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INTRODUZIONE.
Questo lavoro nasce come progetto di risposta alle numerose domande che mi
sono posto, studiando la storia d’Europa, gli sviluppi politici e le relazioni
internazionali inerenti al periodo tra le due guerre mondiali.
È scontato ricordare come gli effetti della grande guerra sono stati devastanti sul
fronte sociale, economico, politico e diplomatico e quanto la rivoluzione russa,
avvenimento di interesse mondiale, contribuì a modificare le relazioni internazionali:
il pericolo di una rivoluzione, che dilagasse nel continente europeo, non faceva
dormire sonni tranquilli alle classi dirigenti dei paesi democratici e capitalistici. La
crisi economica del 1929, gettò nel caos governi e popoli, dilaniati da inflazione,
disoccupazione, povertà e problemi finanziari. Era il terreno più fertile per attuare la
rivoluzione comunista, ma era anche l’opportunità, per partiti ultranazionalisti, di
attrarre consenso con discorsi inneggianti alla Nazione, al popolo e alla sua identità,
alla sua unione e alla sua forza. Dal momento in cui si cominciò a vedere la fine del
tunnel, dal momento in cui gran parte dell’Europa si era gettata a capofitto nelle
mani di diverse ideologie, le relazioni internazionali mutarono e imboccarono la via
che avrebbe portato al “mostruoso connubio” del 1939.
Le domande che mi sono posto, e alle quali, in questo lavoro, ho tentato di
rispondere, sono molto semplici, ma racchiudono in esse ciò che serve a intuire la
portata complessiva e il significato dell’evoluzione diplomatica di quegli anni.
Premetto che, anche se l’argomento di cui tratto si presta a diversi tipi di
interpretazione, ad esempio di tipo politico o sociologico, ho voluto seguire in modo
chiaro e, soprattutto, molto lineare il succedersi degli avvenimenti. Ne risulterà un
lavoro di ricognizione storica che attraversa gli anni trenta, per arrivare ad analizzare
le relazioni tra Urss e Germania nazista nel 1939.
Nell’immaginario collettivo, uno stato comunista e uno fascista non avrebbero mai
potuto, e non potrebbero mai, arrivare a stringere rapporti di amicizia e
collaborazione. Ma la storia ci insegna che è meglio non dare niente per scontato, i
luoghi comuni sono fatti per essere smentiti. Vedremo, qui di seguito, come Hitler e
Stalin, dopo un percorso di sei anni, che li vide protagonisti con avverse fortune,
arrivarono a intrecciare rapporti molto stretti, sfociati nel patto di non aggressione
del 23 agosto. Fu la bomba diplomatica del secolo.
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Dobbiamo quindi chiederci: quali furono il processo diplomatico, l’evoluzione degli
equilibri internazionali e gli interessi che portarono ad una così innaturale intesa?
Nel sistema europeo degli anni ’30, figlio della grande guerra e dall’assetto di
Versailles, cosa non funzionò? Quali, e di chi, sono le maggiori responsabilità? Il
graduale avvicinamento tra Germania e Unione Sovietica come si è evoluto? Come e
perchè è sfociato in un accordo di non aggressione e, poi, in uno di collaborazione?
Nel testo non si trovano esplicite risposte a questi quesiti; ho tentato, con una
narrazione prettamente cronologica, di mettere in risalto gli avvenimenti, a mio
avviso, più rilevanti, spiegando, volta per volta, come questi si riflettessero sulle
nazioni protagoniste del mio lavoro. L’appeasement quanto la sconfitta della politica
di sicurezza collettiva, la guerra civile spagnola come la conferenza di Monaco,
furono tutti segni evidenti del clima europeo e delle relazioni tra stati ad esso
connesso. È sicuramente possibile sostenere che, fino all’estate del 1939, Hitler fu il
protagonista incontrastrato nelle relazioni internazionali: vincitore di battaglie senza
colpo ferire, costitutore di una nuova potenza tedesca, capo del fronte aggressivo-
revisionista e uomo elogiato come il più grande e affidabile anticomunista. Stalin,
invece, passò gli anni ’30 alla perenne ricerca di costruire un fronte compatto delle
potenze dell’Europa centro-orientale e, una volta abortito questo progetto, di una
collaborazione antihitleriana. I suoi progetti fallirono miseramente, recepiti con
poca considerazione da coloro ai quali il dittatore sovietico li proponeva; l’Unione
Sovietica, a poco a poco, per suo volere, e per l’atteggiamento degli altri stati,
scivolò nell’isolamento.
