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INTRODUZIONE
“L’agricoltura resiste per propria
forza a tutte le scosse e a tutti
i disordini politici più che le arti,
le quali delicatissime facilmente si perdono.
- Cesare Beccaria,
Elementi di Economia Pubblica, 1804
Col termine agricoltura si allude a “l’arte e la pratica di coltivare il suolo allo
scopo di ottenerne prodotti utili all’alimentazione dell’uomo e degli animali e materie
prime indispensabili per numerose industrie.”
1
A partire dal decimo millennio a.C., in luoghi e tempi diversi, ma in coincidenza
con la rivoluzione neolitica, nasce l’agricoltura
2
: una serie di fattori climatici,
ambientali e sociali, quali per esempio l’aumento demografico, portano l’uomo ad
abbandonare caccia e raccolta in favore della domesticazione di piante e animali.
L’inedita possibilità di “fabbricare” alimenti reca con sé importanti innovazioni sul
piano sociale che noi ancora oggi ereditiamo: l’uomo, riuscendo per la prima volta a
intervenire e a controllare il processo di produzione del cibo a proprio favore, crea le
condizioni per abbandonare il nomadismo, dando così origine ai primi insediamenti
urbani. Si assiste alla prima diversificazione e specializzazione dei ruoli all’interno delle
società umane.
3
La rivoluzione agricola non sarebbe stata possibile se non grazie alla scelta delle
comunità del tempo di non consumare parte del raccolto, ma di conservarlo per la
successiva semina.
4
Si assiste quindi a una prima conservazione delle sementi per la
semina successiva, pratica, questa, ancora oggi utilizzata. Da sottolineare, inoltre, come
1
(Voce) Agricoltura in vocabolario Treccani online, istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma.
2
V. infra, Parte I, par. 2.4.
3
Per approfondimenti sul tema si veda ANIL K. GUPTA, Origin of agriculture and
domestication of plants and animals linked to early Holocene climate amelioration, in Current
Science, 2004, vol.87, Issue 1, il quale inoltre sostiene: ‘Domestication refers to the process of
reciprocation, by which animal and plant come to depend on humans for survival[…]’; si veda
anche AA.VV., Agricultural biological diversity for food security: shaping international
initiatives to help agriculture and the environment, in Howard Law Journal, Fall 2004, 48, 397.
4
VEGETTI M., Dalla rivoluzione agricola a Roma, ed. Zanichelli, Bologna, 1993, p. 22.
3
al tempo ci fu una scelta verso certi tipi di coltura, in particolare cereali e legumi, e
all’interno di queste venivano già selezionate piante da coltivazione resistenti alle
malattie e con caratteristiche di crescita desiderabili, come un’elevata resa e una
stagione di maturazione regolare.
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Ancora oggi ci si interroga sui reali motivi che condussero l’uomo cacciatore-
raccoglitore ad abbandonare le proprie attività per dedicarsi alla (proto)agricoltura. È
stato infatti rilevato come il tempo dedicato dal cacciatore-raccoglitore alla ricerca del
cibo sia nettamente inferiore a quello dedicato all’agricoltura. Uno stile di vita basato
sulla caccia e sulle raccolta avrebbe garantito all’epoca più tempo da dedicare ad altre
attività, favorendo una dieta molto varia. Al contrario, l’agricoltura richiede lavoro
continuo e sforzi notevoli. Questi sforzi sono diretti alla domesticazione di solo alcune
specie e di conseguenza la dieta praticata a seguito dell’affermarsi dell’agricoltura è
meno varia. Questo cambiamento alimentare comportò un aumento delle patologie
dovute a malnutrizione e un aumento di malattie infettive dovute a stili di vita stanziali.
Visti i vantaggi della caccia e della raccolta rispetto all’agricoltura, non è agevole
spiegare questo cambiamento nell’approvvigionamento del cibo: il passaggio fu
comunque graduale e gli individui non si accorsero di quel che stava accadendo, se non
quando fu troppo tardi. In questo senso qualcuno ha definito l’agricoltura come il
‘peggior errore nella storia della razza umana.’
