di violenza al loro interno altrettanto lunga e cruenta.
Attualmente il Regno Unito è composto dal Galles, Inghilterra, Scozia ed
anche dall’Irlanda del Nord (Ulster), parte rimanente di quell’Irlanda
divenuta indipendente solo dopo la Seconda guerra mondiale.
La storia di questo terrorismo è molto particolare. Si tratta non a caso del
primo terrorismo a livello urbano su larga scala, le cui motivazioni risiedono
in ideali di tipo indipendentistico e in ragioni economiche, in parte almeno
risalenti al XVI secolo. Ma gli elementi caratteristici sono rappresentati
dalla completa integrazione tra forze combattenti e popolazione e dalla
trasparenza della loro vittoria. La Gran Bretagna fu infatti costretta a
cedere non perché il suo esercito non fosse in grado di resistere a quello
dell’Irish Repubblican Army (IRA), ma perché il bilancio della resistenza
sarebbe inevitabilmente stato negativo; la ribellione delle genti irlandesi
sarebbe infatti potuta essere soffocata, ma mai sotterrata definitivamente.
Fin dall’insurrezione di Pasqua (Easter Rising) del 1916, quando a
Dublino per sei giorni l’Irish Repubblican Brotherhood (gruppo legato
saldamente al partito del Sinn Féin) combatte per le strade contro l’esercito
5
britannico, i caratteri di quello irlandese furono ben chiari: azioni collettive,
organizzazione segreta e capillare, appoggio fervido della popolazione. La
spietata repressione che seguì la Pasqua di sangue non fermò la ribellione,
ma le conferì un nuovo impulso, grazie alla vittoria politica alle elezioni del
1918 del Sinn Féin.
Sempre nello stesso anno sotto la guida di Eamon de Valera ( futuro
primo ministro dell’Irlanda del sud) e Michael Collins (uno dei capi sfuggiti
agli arresti che seguirono la Pasqua di sangue) venne ufficialmente fondato
l’Irish Republican Army (IRA) a cui sarà affidato il compito di portare
l’Irlanda del sud all’indipendenza dalla Gran Bretagna in soli tre anni.
L’IRA era organizzato come un esercito vero e proprio, per quanto
clandestino. Fu allora che la Gran Bretagna, per fronteggiare l’IRA, fu
costretta a creare e rendere immediatamente operativa una forza
complementare a quella di polizia, i “Black & Tans”, costituita da ex
ufficiali dell’esercito. Tra le parti in campo l’escalation di violenza fu
continua, senza esclusione di colpi, facendo ampio ricorso ad imboscate e
tradimenti, a spionaggio e controspionaggio. Quasi 1000 appartenenti
all’IRA e 600 B&T trovarono la morte in quegli anni. Ormai i terroristi
erano in grado di attaccare qualsiasi simbolo del potere britannico senza
grossi problemi. Nella sola notte della vigilia di Pasqua del 1920, furono
attaccati contemporaneamente 315 posti di polizia.
6
L’eroe incontrastato di quella lotta fu senza dubbio l’imprendibile
Michael Collins, l’inspiratore di tutte le più importanti operazioni militari; il
21 novembre del 1920, alcuni commando terroristi aggredirono ed uccisero
contemporaneamente 16 ufficiali del servizio segreto britannico. Anche
questa volta il governo di Londra reagì con una repressione spietata:
mentre in un campo di calcio si svolgeva un incontro i Black & Tans
irruppero ed aprirono il fuoco contro la folla, provocando la morte di 14
spettatori ed oltre 50 feriti. Furono inoltre giustiziati nel castello di Dublino
quattro membri dell’IRA che vi si trovavano prigionieri.
Tuttavia la vittoria non venne dal campo militare irlandese, ma bensì da
una decisione strategica: portare il terrore degli attacchi terroristici
direttamente sul suolo inglese. Il 18 novembre 1920, alcuni terroristi
sbarcarono nel porto di Liverpool dando fuoco a ben 15 depositi di merce;
subito dopo fu il turno delle linee telegrafiche dei B&T. Fu a questo punto
che il primo ministro Lloyd Gorge, venutosi a trovare senza l’appoggio
dell’opinione pubblica, fu costretto a scendere a patti: il 6 dicembre 1921
Michael Collins riusciva a sottoscrivere l’accordo con cui si concedeva
l’autonomia all’Irlanda del sud. Ma neanche dopo aver portato la sua terra
alla libertà Collins riuscì a trovar pace. La parte più estremista del
movimento indipendentistico, guidata da de Valera, giudicò un tradimento
l’accordo preso con Londra, dando inizio ad una vera e propria lotta
intestina della resistenza che portò nel 1923 all’uccisione di Collins, fautore
7
di quella indipendenza accettata dalla popolazione del sud con le elezioni
del giugno del 1922.