Il 1939 cambiò tutte le carte in tavola e, all’interno della trattazione, lo vedremo.
Su questo anno, tanto importante per la storia del mondo e dell’umanità, pensavo di
saperne abbastanza e invece, cominciando questo lavoro, mi sono imbattuto in
avvenimenti che mai avrei pensato fossero accaduti. Sono sempre stato un grande
appassionato di storia contemporanea; ho letto molti libri sulle cause della seconda
guerra mondiale e sulle politiche degli anni trenta, ma mai un libro che trattasse
specificamente di relazioni internazionali inerenti a questo periodo. L’idea di
cimentarmi con questo progetto è nata in seguito alla lettura di due libri,
completamente diversi tra loro: Le origini della seconda guerra mondiale di Alan
Taylor, libro molto discusso e controverso, che non indica in Hitler l’artefice e il
principale responsabile del conflitto, ma in chi negli anni non lo ha contrastato e gli
ha servito su un piatto d’argento la possibilità di accrescere la potenza tedesca;
l’altro testo è Il patto Hitler-Stalin e la spartizione della Polonia dello storico marxista
Arturo Peregalli. Questi due testi mi hanno reso consapevole delle lacune che avevo
nella conoscenza di detto periodo, ma non avrebbero mai potuto contenere la gran
mole di informazioni necessarie a scrivere una tesi in modo esauriente ed esaustivo.
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Ringrazio, perciò, il Prof. Luciano Monzali, mio relatore, per avermi indicato i testi
che mi hanno reso possibile lavorare con basi solide e con la consapevolezza di
molteplici punti di vista. I volumi, che durante la stesura, sono diventati i pilastri del
mio lavoro sono: Il patto Hitler-Stalin. 1939-1941, di Philipp W. Fabry, monumentale
trattazione totalmente incentrata sul tema da me scelto; Stalin e la guerra
inevitabile. 1936-1941, di Silvio Pons, che ripercorre i principali avvenimenti europei
dal punto di vista sovietico; il secondo volume della biografia hitleriana di Ian
Kershaw, Hitler:1936-1945, che, oltre a riportare gli avvenimenti salienti della
politica estera del Reich, è un’ottima fonte di notizie sulle dinamiche interne al
potere tedesco di quegli anni; e, infine ma non da ultima, la Storia della seconda
guerra mondiale, vol. I, di Winston Churchill. Nelle ultime pagine, è comunque
consultabile la bibliografia completa.
Nei testi che ho studiato, molti argomenti sono trattati e spiegati in modo
differente da autore a autore e ho dovuto, per forza di cose, crearmi un pensiero e
una linea da seguire nella comprensione dei diversi accadimenti. É stata la parte più
divertente, di un lavoro abbastanza impegnativo, e ho cercato di rifarmi a quanto il
Taylor ammette nella prefazione al suo lavoro sulle cause del secondo conflitto
mondiale. Lo storico inglese, parlando degli storici, e io premetto di non sentirmi
nemmeno lontanamente paragonabile a questi “curiosi scienziati”, scrive: <<spesso
non amano ciò che è accaduto, oppure vorrebbero che le cose fossero andate
diversamente; ma non ci possono far nulla: devono limitarsi a testimoniare la verità
così come la vedono...>>. Questo è ciò che ho provato a fare, dando risalto ad un
avvenimento più che ad un altro, riportando un discorso piuttosto che quello della
sua controparte, accennando ai fatti che per me sono stati i più significativi, in
relazione al tema trattato.
