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INTRODUZIONE
Oggi la street art raggiunge quasi ogni angolo del mondo e può a ben vedere
essere considerata come una delle forme d’arte più diffuse e praticate nella storia
dell’uomo. Se, infatti, ci si sofferma a considerare quante persone ogni giorno tra
tutte le città del globo, nelle attività più abituali di andare a lavoro, a scuola, fare
una passeggiata, nelle file in macchina, nelle uscite serali, vengono anche solo per
un attimo intercettate dal più piccolo sticker sino al grande murale, si capiscono
bene le potenzialità comunicative senza precedenti, che accostano la sua natura
sub-culturale al suo essere un’arte di massa, ovvero un’arte che agisce tra le masse
prima ancora di essere comunicata come tale; creatività quale unico requisito
richiesto, ampia visibilità e comunicazione sono alcuni degli elementi che ne
decretano il successo.
La stessa idea di fare una tesi sulla street art, la mia così come quella di molti altri,
è evidentemente figlia dell’ampia diffusione odierna di tale fenomeno, che io da
adolescente ho per breve tempo toccato con mano nel suo lato operativo.
A differenza di molti altri, tuttavia, questo lavoro si propone di intraprendere delle
questioni ancora poco affrontate da un punto di vista bibliografico e appena
entrate a far parte del dibattito attorno ai temi dell’arte urbana, il cui difficile
inquadramento ha provocato non poche difficoltà sul piano della reperibilità di
fonti e del confronto di opinioni differenti. Arte pubblica e riqualificazione urbana
sono ai nostri giorni importanti punti all’interno delle agende delle
amministrazioni cittadine e, solo recentemente, grazie alla crescente popolarità e
all’avvicinamento dei poteri pubblici alla creatività urbana, sono state associate
alle potenzialità offerte sui loro campi da nuove tipologie di interventi artistici.
L’opera di street art più che valere per se stessa, per le sue qualità estetiche e il
suo valore concettuale, come un quadro in galleria, vale in quanto presente in
strada, visibile a tutti, nuovo elemento della visuale urbana; la sua rivoluzione non
va cercata nelle forme del linguaggio ma nella superficie della parete. Quale perno
centrale del profondo dialogo che instaura con il tessuto cittadino, la street art
assolve al tentativo consapevole di consegnare lo spazio pubblico alla collettività
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attraverso l’arte e di dare nuova linfa rigenerativa a contesti insultati dall’incuria e
dal degrado, facendo ciò a prescindere dall’autorizzazione a farlo.
Il binomio di opposti illegale/legale è proprio uno dei modelli concettuali sul
quale si articola la trattazione dei temi. Il lavoro è strutturato in capitoli all’interno
di tre grandi sezioni: origini, emersione, istituzionalizzazione; la street art come
arte pubblica; street art e riqualificazione urbana. La prima sezione ricopre una
funzione introduttiva e di preparazione agli argomenti centrali delle sezioni
successive. L’arte pubblica è il tema della seconda sezione; qui si scopre come la
street art abusiva lotti sin dalle origini per conquistarsi uno spazio all’interno dei
regimi visuali che dominano lo spazio pubblico della città postmoderna, mentre
l’accostamento alle istituzioni, favorito dall’emergere del muralismo, fa emergere
negli ultimi anni l’idea di una street art legalizzata, nuova forma di arte pubblica
ancora tutta da definire. La terza sezione dedicata alla riqualificazione mette in
luce come l’arte urbana abbia definitivamente cambiato la percezione di alcune
aree, dandogli una nuova connotazione e vitalità anche da un punto di vista
economico; tali potenzialità rigenerative dapprima veicolate in maniera spontanea
sono oggi sottoposte al crescente controllo delle amministrazioni, che sostengono
i numerosi festival e mettono a punto progetti di riqualificazione con la street art,
non sempre rispettosi dei valori artistici di una forma espressiva non ancora
opportunamente ordinata da una ricerca storico-critica adeguata.
Gli argomenti sono rafforzati dalla trattazioni di casi esemplari, sia nazionali che
internazionali, che fanno il punto e danno la misura di ciò che è stato realizzato in
diversi luoghi nel mondo. Preziose informazioni e punti di vista sono arrivati da
interviste ad alcuni dei protagonisti del campo della street art e da dibattiti a cui si
è assistito in particolare nella città di Torino, centro all’avanguardia in Italia e non
solo per quel che concerne l’arte urbana.
