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INTRODUZIONE
L’elaborazione e l’attuazione delle politiche dell’Unione europea sono sistematicamente
oggetto dell’influenza diretta o indiretta della società civile organizzata, cioè di quei gruppi
che, al fine di difendere e promuovere i propri interessi, cercano di fare pressione sul
processo decisionale delle istituzioni europee.
La rilevanza del fenomeno chiama ad analizzare i suoi attori principali, le lobbies,
cercando di cogliere il ruolo tecnico-politico che la loro attività, non solo de facto, ricopre
nel funzionamento della macchina comunitaria. Il presente elaborato, però, non si limita a
un’osservazione asettica: consapevole del fragile equilibrio tra il particolarismo del
lobbying, strumento della società civile organizzata, e la rappresentanza democratica
dell’interesse generale dei cittadini europei, mette a fuoco gli elementi negativi e le
prospettive di riforma della normativa vigente, figlia di un processo politico iniziato negli
anni ’90, che potrebbero rispettivamente incrinare e rafforzare l’equilibrio suddetto.
Il Registro per la Trasparenza (ufficialmente Registro per la trasparenza per le
organizzazioni, le persone giuridiche e i lavoratori autonomi impegnati nell’elaborazione
e nell’attuazione delle politiche dell’Unione), rappresenta lo strumento di piø recente
sviluppo da parte della Commissione europea e del Parlamento europeo: un database on-
line in comune a cui è chiamato ad iscriversi volontariamente chiunque eserciti lobbying
presso le istituzioni comunitarie. Oltre alla denominazione e ai recapiti generici, l’iscritto
deve fornire una serie d’informazioni significative, tra cui il nominativo della persona
legalmente responsabile dell'organizzazione, i nominativi delle persone per le quali è
richiesto il titolo di accesso agli edifici del Parlamento europeo, il numero di persone che
fanno lobbying ,i settori di interesse, e le dichiarazioni sulle proprie risorse finanziarie.
Nonostante le diverse criticità ancora persistenti a due anni dall’entrata in funzione, il
Registro può essere utilizzato come lente d’ingrandimento sulla realtà del lobbismo
nell’UE.
La questione del lobbying europeo rientra nel dibattito sulla struttura del processo
decisionale e la legittimazione politica dell’Unione europea, avviato anche formalmente
con il Libro bianco del 2001 per la governance europea. Il pericolo di un divario
incolmabile tra cittadini e istituzioni comunitarie evidenziato dal Libro è costante,
soprattutto nell’attuale fase d’instabilità politico-monetaria della zona Euro apertasi nel
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2008: pratiche tendenzialmente elitarie come il lobbismo potrebbero costituire ulteriori
fattori scatenanti della crisi democratica europea.
E’ dagli stessi documenti dell’UE che si evince la sistematicità della presenza lobbistica
nell’attività decisoria delle istituzioni. Il lobbismo sembra essere considerato dalla
Commissione europea, motore dell’azione comunitaria, come direttamente rappresentativo
della società civile e in grado di fornire a quest’istituzione una legittimazione politica de
facto in assenza di quella de jure, cioè parlamentare.
Anche nel campo delle letteratura politologica numerosi studiosi come Greenwood,
Smismans, Pirzio Ammassari, Panebianco, Bouwen, Eising, Hauser ecc., hanno rilevato e
teorizzato l’effettiva interdipendenza tra i gruppi lobbistici e la Commissione europea. La
relazione è piuttosto lineare: mentre le lobbies puntano ad accedere alle istituzioni europee
per rappresentare i proprio interessi, la Commissione richiede in cambio informazioni
tecniche per formulare nuovi regolamenti e direttive, le cui tematiche sono sempre piø
specifiche perchØ sempre piø ampia la gamma delle competenze attribuite all’UE a partire
dai trattati come l’Atto Unico Europeo del 1986, ultimo il Trattato di Lisbona del 2007.
Ma quali sono i requisiti essenziali che il rapporto lobbismo – istituzioni deve avere per
essere compatibile con la democraticità dei meccanismi di rappresentanza previsti dai
trattati istitutivi dell’UE, il Parlamento europeo in primis ? E’ questo il quesito
fondamentale del dibattito sul lobbying europeo: trasparenza e responsabilità verso le
istituzioni e l’opinione pubblica sembrano essere le risposte piø immediate, e in direzione
delle quali strumenti recenti come il Registro per la Trasparenza si orientano non senza
difficoltà.
