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INTRODUZIONE
La questione indigena in Brasile è oggi un tema di grande attualità nel dibattito
politico. Il nuovo contesto vede un protagonismo delle popolazioni e dei movimenti
indigeni che hanno conquistato importanti spazi e ruoli politici. Tali movimenti
svolgono un ruolo fondamentale nelle vicende del Brasile e nel rimodellamento del
sistema costituzionale e legislativo.
Rispetto alla prima Costituzione del Brasile indipendente, e alle successive, i
legislatori dell’ultima Costituzione hanno completamente ribaltato la posizione degli
indios, curandosi a tal punto della questione da dedicare loro un intero capitolo, in
cui se ne riconoscono i diritti differenziati. Viceversa le precedenti Carte
Costituzionali erano maggiormente indirizzate ad una politica assimilazionista di
queste minoranze, e non consideravano loro culture, tradizioni e stili di vita
particolarmente legati all’ambiente in cui essi vivono. A questo riguardo, è rilevante
l’attenzione posta nell’ultimo secolo sulle riserve indigene, aree appositamente
demarcate che dovrebbero essere esclusivamente abitate da indios, al fine di
preservarne il loro legame vitale, che esiste da sempre, con la terra. La questione ha
assunto una rilevanza tale, che oggi gli indios del Brasile e i loro diritti sono protetti
da un organo ufficiale del governo, la Funai.
L’analisi della questione indigena del Novecento, fornisce un tassello importante per
comprendere come si va costruendo l’idea della necessità di una politica speciale per
la popolazione indigena.
Un altro risultato importante della progressiva organizzazione ed espansione dei
movimenti indigeni è che la lotta per i cosiddetti diritti indigeni ha raggiunto una
dimensione internazionale di assoluta rilevanza ed è ormai all’ordine del giorno dei
principali organismi internazionali. L’attivismo sulla scena internazionale ha poi
indubbiamente rafforzato il potere delle organizzazioni indigene in Brasile. A metà
del secolo, la questione degli indios si istituzionalizza con la fondazione dell’Istituto
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indigenista interamericano, e altri organismi internazionali iniziano a rivendicare la
propria competenza al riguardo, l’Organizzazione internazionale del lavoro prima, e
le Nazioni Unite, poi. Alla fine del secolo ne sono risultati una trasformazione del
sistema internazionale e un regime di protezione dei diritti dei popoli indigeni che,
pur legati al consolidarsi del sistema dei diritti umani, hanno seguito un proprio e
singolare cammino.
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1. EVOLUZIONE COSTITUZIONALE
Il Brasile ha avuto fino ad oggi sette Costituzioni: la prima nel 1824, seguita da
quelle del 1891, del 1934, 1937, 1946, 1967 e infine quella del 1988 tutt’ oggi in
vigore. Originariamente abitato dai popoli indigeni, il paese venne spartito tra le
due principali potenze marittime europee del periodo, Portogallo e Spagna, i cui
monarchi stipularono una serie di trattati ancor prima della scoperta ufficiale del
continente. Fondamentale fu il trattato di Tordesillas, approvato nel 1494, che
divise in due i territori coloniali in America da nord a sud, dall'attuale stato di Pará
fino alla città di Laguna (Santa Catarina).
Dal 1500, i portoghesi costruirono le prime basi sulla costa facendo del Brasile
una vera e propria colonia per oltre tre secoli. Le risorse erano principalmente
costituite dal pau brasil (nel XVI secolo), un albero nativo della foresta
Amazzonica, dallo zucchero prodotto (XVI - XVIII secolo) e dall'oro (nel XVIII
secolo)
1
. La forza lavoro era principalmente ottenuta dallo schiavismo, con un
gran numero di persone africane deportate dalla loro terra. Nel 1808 la corte
portoghese, scappando dalle truppe di Napoleone che avevano invaso
il Portogallo, trasferì la sua corona in Brasile, stabilendosi a Rio de Janeiro. Da lì
il re portoghese governò il suo regno per tredici anni fino a che, a causa
dell'instabilità che si era creata in patria, anche a causa dell'assenza dei reali, fu
costretto a tornare in Portogallo
2
.
L’indipendenza del paese dalla colonizzazione portoghese, proclamata il 7
settembre 1922, affermò il Brasile come impero
3
, anche se non portò ad una vera
e propria separazione ed autonomia dall’influenza straniera, in quanto si
autoproclamò imperatore del Brasile prima Dom Pedro I, successivamente suo
figlio Pedro II allora Principe Reale di Portogallo. L'organizzazione
1
Malerba, Jurandir, A indipendencia brasileira: novas dimensões, Rio de Janeiro, RJ, Brasil: FGV
Editora, 2006.
2
Loris Zanatta, Storia dell’America Latina contemporanea, Laterza 2010, p.31.
3
Clini Alberto, L’autonomia locale nell’ordinamento federale. Il caso del Brasile, Cedam 2008,
capitolo I.
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amministrativa del nuovo governo apparve orientata secondo un modello
centralizzato e fece emergere in breve tempo le differenze tra l'Imperatore e le
altre autorità governative tanto che nel 1824, Pedro chiuse l’Assemblea
Costituente che stava procedendo alla stesura di una proposta di Costituzione che
avrebbe limitato il monarca ponendolo su un piano pari a quello della legislatura.
