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1. INTRODUZIONE
1.1 Gli obiettivi della tesi
L’obiettivo basilare del mio lavoro è quello di illustrare l’organizzazione, oltre che la
funzione prettamente militare, delle cohortes dei Vigiles, ed evidenziare l’importanza da
questi rivestita nell’Urbs per oltre quattro secoli dalla loro creazione.
Il corpo, inizialmente chiamato “Militia Vigilum Regime”, venne creato da Augusto
nell’anno 6 d.C. con la finalità di fare fronte ai vari incendi che si sviluppavano
frequentemente nell’Urbs, anche se la loro attività fu probabilmente più efficace del
semplice soccorso quando i disastri del fuoco erano già in atto attraverso una sorta di
prevenzione agli stessi mediante il pattugliamento delle strade, su cui si affacciavano le
abitazioni popolari (insulae).
L’istituzione rientrava pienamente tra le componenti terrestri dell’esercito romano,
nell’ambito delle guarnigioni di Roma, agendo in concomitanza alla guardia pretoriana e
alle coorti urbane: nel razionale schema militare dell’Impero Romano, l’originalità della
figura dei Vigiles venne marcata da un mix di caratteri militari e attributi civili, che li
collocò storicamente in una situazione di ambiguità.
Infatti, nonostante la rilevanza del loro ruolo, essi non hanno mai beneficiato di una
proporzionale stima, sia da parte dei loro contemporanei che successivamente da parte di
approfonditi studi della “grande” storia, rimanendo, per così dire, nell’anonimato. In
realtà, questi pompieri dell’Antichità, che, allo stesso tempo sono anche gli antenati
virtuali dei moderni metronotte, riflettono sicuramente, nella loro organizzazione
flessibile e nella loro efficienza funzionale, una peculiarità del mondo romano.
Poiché la sua funzione lo rende indubbiamente un elemento onnipresente nella vita della
capitale, la figura del vigile è parte integrante del paesaggio di Roma antica.
Si trattava, inizialmente, di cohortes di schiavi affrancati o ingenui di modeste origini, che
avevano come finalità comune la sicurezza di Roma allo stesso modo dei loro comandanti,
di rango più elevato, e che potevano progredire fino a raggiungere i vertici della struttura
appartenenti all’ordine equestre. In un tale contesto si esplica il tratto distintivo della
meritocrazia nel mondo romano, attraverso la possibilità del riscatto sociale, del
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raggiungimento di una posizione migliore nell’ambito militare e quindi nella vita
quotidiana.
Al contempo, nel microcosmo romano dei Vigiles, sono ben evidenti alcune
caratteristiche dell’indole dello Stato romano: l’incontro tra orizzonti sociali e geografici
nettamente differenti (cosmopolitismo), alla base della lunga durata del sistema
imperiale, come pure la disciplina, dichiaratamente rigida, la gerarchia e l’obbedienza, che
regolano il corpo; tutti fattori che, come in altri ambiti di applicazione, erano artefici del
successo universale della cultura esportata dall’antica Roma.
L’avvento del Principato non può sottovalutare l’espansionismo urbano della capitale: i
processi di insicurezza urbana e le problematiche relative alla prevenzione e al
contenimento del crimine vengono ravvisati in una politica avveniristica, che determina
l’istituzione di diverse compagini con obiettivi ben precisi, ma comunque complementari.
Si può perciò parlare di organismi differenti che interagiscono per la sicurezza generale
dell’Urbs, in una avanzata soluzione di safety & security. Nel mondo attuale, la
traslitterazione di questi due termini è sinonimo di sicurezza, ma evidenzia una differenza
fondamentale: la volontarietà o meno delle cause delle evenienze; circostanze accidentali
ed indipendenti dall’uomo possono determinare una soluzione di safety, mentre
l’intenzionalità degli eventi delinea una protezione rientrante nel campo della security.
Le fonti letterarie sono concordi nell’inserire il corpo dei Vigiles tra le varie divisioni
dell’esercito romano, tuttavia non in maniera definitiva prima del terzo secolo d.C.
