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INTRODUZIONE
“[…]una conoscenza emotiva di un altro essere umano, più che una comprensione intellettuale.
Empatizzare significa condividere temporaneamente, sperimentare i sentimenti dell’altra persona. Si
partecipa alla qualità ma non alla quantità, al tipo e non all’intensità dei sentimenti.”
(B. E. Moore, B. D. Fine, 1968)
“1) percezione dei messaggi verbali e non verbali dell’altra persona, 2) comprensione accurata del
messaggio dell’altro, 3) esperienza della propria risposta somatica al messaggio dell’altro, 4)
separazione dei sentimenti condivisi con l’altro da quelli sperimentati da solo, 5) comunicazione
accurata dei sentimenti sperimentati con messaggi verbali e non verbali comprensibili e congruenti .”
(T. Keefe, 1979)
“[…] percepire lo schema di riferimento interiore di un altro con accuratezza e con le componenti
emozionali e di significato ad esso pertinenti, come se una sola fosse la persona […]”
(C. R. Rogers, 1980)
“[…] il risultato dell’interazione tra funzioni cognitive ed affettive […] l’empatia è in funzione sia
dello stato emotivo, sia della rappresentazione del mondo dell’altro.”
(F. Fortuna, A Tiberio, 1999)
Le discipline che si sono occupate dello studio dell’empatia negli ultimi 150
anni variano dalla filosofia alla psicologia ed è per questo che le definizioni che
hanno riassunto il nucleo di questo processo, sono svariate e differenti fra loro.
Empatia significa “sentire dentro” e indica una comprensione dei sentimenti
e delle cognizioni dell’altro. L’empatia può essere un forte legame interpersonale,
un fattore che può rappresentare un momento di crescita nell’individuo durante la
relazione con l’altro.
“Empatia” non è un concetto unitario ma una capacità comprendente aspetti
cognitivi, affettivi e diversi livelli di profondità.
Nella letteratura non risulta semplice e immediata l’interpretazione del
fenomeno dell’empatia: spesso viene equiparata all’identificazione, all’imitazione,
al role taking, concetti connessi con l’empatia ma che non dovrebbero essere
confusi con essa. Le maggiori discussioni che troviamo in letteratura sul concetto
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di empatia, riguardano la natura del processo, se affettivo, cognitivo o duplice.
Inoltre vi sono disaccordi sul piano delle funzioni psichiche sul fatto che l’empatia
sia uno stato o un processo. A tutto questo ne consegue che non può esistere una
precisa e universale definizione dell’empatia e quindi non può esserci un’adeguata
misurazione del fenomeno. Gli studiosi hanno tentato di misurare l’empatia come
predittiva o situazionale: le misure predittive riguardano la previsione delle
preferenze di un altro soggetto, le misure situazionali valutano l’empatia cognitiva
(se l’affetto dell’altro è solo identificato) e l’empatia affettiva (se l’affetto è
condiviso o si è in presenza di un comportamento di aiuto).
Gli studi compiuti nell’ultimo secolo, sono stati molto diversi tra loro e
sembra che si concentrano su diversi aspetti dell’empatia a seconda del periodo in
cui vengono intrapresi: se prima gli studiosi si soffermano sul piano del contagio
emotivo e sull’imitazione automatica, successivamente si analizzano
maggiormente gli aspetti cognitivi e gli aspetti della comunicazione sociale,
dimostrano la natura multidimensionale del fenomeno.
La mia tesi si suddivide in quattro parti principali: la prima parte comprende
una panoramica esplicativa sulla comunicazione politica, passerò poi a trattare
nello specifico l’argomento dell’empatia, successivamente spiegherò come si
inserisce concretamente l’empatia nella vita quotidiana delle persone e nelle
professioni che hanno a che fare con la continua interazione con gli altri. Infine
coniugherò comunicazione politica ed empatia in una ricerca sociale.
La comunicazione politica è un particolare tipo di interazione sociale che si
distingue da qualsiasi altro rapporto per i suoi scopi altamente persuasivi: non
bisogna prendere di vista il fatto che l’obiettivo finale del messaggio che ci viene
inviato da un candidato politico, da uno schieramento o da un leader è quello di
persuadere il pubblico e creare in lui atteggiamenti positivi.
Inizio la mia ricerca spiegando quali sono gli elementi più importanti della
comunicazione politica che prenderò successivamente in considerazione nella parte
empirica del mio studio, ovvero la fonte, il messaggio e il ricevente. Queste tre
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componenti sono particolarmente salienti e vengono prese in considerazione per
studiare strategie efficaci e persuasive.
Nella seconda parte spiego che cos’è l’empatia partendo dalla nascita di
questo concetto fino ad arrivare agli studi avvenuti nel corso del XX secolo che lo
ampliano e lo sviluppano. Dalla nascita in un campo puramente estetico-filosofico,
l’empatia è stata diffusamente studiata negli ambiti della psicologia fino a
diventare diventata un importante elemento nell’interazione degli individui,
soprattutto all’interno della comunicazione.
L’empatia all’interno della comunicazione è stata presa in considerazione in
diversi aspetti della vita quotidiana come l’ambito clinico con l’interazione fra
medico e paziente, per arrivare alla comunicazione empatica nella sfera politica.
L’ultima parte della mia tesi comprende una ricerca empirica che studia gli
effetti di un messaggio empatico (vs. non empatico) espresso da un candidato
politico fittizio. Sono molti gli studi compiuti sulla comunicazione politica e
sull’efficacia delle varie strategie attuate e delle varie caratteristiche della fonte e
del messaggio che hanno maggiore presa sull’emittente. Spesso si tende a
focalizzare l’attenzione sullo studio dell’ingroup.