In seguito, egli creò una Costituzione modellata sulla base di quella del Portogallo
del 1822 e della Francia del 1814
4
. Specificò l’introduzione di elezioni indirette e
aggiunse una nuova categoria di governo: il potere di moderazione
5
, che
l’imperatore poteva esercitare e che gli avrebbe conferito l'autorità di nominare
senatori e giudici e di rompere situazioni di stallo creando e dissolvendo
parlamenti e gabinetti, oltreché il potere di creare trattati e ratificarli. La
Costituzione di Pedro era più liberale rispetto al progetto dell'Assemblea riguardo
alla tolleranza religiosa e alla definizione di diritti individuali e di proprietà, ma
meno rispetto alla concentrazione del potere nelle mani dell'Imperatore. Venne
accettata come Legge il 25 marzo 1824. Formata da 179 articoli, dedicava
maggior spazio alla figura dell’imperatore (da art. 98 ad art. 150), stabilendo tanto
i suoi poteri, quanto i suoi limiti e impedimenti, chiarendo la sua posizione
nell’esecutivo, la ripartizione della famiglia imperiale, la successione dell’impero.
Per quanto riguarda i diritti, l’ ultimo capitolo era dedicato alle garanzie e ai diritti
civili e politici dei cittadini brasiliani (da art. 173 ad art. 179)
6
. Era garantito loro
esprimere i propri pensieri, farli pubblicare dalla stampa senza alcun rischio di
censura, era affermata la libertà di religione, purché il suo esercizio fosse attuato
nel rispetto dello Stato e non offendesse la morale pubblica; il diritto di tutti a
4
Barman, Roderick J., Citizen emperor: Pedro II and the making of Brasil. 1825-91, Stanford
University Press, 1999.
5
M. Carducci, Atlante normativo di Diritto Costituzionale, Milano, 2004. Il Poder Moderator fu la
“chiave di tutta l’organizzazione politica”, “conferito esclusivamente all’Imperatore quale Capo
Supremo della Nazione e sua principale rappresentante” (art. 98). Il Poder risulta il fondamento
dell’orientamento politico e la garanzia dell’armonia degli altri poteri per i quali solo formalmente
può affermarsi l’indipendenza in quanto pervasi dal controllo dell’Imperatore attraverso la nomina
dei rappresentanti. Espressione del senso di onnipotenza diviene la stessa persona dell’Imperatore,
qualificata come “inviolabile e sacra” (art.99).
6
Cost. politica dell’Impero del Brasile (25 Marzo 1824). Reperita su: www.brasil.gov.br.
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godere di asilo in casa propria senza che questa venisse invasa da estranei se non
per motivi di incendio o alluvione o altri casi specificati dalla legge, il diritto di
proprietà, di difesa individuale e di sicurezza, di entrare ed uscire dall’ impero
liberamente in tempo di pace con le proprie fortune e beni.
L’epoca imperiale si concluse con la proclamazione della prima Repubblica
federale brasiliana, il 15 novembre 1889
7
, avvenuta con un colpo di stato, a
seguito di cui venne proclamata una nuova Costituzione, nel 1891. La vittoria dei
repubblicani segnò l’inizio dell’ esperienza federale nel paese legata alla forma di
governo presidenziale
8
. Nella nuova Carta, come nella precedente, era presente
una parte dedicata ai cittadini brasiliani (da art. 69 ad art. 78) che specificava nella
prima sezione i requisiti per ottenere la cittadinanza, nella seconda sezione
elencava i diritti del cittadino, introducendo l’eguaglianza di tutti di fronte alla
legge, il riconoscimento del matrimonio civile, la libertà di riunione e di
associazione senz’armi, la possibilità di denunciare gli abusi di potere delle
autorità, aboliva la pena di morte, che era contemplata solamente da disposizioni
di legge militare in tempo di guerra, garantiva il libero esercizio di qualsiasi
professione morale intellettuale ed industriale. La prima Costituzione
repubblicana, ribadiva inoltre alcuni dei diritti già introdotti con la precedente del
1824, quali la sicurezza individuale, la proprietà privata, la libertà di religione, di
pensiero, la libertà di movimento dentro e fuori dal territorio nazionale in tempo
di pace
9
. La fine della prima Repubblica, coincise con la Rivoluzione del 1930,
esplosa in nome dei diritti delle classi lavoratrici e con l’ascesa di Getulio Vargas,
governatore dello Stato di Rio Grande do Sul, che divenne presidente del Brasile,
7
R. Russomano, Curso de direito constitucional, Rio de Janeiro, 1997, p. 209. L’abolizione della
schiavitù nel 1888 segna il declino definitivo della monarchia, in quanto si ripercuote profondamente
nell’economia agraria del Paese. La crisi economica come sempre, apre una crisi politica e
l’aristocrazia rurale, scontenta della perdita della manovalanza, aderisce alle fila del partito
repubblicano.
8
M. G. Ferreira Filho, Curso de direito constitucional, São Paulo, 1997, p.55.
9
Cost. della Repubblica. Stati Uniti del Brasile (24 Febbraio 1891). Reperita su: www.brasil.gov.br.