Oltre al quadro dei contributi teorici sul tema, la metodologia dell’elaborato poggia su due
strumenti fondamentali:
- l’analisi dei databases disponibili sul web dedicati alla raccolta d’informazioni su tutti i
soggetti che tramite canali diversi entrano in contatto con le autorità comunitarie per
rappresentare i loro interessi relativi nelle politiche europee. Si tratta di strumenti on line
messi a disposizione dalla stessa UE (es: Registro per la trasparenza, Registro dei
documenti dei comitati, Registro dei gruppi di esperti ecc.), ma anche da soggetti privati
appartenenti a realtà sociali differenti, dalle ONG alle organizzazioni affaristiche o
imprenditoriali;
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- lo studio della documentazione ufficiale UE.
Un percorso di ricerca strutturato in questi termini, cioè come punto d’incontro tra lo
spirito della ricostruzione del dibattito politologico sul tema e la logica del lavoro
sperimentale, è dotato di una struttura non convenzionale. L’elaborato, infatti, parte
dall’osservazione del lobbying, dei suoi soggetti e delle sue modalità d’interazione con
l’UE, per arrivare solo in un secondo momento all’analisi e alla critica dell’impostazione
politica della normativa comunitaria per la regolamentazione di quest’attività. Così
facendo, si è voluto evidenziare quanto sia necessario comprendere il lobbismo europeo
come pratica nuova agli schemi della politica e della democrazia rappresentativa: solo
dopo vent’anni dai primi documenti UE sulla rappresentanza d’interessi, infatti, la
dimensione europea di questo fenomeno è diventata contestualizzabile all’interno di un
quadro teorico vero e proprio.
Se il lobbismo è azione, deve essere compreso a partire dai suoi attori, quindi individuando
le diverse categorie di organizzazioni e di singoli, la loro presenza numerica a Bruxelles
insieme alla distribuzione geografica. Il capitolo I persegue questo obiettivo, e si avvale
principalmente dei dati contenuti nel Registro per la Trasparenza, dal quale, anche se
strutturalmente generiche e frammentate, si possono raccogliere informazioni utili su chi
sono i lobbisti, da dove vengono e chi rappresentano quando entrano in contatto con le
istituzioni UE. Particolare attenzione è prestata anche alle forme organizzative, alle risorse
e alla modalità d’azione piø diffuse nel mondo del lobbismo europeo e italiano in Europa.
Scattata e sviluppata la fotografia del lobbying a Bruxelles, il capitolo II focalizza i punti
cardine del sistema decisionale comunitario dove i gruppi d’interesse riescono a inserirsi,
con riferimento specifico ai canali di accesso formali e informali per la rappresentanza
d’interessi presso le istituzioni europee, soprattutto presso la Commissione europea. Solo
così è possibile misurare l’effettività del lobbying, il suo ruolo nella governance dell’UE,
quanto il funzionamento interno dell’Unione riesca a interagire con l’attività lobbistica e in
che termini quest’ultima sia oggettivamente necessaria alla prima o quantomeno sia
reputata tale dai funzionari europei.
Nel capitolo III, invece, viene ricostruito il lungo percorso intrapreso dall’Unione europea
per regolamentare il lobbismo. Un percorso iniziato negli anni ’90 e non conclusosi
certamente nel 2011 con l’istituzione del Registro comune per la Trasparenza della
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Commissione europea e del Parlamento europeo, ma che ancora ha davanti a sØ prospettive
e criticità che il presente elaborato affronta nell’ultimo capitolo.
Proprio nel capitolo IV si cerca di valutare quanto la Commissione europea e le altre
istituzioni, anche tramite il Registro per la Trasparenza, siano riuscite a promuovere e
tutelare i due principi fondamentali per un lobbying compatibile con la democrazia
europea: la trasparenza del lobbismo e la sua capacità di essere un nuovo veicolo di
rappresentanza democratica per le istanze della società civile europea.
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I: ANALISI DEL LOBBYING PRESSO L’UNIONE EUROPEA
1.1 Geografia degli interessi: a Bruxelles il lobbying è globale
La Shasun Pharmaceuticals Limited
1
è un azienda specializzata in ricerca, sviluppo e
produzione di principi attivi e forme farmaceutiche. Ha sede a Chennai, megalopoli
dell’India sud-orientale, e si è affermata a livello internazionale come uno dei principali
brand dell’ibuprofene
2
. Con un fatturato annuo di oltre 100 milioni di dollari, concentra la
sua produzione negli impianti nazionali di Cuddalore, Vizag e Puducherry, ma i suoi 1.800
dipendenti sono operativi in tutto il mondo, con sedi anche nel vecchio continente, come a
Dedley (West Midlands, UK).
