Nota:
La grandezza dei caratteri utilizzati in questa tesi
sono decisamente più grandi di quanto è la
normalità. Il motivo di questa scelta non è dovuto
alla volontà di far apparire il lavoro svolto più
corposo di quanto non sia, ma alla coerenza con
l’argomento della tesi. Una parte importante di
questo scritto è indirizzato alla ricerca di come
rendere più accessibile il contenuto a persone
ipovedenti. Ho ritenuto quindi corretto rispettare la
prima, semplice e fattibile, regola delle linee guida
all’accessibilità: utilizzare caratteri grandi per il
testo che potrebbe essere stampato.
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Introduzione
Questa tesi affronta tre temi, due di grande attualità: la nuova
generazione di tablet e la produzione di eBook sempre più distanti
dal concetto classico di “libro”. Ovviamente questi due temi sono
strettamente connessi in quanto il primo è uno strumento su cui può
essere letto il secondo. Il terzo tema, la disabilità, non è di attualità,
ma nasce spontaneamente quando ci si accorge che la sinergia dei
primi due può dare luogo a un cambiamento inaspettato nella
qualità di vita di una notevole parte di disabili; ciechi, ipovedenti e
coloro che soffrono di vari disturbi visivi. Lo scopo generale della
tesi è quello di capire se, come e attraverso quali metodologie,
l’introduzione dei tablet a livello di istruzione universitaria potesse
portare un miglioramento nel rendimento globale degli studenti in
generale con un interesse particolare a quelli con difficoltà visive.
Per cercare queste risposte ho iniziato esponendo nel capitolo 1 (I
dispositivi PMLKE) il gruppo di dispositivi all’interno del quale si
poteva definire genericamente il tablet, e cioè i dispositivi PMLKE
(Personal Mobile Learning & Knowledge Environments). Un
gruppo che comprende svariati dispositivi in cui le caratteristiche
che li contraddistinguono tendono a sfumare sempre di più, con
smartphone che ingigantiscono e sembrano tablet, tablet che
rimpiccioliscono e telefonano, con lettori dedicati di eBook
(eReader a inchiostro digitale) che diventano a colori e vorrebbero
supportare i video. Individuato il gruppo di appartenenza nella
sezione 1.1 ho cercato di capire quale dispositivo offrisse le migliori
potenzialità a docenti e studenti (sempre considerando anche quelli
con deficit visivi) individuando nel tablet iPad della Apple quello
che alla data odierna sembra offrire un “ecosistema” più completo e
affidabile. Nel capitolo 2 (Tablet: aspetti pedagogici e didattici) ho
cercato di indagare quali fossero gli aspetti pedagogici e didattici
che l’uso del tablet poteva modificare, creare o influenzare
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all’interno di un sistema collaudato, e spesso abitudinario, quale
quello accademico. In questa indagine ho ritenuto interessante
riportare un progetto di ricerca australiano [Oldfield,2011] che ha
applicato il metodo del costruttivismo sociale attraverso un
approccio pragmatico per individuare gli stessi aspetti oggetto della
mia ricerca. La differenza tra questo progetto ricerca e gli altri che
analizzo nelle sezioni successive è che i soggetti del gruppo
campione sono principalmente gli stessi docenti, e solo in ricaduta
gli studenti. Questo cambiamento d’approccio mi permette di
considerare quali siano gli effetti e le conseguenze sia sui docenti,
come in questo caso, che sugli studenti nei casi successivi. Prima di
affrontare i casi di progetti e ricerche italiani ed esteri nella sezione
2.1 (Le modalità “Lean Back” e “Lean Forward”) affronto il tema di
quale tipo di coinvolgimento si attua con l’uso dei tablet per capire
a quale altro media si può avvicinare di più nella realtà di un uso
quotidiano. In contrasto con il mio tentativo di trovare una categoria
definita in cui catalogare il tablet la risposta che ho trovato più
soddisfacente è quella del designer Craig Mod [Mod, 2011]. Egli
descrive la necessità di creare contenuti per tablet in modo che
potessero essere consumati in tre modi diversi: Bed, Knee e
Breakfast individuando metaforicamente le tre posizioni d’uso
quotidiano (vicino, medio e lontano). In pratica le modalità d’uso e
il corrispondente livello di attenzione e partecipazione variano
durante la giornata grazie alla poliedriticità del dispositivo. Un
punto di vista che trova conferma anche nelle sezioni 2.2 (Casi
Italiani) e 2.3 (Casi all’estero). In ognuna di queste sezioni prosegue
la ricerca di quali siano gli effetti sulla popolazione studentesca
affrontando i casi di due progetti di ricerca italiani e di due esteri.
