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INTRODUZIONE
Nell‟ultimo ventennio, con l‟avvento della globalizzazione, nello scenario mondiale, si
sono verificati importanti cambiamenti politici, economici, culturali e sociali che hanno
profondamente modificato il quadro di riferimento internazionale: l‟affermazione di
nuovi paesi e quindi l‟aumento della competizione globale, l‟evoluzione dell‟Unione
Europea con l‟avvento dell‟euro, la delocalizzazione delle attività produttive, lo
sviluppo delle telecomunicazioni e dei trasporti.
E‟ stata proprio la possibilità di comunicare a grandi distanze insieme alla capacità di
produrre e commerciare liberamente a portare all‟attuale globalizzazione dei mercati.
Se, in passato, la scelta di internazionalizzarsi riguardava solamente le imprese più
grandi e strutturate, oggi, la situazione è nettamente cambiata, e rappresenta una via
obbligata non solo per il successo, ma per la sopravvivenza dell‟impresa stessa.
L'internazionalizzazione, nell'era del mercato globale, non è più una scelta, ma una
realtà con la quale le imprese, grandi o piccole che siano, si devono confrontare
regolarmente.
Per quanto riguarda il mercato italiano, caratterizzato da un‟elevata competizione e dalla
saturazione della domanda nei mercati target tradizionali, l‟internazionalizzazione può
essere lo strumento per uscire dall‟attuale crisi aziendale che ha investito il nostro Paese
nel corso degli ultimi anni. Internazionalizzare, esportare e scoprire nuovi territori, più
dinamici, sono gli ingredienti necessari per ottenere non solo una crescita di profitti
aziendali, ma anche uno strumento per acquisire conoscenze, competenze e know how
che aumentano la competitività dell‟impresa stessa.
Risulta dunque fondamentale per le imprese italiane una ridefinizione delle proprie
strategie di internazionalizzazione e una nuova selezione dei mercati, ricordando che la
scelta della modalità di entrata e la scelta del paese estero obiettivo, rappresentano le
decisioni più critiche. In questo contesto, un‟attenzione particolare deve essere rivolta a
paesi che fino a qualche decennio fa erano considerati marginali dal punto di vista
economico, i cosiddetti paesi emergenti; con lo sviluppo dei cosiddetti BRICS (Brasile,
Russia, India, Cina, Sud Africa) lo scenario geografico rilevante per l‟impresa non è più
concentrato in pochi paesi europei, negli Stati Uniti, nel Giappone, ma si estende a
livello mondiale.
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Nella parte iniziale del presente lavoro lo scopo è quello di rispondere ad alcune
domande:
- Come e perché le imprese si internazionalizzano (Cap. 1): questa prima parte è
dedicata ad offrire una spiegazione teorica del processo di
internazionalizzazione, focalizzandosi in particolar modo sulle teorie alla base di
questo processo, nonché ai motivi che spingono un‟impresa all‟espansione
estera.
Vengono poi illustrate le possibili modalità di entrata di un‟impresa in un paese
estero, al fine di generare un vero e proprio vantaggio competitivo,
un‟espansione dei sistemi economici e di mercato, e un ampliamento dei propri
confini geografici in precedenza circoscritti alla sola dimensione nazionale.
- Cosa è il Made in Italy e la sua importanza come strumento, insieme
all‟internazionalizzazione, capace di rilanciare il nostro Paese sugli scenari
mondiali (Cap. 2).
Nella seconda parte del lavoro si procederà, invece, ad esaminare il settore
food&beverage (Cap. 3), con particolare riferimento al settore acque minerali,
procedendo poi, nel Cap. 4, con una disamina dettagliata relativa ad un concreto caso
aziendale: Sanpellegrino S.p.a., la più grande realtà nel campo del beverage in Italia. In
particolare viene approfondita la strategia di esportazione, che ha portato l‟azienda,
ambasciatrice del Made in Italy nel mondo, al successo internazionale. Questo grazie,
anche, alla sua capacità, come vedremo, di differenziare il prodotto italiano attraverso
elementi immateriali.
Ricordo che la scelta di queste tematiche nasce sia dal personale interesse alle strategie
di espansione internazionale, che ho avuto modo di approfondire nei corsi realizzati
durante il corso dell‟anno, sia dall‟esperienza di tirocinio maturata presso Sanpellegrino
S.p.a.
3
CAPITOLO 1
L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE
Con il termine internazionalizzazione si intende lo sviluppo dell‟impresa al di fuori dei
propri confini nazionali. Le imprese hanno, ormai, preso conoscenza dell‟importanza di
internazionalizzarsi e del fatto che non esiste più la demarcazione tra mercato domestico
e mercato estero. Esiste il mercato, inteso come “il luogo in cui i soggetti economici si
incontrano per stringere accordi e concludere operazioni destinate ad originare quei
flussi, sia di beni, che di servizi, che di mezzi finanziari, che ne alimentano l’attività e
ne giustificano l’esistenza”
1
.
Le condizioni che spingono un‟impresa ad attivare il processo di internazionalizzazione
sono numerose ma possono essere sintetizzate in cinque punti fondamentali
2
:
1. l‟internazionalizzazione del mercato e della filiera produttiva,
2. l‟espansione internazionale dei principali clienti,
3. la reazione a strategie attuate dai concorrenti di riferimento,
4. l‟azione di soggetti pubblici o privati a favore dell‟internazionalizzazione,
5. il presentarsi di significative opportunità commerciali.
