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INTRODUZIONE
Il discorso riguardo la scrittura e la capacità di imparare il gesto grafico nasce da
tempi molto antichi, che risale a 35.000 di anni fa, in cui l’uomo primitiva utilizzava
forme pittoriche per comunicare. Scrivere è un’arte antichissima: il primo alfabeto a
noi conosciuto, risale al 2000 a.C. a Ugarit, in Siria; da questo nasce l’alfabeto
fenicio e quello greco, che raggiunse l’Italia soprattutto per motivi economici.
L’insegnamento della scrittura nell’antichità era previsto per i bambini di
commercianti e artigiani per uno scopo pratico, legato a un futuro lavoro. Anche a
Roma, soprattutto le famiglie nobili, affidavano il proprio figlio ad un pedagogo per
imparare a leggere, a scrivere e a fare i calcoli. Ancora oggi, la grafia manuale
rappresenta il mezzo di espressione scritta più utilizzato nelle scuole e in diverse
situazioni quotidiane. Oggi la scrittura viene considerata la parte finale di un lungo
percorso che inizia con l’apprendimento del bambino a migliorare le proprie capacità
manipolatorie attraverso il gioco e il disegno. Nelle fasi iniziali in cui il bambino
disegna, egli inizia a prendere confidenza con lo strumento grafico, quale matita,
penna o pennarelli, e migliora le proprie abilità fino-motorie. Il disegno nasce da uno
scarabocchio, inizialmente molto confuso, fatto da linee e tratti che nascono dal
piacere di eseguire un movimento con la mano e da lasciare un’impronta di sé.
Questo primo gesto grafico è un movimento spontaneo e naturale che esprime il
piacere del movimento, di esplorare e di vincere una resistenza. Col tempo e con
l’esperienza, uno scarabocchio diventerà una forma ricca di significato e
intenzionalità, in cui il bambino ha impiegato le sue forze e capacità manipolatorie.
Il bambino raggiunge una buona capacità manipolatoria e riesce a distinguere il
disegno dai segni grafici: egli deve riuscire a comprendere che nella scrittura non è
presente nessuna relazione figurale con l’oggetto e che nello scritto i segni tracciati
sul foglio non riproducono iconicamente l’oggetto. E’ solo allora che si potranno
introdurre attività per apprendere a scrivere. Questo è tutto ciò che riguarda i primi
due capitoli, in cui si è preso spunto da diversi studiosi quali Oliveiro Ferraris,
Luquet, Dewey, Montessori, Kellogg e gli studi di Ferreiro e Teberosky i quali hanno
dato un importante contributo allo studio dell’apprendimento della scrittura, partendo
da un’iniziale fase che è il disegno. Nel terzo capitolo si introduce l’apprendimento
della scrittura vero e proprio, anche se sin da piccolo il bambino tenta di copiare le
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scritte degli adulti ed è continuamente a contatto con varie scritte che si trovano
intorno a lui. Ma è dai sei anni che il bambino ha la vera capacità di scrivere, perché
ha sviluppato un buon numero di capacità manipolatorie e di coordinazione del
proprio corpo. Vengono descritte varie fasi che il bambino percorre prima di
raggiungere una scrittura ordinata e matura, ossia la fase pre-calligrafica, calligrafica,
post-calligafica. La prima fase comprende tutto il periodo che parte dal primo
approccio alla scrittura fino agli otto anni circa. Il gesto grafico è ancora impacciato e
ben concentrato alla copiatura corretta dei segni. La fase calligrafica comprende il
periodo dai nove agli undici anni. In esso, la scrittura raggiunge una certa precisione,
la difficoltà che si incontrava all’inizio, e che portava a calcare la matita nel foglio
sparisce e il bambino scrive con più spontaneità e autonomia. Infine, durante la fase
post-calligrafica, ossia intorno ai dodici anni, la scrittura è più veloce, personalizzata.
Anche la scrittura, quindi, come il disegno, tende a migliorare e a perfezionarsi,
nonché a personalizzarsi, col tempo e con l’esperienza. Vengono inoltre citati i
programmi ministeriali, essi trattano dell’importanza della scrittura all’interno della
scuola, vista come una competenza di tutti gli insegnanti di tutte le materie, non solo
di quella di italiano. I programmi danno attenzione all’importanza del rapporto
insegnante-alunno, dell’interesse dei bisogni e tempi dell’alunno, dell’ascolto delle
sue difficoltà e nella fiducia che l’insegnante pone nei confronti del bambino.
