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Premessa
Una riflessione che parte dai capelli. Capelli come l’ ornamento degli ornamenti, perché
rientrano tra le decorazioni che usiamo per abbellire il nostro corpo. Una riflessione che
cerca di indagare sul modo con cui comunichiamo attraverso il corpo. Un intreccio di
discipline che affrontano il problema capelli ed il valore di questi per l’uomo, come base
da cui partire per affrontare il progetto finale, che sarà la conclusione di riflessioni su
temi che vertono sull’individuo, sull’identità, su quell’immagine costruita, una sorta di
maschera, che solo gli altri riescono a vedere chiaramente. Pensieri che si collegano con
il mito della bellezza, inseguito oggi a più non posso, la seduzione, il fascino del feticcio
da adorare; oggetto o persona che sia. Essere sedotti da un oggetto, di poco valore, ma
importante per noi, tanto da farlo diventare sacro; subire il fascino dell’ immagine di un
mito, un eroe, una star o, talvolta, della nostra stessa figura riflessa.
Costruire se stessi, acconciarsi, agghindarsi, truccarsi, davanti lo specchio; davanti a
questo oggetto siamo come alla ricerca di quell’involucro perfetto, di quell’immagine che
più si addice alla nostra personalità o, più probabile, quella che si addice di più ai canoni
estetici del momento. Tutto per una migliore adattabilità sociale, perché oggi apparire
equivale ad essere.
Da questa ricca base di argomentazioni, avvicinandosi al capitolo che verte sul progetto,
si arriva ad affrontare il tema dello specchio, lo strumento che ha permesso all’uomo di
potersi riconoscere e conoscere, che ha seguito passo passo, o sarebbe meglio dire,
riflesso per riflesso, lo sviluppo della cura del proprio aspetto, della cosmesi; l’oggetto
che ha reso possibile la costruzione di quell’ immagine esteriore di cui parlavo prima.
Conoscenza o apparenza? Immagine esteriore o conoscenza di sé?
Ornamento prezioso, che ci caratterizza, ci distingue, ci segue nei movimenti, che con-
serva in sé una traccia dell’uomo: i capelli diventano protagonisti di questo progetto.
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Capelli di vari individui, persone comuni, che insieme vanno a costruire la figura del mito
allo specchio; questi sono inglobati in resina trasparente, come per volerli intrappolare,
fissare, ma anche proteggere; testimoni indelebili di una vita, una traccia umana, un se-
gno che stimola un pensiero, un interrogativo, un’emozione.
Personaggi deificati, idolatrati, eroi del nostro tempo; ad ogni mito il suo specchio.
Ogni personaggio viene rappresentato dall’acconciatura. Acconciature che, come coloro
che le portavano, sono diventate mitiche; modi di pettinarsi e di portare i capelli che sono
entrati a far parte del nostro immaginario. Lo specchio avrà la forma di un’ ellisse, forma
che riprende, in modo standardizzato, l’ ovale del viso.
“La capigliatura è certamente il singolo elemento più visibile del corpo, perché lo sovra-
sta dall’alto della testa, e dunque è visibile praticamente in tutte le posizioni che possia-
mo assumere per chiunque ci guardi: mentre stiamo seduti o camminiamo, ce ne stiamo
distesi a letto o nuotiamo, mentre mangiamo o facciamo l’amore, i capelli dominano
sempre la nostra figura. Essi sono infatti l’elemento più saliente sul piano percettivo
dell’intera figura umana: mobilissimo, colorato, voluminoso…” Ugo Volli
Sono luminosi, morbidi, resistenti, facilmente modellabili, colorabili; queste affermazioni
si riferiscono sempre al capello vivo, quando è ancora sulle nostre teste. Quando sono
tagliati che sensazioni proviamo nel guardarli, nel toccarli? Giudichiamo i capelli allo
stesso modo attraenti ed affascinanti come quando li abbiamo ancora ben conservati
sopra le nostre teste?
Assolutamente no. Se separati dal corpo, quindi tagliati e fatti materiale a sé, destano
orrore e ripugnanza; spesso sviluppiamo un’avversione verso di essi, che ci rende inca-
paci di guardarli da un’altro punto di vista, decontestualizzarli dal corpo. Questo aspetto
si è evidenziato in maniera esponenziale man mano che lavoravo a questa tesi. In mesi
di lavoro e di ricerca, parlando con amici, parenti, professori o semplici conoscenti, con
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personale di aziende che trattano o che lavorano con materiali naturali, al momento che
affrontavo il tema riuso capelli ho assistito ad una serie di reazioni fatte da espressioni
interrogative, o di disgusto, che non ho potuto fare a meno di notare. È molto curioso
come questi pensieri negativi svaniscono quando parliamo di uso dei capelli umani per
realizzare, ad esempio, parrucche ed extension. Sicuramente una reazione dovuta al
fatto che queste sono le applicazioni più conosciute per ovvie ragioni, quindi socialmente
accettabili, nonostante che, in questo modo (portando parrucche o mettendoci le exten-
sion) abbiamo un contatto molto diretto con questi annessi cutanei. Al contrario, anche il
solo pensare di collocarli al di fuori del contesto corpo-ornamento, è incredibilmente non
solo non accettato, ma giudicato incomprensibile, oltre che assurdo e di cattivo gusto.