Oltre a queste motivazioni l‟entrata in un nuovo mercato può anche essere un effetto
naturale della crescita dell‟impresa che, raggiunte determinate dimensioni di mercato,
decide di orientare la propria strategia verso nuovi orizzonti, oppure semplicemente
perché il mercato d‟origine si trova in una fase di piena maturità o di declino; in questa
ultima ipotesi la capacità di internazionalizzarsi diventa fondamentale per la
sopravvivenza dell‟impresa stessa.
Molto spesso, quindi, le condizioni che spingono un‟impresa ad affacciarsi sui mercati
internazionali riguardano gli ambiti più significativi dell‟impresa, ovvero, l‟ambito
commerciale, finanziario e produttivo.
1
Di Meo A., Manuale pratico del commercio internazionale, Maggioli Editore, 2010, pp. 17-19.
2
Piantoni M., Economia e gestione delle imprese internazionali, McGraw-Hill Create, 2012, pp. 53-55.
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Per quanto riguarda l‟aspetto commerciale, oltre alla possibile saturazione del mercato
interno, l‟impresa allarga il proprio raggio d‟azione anche per la possibilità di sfruttare
la notorietà del marchio in altri paesi o, ancora, per la possibilità di vendere a prezzi più
elevati, incrementando, cosi, i profitti.
Da un punto di vista prettamente finanziario, invece, l‟impresa potrebbe avere
l‟opportunità di beneficiare, in paesi diversi dal proprio, di condizioni fiscali favorevoli.
Infine, per quanto concerne la produttività, i principali vantaggi derivano dal fatto di
poter attingere a tecnologie, risorse umane, nonché specifiche competenze, non presenti
nel proprio paese o la possibilità di impiegare forza lavoro a costi più contenuti.
1.1. Analisi delle principali prospettive teoriche dell’internazionalizzazione
Da un punto di vista cronologico lo studio del processo di internazionalizzazione
dell‟impresa e dei fattori che ne sono all‟origine nasce grazie al contributo di Hymer,
nel 1960. Il suo contributo fu talmente radicale che alcuni economisti (Kindeleberger,
1984) tendono a suddividere le teorie sull‟internazionalizzazione in contributi pre-
Hymer e post-Hymer.
1.1.1. Le teorie pre-Hymer
Prima del 1960 il fenomeno dell‟internazionalizzazione non poneva attenzione
all‟attività d‟impresa. Le teorie analizzavano l‟economia internazionale dalla sola
prospettiva macroeconomica, considerando cioè il comportamento delle nazioni e alla
differenze tra queste, anziché considerare anche quella microeconomica, cioè tenendo in
considerazione il comportamento delle singole imprese. Inoltre i principali autori
dell‟economia internazionale non si sono soffermati sullo studio delle distinzioni
esistenti tra investimenti esteri, investimenti finanziari di natura speculativa, e
investimenti diretti esteri, legati al rischio della gestione di un‟impresa estera. I due
modelli principali erano:
1) “Il modello del vantaggio assoluto di Adam Smith (1776), secondo il quale una
nazione esporta quei beni che produce ad un costo inferiore assoluto rispetto a
tutte le altre nazioni.
2) Il modello del vantaggio comparato di David Ricardo (1817), basato sul
teorema dei costi comparati, secondo il quale una nazione ha convenienza ad
5
esportare quei prodotti che produce ad un costo relativamente inferiore rispetto
agli altri beni”
3
. Il modello di Ricardo è stato poi completato da Heckscher e
Ohlin (1933); i due autori spiegano che un paese ha un vantaggio comparato
quando produce/esporta un bene che richiede un intenso uso di fattori di
produzione che quel paese possiede in abbondanza. Quindi “i Paesi con una
dotazione relativamente più ricca di capitale si specializzano nella produzione
ed esportazione di prodotti ad alta intensità di tale fattore (prodotti ad alta
tecnologia) ed importino prodotti ad alta intensità di lavoro (prodotti a bassa
tecnologia) da Paesi relativamente più dotati di una abbondante manodopera”
4
.
La teoria di Heckscher e Ohlin (HO), fu però contraddetta dal “paradosso di Leontief”
(1954) secondo cui gli Stati uniti (nazione ad alta dotazione di capitale) esportavano
beni ad alta intensità di lavoro.
1.1.2. La teoria di Hymer
Stephen Hymer, fu il primo economista che, nel 1960, elaborò una teoria
dell‟internazionalizzazione delle imprese. Hymer era giunto alla conclusione che “gli
investimenti diretti esteri non fossero semplicemente movimentazioni di capitale, bensì
un insieme complesso e organizzato di transazioni che permettono il trasferimento di
capitali, tecnologia e competenze organizzative da un Paese all’altro e, come tali,
riconducibili più propriamente ad attività d’impresa”
5
. Elemento fondamentale per
l‟economista sono dunque gli IDE, intesi come un‟attività d‟impresa che permettono il
trasferimento non solo dei capitali, ma anche delle tecnologie, delle competenze tra
paesi.
Secondo Hymer, l‟espansione dell‟impresa all‟estero rappresenta solo un momento del
processo di sviluppo dell‟impresa stessa. In particolare “inizialmente l’impresa cresce
solo a livello nazionale grazie ad un processo di concentrazione consentendole di
ottenere profitti sempre maggiori; tuttavia il processo di concentrazione a livello locale
3
Dematté C., Marafioti E., Perretti F., Strategie di internazionalizzazione, Milano, Egea, 2008, p.1.
4
Dematté C., Perretti F., Marafioti E., Strategie di internazionalizzazione, Milano, Egea, 2008, pp. 1-2.
5
Dematté C., Marafioti E., Perretti F., Strategie di internazionalizzazione, Milano, Egea, 2008, pp. 2-3.