Rispetto alle indicazioni del 1985 e quelli successivi, le indicazioni del 2012
mostrano come la scuola ha l’interesse nel dare importanza e spazio alla crescita
personale, a valorizzare le differenze di ciascun bambino e le loro qualità. Se
l’apprendimento della scrittura risulta un’impresa ardua per tutti i bambini, lo è
ancora di più per tutti quei bambini che, o per carenza di prerequisiti, o per difficoltà
e lentezza nell’apprendere, non riescono a superare da soli le difficoltà iniziali.
Questo è l’argomento del quarto capitolo nel quale si tratta un tema molto
importante, ossia le varie difficoltà che un bambino può riscontrare e che può mettere
in difficoltà l’apprendimento del gesto grafico, quali dislessia, disgrafia, disortografia
e disprassia. Questi disturbi di apprendimento indicano problemi legati alle difficoltà
nell’acquisizione di abilità di comprensione del linguaggio orale, espressione
linguistica, lettura, scrittura, ragionamento. In questo capitolo si propone di
descrivere le varie difficoltà e i metodi di intervento specifici per ognuna di esse che
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la scuola e la famiglia potrebbe applicare per aiutare il bambino. L’obiettivo
principale di questo lavoro è quello di ricercare i metodi migliori per insegnare a
scrivere, utilizzando il contributo dei principali studi prodotti negli ultimi decenni.
L’insegnante ha perciò il compito di tenere in considerazioni le varie fasi di
apprendimento di ogni bambino affinché ogni attività sia mirata ad ampliare le
conoscenze e le abilità di ognuno di loro. Questo percorso deve iniziare con
l’apprendimento dei gesti grafici attraverso il corpo: il bambino deve prima di tutto
conoscere lo schema corporeo e saper coordinare le varie parti di esso. E’
importantissimo porre l’attenzione sull’impugnatura e su come il bambino si
posiziona di fronte al foglio in cui dovrà scrivere, è giusto che vengano corretti sin da
subito piuttosto che rieducare al gesto quando ormai si è consolidata un’abitudine
sbagliata. Quando il bambino avrà interiorizzato il gesto, allora sarà pronto a saperlo
scrivere con lo strumento grafico, inizialmente con dimensioni molto vaste, poi con
esercizio riuscirà a migliorare e rimpicciolire la propria scrittura.
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CAPITOLO 1: CENNI STORICI
1.1 LE ORIGINI DELLA SCRITTURA
Fin dalle origini, l’uomo ha sempre cercato di esprimere le proprie idee attraverso i
segni: inizialmente attraverso l’oralità, poi successivamente attraverso la scrittura.
“In poco più di seimila anni, l’uomo ha imparato a mettere d’accordo la mano con
l’occhio e la bocca, riuscendo a disegnare piccole forme visibili che si fissano
sull’argilla, sulla pietra o sulla carta e diventano memoria del linguaggio” (Castelli
Fusconi, 2000). Le prime immagini trovate nelle pareti delle caverne risalgono a
35.000 anni fa, esse avevano la funzione di comunicare. Seppure l’uomo primitivo
non avesse la capacità di produrre un linguaggio, tentava di suggerirlo attraverso
l’organizzazione di forme grafiche: proprio per questo, la lingua dell’uomo primitivo
doveva essere caratterizzata da una vivacità pittorica ed elevata figuralità. Con lo
sviluppo culturale del linguaggio, il pensiero dell’uomo diviene più astratto,
complesso e logico. I primi mezzi comunicativi della cultura popolare facevano parte
della tradizione orale: l'oralità è stata sempre il sistema privilegiato di trasmissione
del sapere, essendo il mezzo di comunicazione più diffuso, rapido ed immediato da
usare. La tradizione orale comprende quindi forme
quali narrazioni, miti, canti, frasi, leggende e favole. Le figure tipiche della
tradizione orale nel medioevo erano soprattutto i cantastorie che giravano per le città
e si esibivano nelle piazze cantando e raccontando le loro storie, vere o immaginarie,
trovate in giro nei loro viaggi o adattate per l'occorrenza. In assenza di scrittura, il
patrimonio letterario della Grecia arcaica venne tramandato oralmente, di
generazione in generazione, grazie all'opera di anonimi cantori
detti aedi (da aoidòs,cantore) o rapsodi (darapsodòs, cucitore di canti), i quali, per