Ciononostante, fin dalla genesi di questa categoria di truppe, era contemplata la funzione
di polizia urbana notturna, strettamente connessa alla responsabilità dell’ordine pubblico
dal tramonto all’alba, espletata regolarmente attraverso i continui controlli che le guardie
dovevano effettuare per prevenire le conflagrazioni, anche di modesta entità.
Non è casuale che l’equipaggiamento e le dotazioni degli appartenenti alle cohortes
vigilum, assetti permanenti ed in continua evoluzione durante l’intero arco dell’età
imperiale, fossero simili a quelli dei milites; da questi ultimi, i Vigiles, nel corso della loro
storia, recepirono oltre che l’inquadramento militare, anche altri elementi tipici quali, per
esempio, le cariche degli ufficiali e dei sottoufficiali o il congedo (honesta missio) con la
relativa concessione della completa civitas romana.
Con la fine dell’Impero in Occidente le coorti dei Vigili non hanno più ragione di esistere
ma, come tutti gli elementi del mondo romano, è possibile ritrovarle, adattate al nuovo
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contesto, in Oriente, nonché in labili tracce ancora in Italia, svanendo lentamente, per poi
dissolversi inevitabilmente quando si giunge al nuovo ordinamento delle istituzioni del
mondo alto-medievale.
Le prove archeologiche e letterarie, pur nel loro carattere lacunoso che non permette di
ritracciare agevolmente né la costituzione né tantomeno l’evoluzione del corpo
1
, lasciano
spazio alla congettura che inserisce pienamente i Vigiles, già da corpo paramilitare delle
origini, come parte integrante delle guarnigioni di Roma, nella proposizione di un
organismo unitario, garante della safety & security di un microcosmo davvero importante,
quello della metropoli imperiale.
1.2 Le modalità di ricerca
Attraverso un’analisi diacronica, in una prospettiva d’insieme, con la presente ricerca,
cercherò di delineare sinteticamente la nascita e l’evoluzione della posizione del vigile
nella Roma antica, prima nel mondo militare e poi nella società, esaminando e
confrontando gli studi e i testi relativi: le coorti saranno analizzate nella struttura, nella
gerarchia, nella composizione e nella loro trasformazione nel corso della storia.
Si esamineranno, in particolare, le funzioni più importanti dei vari incaricati, riproposti in
ciascuna sezione, sottolineandone le evidenti attribuzioni di chiara connotazione militare,
riscontrando altresì le varie difficoltà incontrate nel comprendere requisiti, passaggi e
tappe regolari nella carriera, a causa dell’esiguità delle fonti epigrafiche.
Un particolare interesse è stato rivolto allo studio dell’iconografia, davvero molto scarsa e
di ardua interpretazione, individuando le iscrizioni funerarie corredate da immagini di
appartenenti alle cohortes vigilum per identificarne le caratteristiche e il simbolismo, e
contestualmente operando un raffronto con gli elementi che erano peculiari ai milites.
La principale problematica emersa durante l’indagine riguarda l’ambito ordinario e
quotidiano degli elementi di queste truppe della guarnigione cittadina: in tal senso, le
fonti storiche e letterarie sono quasi mute e il carattere ufficiale della maggior parte delle
epigrafi elimina sistematicamente l’individualità dei Vigiles.
1
SABLAYROLLES 1996, p. 285.
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L’attenzione della ricerca è stata così particolarmente indirizzata ai fattori connotanti la
dimensione militare del corpo, per comprendere se, nonostante la scarsità degli studi
portati avanti sull’argomento, i Vigiles, pur collocandosi in un limbo di contraddizioni,
possano essere considerati una vera e propria forza armata oppure debbano rimanere
confinati nell’ambito paramilitare, alla stregua delle odierne guardie giurate.
Il mondo attuale, presenta, seppure in termini indiscutibilmente diversi, analogie tra gli
antichi Vigiles ed i contemporanei vigilantes, quali l’ambito paramilitare di appartenenza,
le funzioni di safety & security e, purtroppo, la mancanza di una equivalente
considerazione rispetto alle forze proprie di polizia, nonostante siano trascorsi oltre
duemila anni.
