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Introduzione
L‟economia attuale, così fortemente caratterizzata da integrazioni che
legano in modo indissolubile il locale al globale, mostra evidente i segni di
debolezza della rappresentazione economica, intenta alla costruzione di modelli
che forniscono un‟immagine che risulta a volte troppo semplificata della realtà.
Lo studio che segue insisterà sul rapporto che insiste fra i fattori che a livello
microeconomico hanno innescato la crisi finanziaria della quale tutt‟oggi siamo
testimoni e le conseguenze che questa ha determinato a livello macroeconomico;
si prenderanno come riferimento le interazioni che si realizzano in un credit-
network che sfuma le differenze fra i comportamenti che assumono gli agenti
passando da un contesto micro ad uno macroeconomico. Sistemi integrati e
debolmente moderati, che fanno leva sulla fiducia e prescindono da livelli
gerarchici, sembrano adattarsi alle istanze di flessibilità e destrutturazione
derivanti dalla globalizzazione dei mercati; istanze che collimano con le modalità
di evoluzione dei mercati finanziari. Ma è evidente come una sfrenata
liberalizzazione, se accompagnata dalla strutturazione di nuove forme di
investimento, senza essere “adeguatamente” regolata, possa condurre il sistema
alla crisi.
Analizzando un siffatto contesto economico si è cercato di dare un proprio
contributo alla ricerca cercando di individuare un grado ottimale di apertura
finanziaria, qualora le crisi finanziarie occorrano, affinché si potesse garantire un
miglioramento del benessere sociale.
Ciò che si è cercato di enfatizzare è se da queste interazioni finanziarie si
potessero realizzare scambi vicendevolmente convenienti fra i partecipanti al
mercato, fra datori e prenditori di fondi, sia a livello micro che a livello macro; la
crucialità insisterà nel passaggio fra l‟interazione di agenti intesi come singole
unità (famiglie e imprese finanziarie) ad agenti economici che diventano paesi,
appartenenti o meno ad un‟unione finanziaria diversamente intesa e strutturata, e
nell‟evenienza che crisi finanziarie esterne occorrano e colpiscano i partecipanti al
network.
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Ad ogni livello è bene, però, tenere a mente che l‟elemento mutuante, l‟uomo, è
nella sostanza un agente non razionale, che opera con prerogative personali, con
orizzonti temporali essenzialmente limitati e tendenzialmente in condizioni di
incertezza.
Se, dunque, da quanto anticipato risulta sfuggevole cogliere le determinati che
dovrebbero portare a definire comportamenti razionali, così come le dottrine
economiche generalmente insegnano, non potremo fare riferimento ad una
“teoria-generale” per spiegare il paradigm-shift fra aspetti micro e
macroeconomici. Non resta, allora, che aggrapparci alle evidenze empiriche,
modellando i futuri comportamenti dai risultati emersi da queste ultime facendo
riferimento ai più recenti e specifici filoni di ricerca in materia; in tal senso, in
questo lavoro di tesi, diversi sono stati gli spunti offerti dallo studio di diversi
autori. Per spiegare la crisi del sistema finanziario si è partiti da una sua
definizione, utile a tal fine è stato consultare la rassegna proposta da Levine
(1997); si è spiegata le fragilità dell‟innovazione finanziaria facendo riferimento
al modello di Bester (1985), passando poi alle modalità con le quali si presenta un
ciclo del credito, spiegate da Fisher (1933), Minsky (1975), Kindleberger (1978) e
Fratianni (2008), per arrivare alle moderne considerazioni di Ferguson e Crocket
(2003), Stone (2005), De Nicolò e Lucchetta (2011) e molti altri. Per valutare le
conseguenze a livello macroeconomico la letteratura consultata è ancora più
ampia; si ricordano principalmente Feldsten e Horioka (1980), Eatwell (1996),
fino ad arrivare a Raghuram (2006), senza dimenticare i contributi sempre
pertinenti di Mundell (1961-1963), Krugman (1991), Rose (2000). Ma è dallo
scorrimento delle nuove interpretazioni di Gallegati et al. (2008), Battiston,
Delligati et al. (2009) e soprattutto Stiglitz (2010) che ha preso corpo questo
lavoro di tesi, che ha il suo cuore nel capitolo III; in questa sede, quest‟ultima
bibliografia è stata parsimoniosamente analizzata e rielaborata al fine di proporre
un proprio contributo originale e coerente con il filone della letteratura a cui si
ispira. Trattandosi pur sempre di indagini sulle decisioni di Politica Economica
nel campo dell‟ Economia dei Mercati Finanziari è stato utile integrare il lavoro
con altri argomenti tipici delle teorie finanziarie ed economiche in condizioni di
incertezza. Ecco come nozioni sulle teorie di gestione del portafoglio (Markowitz,
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1952), sui comportamenti degli agenti in presenza di asimmetrie informative (da
Spence, 1973 a Rothschild-Stiglitz, 1986), sulle decisioni che tali agenti
assumono condizionatamente ai comportamenti di altri (Nash, 1951 e Schelling,
1960), nonché sulle modalità con cui gli agenti valutano un evento incerto (von
Neumann-Morgenstern, 1947), sono entrate in misura più o meno incisiva nelle
idee di chi ha pensato questo lavoro, risultandone decisivi ai fini della
multidimensionalità dell‟indagine.
