7
Introduzione
La scelta di frequentare il curriculum di Infanzia rappresenta
il naturale completamento di un percorso formativo iniziato nel
2008 nell’indirizzo della scuola Primaria. Grazie alla sua offerta
formativa, questo duplice corso di studi in Scienze della
Formazione Primaria mi ha permesso di arricchire il personale
bagaglio di conoscenze ed esperienze a livello didattico.
L’impostazione formativa, capace di calibrare adeguatamente
aspetti teorici e pratici, mi ha permesso di colmare molte lacune
che il precedente corso di laurea in Lettere Moderne, seppur
conseguito brillantemente, mi aveva lasciato. La precedente
formazione era infatti basata essenzialmente sulla preparazione
contenutistica dell’insegnante, tralasciando gli aspetti didattici.
Si comprende allora il mio motivato interesse per quanto
concerne la didattica, che ho potuto approfondire in ambito
generale nella precedente tesi, sviluppata intorno all’allestimento
di ambienti di apprendimento, e in ambito specificatamente
disciplinare in quest’ultimo corso di studi, concentrandomi sulla
dimensione pratica e disciplinare, che ha caratterizzato il mio
percorso formativo ed è basilare nella professione che ho scelto.
Fin dal mio ingresso nella scuola dell’obbligo ho avuto la
possibilità di confrontarmi con l’apprendimento della lingua
inglese, che mi ha affascinato da subito, per cui ho sviluppato una
naturale preferenza, che nel corso degli anni mi ha portato a
studiarla anche al di fuori del contesto scolastico.
8
La metodologia allora in auge era di matrice grammaticale e
comportamentistica, mentre nel percorso universitario ho potuto
approfondire lo studio di tale lingua in maniera strettamente
interconnessa alle teorie dell’apprendimento e anche nella sua
naturale funzione comunicativa.
Questo lavoro s’interroga sull’opportunità dell’introduzione
della lingua inglese nella scuola dell’infanzia alla luce delle recenti
direttive europee nell’ambito dell’istruzione. La spinta europea
verso l’abbassamento dell’età di esposizione ad una seconda
lingua è stata dettata da precise ragioni ed è stata monitorata
mediante apposite sperimentazioni nelle scuole.
Consapevole della stretta relazione tra teoria e prassi che si
esplica nella progettazione, nell’azione didattica e nella relativa
valutazione, ho affrontato l’argomento sia analizzando documenti
legislativi e testi scientifici, specialmente di ambito psicologico e
didattico, sia sperimentandolo in prima persona mediante la
realizzazione di un progetto nella sezione «Coccinelle» della
scuola Giovine Italia di Genova.
Questo lavoro mi ha quindi permesso di poter coniugare
l’apprendimento teorico, approfondendo produttivi apporti
disciplinari, a quello pratico, grazie all’esperienza di tirocinio
diretto, che a sua volta ha previsto momenti di confronto e
riflessione con i supervisori durante le riunioni di tirocinio indiretto.
Ha inoltre contribuito ad allenarmi alla pratica dell’osservazione e
dell’autoriflessione: all’interno del setting didattico mi muovevo sia
come insegnante facilitatore dell’attività sia come osservatore
esterno per interrogarmi sull’efficacia di quanto proposto in
relazione al percorso formativo degli alunni.
9
Nel primo capitolo viene affrontato l’argomento nell’ottica
della normativa europea. La Comunità europea ha indicato lo
studio delle lingue straniere come una delle competenze chiave
per ogni cittadino comunitario.
Nell’ottica di costruire uno spazio comune competitivo,
innovativo e produttivo, in cui è garantita la mobilità di ciascun
individuo nell’ambito dello studio e del lavoro, la Comunità
europea ha promosso l’introduzione dello studio di due lingue
comunitarie. Il traguardo da raggiungere è la formazione di
cittadini plurilingue e in quest’ottica sono state finanziate ricerche
teoriche e sperimentali che mirano a valutare i vantaggi in ambito
educativo e formativo di tale obiettivo.