1.3 Una breve storia degli studi sul corpo dei Vigiles
Il pregiudizio che domina tutta la speculazione storica sugli antichi Vigiles di Roma
imperiale, è incentrato sulle esclusive mansioni antincendio, con vaghi cenni a funzioni
non definite di polizia notturna urbana: l’intero complesso degli studi considera tale
milizia come una semplice brigata di pompieri, seppure molto ben organizzata, addirittura
rimpiazzabile nelle città del territorio italico e delle province da collegia di artigiani.
Questo studio vuole dimostrare le molteplici ed indispensabili funzioni di tale corpo nella
capitale imperiale, delineandone la parabola nei secoli della sua esistenza come parte
della guarnigione cittadina, fino a giungere alla sua fine, non per inutilità ma per gli
evidenti motivi contingenti che portano alla caduta del mondo romano occidentale. In
effetti, i Vigiles rimangono ancora attivi nelle successive capitali imperiali: a Ravenna in
Occidente e, per quanto riguarda il corrispondente contesto orientale di dominio, a
Bisanzio.
La circostanza che il fattore principale utilizzato per gli studi storici precedenti su tale
corpo sia quello della funzione di lotta alle fiamme è comprensibile, in quanto assurge ad
unica spiegazione delle ridotte testimonianze presenti, di qualsiasi genere esse siano
(archeologico, epigrafico, letterario).
Si può affermare che gli studi sui Vigiles iniziano nel momento in cui le ricerche storiche
relative al periodo classico divengono specialistiche, agli inizi dell’Ottocento, ma
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curiosamente non da uno storico, bensì dal comandante dei Vigili del fuoco di Roma,
Giuseppe Origo (vedi ORIGO 1821), definito da John Rainbird
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come “l’ultimo dei pompieri
in grado di leggere classicismo ed antiquaria allo stesso modo”.
Essendo un addetto ai lavori, Origo nel 1821 trova familiare quanto è riportato dalle fonti
antiche, senza metterle in discussione in alcun modo; è ragionevole attribuire al lavoro di
scrittura del capo dei pompieri della capitale uno scopo più che altro politico: rifacendosi
alla letteratura classica, tatticamente egli sottolinea le storiche e nobili origini
dell’istituzione del proprio corpo di appartenenza, al fine di evitarne l’abolizione
3
.
Le successive analisi ottocentesche sulla Militia Vigilum sono state effettuate da storici
classici ed archeologi, dopo la scoperta, sul Celio, nella verosimile statio della quinta
coorte, delle due basi di statue contenenti le liste del 205 e 210 d.C. (note come
“latercula”)
4
.
Nel 1835, Olaus Kellerman (vedi KELLERMAN 1835) pubblica testi e materiali confrontati, in
rapporto soprattutto alla durata del servizio e alle prospettiva di carriera degli arruolati.
Gian Battista De Rossi, qualche anno più tardi, si occupa di prove materiali inerenti gli
edifici delle stazioni presenti in Roma, in un’epoca in cui l’excubitorium della settima
coorte e la caserma di Ostia, non erano ancora state scoperte, realizzando una sintesi
completa delle vestigia archeologiche allora conosciute.
Nello stesso periodo Ludwig Preller (vedi PRELLER 1846) propone, basandosi sullo studio
dei testi dei Cataloghi Regionari, uno schema d’insieme dell’ubicazione delle sedi del
corpo.
Alla fine del secolo diciannovesimo un altro ufficiale dei pompieri di Roma si dedica allo
studio dei prodromi del proprio mestiere: Ettore De Magistris (vedi DE MAGISTRIS 1898),
non essendo uno storico di professione, scrive entusiasticamente delle testimonianze
archeologiche, che trova comuni e comprende, senza lasciare spazio alle problematiche
interpretative.
2
RAINBIRD 1976, p. 3: “[…] was among the last firemen capable, if they wished, of reading the classicists and
antiquarians on equal terms.”.
3
Quando i Francesi si stabilirono a Roma, il tentativo di restaurazione portò a riconsiderare la necessità di
mantenere o meno tutti i vari corpi dello Stato Pontificio. Con la sua attenta analisi, che conferisce una
superiorità notevole al corpo dei Vigiles dell’antica Roma, Origo riuscì a fare in modo che i pompieri non
venissero aboliti a Roma.
4
C.I.L. VI, 1057 e 1058.