La Brazilian Sugarcane Industry Association (UNICA)
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è un’associazione industriale che
rappresenta i produttori di zucchero e bioetanolo. E’ proprio il Brasile a detenere
attualmente la posizione di leader mondiale in questo campo, grazie alle dotazioni di
risorse naturali ed alla lunga esperienza maturata nel settore, supportata principalmente
dall’entrata in vigore già nel 1975 del Programma nazionale dell’alcool, ribattezzato
Programma Pro – alcool
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. Dietro il Brasile, dotato di 430 impianti, i secondi produttori
sono gli Stati Uniti, tanto che insieme i due Paesi rappresentano quasi i tre quarti
dell’offerta mondiale di questo biocarburante
5
. L’UNICA dichiara di rappresentare in
Brasile il 50% del mercato del bioetanolo e il 60% di quello dello zucchero.
La Georgian Trade Union Confederation (GTUC)
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è un’organizzazione sindacale
confederale nata nel 1998, la quale unisce 22 sigle autonome in Georgia e che dichiara
circa 220.000 iscritti. Membro dell’ International Trade Union Confederation (ITUC),
collabora attivamente con l’International Labour Organaization (ILO), agenzia
1
Fonte: shasun.com
4
L'ibuprofene è un principio attivo che rientra nella famiglia dei farmaci antinfiammatori non steroidei
(FANS). Il farmaco è dotato di proprietà analgesica, antinfiammatoria e antipiretica. Questa classe di farmaci
rappresenta la categoria di piø largo impiego nel trattamento delle malattie reumatiche (fonte:
agenziafarmaco.gov.it).
3
Fonte: unica.com.br
4
Fonte: treccani.it
5
Ibid
6
Fonte: gtuc.ge
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specializzata delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere la giustizia sociale e i diritti
umani internazionalmente riconosciuti, con particolare riferimento a quelli del lavoro
7
.
Che cosa hanno in comune un’industria farmaceutica indiana, un cartello dello zucchero
brasiliano e un ONG di Tbilisi? Che cosa lega attori geograficamente così distanti e molto
diversi nelle specifiche attività? Nulla, se non fare lobbying presso le istituzioni
dell’Unione Europea. Una rappresentanza d’interessi che i tre soggetti svolgono in maniera
trasparente, quantomeno dal punto di vista formale, giacchØ iscritti all’apposito Registro
per la Trasparenza.
Anche non essendo Stato membro dell’Unione, diversi sono gli elementi che fanno
rientrare la Georgia all’interno del cono di luce dell’Europa occidentale: dal 1994 fa parte
del programma NATO Partnership for Peace e dal 2006 è ufficialmente nella fase di
Intensified Dialogue
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, precedente al Membership Action Plan
9
; fin dalla sua indipendenza
nel 1991 ha stretto rapporti strategici con gli Stati occidentali, soprattutto gli USA, per la
costruzione di oleodotti provenienti dai depositi caspici dell’Azerbaijan e, passando
attraverso il proprio territorio e poi prevalentemente dalla Turchia, diretti verso i porti e le
raffinerie europee
10
.
Il trait d’union tra la Georgia e l’UE che potrebbe attribuire un significato politico alla
cooperazione Bruxelles-GTUC è riscontrabile nelle Relazioni Esterne dell’Unione
europea. Dopo il crollo dell’URSS, la Georgia è stata considerata come paese da
coinvolgere nei programmi di European Neighbourhood Policy (ENP) e soprattutto di
Eastern Partnership (EAP)
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. Proprio nel luglio 2013, infatti, sono terminati i negoziati per
l’accordo Deep and Comprehensive Free Trade Area (DCFTA), intesa commerciale tra
l’UE e Tbilisi per la creazione di un’area di libero scambio, prima tappa verso il piø ampio
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Fonte: ilo.org
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Tutte le informazioni sui rapporti Georgia-NATO sono consultabili nell’apposita sezione del sito NATO.com
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Il meccanismo della Membership Action Plan (MAP) viene attuato nell’ultima fase di quella che è la
procedura di adesione alla NATO da parte di uno Stato terzo. Ogni paese coinvolto deve presentare
annualmente un report relativo a cinque differenti settori di interesse: disponibilità a risolvere con mezzi
pacifici le controversie territoriali internazionali, etniche o esterne; impegno per rafforzare lo stato di diritto, i
diritti umani ed il controllo democratico delle forze armate; capacità di contribuire alla difesa
dell'organizzazione e alle sue missioni; garanzia di risorse sufficienti per le forze armate per essere in grado
di soddisfare gli impegni di appartenenza; sicurezza e protezione delle informazioni sensibili; compatibilità
della normativa nazionale con la cooperazione della NATO (fonte: NATO.com)
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Lizza G. (a cura di), Geopolitica delle prossime sfide, cap.6, UTET, 2011.
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Fonte: eeas.europa.eu