6
La domesticazione delle piante è una strada a doppio senso: l’uomo diventa
dipendente dall’agricoltura per la propria sopravvivenza e l’agricoltura sfrutta l’opera
dell’uomo per potersi diffondere. Quali siano le cause del suo sviluppo, l’agricoltura si è
diffusa in tutte le terre emerse che ne permettono climaticamente lo sviluppo e, nel
5
Cfr. AA.VV., Elementi di Biologia e Genetica, Zanichelli, Bologna, 2005, p. 368.
6
In tal senso si veda DIAMOND J, The Worst Mistake in the History of the Human Race, in
Discover Magazine, May 1987, 64. L’aspettativa di vita di un raccoglitore-cacciatore era di 26
anni, mentre quella di un protoagricoltore di 19. Il passaggio all’agricoltura fu una scelta
obbligata, dettata dall’aumento della popolazione: si scambiò qualità con quantità. L’autore
sottolinea inoltre come con l’agricoltura nascono problemi di disuguaglianza sociale e di
sessismo: vista la crescente necessità di manodopera, le donne dovevano avere numerose
gravidanza, con conseguente perdita di salute. Simili problemi erano impensabili in società
dedite alla caccia e alla raccolta. L’autore conclude come nel scegliere fra una limitazione della
popolazione o un aumento della produzione alimentare, sia stata scelta quest’ultima, la quale ha
portato malnutrizione, guerre e tirannie.
4
corso dei millenni, si è sviluppata e perfezionata, consentendo la nascita di grandi
civiltà, da cui la nostre società moderne traggono origine.
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Sarebbe un fuor d’opera, in questa sede, fare una storia dell’agricoltura dal
Neolitico fino ai giorni nostri; si vuole solo mettere in evidenza come, nonostante le
evoluzioni della tecnica succedutesi nel mondo dell’agricoltura – dall’invenzione
dell’aratro fino alle moderne biotecnologie, passando ovviamente per le macchine
industriali e i concimi chimici – i problemi e le sfide sono rimaste pressoché invariate.
Cambiano i mezzi e le conoscenze ma, ieri come oggi, l’obiettivo primario è cercare di
sviluppare sistemi agricoli più resistenti ed efficaci possibili. Si creano, attraverso varie
tecniche, piante più resistenti e robuste, capaci di resistere alle intemperie e ad altri
fattori capaci di intaccarne la produttività. Si assiste quindi a un progressivo aumento
della capacità produttiva delle specie vegetali in grado soddisfare il fabbisogno,
alimentare e non, della popolazione, sempre in costante crescita.
8
Durante il Novecento queste tecniche di miglioramento genetico assumono un
ruolo e un impatto più accentuati. Ci si riferisce, in primo luogo, all’applicazione delle
leggi di Mendel, mediante cui sono state create nuove varietà, ‘ottenute attraverso
l’incrocio sì artificiale di alcune piante, ma sempre imitando il processo naturale.’
9
In
secondo luogo, nel 1953 la scoperta della struttura a doppia elica del DNA (acido
desossiribonucleico) ad opera di J. Watson e F. Crick, permise di intervenire
direttamente sulla sequenza genetica di un organismo, al fine di conferire a quest’ultimo
7
Cfr. STANDAGE T., Una storia commestibile dell’umanità, Codice Edizioni, Torino, 2010,
pp. 17 ss..
8
Un esempio di tale addomesticazione è rappresentato dal caso del mais. Il masi discende dal
teosinte, una piante selvatiche con spighe nemmeno lontanamente paragonabili alle pannocchie
del mais. I protocontadini cominciarono a raccogliere e spargere i chicchi del teosinte, dando
precedenza ai chicchi di spighe più robuste e più lontane dal terreno. In questo modo, attraverso
i millenni, si passò dalla piccola spiga alla grande pannocchia che noi oggi conosciamo: a
conferma di ciò sono state ritrovate in una caverna messicane, una serie di pannocchie di diverse
dimensioni, dai 2 ai 20 cm. In questo modo il mais è diventato l’alimento principale delle
Centro e Sud America. Evoluzioni simili si sono verificate in altre parte della Terra, per quanto
riguardata cereali come riso e grano. Cfr. STANDAGE T., Una storia commestibile
dell’umanità, op. cit., pp. 6 ss..