La centralità dell’istruzione e della formazione nell’ambito
delle politiche della Comunità europea si è concretizzata nel
Consiglio europeo di Lisbona del 2000, il quale ha indicato
l’obiettivo di far diventare l’Unione europea un’economia basata
sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo per
rispondere efficacemente alle sfide poste da una nuova
economia, che trae slancio dalla conoscenza ed è caratterizzata
dalla globalizzazione. In questa occasione il Consiglio europeo ha
riconosciuto con forza il ruolo svolto dai sistemi d’istruzione e di
formazione nella strategia economica e sociale e per il futuro
dell’Unione. Nel 2002 a Barcellona il Consiglio europeo ha messo
in rilievo l’importanza dell’apprendimento precoce delle lingue,
dando nuova visibilità al ruolo dell’istruzione prescolare.
Nel secondo capitolo viene presentata una fotografia della
situazione italiana attuale. La scelta della familiarizzazione della
lingua inglese nella scuola dell’infanzia è facoltativa. Sono le
10
scuole a decidere se e come organizzarne l’insegnamento a
seconda delle risorse a disposizione. Frequentemente l’approccio
alla lingua inglese viene inserito nel Piano dell’Offerta Formativa
sotto forma di attività laboratoriale. Coerentemente alle Indicazioni
Nazionali per il Curricolo, tale disciplina viene affrontata in
maniera trasversale, declinandola sui diversi campi di esperienza
per adattarla ai bisogni formativi dei bambini d’età prescolare.
In accordo con i programmi europei di promozione delle
lingue l’apertura alla conoscenza dell’inglese nella scuola
dell’infanzia è stata sperimentata in centocinquanta istituti italiani
mediante il «Progetto Lingue 2000», determinando nel Ministero
dell’Istruzione la necessità di attualizzare le precedenti Indicazioni
per il Curricolo in considerazione dei cambiamenti sociali
avvenuti, tra i quali spicca il fenomeno del plurilinguismo. In
questa direzione anche il percorso di formazione dei docenti è
stato recentemente rinnovato, prevedendo un unico profilo in
uscita, abilitato all’insegnamento nella scuola primaria e
dell’infanzia, specializzato nell’insegnamento della lingua inglese.
Nel terzo capitolo vengono considerati i modelli e le teorie
dell’apprendimento della lingua in modo da avere un quadro
teorico di riferimento all’interno del quale s’inserisce
l’apprendimento dell’inglese rivolto ai bambini di età prescolare.
Il dibattito è ruotato intorno a interrogativi fondamentali al
fine di saper proporre in maniera opportuna la disciplina,
scegliendo adeguatamente la metodologia e gli strumenti idonei.
Gli studiosi hanno indagato in particolare sull’esistenza di
conoscenze innate che governano l’acquisizione del linguaggio
piuttosto che sulla loro provenienza dall’esterno; sull’esistenza di
11
meccanismi generici o altrimenti dominio specifici
nell’acquisizione del linguaggio; sul ruolo che svolge il contesto
linguistico in cui il bambino vive.
Differenti concezioni dell’apprendimento determinano di
conseguenza l’adozione di metodologie e strumenti diversi e sono
alla base dell’approccio che l’insegnante sceglie nell’affrontare e
proporre la propria disciplina.
Nell’ambito della scuola dell’infanzia l’insegnamento
dell’inglese deve tener conto delle caratteristiche dei bambini
d’età prescolare e delle loro modalità di approccio, promuovendo
lo sviluppo dell’identità, dell’autonomia, della competenza in
senso globale e unitario e dell’educazione alla cittadinanza.
Nel quarto capitolo vengono analizzati i differenti metodi e
metodologie, esaminandone le caratteristiche, le modalità e i
riferimenti teorici di cui sono espressione.
Il quadro d’insieme degli approcci che si sono avvicendati è
propedeutico alla presentazione della metodologia scelta per il
progetto proposto ai bambini di cinque anni della sezione
«Coccinelle». Tra i differenti metodi analizzati viene individuato e
motivato quello che è sembrato il più idoneo per gli alunni a cui
sarebbe stato rivolto e per il contesto dove sarebbe stato agìto.
Ciò all’interno della cornice delle indicazioni ministeriali, in
particolare quelle relative al campo d’esperienza «I discorsi e le
parole», affinché rispondesse all’esigenza di contribuire allo
sviluppo delle potenzialità cognitive, affettive e sociali dei bambini
in vista del raggiungimento delle mete generali del loro percorso
formativo.
