3
Pasolini sul set di Medea (1969) (http://pasolinipuntonet.blogspot.it/2013/09/pasolini-un-
impossibile-paradiso-di.html).
4
Uno scrittore-regista, molto «discusso e discutibile»,
un comunista «poco ortodosso
e che guadagna dei soldi col cinema»,
un uomo «poco di buono, un po' come D'Annunzio»
1
.
Introduzione
Tracciare il ritratto di Pier Paolo Pasolini è un compito assai difficile. Artista
a tutto tondo che prima di essere stato un romanziere con un’impronta
icasticamente realistica, un regista e un autore cinematografico del
“Nuovo Cinema Italiano”, un drammaturgo tra il classico e il moderno, un
giornalista “corsaro” e attento saggista dei problemi e del costume della
società italiana, un filologo e semiologo; è stato un poeta. “Abbiamo perso
prima di tutto un poeta”
2
disse l’amico e scrittore Alberto Moravia ai suoi
funerali il 5 novembre 1975.
Apparentemente ogni intervento di Pasolini nei singoli campi disciplinari
può sembrare ricco di contraddizioni e lacerazioni interne, ma ognuno di
essi è parte di un discorso unitario e di sintesi complessiva della sua
produzione poliedrica e plurivoca. La somma e la qualità di suoi contributi
artistici lo rendono una personalità eccezionale e quasi unica nel
panorama culturale italiano del dopoguerra.
Il fare cinema fu qualcosa di già scritto nel suo destino. Le parole delle
poesie prima e dei romanzi dopo evocano immagini e visioni, a tal punto
che si può parlare della presenza di uno “sguardo cinematografico” ben
prima della produzione cinematografica pasoliniana. Ma quando Pasolini
decide di dedicarsi al cinema in prima persona? Il cinema per Pasolini ha
ricoperto un posto privilegiato, al pari con la pittura, nella sua formazione
culturale. Durante gli anni universitari a Bologna, iniziò a conoscere e
amare i film di Chaplin e Renoir. Si accese in lui l’amore per il cinema che
1
P. P. Pasolini, Lettere Luterane, L’Unità - Einaudi, Roma, 1991, p. 19.
2
Dall’orazione funebre di Alberto Moravia ai funerali di Pasolini il 5 novembre 1975, dalla
fonte audiovisiva http://www.raistoria.rai.it/articoli/moravia-orazione-funebre-per-
pasolini/11577/default.aspx .
5
gli fece desiderare di frequentare il Centro Sperimentale Cinematografico
di Roma e che in seguito lo porteranno a divenire un regista.
Nel percorso umano e artistico di Pasolini due realtà sono ricordate come
fondamentali: il Friuli e Roma.
Il Friuli, in particolare la città di Casarsa, è stato il suo “secondo ambiente
formativo”
3
dove fuggì all’indomani dell’armistizio del 1943. In Friuli
Pasolini entrò in contatto con il mondo contadino e il suo dialetto. Iniziò a
scrivere le prime poesie usando proprio il dialetto friulano, imparando così
a capire davvero la realtà contadina. Si schierò con essa contro i grandi
proprietari terrieri abbracciando il pensiero marxista. Il mondo friulano e
quello contadino, chiusi entrambi nella ricerca della propria identità mai
conquistata ma sempre sentita, resteranno per l’intellettuale un punto di
riferimento esistenziale nelle descrizioni di tutte le realtà dell’Italia rurale,
che conoscerà e amerà in seguito.
Nel 1949 Pasolini, dopo essere stato accusato di atti osceni in luogo
pubblico e corruzione di minori, si trasferì a Roma. Il distacco dal suo Friuli
è doloroso Per la Capitale fu subito amore e ben presto, come era
accaduto per l’umanità friulana, Pasolini osserva e descrive l’evoluzione
delle borgate romane dimenticate e tenute lontane dalla borghesia
benpensante. Le borgate, “nate dagli sventramenti fascisti”, dalle
migrazioni di “profughi, burini inurbati, cassinesi” e di “immigrati da tutte le
parti d’Italia”
4
, ospitavano centinaia di diseredati, emarginati e disoccupati
senza una morale. Avevano l’aspetto di prigioni o caserme dove ha la
meglio la malavita e la delinquenza. Pasolini cercò di ricostruire nei suo
romanzi, nei saggi e nelle opere cinematografiche la storia del
sottoproletariato con la sua cultura, la sua lingua e i suoi modelli di vita,
mentre stava gradualmente per scomparire cancellata dalla morale
borghese, dal materialismo consumistico, dall’ipocrisia della classe
dominante.
Un altro luogo però è presente nell’opera pasoliniana: il Meridione, in
particolare la città di Napoli. Pasolini conosceva bene la realtà storica,
sociale e culturale del Sud Italia come documentano i suoi film, i suoi
articoli di giornali e i suoi saggi. Provava nei confronti di Napoli, e del resto
del Mezzogiorno, un amore e un interesse profondo al punto che, quando
3
P. P. Pasolini, Su Pasolini. Conversazioni con Jon Halliday, Ugo Guanda Editore,
Parma, 1992, p. 33.
4
P.P. Pasolini, Romanzi e Racconti 1946- 1961, Vol. I, I Meridiani, Arnoldo Mondadori
Editori, Milano, p. 1446.