Per quanto riguarda l’Italia la scelta è molto ristretta e ricade sul
progetto della Fondazione Ikaros e del Liceo Scientifico “Lussana”
di Bergamo. Nel primo caso ci troviamo di fronte ad una scuola
professionale che, grazie al fatto di non essere eccessivamente
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legata alle direttive ministeriali per i testi scolastici, ha effettuato la
coraggiosa scelta di dotare tutti i sui studenti di un iPad su cui
riporre i contenuti scolastici. Purtroppo sono stati pubblicati solo
una minima parte dei risultati della sperimentazione, che è ancora in
corso, e quindi si può estrapolare solo che la percezione del nuovo
strumento tecnologico, da parte di studenti e docenti appare nel
complesso positiva, pur senza avere riscontri oggettivi concreti che
lo confermino. Nel secondo caso, quello del Liceo di Bergamo i dati
sono più concreti e oggettivizzati anche se la sperimentazione è
ancora in corso [Bardi, 2011]. Un dato abbastanza certo è che il
primo approccio attraverso eReader ad inchiostro digitale ha dato
risultati deludenti, mentre il seguente approccio utilizzando degli
iPad ha fornito buoni spunti di riflessione e un parere molto più
positivo. Le riflessioni finali [Bardi, 2011] che riguardano la
convergenza tra innovazione tecnologica ed educazione vengono
riportate alla fine della sezione . La disamina dei progetti di ricerca
prosegue andando ad indagare quali sono i risultati all’estero, dove
la sperimentazione è iniziata un anno prima dando modo di avere
molti casi interessanti e circostanziati a tutti i livelli di istruzione.
Nella sezione 2.3 prendo in esame i risultati della ricerca della
Pepperdine University [Hoover, 2011] e quelli della University of
Notre Dame [Angst, 2010]. Sinteticamente, in ambedue i casi gli
studenti hanno una percezione molto alta del valore didattico
dell’iPad, pur non mancando difetti e manchevolezze. Molto
prudentemente il corpo docente consiglia di aspettare prima di
pensare ad una adozione di massa, ma riscontra anche che nulla osta
ad una adozione spontanea e personale dato che si è comunque
individuato un valore positivo nei cambianti avvenuti in seguito alla
sperimentazione. Dopo una veloce disamina dei principali formati
per creare eBook multimediali e interattivi, nel capitolo 3 affronto il
tema “Università e disabili”, portando alla luce quanto possa essere
importante un tablet iPad per chi soffre di deficit visivi, nonché di
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quanto sia importante produrre contenuti a loro accessibili. Il primo
passo nell’affrontare il tema è stato quello di rendere conto delle
dimensioni del problema e dell’incidenza in ambito universitario
avvalendomi delle ricerche ISTAT che fotografano la situazione
negli anni dal 2000 al 2006, con un focus particolare sui dati
2004-2005 che sono più o meno gli ultimi disponibili. Inquadrata la
dimensione del fenomeno pongo attenzione sul problema di come
gestire una lezione quando si hanno dei disabili visivi in aula
(Sezione 3.1). Il primo problema che ho affrontato è il necessario
cambiamento delle abitudini del docente in aula. Poche e semplici
regole di buon senso [A V1, 2005] permettono di evitare che
l’abitudine di trattare con normodotati possa influire negativamente
sul rapporto con chi non lo è. Nella sezione 3.2 affronto il problema
di come preparare i contenuti e pianificare le lezioni [Bühler, 2004]
per soddisfare le diverse necessità che si vengono a creare in questi
casi in aula. Nella sezione 3.3 questa tesi espone una ricerca sul
difficile compito di come descrivere le immagini a chi non ha mai
avuto una memoria visiva o a chi l’ha persa da tempo distinguendo
tra la descrizione del video [A V3, 2009], quella delle immagini
STEM (Science, Technology, Engineering and Math) [Gould, 2008]
e quella delle immagini artistiche o museali [A V5, AEB]. Queste
sezioni sono molto corpose per due motivi: il primo è che il
problema è veramente complesso e le variabili in gioco sono
veramente molte, il secondo è dato dal fatto che l’aiuto che un non