primi, elaborarono contenuti, forma e stile della poesia arcaica, specialmente di
genere epico. Provenienti dalle zone più diverse ed appartenenti a culture tra loro
sconosciute, poetavano e recitavano, ciascuno nel proprio dialetto presso le famiglie
nobili di qualche corte aristocratica, in occasione di feste pubbliche, per lo più a
sfondo religioso, o di gare poetiche, allora con un gran seguito di pubblico. Sino al
termine dell'età classica (fine V secolo a.C.), le opere letterarie continuarono a essere
fruite nella recitazione pubblica, anche quando i testi non erano più improvvisati
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davanti all'uditorio, ma fissati precedentemente per iscritto. Con la scoperta della
scrittura, l’uomo ha iniziato a migliorare le sue capacità di manipolazione manuale e
di coordinare l’occhio con la mano e l’occhio con l’orecchio e la bocca, riuscendo a
rappresentare piccole forme che diventano memoria del linguaggio. Le prime
testimonianze di comunicazione scritta sono quelle prefigurative, datate all’era
paleolitica: esse fissano dei procedimenti mnemotecnici che servono per ricordare
fatti e nozioni. Si può affermare quindi che “l’introduzione della scrittura potrebbe
essere interpretata come una risposta tecnologica alle nuove esigenze sociali”
(Castelli Fusconi, 2000). Un esempio si poteva trovare nelle società pastorali, in cui
un numero di tacche rappresentate sul legno o un numero di nodi veicolavano un
messaggio preciso e a volte complesso: per questo motivo ci permette di definirlo un
sistema di comunicazione, poiché esse rappresentavano un certo numero di dati che
dovevano essere memorizzati per tenere la contabilità. La fase successiva è quella
pittografica, in cui il disegno di un oggetto rappresenta il nome di quell’ oggetto
rappresentato o di un suo significato. L’associazione di un segno al suo significato è
stato un forte passo avanti per la comunicazione scritta, che ha portato allo sviluppo
del logogramma, che stabiliva un rapporto tra il segno e la parola stessa, colta a
livello fonologico. Intorno al IV millennio si assiste alla comparsa dei primi segni
grafici: in Mesopotamia con la scrittura cuneiforme e lungo il Nilo, con quella
geroglifica. La scrittura si è maggiormente sviluppata e diffusa principalmente per
scopi commerciali ed economici: in Mesopotamia, ad esempio, gli amministratori
della città avevano il compito di scrivere le entrate e le uscite delle merci, i salari e
tutte le altre attività all’interno del territorio. La scrittura era, perciò, fondamentale
perché aveva il compito di supportare la memoria. Il primo alfabeto di cui si conosce
l’esistenza risale al 2000 a.C. a Ugarit, sulla costa dell’odierna Siria. Erano circa
trentacinque caratteri, quasi tutti consonanti. Da questo, nacque successivamente
l’alfabeto dei fenici, che presero spunto per proporre il loro alfabeto di 22 segni. Nel
tempo, l’attenzione si era spostata dal significato delle lettere al suono, portando in
maniera inconsapevole al logogramma, “con il quale si è stabilito un rapporto non
più con il concetto evocato ma con la parola stessa che veniva colta a livello fonetico
come combinazione di suoni” (Castelli Fusconi 2000). Perciò ogni segno richiamava
a una precisa pronuncia, arrivando alla scoperta di unità fonetiche sempre minori e,
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conseguentemente, a una riduzione del numero dei segni che ha permesso la
costituzione dell’alfabeto greco nel VIII secolo a.C. I Greci inserirono nel loro
alfabeto anche le vocali, creando così il primo alfabeto completo, antenato del nostro
sistema di scrittura. “L’alfabeto greco, giunto in Italia tramite il commercio, iniziò a
influenzare l’alfabeto etrusco e latino, diffondendosi presto in tutto l’Occidente e nei
territori sotto il dominio e l’influenza di Roma” (Castelli Fusconi 2000). L’aspetto
grafico delle lettere, che noi ora usiamo comunemente, derivano dalle forme della
scrittura etrusca e in parte da quella greca. Si notano infatti come le iscrizioni romane
su pietra siano molto simili alle lettere che noi ora utilizziamo. Il passaggio graduale
dall’uso di caratteri minuscoli inizia nel periodo tardo-romano, con le scritture
