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CAPITOLO I : La nascita della Borsa Italiana e il suo sviluppo.
1.1. I primi anni di vita del mercato italiano sotto la dominazione francese.
Attraverso due secoli di storia la Borsa Italiana e’ stata lo specchio fedele di tutte le vicende
economiche e finanziarie del Paese registrando tutte le vicissitudini accadute : dalla crescita
impetuosa ai momenti di crisi , dall’ambito pubblico a quello privato, dai mercati locali al
mercato nazionale, per arrivare fino ai giorni nostri dove Borsa Italiana ormai e’
contestualizzata nel panorama internazionale. Per quanto riguarda la data di nascita la Borsa
Italiana venne istituita con il nome di Borsa di commercio di Milano dal decreto del 16
gennaio 1808 dal vicere’ Eugenio Napoleone in cui ordinava l’apertura della stessa entro un
mese. Il decreto affidava poi ad una commissione di quindici soggetti appartenenti alle
categorie dei banchieri, negozianti e sensali nominata dal ministro degli Interni la ricerca di
una sede provvisoria per l’apertura immediata e di una sede definitiva dove celebrare le
riunioni di borsa. Già prima dell’istituzione napoleonica, gli operatori agivano sulla piazza di
Milano, cosi come nelle principali città italiane, praticando sia l’attività di cambio che la
vendita all’incanto degli effetti pubblici. Anche nel piano di revisione urbanistica avviato nei
primi dell’ Ottocento per dotare Milano di strutture idonee al suo ruolo di capitale della
Repubblica Cisalpina c’era la costruzione di un edificio monumentale per la Borsa valori. In
seguito con un altro decreto si stabili’ il primo regolamento per il funzionamento della borsa.
Si erano avuti questi decreti istitutivi anche grazie ad una petizione della camera di
commercio milanese, risalente al 1807, che chiedeva alle autorita’ francesi di istituire una
borsa per effettuare lo sconto per il pagamento delle cambiali. Gli operatori che agivano sulla
piazza di Milano chiamati sensali furono definiti con la formula francese agenti di cambio
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, i
1 Gli agenti di cambio sono stati i primi intermediari finanziari autorizzati a concludere contratti in borsa. La definizione, mutuata dal codice
di commercio francese introdotto in Italia nel 1808, sostitui’ quella dei sensali di cambio.
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quali rimarranno attivi in borsa fino al 1991 quando furono istituite le SIM e bloccati i
concorsi per la nomina ad agente di cambio. La novita’ rilevante che introdussero i francesi
nel 1808 fu il regime pubblicistico delle Borse di commercio che caratterizzo’ il mercato
italiano fino al 1998, differenziandolo dal sistema anglosassone dove le borse si erano
costituite per la libera associazione degli operatori. Si puo’ dire quindi che la Borsa di Milano
nacque grazie all’ interesse dei banchieri di avere un locale dove gestire i loro affari e al
desiderio del governo francese di avere un mercato ampio ed organico dove collocare le
emissioni di debito pubblico in concorrenza con il mercato borsistico londinese. La data
ufficiale di inizio delle contrattazioni fu lunedi’ 15 febbraio 1808 nella sede provvisoria del
Monte di Pieta’. In questa data storica per i mercati finanziari italiani la Camera di
commercio
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nominò un sindaco e quattro aggiunti per presiedere giornalmente le sedute e
rilevare quotidianamente i corsi. Uno dei problemi principali della neonata Borsa milanese era
l’inadeguatezza dei locali adibiti alle runioni giornaliere e per questo motivo nel novembre del
1809 venne trasferita dai locali del Monte di pietà in alcune stanze al pian terreno del Palazzo
dei giureconsulti. Altre novità vennero fuori con un decreto vicereale nel marzo del 1810 il
quale conteneva un completo regolamento per le Borse di Commercio anche se alcune
disposizioni rimasero inattuate come la redazione di un albo dei mediatori autorizzati e
l’elezione diretta del sindaco e degli aggiunti da parte degli operatori.
1.2. Il periodo austriaco e la Borsa nel nuovo Regno d’Italia.
Anche con il ritorno degli austriaci la Borsa milanese venne confermata con un decreto
imperiale nel maggio 1816 e l’esercizio delle funzioni attribuite con i decreti istitutivi del
2 Le camere di commercio erano enti pubblici locali ma non territoriali e non economici, che godevano di una certa autonomia del potere
governativo: avevano il potere di istituire nuove borse di commercio previo decreto reale autorizzativo e predisponevano autonomamente i
regolamenti di borsa con cui disciplinavano l’attività di borsa.
