Questa tesi nasce dal mio interesse di approfondire il tema sulla relazione
educatore-bambino all’asilo nido, in seguito alla mia esperienza di tirocinio. La tesi parte
da una panoramica sulla storia dei nidi per l’ infanzia, mostrando come nei secoli scorsi il
bambino abbia potuto usufruire di pochi spazi effettivamente suoi, con scarso materiale
di gioco scarso e con oggetti che non potevano essere danneggiati o consumati. L’idea
dell’infanzia come caratterizzata da esigenze peculiari si emancipa gradualmente, sino ad
arrivare ad un’idea di bambino che non è solo “corpo” ma anche mente, emozioni,
desideri. I numerosi cambiamenti storici e culturali che hanno investito il nostro paese dal
dopoguerra ad oggi, quali ad esempio il passaggio da una società contadina ad una
società industriale, i cambiamenti dell’impostazione della famiglia da prevalentemente
patriarcale all’inserimento delle donne nel mondo del lavoro, hanno imposto
prepotentemente il problema della custodia e della cura dei bambini, ai quali oggi gli asili
nido cercano di rispondere. L’asilo nido è, pertanto, un servizio socio-educativo di
interesse sia pubblico che privato, che accoglie i bambini dai 3 mesi a 3 anni di età. Il
nido è un luogo dove ogni bambino trova occasioni di gioco, di scoperta e di
socializzazione in un clima affettivamente sereno, nel rispetto dei propri bisogni
evolutivi. Nel secondo e terzo capitolo di questa tesi abbiamo sviluppato il tema
dell’inserimento del bambino al nido, che costituisce un momento estremamente
importante, nel quale si gettano le basi per la relazione tra la famiglia e il nido, tra il
bambino e l’educatore. L'inserimento è preceduto da un colloquio con i genitori, nel
quale si viene a conoscenza della storia del bambino, delle sue precedenti esperienze di
distacco, delle caratteristiche del suo ambiente di vita e relazionale, al fine di consentire
agli educatori di approcciarsi al bambino nel rispetto della sua individualità. Per il
INTRODUZIONE
bambino, è molto importante essere affiancato in questa nuova esperienza da un genitore
che riesca ad instaurare un buon rapporto collaborativo con gli educatori, nel rispetto del
loro lavoro e della loro professionalità. Il primo compito del genitore è quello di
trasmettere serenità e fiducia nel bambino, soprattutto nei primi momenti di separazione
parziale e temporanea. Non si può affrontare l’inserimento del bambino al nido senza
considerare il modo in cui i genitori vivono questo momento, le loro ansie, i loro sensi di
colpa, le loro preoccupazioni legate alle difficoltà di iniziare un rapporto con un’
istituzione che non si conosce. Questo momento deve essere affrontato dagli educatori
con professionalità e rigore metodologico. Gli operatori devono riuscire a trasmettere due
ordini di messaggi: il primo, che niente è lasciato all’ improvvisazione; il secondo, che la
conoscenza del nido e la necessità di realizzare un buon inserimento sono le premesse per
rendere compartecipe la famiglia del processo educativo. Pertanto, l’educatore deve
conoscere le fasi di sviluppo del bambino e le caratteristiche delle relazioni familiari, al
fine di fornire al bambino risposte adeguate ai suoi bisogni. Nella tesi, si sostiene l’idea
che educatore e i genitori affrontino un percorso comune, volto a favorire lo sviluppo
armonioso del bambino. Il bambino, da parte sua, ha la necessità di essere accudito da
persone adulte e responsabili, che lo accompagnino nel suo percorso di crescita. Per
questa ragione, nel quarto capitolo la tesi affronta il tema dell’importanza della
preparazione dell’educatore. Un metodo fondamentale per la preparazione e
l’aggiornamento del programma educativo è sicuramente l’osservazione. L’osservazione
consente di trovare uno spazio di pensiero prima di intervenire, per di cercare di
comprendere i fenomeni invece di reagire semplicemente a ciò che avviene. Questo
distingue un intervento educativo da una semplice reazione alle esigenze del contesto
educativo. Nel capitolo si descrive come l’organizzazione della vita nel nido, nei suoi
aspetti quotidiani e ripetitivi, essenziali, quali l’entrata e l’uscita, il saluto, il cambio, i
momenti biologici, l’igiene personale, l’alimentazione e il riposo, rappresentano l’ inizio
di una comunicazione interpersonale fra adulto e bambino. Questa organizzazione è
fondamentale per consentire al bambino di abituarsi agli adulti, mentre le sue necessità
sono appagate secondo schemi ben precisi e secondo riferimenti costanti, attraverso la
continua interazione con gli adulti che si prendono cura di lui. Nell’organizzazione di una
giornata al nido, gioca un ruolo chiave l’organizzazione degli spazi e degli oggetti in essi
contenuti, che favoriscono una vasta gamma di esperienze: da quelle di carattere motorio
all’interazione con i coetanei, fino al soddisfacimento delle esigenze di sicurezza e di
affettività. Gli spazi e i tempi dei servizi per l’infanzia sono curati, nel tentativo di
coniugare contenimento e allegria. I tempi sono distesi, dalla scansione della giornata al
riposo, alle routines quotidiane. Nel sesto capitolo, infine, il lavoro di tesi descrive le
caratteristiche delle relazioni tra pari, che svolgono un ruolo importante per lo sviluppo
del bambino. Bambini che dimostrano buone competenze sociali e comportamenti
pro-sociali verso i coetanei al nido, sono maggiormente accettati dai loro compagni e
interagiscono con loro con maggior frequenza. Di contro, bambini aggressivi o con scarse
competenze sociali sono spesso rifiutati dai loro pari. Una buona conoscenza dei fattori
individuali e relazionali implicati nella competenza sociale del bambino piccolo può
supportare l’educatore nell’ideare opportunità di interazione costruttive, che possano
rafforzare nel bambino le proprie capacità. In conclusione, in questo lavoro di tesi
abbiamo voluto sottolineare l’importanza della preparazione dell’educatore dell’asilo
nido, alla luce delle più recenti conoscenze della ricerca scientifica sui bambini
nell’infanzia.