9
GERMANÒ A., Biotecnologie in agricoltura, in IV Dig. Civ., Aggiornamento, Torino, 2003,
I, 182.
5
una determinata caratteristica, non ottenibile mediante incroci fra specie vicine. È stato
giustamente osservato a tal proposito:
10
“In questi ultimi quarant'anni si è verificato il «passaggio» tra la tecnica di
miglioramento genetico, come scienza dello sviluppo delle varietà vegetali,
e la tecnica di manipolazione genetica, come scienza di costruzione di
vegetali che hanno in sé una sequenza di Dna proveniente da altri organismi
filogeneticamente vicini o completamente estranei.”
Molti vantaggi sono prospettabili attraverso l’impiego di queste biotecnologie
‘avanzate’ nel campo agricolo e alimentare quali, ad esempio, la minor perdita di frutti a
causa di insetti e piante parassite, la lotta contro la mancanza di vitamine
nell’alimentazione di determinate popolazioni, minor uso di insetticidi ed erbicidi e cura
delle malattie. L’applicazione di moderne biotecnologie nel settore agricolo e
alimentare, però, oltre a comportare notevoli preoccupazioni di ordine etico, genera
anche numerose controindicazioni, fra cui la possibilità per le piante transgeniche di
fecondare altre piante con conseguente perdita della biodiversità, il pericolo di allergie e
danni per gli uomini che si alimentano con tali piante, l’interazione dei geni con tossine
batteriche insetticide presenti nelle piante transgeniche con larve presenti nel terreno e,
infine, la dipendenza dell’agricoltura dall’industria chimica-sementiera detentrice dei
brevetti, che di regola rende illegittimo la conservazione di una parte del raccolto per la
successiva semina.
11
È proprio quest’ultimo aspetto, quello relativo alla proprietà intellettuale, che
questa ricerca si ripromette di affrontare. Si vogliono mettere in evidenza, con un analisi
comparata fra il sistema europeo e quello nordamericano, i fragili e delicati equilibri che
si instaurano oggi fra gli interessi della potente industria chimica-sementiera e quelli
degli imprenditori agricoli. I primi, infatti, devono essere incentivati a investire nella
ricerca, tramite meccanismi giuridici che garantiscono loro un ritorno economico; i
secondi, dovrebbero conservare il potere di scegliere il tipo di coltura da praticare,
tradizionale, biologica o transgenica, in modo libero e senza pregiudizi economici, e
senza il rischio di vedere il proprio raccolto contaminato da vicine colture transgeniche.
10
Ibidem.
11
Cfr. GERMANÒ A., Corso di diritto agroalimentare, Giappichelli, Torino, 2007, pp. 93-94.
6
PARTE PRIMA
Gli Organismi Geneticamente Modificati e la tutela della
Biodiversità.
7
CAPITOLO I
Biotecnologie in campo vegetale: profili scientifici e tecnologici
In questo capitolo si pongono le basi tecniche per la comprensione del prosieguo
del lavoro. Si definisce cosa si intende con il termine biotecnologia, cosa sono le nuove
varietà vegetali e cosa e quali sono i principali organismi geneticamente modificati
(OGM), nonché quali vantaggi e svantaggi essi implicano.
1.1 – Biotecnologie: nozione, evoluzione storica e tecnologica
Il termine ‘biotecnologia’ è un termine di recente conio, attraverso cui però
vengono indicate una serie di tecniche, alcune delle quali risalenti all’VIII millennio
a.C.. Il termine fu infatti adoperato per la prima volta coniato verso la fine degli anni
settanta del secolo scorso, quando progressi nella biologia molecolare, biochimica e
genetica, permisero di produrre benefici alla specie umana.