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1806 vennero mantenuti dalla Camera di commercio che continuò anche ad eleggere i sindaci
di borsa. Negli anni seguenti la Restaurazione il mercato milanese attraverso’ un periodo di
scarsa attività tanto che nel 1825 i locali del Palazzo dei giureconsulti dove avvenivano le
sedute di borsa furono dati in uso alla scuola elementare di Piazza mercanti ed anche un piano
di riforma della Borsa di Milano da parte della Camera di commercio, sottoposto alle autorità
austriache, nel 1828 rimase inapplicato. Dopo questo periodo di scarsa attivita’ a partire dagli
anni ‘30 dell’ Ottocento il mercato finanziario milanese inizio’ un periodo di consolidamento
grazie soprattutto allo sviluppo dell’ industria e del commercio, alla crescita dei comparti
manufatturieri e alla nascita delle reti di trasporto e comunicazione. Infatti nel 1832 erano
quattro i titoli di debito pubblico quotati a Milano, nel 1841 salirono a sette e nel 1858 per la
prima volta compariva un titolo azionario, quello della Societa’ delle strade ferrate del
Lombardo-Veneto. Nel 1848 durante la reggenza del Governo provvisorio ci fu l’elezione
diretta dei sindaci di borsa, che nello stesso anno redassero un nuovo progetto di regolamento
per il mercato milanese. Con l’unificazione dell’ Italia per far fronte ad un sensibile impegno
finanziario il governo fu costretto ad emettere un numero elevato di titoli di debito pubblico e
negli anni 70’ dell’ Ottocento comparvero sul listino milanese i titoli di compagnie ferroviarie
e molti istituti di credito. Nei primi tempi le industrie manufatturiere rimasero fuori dal listino
dato che le loro ridotte dimensioni facevano si che per il loro sviluppo si rivolgessero
all’autofinanziamento e al credito bancario. Solo verso la fine del secolo con la rapida crescita
industriale del paese anche il comparto manifatturiero inizio’ a cercare finanziamenti con la
quotazione in borsa e in questi anni il numero delle azioni quotate a Milano passo’ da 23 a 54
tra il 1895 e il 1900, per raggiungere i 160 titoli quotati nel 1913. La crescita e lo sviluppo
industriale della fine del 1800 non fu accompagnata da un adeguato rinnovamento del quadro
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normativo sostanzialmente fermo ai decreti napoleonici. Il Codice del commercio del 1865
rimediò in parte a queste lacune senza però introdurre una legislazione specifica sulle Borse
valori che si ebbe solo nel 1913. Con i provvedimenti emanati gli anni successivi, come
l’istituzione del Sindacato e la limitazione delle contrattazioni ai soli titoli quotati
ufficialmente, si cercò di circoscrivere alcuni dei problemi che interessavano le principali
Borse. Un nuovo regolamento emanato nel 1883, dopo il Codice di commercio del 1882,
imtrodusse novità significative nella disciplina di ammisione dei titoli e della liquidazione dei
contratti. Ma il problema principale che affliggeva le riunioni di borsa non venne intaccato
minimamente da queste norme, cioè l’intermediazione abusiva dei valori da parte di soggetti
non autorizzati, tanto che nell’ ultimo quarto di secolo l’insoddisfazione dei mediatori fu
molto accesa.
1.3. Il mercato finanziario italiano all’ inizio del XX secolo.
Alla vigilia del ventesimo secolo l’Italia ancora non aveva completato il suo processo di
industrializzazione e il suo sviluppo economico era in forte ritardo rispetto agli altri paesi
europei. Nei primi dieci anni del novecento sotto il governo liberale di Giolitti, l’Italia riusci’
a colmare il gap che la separava da paesi come la Francia e il Regno Unito. Questa fase di
sviluppo impetuosa dell’economia italiana portò la produzione industriale a crescere ad un
tasso medio annuo del 5,5% e proprio la fase che va dall’inizio del secolo alla prima guerra
mondiale possiamo identificarla come la vera e propria rivoluzione industriale italiana.