Se uno studio di tipo induttivo non fosse adeguato all‟analisi o non bastasse per
definire un quadro uniforme dei fenomeni osservati nella realtà ci si potrebbe
aggrappare, in questo caso, anche a contaminazioni di altre scienze, come la
“fisica quantistica”; in questa, ad esempio, il “concetto di agglomerazione”
(definito come risultato dell‟interazione spazio-temporale di fenomeni, riferendoci
a quelli economici, coerenti ma eterogenei), costituisce l‟elemento su cui
riconsiderare le ricerche per la formulazione di modelli quanto più corrispondenti
agli aspetti concreti.
Per cogliere l‟eterogeneità dei comportamenti all‟interno di un sistema infungibile
non si potrà che incentrare la ricerca sull‟interazione che realizzano gli agenti
eterogenei (Heterogeneus Interacting Agents –HIA) all‟interno del sistema, e
cogliere la fenomenologia delle relazioni intercorrenti e le loro risultanti in termini
economici.
In fisica come in economia, un “sistema economico” può essere rappresentato
come una combinazione di energia in grado di generare valore aggiunto. In esso,
un network economico sarà inteso come insieme di fonti e flussi che si propagano
e ritornano nel nodo da cui si sono originati, attraversando trasversalmente tutti gli
attori partecipanti al network. Come ricorda Capra (1996, p.42): “mentre nella
meccanica classica le proprietà e il comportamento delle parti determinano
quelle del tutto, nella meccanica quantistica la situazione si rovescia: è il tutto
che determina il comportamento delle parti”. Facendo proprio un approccio
“olistico” le proprietà di un sistema non possono essere spiegate esclusivamente
tramite le sue componenti ma la sommatoria funzionale delle parti è sempre
maggiore/differente della somma delle prestazioni delle parti prese singolarmente;
è ciò che in economia definiamo subadditività e che abbiamo, però, riscontrato in
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evidenze del tutto particolari, come nella situazione limite del regime polare del
monopolio naturale. Ebbene una nuova forma di equilibrio olistico sistemico sarà
determinabile nel nuovo panorama della globalità finanziaria, derivante
dall‟interazione fra l‟uso congiunto dei nuovi strumenti finanziari delle moderne
economie e delle politiche di deregulation perseguite uniformemente in tutto il
mondo. Affermano Delli Gatti D. e Gallegati M. (2005, pp.11-12): “tale equilibrio
è molto diverso da quello prevalente nella macroeconomia standard. L‟ equilibrio
del sistema non implica più che ogni elemento è in equilibrio ma piuttosto che
l‟aggregato è meta-stabile”, cioè in una forma di equilibrio macroeconomico
derivante da forze che si compensano.
Ciò accadrà a meno che alcuni elementi di “instabilità” emergeranno, innescando
effetti recursivi dei default tanto fragorosi quanto lo era stato il ciclo espansivo.
Se poi verranno prese in considerazione le interconnessioni che si realizzano ai
livelli superiori, fatte queste assunzioni e dati i livelli di interconnettività oggi
realizzabili, gli agenti (ora paesi) avranno convenienza a legarsi fra loro formando
entità sistemiche, coerenti per lo “scambio dei beni” e la “mobilità dei fattori”.
Qualora fosse possibile e conveniente realizzare un “sistema di cambi fissi” fra i
paesi integratisi si costituirà ciò che Mundell (1961) definì “Optimum Currency
Area” (Area Valutaria Ottimale – AVO), nella quale la riduzione di shock
asimmetrici e la diretta diminuzione delle divergenze, all‟interno dello stesso
sistema, consente il miglioramento del benessere dei paesi partecipanti rispetto al
momento in cui vi hanno fatto ingresso.
Ciò che ci si sente di poter affermare in maniera inequivocabile è che, per
qualunque livello di integrazione finanziaria, esista e sia definita una “sovranità”,
che questa determini sistematicamente la direzione che certi orientamenti
economici debbano prendere qualora sorgessero comportamenti distorsivi causati
dalla naturale interazione del libero mercato; una sovranità così costituita
intenderà sfumare le differenze fra locale e globale affinché le azioni degli agenti
economici derivino da programmazioni concertate, funzionali, efficaci e
legittimate rispetto agli obiettivi.
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Capitolo I
L’EVOLUZIONE DEI PROCESSI DI INTEGRAZIONE
FINANZIARIA
1.1 Il funzionamento del sistema finanziario internazionale
Il sistema finanziario è l‟insieme organizzato di mercati, intermediari e
strumenti finanziari. La ragion d‟essere della sua esistenza è legata allo
svolgimento delle funzioni fondamentali di una moderna economia di scambio,
rendendo così possibile lo sviluppo dei processi produttivi e distributivi.
Si fa riferimento ad attività di natura finanziaria ma strettamente connesse ai
processi tipici dell‟economia reale: gli scambi commerciali, gli investimenti, la
produzione. Le funzioni del sistema finanziario sono sintetizzate nella figura
seguente.
Fig. 1.1 – Un approccio teorico alla Finanza e alla Crescita
Fonte: Levine (1997).
• costi di informazione
• costi di transazione
Frizione dei mercati
Mercati e Intermediari
Finanziari
• mobilitazione del risparmio
• allocazione delle risorse
• facilitazione della gestione del rischio
• facilitazione dello scambio di beni,
servizi e contratti
• riduzione dei problemi di agenzia
grazie alla presenza di intermediari
specializzati
Funzioni del sistema
finanziario
• accumulazione dei capitali
• innovazione tecnologica
Canali della crescita
Crescita