La mia ricerca si differenzia dalle precedenti in quanto studia l’effetto del
processo empatico della fonte sul ricevente. Le ricerche sull’empatia valutano
quasi esclusivamente l’empatia che i partecipanti sviluppano nei confronti di terzi,
molto più rari sono gli studi che valutano l’effetto dell’empatia sviluppata da terzi
su quelli che sono i partecipanti degli studi.
Un candidato politico può contare sulla forza persuasiva del processo
empatico? Lo studio ha l’intenzione di valutare gli effetti che può avere un
candidato politico che mostra empatia nei confronti dei propri elettori sugli
atteggiamenti e le opinioni che i partecipanti sviluppano dopo aver letto un brano
fittizio.
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1. COMUNICAZIONE POLITICA
La comunicazione, nelle sue diverse forme, è un processo attraverso il quale
vengono trasmesse informazioni di varia natura tramite segnali codificati che
attivano processi interpretativi in chi le riceve.
Ovviamente non è sufficiente l’invio del messaggio per parlare di
comunicazione: il passaggio dell’informazione deve, per prima cosa, attivare nel
ricevente i processi cognitivi che portano alla decodifica e alla comprensione del
messaggio. Non è nemmeno sufficiente l’attivazione della reazione in quanto, se
questa reazione ha una natura puramente automatica, si parla esclusivamente di
transito dei dati.
Ogni singola comunicazione è formata da alcuni elementi basilari che
permettono la buona riuscita di un atto comunicativo: l’emittente (chi avvia la
comunicazione), il ricevente (chi riceve il messaggio), il codice (come viene
inviato il messaggio – linguaggio scritto, linguaggio parlato, immagine -) , il
canale (messo di propagazione del messaggio), il messaggio (ciò che viene
comunicato e come lo si comunica) e il referente (scopo o argomento della
comunicazione). Se questi sono elementi che possono essere riscontrati in ogni
tipologia di interazione sociale, ogni comunicazione segue delle regole a sé e
questi elementi assumono diverso peso a seconda dell’interazione che si va a
creare.
Quando si parla della comunicazione politica, le prime cose che vengono in
mente sono la figura dell’esponente politico o di uno schieramento politico e le
informazioni che questi ci danno.
Uno dei mezzi più utilizzati dalla comunicazione politica è quello della
comunicazione di massa, grazie al quale il pubblico acquisisce informazioni e
formula giudizi personali per poi prendere le proprie decisioni.
I mezzi di comunicazione di massa, da un lato hanno sensibilmente
aumentato le possibilità per i politici di raggiungere lo spettatore, di comunicare
con lui, di sostenere i propri obiettivi e il proprio punto di vista, dall’altro hanno
offerto ai cittadini la possibilità di conoscere, di vedere da vicino il mondo della
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politica, di avere un’ingente quantità di informazioni sulla politica - soprattutto nei
periodi antecedenti agli eventi elettorali - che prima dell’avvento di questi mezzi
non era possibile avere (Catellani, 1997).
Gli obiettivi di chi inizia una comunicazione politica sono condizionati dal
fatto che questo tipo di comunicazione è mediatizzata
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e per questo subisce delle
personalizzazioni e delle drammatizzazioni: spesso le informazioni che arrivano
attraverso questi medium sono il risultato di elaborazioni e filtri apportati da
coloro che li controllano.
Allo stesso tempo il carattere pubblico della comunicazione politica (ovvero
legato al fatto che viene concepita per essere comunicata ai cittadini) fa sì che
anche il ricevente stesso può in qualche modo influenzare quello che può essere
detto, quello che non si può dire, il modo in cui viene data un’informazione e
spesso spinge la fonte a esplicitare informazioni che invece la fonte vorrebbe
omettere.
Secondo il sociologo Elihu Katz (1980) la comunicazione di massa ha effetti
diversi a seconda del periodo storico in cui viene usata: a fasi in cui si evidenzia il
potere di questo mezzo di comunicazione su spettatori passivi si contrappongono
fasi in cui gli spettatori hanno un ruolo più attivo e capace di contrastare la
persuasione della comunicazione di massa.
Gli studiosi DeFleur e Ball-Rokeach (1989) erano giunti alla conclusione che
un messaggio diffuso dai media è come un proiettile magico
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che colpisce
indifferentemente ogni membro dell’audience e provoca una risposta immediata.
Mano a mano che le ricerche e le tecniche di rilevazioni si svilupparono,
furono prese in considerazioni nuove importanti variabili come le differenze
individuali degli spettatori arrivando alla conclusione che molto spesso i media
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Anche se negli ultimi anni, grazie agli strumenti di comunicazione del web 2.0, si è
diffusa una comunicazione diretta fra cittadini e politici, anche se, ovviamente, rimane ugualmente
impossibile un’interazione effettiva con ogni singolo cittadino considerando anche il fatto che non
tutti hanno a disposizione questi tipi di mezzi di comunicazione.
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La teoria ipodermica, anche detta teoria dell’ago ipodermico, considera i mass media
come dei potenti strumenti persuasivi che agiscono direttamente sulla massa passiva che non ha
possibilità di opporsi: il messaggio dei medium viene “sparato” direttamente nel cervello del
ricevente. Questa teoria viene sviluppata negli anni ’40 per cercare di capire il funzionamento
della comunicazione interpersonale. Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_ipodermica