Capitolo 1
INIZIATIVE E STRUMENTI PER LA QUALITÀ ED IL
MIGLIORAMENTO DEL SERVIZIO NELLA PA E NELLE
AZIENDE SANITARIE
1.1. IL PROCESSO DI AZIENDALIZZAZIONE DELLE PUBBLICHE
AMMINISTRAZIONI
“Molteplici sono le sollecitazioni che l'ambiente pone alle pubbliche
amministrazioni (P A)”
1
, alcune delle quali sono riconducibili alla crescente
rilevanza del rispetto del vincolo di bilancio e del concetto di accountability; alla
maggiore attenzione dei cittadini nei confronti dei servizi e degli standard di
qualità in un'ottica di orientamento al cliente
2
; al nuovo ruolo dello stato che ha
portato ad un progressivo decentramento delle funzioni.
La risposta a tali stimoli, si è concretizzata in una produzione normativa, che
recependo le istanze provenienti anche dal mondo scientifico, ha fissato le
traiettorie di cambiamento che le PA avrebbero dovuto seguire per migliorare le
proprie capacità di adempiere alle funzioni istituzionali loro affidate.
Una delle ipotesi ispiratrici della riforma, è rappresentata dalla possibilità che
l'introduzione di principi, logiche e strumenti tipici del management privato, quali
ad esempio i sistemi di pianificazione e controllo, facilitasse il processo di
innovazione e di miglioramento dell'azione pubblica. L’utilizzo di tali strumenti
prende il nome di “processo di aziendalizzazione” che non va confuso, però, con il
1 L. Del Bene, Lineamenti di pianificazione e controllo per le amministrazioni pubbliche,
Giappichelli Editore, Torino, 2008, p. 1.
2W. Locatelli, P. Frazzi, A. Leonardi, Governare la qualità e l'economicità dei processi: il
caso dell'Area veterinaria dell'Asl di Milano, in “Mecosan”, 2009, n. 72, pp. 141-158.
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termine “privatizzazione”, di cui ne è solo un passaggio iniziale: nella seconda,
infatti, il soggetto economico cambia, da pubblico diventa privato, qui no, rimane
pubblico, ma tende a comportarsi, sotto il profilo gestionale, come un privato
senza esserlo. Inoltre un altro aspetto importante, è quello di non ritenere che
semplicemente trasferendo filosofie e tecniche manageriali sviluppate nelle
aziende private, questo rappresenti una sorta di panacea ai mali che affliggono il
funzionamento delle PA. Infatti, “l'efficacia o meno di un sistema o dei relativi
strumenti, dipende dalla coerenza tra questi ed il contesto applicativo, ma anche
da come questi vengono realmente utilizzati e dalle valenze che ad essi si
attribuiscono”
3
.
Il principio fondamentale dell’aziendalizzazione è l’economicità, secondo il quale
l’utilizzo delle scarse risorse disponibili per ottenere i risultati, deve avvenire in
modo tale da massimizzare la creazione del valore economico sociale.
4
Questo significa, che i soggetti dell’azione amministrativa, non devono curare
solo la corretta applicazione delle leggi e dei regolamenti, cioè l’aspetto giuridico
e formale degli atti amministrativi basati essenzialmente su un controllo di tipo
normativo, ma anche gli effetti che le decisioni dell’amministrazione comportano
sulla gestione, sulle performance di produttività, sulla qualità dei risultati, sulla
loro adeguatezza e coerenza rispetto ai bisogni sociali della collettività.
Si deve quindi porre attenzione alle dimensioni sostanziali di natura economica,
sociale e ambientale della gestione, migliorando il raggiungimento della mission
aziendale, delle finalità strategiche, degli obiettivi di programma e di budget.
Le aziende pubbliche, rispetto a quelle tradizionali, che operano per il mercato e
inseguono il profitto, non hanno però il reddito: un indicatore importante usato per
3 L. Del Bene, Lineamenti di pianificazione, op. cit.
4Pubblicazione online, http://www.univr.it, Il percorso di aziendalizzazione degli enti locali
attraverso le principali leggi di riforma dal 1990, M. Mulazzani.
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misurare in termini economici il rapporto output/input. “Perché un’azienda abbia
ragione di esistere, infatti, è necessario che il suo prodotto sia maggiore del suo
input, ma l’output di una Pubblica Amministrazione, è normalmente espresso in
termini di ricaduta sociale, che non solo è difficile da misurare, ma è ancora più
complicato da comunicare all’opinione pubblica”
5
.
Il vero rischio che si viene così a creare in questi casi è che l'azienda non
controllando la quantità prodotta, non riesca ad avere neppure coscienza del
proprio grado di economicità, bruciando così risorse invece che crearle.
“E’ proprio qui, che si innesta l’esigenza di recuperare gli strumenti di
pianificazione e misurazione/controllo della gestione dell’economia
dell'amministrazione, per adattarli alla realtà pubblica, permettendo così di
creare un rinnovato orientamento tecnico-culturale che consente di adottare
“nuovi” strumenti di controllo.”
6
Alcune aziende pubbliche, seguendo le disposizioni normative o proprie esigenze
interne, hanno già intrapreso da tempo la via dell’aziendalizzazione culturale e
tecnica.