Protagoniste principali della crescita del mercato borsistico furono le grandi banche miste
dell’ epoca come COMIT e CREDIT che avevano un forte interesse allo sviluppo e al
mantenimento di un mercato di borsa liquido ed efficiente. Le banche miste contribuirono alla
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crescita delle principali imprese italiane, favorendone la trasformazione in societa’ per azioni
e accompagnandone l’ingresso in borsa. Questa crescita impetuosa delle attivita’ apri’ la
necessita’ per la borsa valori milanese di dotarsi di spazi piu’ ampi e nel 1901 divenne
operativa la nuova sede di Palazzo Broggi in Piazza Cordusio. Milano in competizione con le
altre borse locali di Genova, Torino, Firenze e Roma divento’ la principale piazza finanziaria
del paese proprio grazie alla quotazione sul proprio listino dei titoli azionari industriali. Fra il
1900 e il 1907 il numero totale delle società quotate alla borsa di Milano passo’ da 59 a 169 e
la maggior parte delle quotazioni si ebbero nel trienno 1905-1907. Questo salto dimensionale
del listino azionario italiano è stato il piø consistente di tutto il ventesimo secolo e solo alla
metà degli anni ’80 si avrà un’ ondata di quotazioni paragonabile a quella del triennio 1905-
1907. Dal 1907 , dopo un inizio di secolo molto promettente per i corsi azionari, iniziò un
periodo di crisi per il mercato borsisitico italiano che si protrasse fino allo scoppio della prima
guerra mondiale. Infatti in quegli anni i prezzi delle azioni scesero di oltre l’80% e il crollo
dei corsi azionari determinarono una crisi di fiducia nella solvibilità delle banche miste che
causarono un forte deflusso di liquidità dal mercato borsistico. La crisi borsistica fu innescata
da un rialzo dei tassi di interesse a breve collegato alla crisi di liquidità internazionale che
mise in luce tutta la fragilità del sistema finanziario italiano dove l’attivo delle banche
dipendeva dalle partecipazione nelle imprese quotate. Per frenare la caduta dei corsi azionari
vennero costituiti i consorzi per la difesa di valori azionari ad opera delle banche ed altre
imprese non finanziarie con l’appoggio implicito della Banca d’Italia.Dopo la crisi
internazionale del 1907 si ebbe finalmente in Italia una legislazione specifica sulla borsa con
la legge n° 272 del 30/03/1913
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che riuni’ organicamente tutte le norme che regolavano
l’istituzione delle Borse, la sorveglianza sulla loro attivita’, le modalita’ di quotazione dei
3 La legge 20 marzo 1913 n° 272 con il regolamento di attuazione 4 agosto 1913 n° 1068 si può definire come la prima vera legge organica
sull’ordinamento delle Borse e i relativi contratti.
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titoli e di rilevamento dei prezzi, le prerogative degli agenti di cambio e le loro modalita’
operative. Infatti la legge del 1913 diede al sistema delle contrattazioni la forma che ha
conservato con poche modifiche fino alla chiusura della borsa gridata con l’avvento del
mercato telematico. Questa legge sanci’ con precisione le competenze di vigilanza, di
controllo e di gestione, suddividendole tra Ministero , Camere di commercio, Sindacato dei
mediatori e Deputazioni di borsa. Inoltre stabili’ che gli agenti di cambio potessero agire solo
per conto della clientela e non in proprio, l’ esclusiva degli stessi per tutti gli scambi eseguita
alle grida. Con tale esclusiva la legge taglio’ fuori le banche miste da questo segmento dei
servizi mobiliari e fino al 1925, anno in cui tale principio fu applicato, il conflitto tra gli
agenti di cambio e le banche fu molto duro.Gli agenti di cambio poi nel 1925 ricevettero la
qualifica di pubblici ufficiali e nel 1932 il loro Sindacato venne denominato Comitato
direttivo degli agenti di cambio della Borsa valori.
1.. Il periodo tra le due guerre mondiali.
Durante la prima guerra mondiale per alcuni periodi la borsa di Milano venne chiusa ma
questo non provoco’ effetti particolarmente negativi per il suo funzionamento in quanto grazie
alle esigenze dovute alla necessità di far fronte allo sforzo bellico, l’Italia completò il suo
processo di industrializzazione nei settori siderurgici e meccanici. Infatti nel periodo bellico
l’indice della produzione industriale crebbe del 15% circa proprio grazie alle commesse
pubbliche delle imprese coinvolte nelle produzioni militari come la Fiat, l’Ansaldo e l’Ilva.
Una novita’ per il mercato finanziario italiano dopo il primo conflitto mondiale fu il tentativo
di takeover ostile alle due grandi banche milanesi, la Comit e il Credit. Infatti nel 1919
l’Ansaldo, rastrellando le azioni sul mercato, tentò la scalata alla Comit ma senza successo
e nello stesso anno la Fiat cercò di conquistare il controllo della Credit senza riuscirci
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4 G. SICILIANO, Cento anni di borsa in Italia, Il Mulino, Bologna 2001.