2.1. La storia dell’ inserimento
La storia dell’inserimento del bambino al nido rappresenta un evento molto importante
nella tradizione culturale e pedagogica di questo servizio. L’esperienza di inserimento del
bambino al nido negli anni ‘70 veniva riconosciuta, dalle educatrici, come
particolarmente delicata e difficile da affrontare, anche per come era organizzato l’
ingresso. I bambini, infatti, ad ogni inizio anno venivano ammessi contemporaneamente,
spesso accolti tutti insieme nel salone di accesso e i genitori non potevano trattenersi per
seguire, sostenere e mediare il momento della separazione. Questa modalità provoca
ansie sia nel bambino, che nei genitori ma anche nelle educatrici. Sulla base di numerose
ricerche empiriche, che hanno studiato questo delicato momento, sono state
successivamente ideate modalità diverse per l’accoglienza dei bambini. In particolare, i
bambini potevano essere accompagnati dai genitori, al fine di consentire una separazione
meno problematica. Questa modalità ha individuato nelle competenze relazionali degli
educatori e nella gradualità dell’inserimento la chiave di svolta di tutta l’esperienza.
Queste strategie sono state elaborate e discusse da Susanna Mantovani, in un seminario in
cui vennero indicati alcuni principi che dovevano governare tutto il processo di
inserimento del bambino (Mantovani, 2001).
Da una parte venne indicata la necessità di non tenere separata l’esperienza del bambino
da quella della madre. Inoltre, è fondamentale gestire questo momento con gradualità e
flessibilità. L’elemento fondamentale era rappresentato dalla capacità dell’educatrice di
mettere in atto significative occasioni di comunicazione e di relazione con la famiglia, per
rendere il nido il più familiare possibile, abbassando cosi la soglia d’ ansia. La
CAPITOLO SECONDO
L ’ inserimento del bambino all ’ asilo nido
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comunicazione interpersonale fra educatrice, mamma e bambino rappresentava il filo
rosso che collegava tutte le strategie individuate, che avrebbe dato qualità all’ esperienza
consentendo un adattamento positivo del bambino alle nuove situazioni. Poiché le ansie
del genitore spesso costituiscono la ragione principale delle ansie del bambino, sono state
ideate molteplici strategie di comunicazione e di informazione per le famiglie:
Lettere aperte alle famiglie
Visite preliminari al nido
Assemblee con i genitori
Presenza dei genitori al nido
Osservazioni delle interazioni genitori-bambino
Questioni di informazione su esperienze, abitudini del bambino
Uno dei principali problemi da affrontare è l’individuazione di una particolare educatrice
come riferimento per il bambino durante l’ inserimento. Per i genitori, paradossalmente
l’individuazione di questa figura rappresentava una fonte di ansia, per il timore dello
stabilirsi di un rapporto privilegiato tra educatrice e bambino che potesse competere con
quello tra genitore e bambino. E’ stato inoltre evidenziato come, spesso, l’ideazione di
alcune strategie di inserimento abbia eccessivamente sottostimato la capacità dei bambini
di adattarsi alle nuove esperienze e di relazionarsi a figure diverse da quelle genitoriali.
Negli anni ’70, quando si avviava la formazione dei primi gruppi di educatrici per i nuovi
asili nido e si cercava di trasformare i nidi ex OMNI in luoghi educativi, non più solo
assistenziali, il nuovo nido educativo doveva giustificare la propria esistenza,
rassicurando la comunità sul fatto di non essere “dannoso” per i bambini. La gradualità
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