12
Per meglio comprendere
l’argomento è necessaria una breve digressione storica, suddividendo la storia delle
biotecnologie in quattro fasi principali:
13
- la prima fase è caratterizzata da un approccio empirico nella selezione di animali e
piante, attraverso un processo lento e senza alcuna conoscenza delle leggi genetiche che
governano la materia. Inoltre, attorno al 6000 a.C., sumeri e babilonesi ottennero,
attraverso la fermentazione, un liquore chiamato birra. Tale tecnica fu usata per
millenni, per la produzione di vino, birra e pane, senza che ne fosse compresa la cause.
Si parla al riguardo di ‘tecnologia senza scienza’, un fenomeno che avrà fine solo nella
seconda metà dell’Ottocento;
- la seconda fase inizia con l’identificazione, da parte del biologo francese L. Pasteur,
dei microorganismi che causano la fermentazione;
12
Cfr. SINGH B.S., Fundamentals Of Plant Biotechnology, Satish Serial Publishing House,
Delhi, 2007, pp. 1 ss..
13
Ibidem.
8
- la terza fase è caratterizzata da un forte sviluppo dell’industria petrolchimica e dalla
scoperta, da parte di Alexander Fleming nel 1928, della penicillina che permise la
produzione su larga scala di antibiotici; si assiste quindi a un forte aumento della resa
del grano negli Stati Uniti;
- l’ultima fase ebbe inizio nel 1953, con la scoperta, ad opera di J. Watson e F. Crick,
della struttura a doppia elica del DNA.
Le biotecnologie consistono quindi nell’utilizzazione integrata di discipline
biologiche e ingegneristiche per la produzione di beni e servizi mediante l’utilizzo di
organismi viventi, cellule e loro componenti.
14
Si suole distinguere fra biotecnologie tradizionali e biotecnologie avanzate. Le
prime sono tecniche di miglioramento genetico di piante e animali, basate sulla
riproduzione fra organismi che si ritengono più adatti a certi fini. La pratica è quella
dell’incrocio fra piante o animali con caratteristiche complementari, seguita dalla scelta
dei prodotti migliori.
15
Un contributo fondamentale per l’evoluzione di tale tecnica fu
quello di Mendel, che riconobbe la costanza dei fattori ereditari, i quali possono tuttavia
assumere forme diverse; costanza e variabilità costituiscono, infatti, il carattere
essenziale del gene
16
. Tale scoperta ebbe il merito di trasformare la biologia in scienza
empirica.
17
Nelle biotecnologie tradizionale rientrano, inoltre, le tecniche di fermentazione e
lievitazione per l’ottenimento di cibi e bevande.
La biotecnologia avanzata si è sviluppata solo a seguito delle scoperte sulle
modalità di trasmissione dei caratteri ereditari, sull’attività degli enzimi e sulle struttura
e funzione del Dna
18
, cioè a partire dalla fine degli anni ’70. Tale tecnica trova numerosi
14
CAFORIO G., I trovati biotecnologici tra i principi etico-giuridici e il codice di proprietà
industriale, Giappichelli, Torino, 2006, p. 1.
15
Cfr. GERMANÒ A., Biotecnologie, op. cit..
16
Ogni tratto di Dna che codifica per la sintesi di una determinata proteina è chiamato gene. Il
complesso dei geni presenti in ogni organismo è detto genoma. Per ulteriori approfondimenti si
veda GHIDINI G., HASSAN S., Biotecnologie novità vegetali e brevetti, Giuffrè, Milano, 1990,
pp. 1 ss..
17
Cfr. BENUSSI F., Organismi geneticamente modificati, in Dig.(disc.pubbl.), Aggiornamento,
Torino, 2005, 521.
18
L’acido desossiribonucleico è il composto che incorpora l’informazione genetica di quasi tutti
gli organismi. La sua normale struttura è quella di una coppia di lunghissimi filamenti, associati
l’uno all’altro in modo da formare una sorta di doppia elica. Esistono quattro basi diverse che
compongono il Dna, adenina, timina, citosina e guanina. La sequenza delle basi nei filamenti