derivate dall’onciale e semionciale. L’onciale è un’ antica scrittura maiuscola, essa fu
usata dal III all’VIII secolo nei manoscritti da parte degli amanuensi latini e
bizantini, e successivamente dall'VIII al XIII secolo soprattutto nelle intestazioni e
nei titoli. La semionciale è un tipo di grafia minuscola derivata dalla minuscola
corsiva. Legata al periodo carolingio vi è la diffusione della minuscola carolina, che
rimane ancora oggi la base dei caratteri minuscoli per la stampa. La scrittura carolina
nel XII secolo diventa angolosa, e prenderà il nome di scrittura gotica, detta “textura”
in quanto richiama l’aspetto di un tessuto, effetto del suo aspetto compatto. La
textura era molto usata dagli amanuensi e dai primi tipografi soprattutto nel Nord
Europa, nel mentre in Italia si preferisce una scrittura più morbida chiamata
“rotunda”, caratterizzata da forme larghe e tondeggianti, prive o quasi di spezzatura
dei tratti e di trattini di stacco sulla linea di scrittura. Con la scoperta della scrittura,
l’uomo si è liberato la mente dal vincolo pressante della memorizzazione orale,
permettendogli di espandere le conoscenze, e ha inoltre permesso lo sviluppo dell'
astrazione, della formalizzazione, la logica, l'analisi, la classificazione, la sintesi e
l'ipotesi e quindi la formazione di nuove teorie.
1.2 STRUMENTI E SPAZI DELLA SCRITTURA: IERI E OGGI
“La nascita e l’evoluzione delle rappresentazioni grafiche, nelle prime forme graffite
fino all’alfabeto, furono determinate ed influenzate dal tipo di utensili e supporti
disponibili” (Castelli Fusconi, 2000). I primitivi utilizzavano diversi materiali che
avevano a disposizione: pelli di animali, la pietra, metalli e le cortecce degli alberi.
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Più di 3000 anni a.C. gli abitanti della Mesopotamia per scrivere utilizzavano
l’argilla. Quest’ultima veniva modellata a forma di tavolette rettangolari, che poi
incidevano con lo stilo, che era uno strumento appuntito, triangolare che lasciava
segni a forma di cuneo. Una volta fatti asciugare, queste tavolette erano pesanti e
poco trasportabili, erano più adatti a essere conservati in posti sicuri, come nelle
biblioteche. “Già tra la I e la seconda dinastia (3000-2600 a.C.) appaiono i primi
sporadici esempi di scrittura su materiale più maneggevole e meno costoso, come
frammenti di vasi, lamine di calcare o legno e fogli di papiro” (Castelli Fusconi,
2000). Il materiale più maneggevole e meno costoso era sicuramente il papiro, che
era ottenuto tramite la lavorazione di una pianta di canna molto diffusa lungo le valli
del Nilo. Gli strumenti utilizzati per scrivere sul papiro erano il salamo e l’inchiostro.
Quest’ultimo ha origini antichissime poiché risale al III millennio a.C., inventato dai
Cinesi e la sua formula rimase segreta per molto tempo, perché possedeva la rara
proprietà di resistere all’acqua. Si otteneva attraverso un impasto di olio, calce e
fuliggine, che veniva pressato ed essiccato; una volta fatto ciò, bisognava diluirlo con
l’acqua prima dell’utilizzo. I Greci e i Romani utilizzavano come supporto di
scrittura il papiro, definito Charta, la pergamena che prende il nome di Membrana,e
la tavoletta di cera conosciuta come Tabella. Mentre la pergamena si otteneva dalla
scamosciatura delle pelli di animali, le tavolette cerate erano composte da una base di
legno che veniva ricoperta di cera, sulla quale si scriveva con uno strumento
appuntito. Fino a quando nel tardo Medioevo giunse in Europa la carta, che ben
presto sostituisce la pergamena che era molto più costosa e difficile da reperire, e
incomincia a diffondersi sempre di più il libro. Dal XV secolo in poi si svilupparono
tantissime innovazioni tecnologiche e la nascita di nuovi strumenti, il più importante
fra tutti la macchina per scrivere, che venne inventata alla fine dell’ Ottocento.
1.3 BAMBINI E SCRITTURA
“L’esprimersi attraverso i segni è da sempre una caratteristica tipica dell’uomo”
(Castelli Fusconi, 2000).
Fonti storiche documentano che fin dall’antichità, prima di intraprendere
l’apprendimento della scrittura, si impostavano degli esercizi di “iniziazione”