Ma la storia del terrorismo irlandese non era ancora destinata a finire,
come neanche quella dell’Irish Republican Army, il quale nel 1969 si
ritrovò diviso in due linee: quella “official”, del tutto lontana da lotte
violente non di massa e quella “provisional”, di spiccato senso militaristico
ed ispirata al modello sudirlandese di mezzo secolo prima. Nel solo 1971 gli
attacchi a sfondo terroristico furono 91, tra lettere bomba, giudici giustiziati
ed esplosioni nelle caserme, arrivando a concludersi solo verso la fine
degli anni settanta. Dal 1969, anno d’inizio della guerra civile, erano morte
più di 3000 persone e altre 36.000 erano rimaste ferite. Nel 1991-92 gli
sforzi tesi ad una riconciliazione produssero l’avvio di trattative con quattro
dei cinque partiti principali (il Sinn Féin rimase escluso). I negoziati
proseguirono nel 1993 e si conclusero con l’accettazione del Sinn Féin al
tavolo delle trattative, a patto che l’IRA cessasse le azioni terroristiche.
Il 31 agosto 1994 l'ala radicale dell’IRA (Provisional) annunciò la
completa cessazione delle operazioni militari, ponendo fine a venticinque
anni di combattimenti. Nell’ottobre dello stesso anno i gruppi armati
protestanti accettarono la tregua. Nel dicembre del 1994 iniziarono i primi
colloqui con il Sinn Féin, osteggiati da molti protestanti. Il cessate il fuoco
durò per tutto il 1995, nonostante momenti di forte tensione. I colloqui
multipartitici tuttavia non ebbero inizio, perché l’IRA non accettò di
8
consegnare le armi, come richiesto dal governo inglese. In seguito, con
l’intervento del presidente statunitense Bill Clinton, fu istituita una
commissione internazionale sul disarmo. La commissione propose un
disarmo graduale, che avrebbe dovuto avvenire parallelamente ai colloqui
ed essere controllato da un comitato internazionale, e l’elezione di
un’assemblea costituente, prospettiva che il governo inglese discusse a
lungo; entrambe le proposte furono invece approvate dal governo irlandese.
Il 9 febbraio 1996 l’IRA pose fine alla tregua con un attentato a Londra,
cui ne seguirono altri nei giorni successivi. John Major, primo ministro
inglese, decise di riprendere i colloqui di pace senza il Sinn Féin indissero le
elezioni per l’assemblea costituente.
Da queste elezioni, il Sinn Féin risultò il quarto partito: ciò nonostante
rimase escluso dalle trattative. Seguirono altri attentati dell’IRA.
Considerato l’aggravarsi della situazione, il governo irlandese annunciò che
avrebbe rivalutato i suoi rapporti con il Sinn Féin. Per la prima volta,
Dublino sostenne le richieste britanniche relative ad un cessate il fuoco
permanente dell’IRA e a un suo disarmo.
9
I. PROFILO STORICO
1. Prime notizie sull’Irlanda.
Le prime importanti tracce di vita sull’isola irlandese provengono
dalla valle del fiume Boyne e sono di rilevante importanza. Si tratta infatti
delle grandi tombe a corridoio di Dowth, Knowth e Newgrange contornate
da numerose tombe satellite. Queste furono costruite circa nel 3000 a.C.,
durante il periodo del neolitico, dai primi discendenti dei popoli arrivati
sull’isola ed erano i sepolcri dei re delle tribù. Costruzioni semplici,
decorate senza l’impiego di utensili metallici. Successive ondate di invasori
provenienti dalla Gran Bretagna, seguirono questi primi colonizzatori
introducendo però gli ornamenti di un popolo ancora più raffinato: gioielli
di bronzo o ferro, collari, orecchini ed armi. L’impronta più importante e
duratura su quello che sarebbe diventato il carattere irlandese, fu data dai
gaeli, giunti in Irlanda subito dopo queste prime immigrazioni. Ciò è
dimostrato dal fatto che la lingua gaelica
2
è rimasta la lingua ufficiale fino
a circa due secoli fa.