12
Nel quinto capitolo viene presentata l’attività didattica svolta
nelle sue componenti essenziali di progettazione, azione e
valutazione. Tali componenti sono strettamente interconnesse e
danno origine a una riflessione conclusiva sull’agìto per
accertarne i punti deboli e i punti di forza in modo da calibrare le
attività sui reali bisogni formativi e sulle esigenze dei bambini. Per
non appesantire troppo il presente lavoro un estratto del book di
tirocinio relativo al progetto e le immagini relative alla
presentazione che ha mediato e supportato i bambini nella
produzione di una filastrocca sono stati inseriti negli Allegati.
Infine, nel sesto capitolo abbiamo presentato le
considerazioni conclusive prendendo in esame brevemente i nodi
principali del discorso svolto per valutare l’effettiva opportunità
dell’insegnamento della lingua inglese in età prescolare alla luce
delle riflessioni scaturite dagli apporti teorici analizzati e dalla
prassi didattica agìta.
13
Capitolo primo
Apprendimento precoce delle lingue straniere
nell’Unione europea
1.1 La lingua straniera come competenza chiave per
l’apprendimento permanente
La comunicazione in lingue straniere è una tra le otto
competenze chiave
1
indicate dalla Comunità europea per
l’apprendimento permanente, che possiamo riassumere come una
combinazione di conoscenze, abilità e attitudini appropriate al
contesto. Non soltanto la padronanza della propria lingua madre,
ma anche quella nelle lingue straniere viene riconosciuta come
necessaria per la realizzazione e lo sviluppo personali, la
cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione del singolo
individuo.
Nella società della conoscenza e dell’innovazione
2
queste
competenze assicurano maggiore flessibilità ai lavoratori affinché
1
G.U. U.E., Raccomandazione 2006/962/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del
18 dicembre 2006, L 394 del 30.12.2006, p. 10. Nel documento si approfondiscono le otto
competenze chiave per l’apprendimento permanente. Le altre sette competenze sono la comunicazione
nella madrelingua, la competenza matematica e le competenze di base in campo scientifico e
tecnologico, la competenza digitale, imparare ad imparare, le competenze sociali e civiche, senso di
iniziativa e di imprenditorialità, consapevolezza ed espressione culturali.
2
“Education and training are crucial to economic and social change. The flexibility and security
needed to achieve more and better jobs depend on ensuring that all citizens acquire key competences
and update their skills throughout their lives. Lifelong learning supports creativity and innovation and
enables full economic and social participation... The knowledge triangle (education, research and
innovation). The knowledge triangle plays a key role in boosting jobs and growth. So it is so
important to accelerate reform, to promote excellence in higher education and university-business
partnerships and to ensure that all sectors of education and training play their full role in promoting
14
possano adattarsi più rapidamente a un mondo che si caratterizza
per continui mutamenti e per i processi di globalizzazione che lo
rendono sempre più interconnesso.
Tali competenze sono un fattore di primaria importanza per
l’innovazione, la produttività e la competitività e contribuiscono
alla motivazione e alla soddisfazione dei lavoratori e alla qualità
del lavoro... L’acquisizione delle competenze chiave si integra
bene con i principi di parità e accesso per tutti
.
3
L’acquisizione di tali competenze riguarda sia i giovani sia
gli adulti nei rispettivi percorsi formativi di istruzione obbligatoria e
formazione, come base per l’apprendimento futuro, e di sviluppo e
aggiornamento nell’arco della loro vita.
In particolare l’apprendimento delle lingue e l’attenzione alla
diversità linguistica è stato oggetto di attenzione da parte della
Commissione europea fin dal 1989, anno in cui viene varato
«Lingua»
4
, il primo programma globale di promozione
dell’insegnamento e dell’apprendimento delle lingue. Da quel
momento le lingue hanno avuto un ruolo centrale nei programmi
europei nel settore dell’istruzione e della formazione.
L’anno 2001 è stato scelto come Anno europeo delle lingue:
la Commissione europea, sotto la spinta delle risoluzioni
intraprese dal Parlamento europeo e dal Consiglio, ha promosso
azioni per promuovere le lingue.
creativity and innovation” in Delivering lifelong learning for knowledge, creativity and innovation, in
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:52008XG0405(01):EN:NOT.
3
In http://europa.eu/legislation_summaries/education_training_youth/lifelong_learning/c11 090_
it.htm.
4
G.U. C.E., n. C 207/6 del 12/08/89.