Altre realtà, pur senza avere tra gli obiettivi imminenti la privatizzazione, hanno
cominciato ad adottare un “approccio aziendalistico” più orientato ai risultati che
ai compiti, “mettendo al centro dell’attenzione e del processo gestionale il
cittadino o le imprese e non la stessa Pubblica Amministrazione, cliente per
troppo tempo solo di se stessa”
7
.
Il processo di aziendalizzazione, nonostante i cambiamenti che ha introdotto nel
5Pubblicazione online aprile 2008, Il sistema dei controlli interni nelle aziende pubbliche,
http://www.uniroma2.it.
6 L. Hinna, La domanda di controllo nel settore pubblico e le trasposizioni di cultura e
metodologie dal settore privato, Rivista Italiana di Ragioneria e di Economia Aziendale, RIREA,
n. 5-6, maggio-giugno, 1992.
7 L. Hinna, Il bilancio sociale nelle Pubbliche Amministrazioni, processi, strumenti e valenze,
Franco Angeli, Milano, 2004.
7
settore pubblico, non è una novità. A metà degli anni settanta il Giannini
8
, lo
aveva già ipotizzato affermando che le Pubbliche Amministrazioni potevano
essere assimilate alle aziende del terziario e adottarne così tecniche e strumenti
gestionali, anche per cercare di superare quegli atteggiamenti autoreferenziali ed
ingiustificabili che creavano una condizione di vessazione nei riguardi dei
cittadini. La resistenza culturale e la convinzione radicata della impossibilità di
adottare nel pubblico sistemi e modelli delle aziende di produzione private, hanno
fatto sì che l’idea guida del Giannini venisse accantonata, fatto salvo poi essere
nuovamente recuperata a distanza di anni.
La tematica dell'aziendalizzazione è stata infatti oggetto di un profondo e lungo
processo evolutivo e normativo che ha avuto percorsi differenti in relazione alle
varie tipologie di amministrazione, riguardando non solo gli enti territoriali ma
anche le strutture sanitarie. Se volessimo dare però una data di riferimento,
sicuramente potremmo scegliere gli anni '90. È in quel periodo infatti che si è
concentrata la maggior produzione normativa su tale argomento, che ha visto la
pubblicazione della L. n. 142/1990 sull’ordinamento degli enti locali, la L. n.
241/1990 recante “ Norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto
di accesso ai documenti amministrativi” e il decreto legislativo 502/92 e
successive modifiche, in materia di sanità. Le leggi elencate, non sono altro che
una minima parte dell'elevato numero di disposizioni normative che hanno
lentamente ma profondamente modificato il sistema pubblico italiano,
rappresentando di fatto un radicale rinnovamento e, a tutti gli effetti, una vera
svolta per questo settore, che da troppo tempo era immobile sulla sua posizione.
A differenza del privato, infatti, dove i processi innovativi sono più rapidi e la
“molla” che li fa scattare è quasi sempre rappresentata dalla concorrenza, per ciò
8 M. S. Giannini, Rapporto sui problemi dell’amministrazione dello Stato, Roma, 1979.
8
che riguarda la Pubblica Amministrazione, l'unico metodo votato al cambiamento,
è almeno sulla carta, lo strumento del confronto tra le aziende pubbliche e tra
queste e quelle private, che se ben usato consente di alimentare una sorta di
competizione, strumentale per guadagnare reputazione e consenso, introducendo
anche se in maniera fittizia, le condizioni tipiche della libera concorrenza in un
settore quale è quello pubblico, che per definizione non può uscire dal mercato.
Purtroppo in passato tutto ciò non si è concretizzato e i motivi che non hanno
consentito questa comparazione sono diversi, ed è importante quindi coglierne le
logiche e le motivazioni, sia per capire il passato recente, sia per interpretare le
riforme. “Potendone stilare una graduatoria, al primo posto figurerebbe
“l’autoreferenzialità”, figlia dell’assenza di concorrenza e della connivenza
partitocratica italiana. Qualsiasi confronto è ovviamente frustrante, mette in
discussione e per sfuggire ad esso la P A è ricorsa ad un alibi: la celebrazione
“dell’assoluta diversità” e unicità dalle altre amministrazioni.
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”.
Questo legame tra autoreferenzialità e profonda convinzione dell’assoluta
diversità da qualsiasi altra struttura, ha fatto sì che il rifiuto del confronto
dominasse lo scenario italiano per tanto, troppo tempo. Tutto questo rappresenta la
parziale motivazione del perché si è dato molto più peso a ciò che riguardava gli
aspetti giuridici e finanziari piuttosto che a quelli organizzativi, di costo e ai
controlli in genere. Il risultato è stato che la cultura economico aziendale della PA
è da sempre pesantemente succube della dottrina giuridico amministrativa e del
rispetto della norma, che inevitabilmente ha sostituito la concorrenza e il
confronto, quali strumenti per l'innovazione.
“Ma quella per norma, è realmente innovazione o solo condizione perché
l’innovazione si realizzi? La norma, senza cultura aziendale e senza
9 Pubblicazione online aprile 2008, Il sistema dei controlli interni nelle aziende pubbliche,
http://www.uniroma2.
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