2
Il gaelico irlandese, è la lingua più antica del gruppo goidelico. Le prime testimonianze
scritte sono quelle delle iscrizioni ogamiche, presenti su circa 370 pietre tombali sparse
nell’Irlanda sudoccidentale ed in Galles. Databili a un periodo che va dal V al VIII secolo,
le iscrizioni riportano in maggioranza nomi propri. L’irlandese può essere suddiviso in
quattro periodi: antico (800-1000), medio-alto (1200-1500), medio (1200-1500) e moderno
(dal 1500). Il gaelico, che in origine era una lingua altamente flessiva, conserva
essenzialmente due casi, nominativo e genitivo, mentre il dativo sopravvive nel singolare
dei nomi femminili; i tempi verbali sono solo due nel modo indicativo. È parlata
principalmente nella parte occidentale e sudoccidentale della Repubblica d’Irlanda, dove è
10
Questa società ebbe un’amministrazione centrale non unitaria, visto che
era articolata su tribù, le quali rappresentavano per ogni irlandese la vera
patria. Ogni tribù obbediva ad un capo, o re provinciale, vassallo di un re
più potente, il re supremo di tutta l’Irlanda, il quale presiedeva ogni tre anni
l’assemblea dei re provinciali, ossia il parlamento delle tribù celtiche. I re
provinciali vivevano in permanente conflitto tra loro e questo testimonia in
un certo senso anche una propensione naturale alla violenza, che scandirà
poi tutta la storia di questo paese. Nonostante questa frammentazione il
popolo irlandese riusciva a condividere una lingua comune, uno stesso
codice di leggi (la Breon law) ed una tradizione di poesia orale e di musica.
Una cosa molto interessante da notare è il fatto che in questa terra non ci fu
mai un’espansione romana o greca. Questo perché le poche informazioni a
disposizione di queste due civiltà, furono sufficienti perché esse si facessero
una pessima opinione degli abitanti dell’Irlanda. Di ciò si rese portavoce
Strabone (60 a.C.-24 d.C.): “Sull’Irlanda non abbiamo notizia certa da
riferire, se non che i suoi abitanti sono più selvaggi dei britanni, antropofagi
e voraci. Ma sono tutte cose che diciamo senza averne testimoni degni di
fede”
3
.
una lingua ufficiale, e in parte anche nell’Irlanda del Nord: il gaelico fu parlato in tutta
l’Irlanda fino al XVII secolo. Nel secolo scorso, il numero di parlanti è sceso dal 50 al 20%,
nonostante il gaelico sia insegnato nelle scuole sin dal 1922 ed esista una grammatica
standard.
3
L. Salvadori-C. Villi, La questione irlandese, il Poligrafico, Padova 1997, p.18.
11
Tra il 432 ed il 462 l’Irlanda subì il processo di cristianizzazione a
seguito dell’apostolato di San Patrizio. La cristianizzazione fu un evento di
cruciale importanza nel turbine delle vicende storiche che investirono l’isola
nel corso dei secoli. La chiesa era organizzata su base monastica secondo lo
schema dei clan: l’abate era a capo non di una diocesi delimitata, ma di una
vera e propria tribù. Tale sistema favoriva quindi la conversione, perché una
volta convertito il re, o un capo, tutta la tribù lo avrebbe seguito. Nel
territorio di quella tribù si sarebbero quindi andati a moltiplicare quei centri
di cultura che furono i monasteri, ai quali vi si annessero in seguito le scuole
per l’educazione cristiana della gioventù. Furono proprio monasteri come
quelli di Clonmacnoise e Monasterboice il punto di partenza della nuova era
gaelica. In questi luoghi nacquero magnifiche opere d’arte come il Book of
Durrow ed il Book of kells, rispettivamente una trascrizione dei Vangeli del
VII ed VIII secolo.
Successivamente, intorno al V secolo, ci fu il processo di
alfabetizzazione latina della lingua gaelica che favorì la nascita degli
scriptoria monastici, i quali a loro volta contribuirono alla sostituzione della
tradizione orale con quella scritta.
Alla fine dell’ VIII secolo l’Irlanda non era più un paese unito, ma bensì
una terra dilaniata dalle continue lotte tra la monarchia suprema ed i re
delle varie province e tra questi stessi, venendo di conseguenza a mancare
12
quella coesione interna che li rendeva in grado di proteggersi da
un’eventuale invasione.