In chiusura di questa breve introduzione, voglio sottolineare che, a mio avviso, le
relazioni tra Germania nazista e Russia comunista, le quali accantonarono lo scontro
ideologico, mostrano come due modi di concepire lo Stato e la vita, il potere e la
società, diametralmente opposti, possano, per precisi interessi nazionali, scendere a
patti e collaborare. Quelli di agosto e settembre, non furono patti di vera amicizia, le
idee contrastanti e gli odi rimanevano; ci fu collaborazione, questo è vero, ma il
passare degli anni dimostrò come il conflitto tra i due sistemi fosse inevitabile. Il
connubio tra due ideologie contrastanti è paragonabile ad un matrimonio di
interesse: è tanto difficile che l’amore possa sbocciare, quanto è facile che le
tensioni portino all’inevitabile rottura.
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Desidero innanzitutto ringraziare il Professor Luciano Monzali per i preziosi
suggerimenti e per il tempo dedicato alla mia tesi. Devo ringraziarlo, inoltre, per
avermi indicato il miglior materiale su cui poter lavorare. Ringrazio l’Università degli
Studi di Bari, sottolineando la grande disponibilità degli addetti della Biblioteca
centrale di Lettere, Filosofia e Scienze della Formazione, della Biblioteca del
Seminario giuridico e del Dpartimento di Scienze storiche e sociali. In più, mi
congratulo per la quantità e la qualità del materiale messo a disposizione di noi
studenti. Sono grato alla Biblioteca Comunale di Maschito, che, dopo anni di
insensata chiusura, grazie al lavoro di persone responsabili è tornata a rendere un
elogiabile servizio alla piccola comunità di cui faccio parte.
Ringrazio tutti coloro che sono stati al mio fianco in questi mesi, sostenendomi e a
volte spronandomi. Infine, il grazie, più grande e più sentito, è rivolto ai miei genitori,
i quali con enormi sacrifici e tanta pazienza, mi hanno messo in condizione di
intraprendere il percorso che qui si conclude.
Grazie a tutti voi.
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CAPITOLO 1.
Attivismo tedesco e isolamento russo. L’Europa dal 1933 al 1938.
La notte tra il 23 ed il 24 agosto del 1939 venne firmato a Mosca il Patto di non
aggressione tra Urss e Germania. Il trattato conteneva accordi politico-militari di
vastissima portata; è quindi lecito chiedersi come sia stato possibile giungere ad una
così profonda intesa tra due potenze che, nell’immaginario collettivo, odierno e
dell’epoca, erano politicamente ed ideologicamente agli antipodi?
Winston Churchill definì così la stipulazione del trattato:
solo il dispotismo totalitario che dominava le due nazioni poteva affrontare l’odiosità di un
gesto così innaturale. Non si sa se esso repugnasse maggiormente a Hitler o a Stalin, ma è
certo che ambedue sapevano di doverlo considerare soltanto come un espediente di breve
durata. L’antagonismo tra i due imperi e i due sistemi era mortale.
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L’accordo del 23 agosto 1939 non era solamente un patto di non aggressione, un
protocollo segreto, venuto alla luce durante il processo di Norimberga, stabiliva
come Germania e Urss dovessero spartirsi la Polonia e istituire la linea di
demarcazione delle rispettive sfere di influenza nel territorio degli stati baltici e nel
sud-est europeo. In base al patto, i due contraenti si impegnavano a desistere da
ogni reciproco attacco, a non intervenire in aiuto di una terza potenza che avesse
attaccato una delle due parti e a rispettarne la validità per dieci anni. Questo
avvicinamento venne, poi, cementato da un “patto di amcizia” stretto all’incirca un
mese più tardi. Come tutti sanno però, la durata non fu rispettata da Hitler che, nel
1941, attaccò l’Unione Sovietica.
La stipulazione di questi accordi, quindi, fu solo una parentesi nelle relazioni
internazionali di quell’anno o manifestava una effettiva volontà di cooperazione, poi
abortita? Quali prospettive e quali auspicati vantaggi spinsero due sistemi tanto
diversi a scendere a patti? Cosa poteva essere fatto per evitare questo
avvicinamento e, con esso, la catastrofica guerra che ne derivò?
1
W. Churchill, La seconda guerra mondiale. Da guerra a guerra, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1948,
p. 428.