vedente, o un ipovedente, può ricevere dalla sinergia tra iPad e
contenuti accessibili è veramente capace di far fare un balzo
notevole alla loro qualità della vita. Per uno studente normodotato
poter utilizzare un iPad è interessante e forse lo aiuta leggermente
nello studio e nella socialità, ma per un disabile visivo può
significare non doversi portare sempre appresso ingombranti e
costose apparecchiature di ausilio, poter studiare con gli altri
utilizzando lo stesso strumento e non un apparecchio “speciale” che
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lo faccia sentire “diverso” e infine un aumento della sensazione di
libertà sociale e fisica. Nella sezione 3.4 indago sulle possibilità che
ha l’iPad di essere collegato con hardware e software specifico per
ciechi per capire fino a che punto un semplice tablet possa
sostituire, quando possibile, altre apparecchiature e quanto possa
diventare un risparmio invece di un costo. Nell’ultima sezione, la
3.5 esploro quali possibilità esistono di produrre eBook
multimediali e accessibili senza avere particolari conoscenze
informatiche e senza implicare laboriosi e lunghi procedimenti.
Purtroppo al momento sembra che esista solo una via percorribile,
quella di usare hardware e software della Apple, l’unica che è
riuscita a creare gamma di prodotti e soluzioni chiusi verso
l’esterno, ma estremamente sinergici tra loro. Il capitolo 4 è
dedicato alle conclusioni finali che qui sintetizzo:
l’uso dell’iPad in ambito universitario è oggi sicuramente utile, ma
non fondamentale,
l’iPad non può sostituire il PC o un notebook, ma può essere un loro
compagno ideale,
i maggiori cambiamenti non sono provocati da ciò che un iPad può
fare, ma da come può cambiare la prospettiva, la socialità e
l’approccio didattico,
una introduzione, anche lenta, dei tablet spinge a ripensare i
contenuti in forme nuove e inedite,
un eBook prodotto con i nuovi formati tipo EPUB3 e iBooks è
capace di coniugare: la rigorosità di un “white paper”, la modalità
“story telling” e il tutto all’interno di un layout con una grafica
accattivante,
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per un utente cieco o con deficit visivi è un ausilio estremamente
importante,
per una Università che voglia fornire un accesso facilitato ai disabili
visivi è un potente strumento didattico e un fattore fortemente
socializzante.
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Capitolo 1
I dispositivi PMLKE
(Personal Mobile Learning & Knowledge Environments)
PERSONAL COMPUTER: DALLA
SCRIVANIA ALLE TUE MANI
Nel corso degli ultimi anni lo sviluppo della tecnologia ha permesso
di concretizzare nella realtà quotidiana oggetti che prima erano solo
nelle fantasie degli scrittori di fantascienza. La produzione di nuovi
strumenti permette di ipotizzare nuove e interessanti possibilità di
uso e di interazione. Questo vortice di idee e strumenti rende ogni
giorno più difficile metabolizzare e integrare il loro uso in alcuni
aspetti della vita quotidiana quali, ad esempio, la formazione
scolastica e universitaria.
Nell’elettronica di consumo si sono affacciate tecnologie di
dispositivi che hanno fatto della portabilità e della connessione
continua ad internet il loro punto di forza; i sistemi PMLKE
(Personal Mobile Learning & Knowledge Environments). Questi
strumenti sfruttano le tecnologie hardware più avanzate quali:
piccoli schermi ad alta risoluzione, dimensioni ultracompatte,
potenza di calcolo e interfacce di controllo diverse dalla classica
tastiera e mouse per farli diventare un grimaldello universale per
rendere accessibile ogni cosa. Possono essere usati come telefono,
videocamera, macchina fotografica, registratore, televisione, libro,
rivista e, ovviamente, per tutti i classici usi che un computer può
eseguire. Non è un caso che sia diventato famoso il claim “C’é
un’App per questo” parlando di uno dei più famosi di questi
strumenti (iPad della Apple) e intendendo dire che esiste una
applicazione pensata per aiutarti in ogni tipo di problema.
Nell’ampio panorama dei sistemi PMLKE uno in particolare spicca
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