2. La prima grande invasione: i vichinghi.
Fu così che verso la fine del 700, l’Irlanda fu sconvolta dall’arrivo di
nuovi invasori che attraccarono lungo le coste di Dublino, riuscendo ad
impadronirsene verso la metà del IX secolo. Questi nuovi invasori
arrivarono a bordo di navi mai viste prima d’ora, tondeggianti, aperte, con
prora alta e con a bordo feroci guerrieri: i Vichinghi, conosciuti anche con
il nome di danesi. Di fronte alla debole resistenza dei prìncipi irlandesi,
costoro riuscirono facilmente a conquistare tutta l’isola, spargendo ovunque
terrore e sangue con saccheggi, razzie, massacri ed incendi di fattorie e
monasteri. Fu proprio in questi luoghi di culto che, per proteggersi dalle
feroci invasioni dei Vichinghi, furono costruite delle grandi torri, con
ingressi rialzati rispetto al livello del terreno e dotate di scale retrattili.
Nel corso delle loro interminabili guerre intestine, i re provinciali
approfittarono spesso di queste invasioni straniere, servendosene come aiuto
nelle guerre contro il re d’Inghilterra. Le invasioni ed i combattimenti
continuarono così fino all’XI secolo, quando Brian Boru, nuovo sovrano
dell’isola, riuscì nei pressi di Dublino a scacciare gli invasori. Le vecchie
colonie danesi passarono quindi sotto il dominio dei prìncipi indigeni,
13
integrandosi in breve tempo con la popolazione locale, di cui mutarono
lingua e costumi.
3. L’inizio del colonialismo inglese.
Il colonialismo inglese iniziò proprio a causa di una richiesta d’aiuto da
parte di un re provinciale irlandese. Questi guerrieri inglesi, sotto il
comando di Strongbow (il conte di Pembroke), furono ingaggiati dal re
Dermot Mac Murrough, nella sua guerra contro il re supremo. Fu così che
l’allora re d’Inghilterra, Enrico II, intervenne sull’isola con lo scopo di
ricondurre all’obbedienza Strongbow, dando però il via a sua insaputa a
quello che sarebbe stato l’inizio dell’invasione inglese. Nel 1156 Enrico II
riuscì ad ottenere dal Papa Adriano IV l’emissione di una bolla che lo
autorizzava a compiere la conquista dell’isola, sia per portare avanti una
riforma della Chiesa cattolica irlandese e sia per far pagare alla popolazione
le decime per il papato. Chiamato quindi in aiuto dal re Mac Murrough e
forte dell’autorizzazione pontificia, Enrico II organizzò immediatamente,
con truppe inglesi e gallesi, la conquista dell’Irlanda.
Il 1171 fu l’anno in cui la storia irlandese iniziò ad intrecciarsi con quella
inglese: questo intreccio rappresenta quella che sarà successivamente
chiamata la questione irlandese, che sì sarebbe poi aggravata e che oggi,
non è ancora del tutto risolta. Le regioni orientale e meridionale dell’isola si
ritrovarono sotto il diretto controllo della Gran Bretagna, mentre i prìncipi
14
provinciali conservarono i pieni poteri nel resto del paese continuando le
loro lotte intestine. Ma proprio la presenza di queste guerre fra re rivali,
fornirono all’Inghilterra, il motivo per cacciarli e confiscargli i loro
possedimenti. Nonostante ciò gli irlandesi considerarono Enrico II come il
loro protettore e pacificatore, nonché un moralizzatore della vita sociale e,
addirittura un riformatore, dopo che ebbe distribuito le terre confiscate fra i
suoi baroni. Tutto questo portò l’Irlanda a trovarsi in breve tempo sotto
l’imposizione di un regime feudale, che sostituì quella che era stata una
società basata su di un’organizzazione democratica di tipo tribale.
In seguito alla morte di Enrico II ci furono decenni di lotte fra i re
provinciali e fra questi ed i baroni inglesi e nonostante i continui interventi
dell’Inghilterra, sia di tipo militare e sia politico, la disgregazione del paese
fu inevitabile.