6
ormai non riusciva più a riconoscere la sua Roma, pensò di trasferirsi a
Napoli. Di questa grande città amava il grandioso decadimento, ma
soprattutto i volti e il linguaggio della gente che appartenevamo a un’Italia
passata
5
. Nel discorso pedagogico Gennariello (1975), del popolo
napoletano dice:
I napoletani rappresentano per me una categoria di persone
che mi sono appunto, in concreto, e, per di più,
ideologicamente, simpatici
6
.
Napoli con i suoi abitanti non era cambiata nel tempo: continuava a essere
una città povera, analfabeta, viva e allegra. A Napoli Pasolini osservò che
esisteva ancora un modello culturale particolaristico, non sostituito e
spazzato via dal “genocidio culturale”
7
perpetuato dalla civiltà dei consumi,
dal conformismo interclassista, dall’afasia linguistica. Il legame tra Pasolini
e Napoli è stato profondo al punto tale che il regista scelse non solo di
ambientare proprio a Napoli il film Decameron (1970-1971), ma anche di
far parlare i personaggi in dialetto. Le strade e il popolo napoletano erano
già state toccate dal cinema di Pasolini nel film-inchiesta sulla sessualità
Comizi d’amore (1964). Napoli ritorna poi con forza attraverso la persona
di Totò, che ha recitato in Uccellacci e Uccellini (1966), La Terra vista
dalla Luna (episodio del film Le streghe, 1966) e Che cosa sono le
nuvole? (episodio del film Capriccio all’italiana, 1968). Un progetto,
purtroppo rimasto solo su carta, era un film avente come protagonista
Eduardo De Filippo verso cui Pasolini nutriva una profonda ammirazione.
Napoli e l’intero Mezzogiorno sono stati, quindi, per Pasolini una grande
fonte di ispirazione: un mondo da scoprire, così diverso da Roma e
dall’Italia settentrionale.
5
Felice Piemontese, Un incontro importante Pasolini e Napoli, in «La Voce della
Campania», Anno III, n. 17, domenica 9 novembre 1975.
6
P. P. Pasolini, Lettere Luterane, op. cit., p.15.
7
P. P. Pasolini, Il genocidio, in Scritti Corsari, Garzanti, Milano, 1975, pp. 187- 191.
7
Pier Paolo Pasolini sul set di Salò, dall’ Archivio Fotografico "Deborah Imogen Beer e
Gideon Bachmann"- Cinemazero
(http://www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it/notizie/prolugamento-mostra/).
8
I.
Il cinema di Pier Paolo Pasolini
1. Dal Friuli contadino a Roma borgatara
Nato il 5 marzo 1922 a Bologna, Pier Paolo Pasolini è obbligato fin da
piccolo a seguire gli spostamenti imposti dalla carriera militare del padre
Carlo Alberto: da Bologna a Parma, da Conegliano a Belluno, poi
Cremona, Reggio Emilia. A metà degli anni ‘30 la famiglia Pasolini fa
ritorno a Bologna, dove una volta terminati gli studi liceali Pier Paolo si
iscriverà all’Università alla Facoltà di Lettere. I suoi studi sono dominati
dalle lezioni di Storia dell’Arte tenute da Roberto Longhi grazie al quale
impara ad amare la pittura di Giotto, Masaccio, Pontormo, Piero della
Francesca, Caravaggio. Pittori questi che saranno in seguito di estrema
importanza per il suo cinema. Nel 1942 il giovane Pasolini pubblica a
proprie spese Poesie a Casarsa, un volumetto di poesie in dialetto scritte
a Casarsa, nel Friuli, dove trascorreva le sue vacanze estive. Per sfuggire
ai bombardamenti di Bologna, nel 1943 Pasolini con la madre Susanna e il
fratello si rifugiano a Casarsa. Pochi giorni prima dell’armistizio Pier Paolo
inizia il servizio militare a Pisa e dopo aver disubbidito all’ordine di
consegnare le armi ritorna a Casarsa. Qui riprende la sua attività letteraria
scrivendo poesie in dialetto friulano, che evocano il mondo puro e rustico
della vita contadina, e in italiano. Agli inizi del 1944 muore il fratello Guido
Alberto, partigiano trucidato da partigiani filo-titoisti. Quest’evento
drammatico procura un dolore straziante per Pasolini e la madre e, nel
contempo, determina il ritorno a casa del padre. Si profila così il difficile
rapporto tra Pasolini e il padre, rapporto definito “una vera tragedia”.
Dopo la laurea, Pasolini si dedica sia all’attività politica sia
all’insegnamento, senza dimenticare la sua passione per il cinema. Si
impegna nella difesa dell’autonomia del Friuli e nel 1947 si iscrive al Pci,
diventando in seguito segretario della sezione locale di S. Giovanni di
Casarsa. Intanto, insegna italiano alla scuola media di Valvasone
sperimentando una forma attiva di pedagogia. La sua vita “normale” viene
lacerata da uno scandalo, uno dei tanti che lo hanno seguito e segnato
fino alla morte. Nell’ottobre del 1949 è denunciato per corruzione dei
minori e atti osceni in luogo pubblico. Pasolini è però assolto per
insufficienza di prove, ma intanto il fatto è divenuto di dominio pubblico a
tal punto che è espulso dal PCI e licenziato dalla scuola dove insegnava.