Tutti questi contenuti sono preceduti, nella prima sezione, da una veloce
ricostruzione storica della materia e dalla trattazione del percorso di emersione
che ha visto la street art originarsi in ambito sotto culturale per poi assumere la
connotazione di un fenomeno pienamente inserito nei meccanismi della cultura
diffusa, processo che si pone quale punto di partenza essenziale per una sua
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istituzionalizzazione nelle forme di un’arte pubblica dalla forte capacità
rigenerativa per il paesaggio urbano.
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I. STREET ART: ORIGINI, EMERSIONE, ISTITUZIONALIZZAZIONE
In questa prima sezione viene presentata la materia di studio attraverso una
considerazione delle sue origini storiche, un’analisi sulle dinamiche di diffusione
ed emersione, e una panoramica sulle attuali modalità di istituzionalizzazione,
ovvero l’ingresso all’interno di meccanismi che riguardano il mercato, i poteri
pubblici e il marketing. La trattazione di questi tre aspetti è unita da un itinerario
concettuale che mette in particolare risalto il graduale percorso compiuto dall’arte
urbana, da espressione di forte volontà di ribellione nelle origini “malsane” delle
periferie delle città americane, a nuova forma di arte pubblica e frontiera del
mercato dell’arte. Un processo manicheamente definibile come un passaggio
dall’underground all’overground, ma che non presenta un andamento lineare e
compiutamente cronologico. Data per evidente una generale trasformazione delle
forme dell’arte urbana verso i modelli della cultura dominante, la straordinaria
vastità ed eterogeneità delle modalità e dei protagonisti di queste espressioni
urbane impone giudizi cauti e relativi al singolo caso: la presenza di numerosi
approcci, varianti e contraddizioni che animano dall’interno il mondo della street
art smentisce qualsiasi valutazione definitiva applicabile per estensione all’intero
ambito.
Nel primo capitolo viene brevemente ricostruita la storia della street art partendo
dal writing newyorkese, con la presa di coscienza artistica, i suoi sviluppi formali
e la penetrazione in Europa, facendo anche riferimento ad una prima valutazione
socio-culturale del fenomeno. Successivamente, nel secondo capitolo, si considera
la street art come estensione del writing e se ne analizzano le differenze
fondamentali, tentando di ripercorrere le tappe e i luoghi di questa nuova
espressione creativa che si genera e si diffonde in simbiosi con la rete internet. Il
terzo capitolo sarà, invece, dedicato all’innestarsi di rapporti con strutture esterne
che porteranno ai già citati processi di istituzionalizzazione.
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1. ORIGINI
1.1 Un segno di affermazione: nascita del writing
Col passare degli anni e il dilatarsi della distanza storica, la street art si va
caratterizzando sempre più quale pratica autonoma, e con propri linguaggi
espressivi, seppur lasciando grande spazio d’azione ai suoi praticanti, non avendo
alcun tipo di manifesto artistico che possa delinearne i confini. Sono sempre più i
creativi di altri ambiti, come disegnatori, illustratori e pubblicitari che “scendono
in strada” per sperimentare la propria ricerca in rapporto allo spazio pubblico.
Tuttavia, ancora ai nostri giorni, alcuni dei più importanti street artist del globo
possiedono un background che non in pochi casi comprende problemi con la
legge, se non addirittura l’arresto, per la pratica illegale di “graffiti” per strada o
su mezzi del servizio pubblico di trasporto. La street art, che vedremo come sia al
nostro tempo istituzionalizzata in molte forme, non è altro che la semplice e
naturale evoluzione di quelli che all’origine erano rapidi segni sui muri delle città
americane e che si fa rientrare nell’ambito del “graffitismo urbano”, tradotto in
inglese come graffiti art o graffiti-writing, fenomeno meglio conosciuto in Italia
solo con il termine di writing
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Il graffito consiste in ogni segno o immagine, banale o complessa, che calca la
superficie di una parete, e come sostenne Roland Barthes: “il muro, si sa, attira la
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Detto anche aerosol art. I primi protagonisti rifiutarono ampiamente i termini graffiti e
graffitismo, parlando invece di writing e writer, termini da loro stessi coniati all’interno di un
proprio ben preciso slang che assegnava a ogni azione, luogo, tecnica, modalità un nome ben
preciso, come vedremo in seguito: “per prima cosa non si chiamano nemmeno graffiti, si dice
writing. Graffiti è un termine sociologico che si è iniziato a usare nei confronti della cultura
durante gli anni ’70 ” (Iz The Wiz). Style: Writing from the underground, Stampa alternativa in
associazione con IGTimes, Viterbo, 1996, p.6.
“Mi piace dipingere sul muro, perché a
differenza della tela il muro non si stacca,
rimane li, si ha l’impressione di aver fatto
qualcosa di eterno quando in realtà è
molto più eterna una tela”.
Cars, writer.