Nel 1314, approfittando della sconfitta inglese contro gli scozzesi nella
battaglia di Bannockburn, i re provinciali decisero di concedere la corona
reale d’Irlanda ad Edward Bruce, re di Scozia. Ma questa speranza di poter
capovolgere la situazione si infranse nel 1318 quando gli inglesi ebbero la
loro vittoria definitiva. Al tempo stesso però assunsero la consapevolezza
del fatto che, il disordine politico irlandese, non poteva essere vinto solo con
l’ausilio di corpi d’invasione. Iniziò a prender piede l’idea che fosse
necessaria una politica che tenesse i baroni inglesi saldamente uniti fra di
loro ed al tempo stesso separati dalla popolazione irlandese, con cui
15
tendevano a fondersi. Per questo motivo, il duca di Clarence, figlio di re
Edoardo III e marito di Elisabetta de Burgh, diretto erede delle province
dell’Ulster e del Connaught, nel 1361 radunò a Kilkenny un Parlamento che
decise per la proibizione dei matrimoni fra inglesi ed irlandesi vietando agli
uni di adottare gli usi religiosi e privati degli altri. Le conseguenze furono
drammatiche. Scoppiarono ribellioni a macchia d’olio in tutto il paese. Nel
XV secolo la situazione in Irlanda era ormai irrecuperabile e tragicamente
delicata. Ancora una volta però gli inglesi lavorando di astuzia riuscirono a
guadagnare qualcosa da questa situazione. Inviarono infatti in Irlanda di Sir
Edward Poynings, il quale radunò a Drogheda un nuovo Parlamento: il
risultato di questo incontro si concretizzò nell’impossibilità delle leggi
irlandesi di aver effetto senza la sanzione del Consiglio Privato del re
d’Inghilterra, mentre le leggi emanate in Inghilterra avrebbero avuto valore
anche in territorio irlandese (Poyninqs Act, 1495). Questa situazione portò
naturalmente l’Irlanda ad essere una sorta di dépendance del regno
d’Inghilterra.
Nel 1541, con la proclamazione a re d’Irlanda di Enrico VIII, i prìncipi
irlandesi divennero definitamene vassalli del re e soggetti di conseguenza a
sottostare alle leggi inglesi. Furono inoltre vietati i ricorsi alla giurisdizione
papale.
16
II. I GRANDI CAMBIAMENTI DEL XX SECOLO
1. Nascita delle prime società rivoluzionarie irlandesi e del partito
del Sinn Féin.
Gli irlandesi che emigrarono in America in seguito alle varie vicende
storiche del passato, portarono con loro anche quel desiderio di far nascere
delle associazioni clandestine, sogno reso possibile in America
dall’appoggio offertogli delle organizzazioni feniane già presenti negli
USA. Fu grazie ad esse che nel 1849 venne costituita negli Stati Uniti
l’Unione Repubblicana Irlandese, un’organizzazione dotata di una struttura
militare. Sempre in quegli stessi anni, nel 1853, nacque un’altra società
rivoluzionaria, questa volta però in Irlanda alla quale venne dato il nome di
Associazione per il Monumento a Emmet
4
. Questa si proponeva il fine di
raccogliere soldi per la costruzione di un monumento a Robert Emmet, ma
in realtà il suo vero scopo fu quello di raccogliere fondi per garantire la
sopravvivenza ed il funzionamento delle organizzazioni clandestine
esistenti. Questa società che rincorreva il sogno dell’indipendenza
dell’Irlanda, si diffuse rapidamente fra gli emigrati irlandesi negli Stati
Uniti. Addirittura i suoi capi riuscirono a prendere contatti con i russi
4
Robert Emmet, protestante, condizionato dalle idee degli irlandesi, fu il protagonista di
una disperata rivolta personale, attuata con l’ausilio di pochi uomini e di poche armi, con il
solo scopo di scuotere la coscienza degli irlandesi e incitarli al combattimento per
l’indipendenza dell’isola. La rivolta si tramutò in un fallimento ed Emmet fu condannato
all’impiccagione.
17
presenti a Washington e a New York, per riuscire ad ottenere degli aiuti da
utilizzare per organizzare una spedizione armata contro l’Inghilterra da parte
irlandese. Gli irlandesi pensarono bene di organizzare questo attacco proprio
mentre l’Inghilterra era in guerra contro la Russia nella guerra di Crimea,
scoppiata nel 1854. In breve però la guerra di Crimea finì, l’aiuto da parte
dei russi non arrivò, il progetto irlandese dell’indipendenza non si realizzò e
1’Associazione Emmet si avviò verso un inevitabile declino. Dopo qualche
anno i patrioti irlandesi, spinti dai feniani americani, ritennero che i tempi
fossero ormai maturi per iniziare i preparativi di una nuova rivoluzione
questa volta però su ampia scala. A tal proposito fu così costituita una nuova
associazione in Irlanda denominata Fratellanza Keniana. A Dublino il 17
marzo 1867, giorno di San Patrizio, alcuni membri dell’Associazione
Internazionale Marxista dei Lavoratori ed alcuni esiliati, diedero vita ad una
nuova organizzazione clandestina, che riunì in sé anche la Fratellanza
Keniana, e assunse la denominazione di Irish Republican Brotherhood
5
(IRB).
A questo punto vi era ormai sempre più bisogno di far nascere un
soggetto politico più radicale, che non si lasciasse portare a compromessi
con il potere britannico.
5
L. Salvadori-C. Villi, La questione irlandese, il Poligrafico, Padova 1997, p.42.