Com’ è arrivata l’idea di utilizzare proprio i capelli come possibile materiale d’uso?
Compiendo delle ricerche sulla canapa, fibra vegetale che avrei utilizzato per un proget-
to a cui stavo lavorando per l’ esame di Eco-design; da qui c’ è stato un susseguirsi di
parole, di collegamenti, di richiami, che hanno fatto si che arrivassi a valutare i capelli
come eventuale materiale utilizzabile. Sono moltissime le fibre esistenti che vengono
utilizzate nell’industria; queste si possono suddividere in fibre naturali, vegetali, animali
e minerali, fibre artificiali e sintetiche. Pensavo inoltre: come utilizziamo peli e pellicce
animali, o lavoriamo piante per estrarne le fibre, perché non dovremmo, o potremmo,
riutilizzare i nostri capelli tagliati? Il secondo passo è stato capire che, volendo utilizzare
i capelli come fibra naturale, il costo della produzione di questi sarebbe stato pratica-
mente nullo, visto che è una fibra rinnovabile che cresce sulla nostra testa. Più avanti
ho capito che non è proprio così. Certo, una raccolta differenziata di capelli da parte
dei numerosi saloni e negozi di parrucchieri esistenti, anche solo in Italia, sarebbe si-
curamente la soluzione più efficace al problema recupero capelli. Un impiego diverso
da quello artistico o di design però, richiederebbe certamente una lavorazione di questi
mirata ad uniformarli, ovvero a rendere ogni singola fibra con le medesime caratteristi-
che; una lavorazione tale, che non farebbe passare inosservato il costo e metterebbe in
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discussione la possibilità reale di poter utilizzare i capelli in altri settori, per esempio in
quello dei materiali compositi, settore che individuo tra gli altri, come possibile campo di
applicazione per tale materiale.
Per questo il mio progetto rientra in quel particolare settore che si identifica nel nome
di DesignArt. Un oggetto che sta a metà tra oggetto d’uso ed opera d’arte; un oggetto
bastardo, che potremmo trovare sia in negozi di acconciature, quanto in abitazioni pri-
vate, sia esposto in collezioni o mostre d’arte o di design. Una ricerca progettuale che
prende ispirazione dall’arte Dada e Pop, ma anche dal design radicale italiano degli anni
Sessanta, movimento che sperimenta nuovi metodi progettuali, nuovi materiali e che dà
importanza non tanto alla funzionalità delle cose ma alle emozioni che queste possono
suscitare.
Negli ultimi anni si sta sviluppando un grande business sulla vendita dei capelli per
extension; pertanto il reperimento dei capelli è più facile di quanto si possa pensare.
Come già accennato, il modo più veloce e sicuramente meno dispendioso, sarebbe
quello di organizzare una raccolta differenziata di questi. A pensarci, tale operazione po-
trebbe sembrare impossibile da realizzare, ma questo tipo di raccolta è già stata attuata;
per citare un esempio, l’associazione no profit Matter of Trust gli ha raccolti con lo scopo
di fermare il petrolio nel mare, in quanto i capelli sono fortemente assorbenti.
L’importanza che i capelli hanno per l’uomo; l’uso che ne facciamo ed il ruolo che occu-
pano nella nostra vita; confrontare i capelli con altre fibre naturali; un altro presupposto
che ha fatto si che mi appassionassi a questo progetto è stato il pensare e prendere
coscienza della spropositata quantità di capelli che i parrucchieri nel mondo gettano nei
bidoni dell’immondizia ogni giorno.
“Il linguaggio dell’io verrebbe spogliato di una delle sue risorse più ricche
senza i capelli: al pari del linguaggio, la facoltà di ridere, o l’uso di strumenti,
il trattamento dei capelli costituisce in sé una marca dell’umano.”
Marina Warner,
From the beast to the blonde, 1974
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0.0/ Intro
Quando pensiamo alla parola capelli, le prime immagini che attraversano la nostra men-
te sono le acconciature, i parrucchieri, i trattamenti di bellezza. Anche se proviamo a
digitare questa parola sul web, saremo invasi da decine di pagine che trattano princi-
palmente di argomenti legati al mondo della cura dei capelli e dell’hairstyle. Se invece
ci dedichiamo con attenzione allo studio di questa parte del nostro corpo, ci accorgiamo
che gli argomenti che affronteremo saranno i più disparati.
Psicologi e sociologi, antropologi ed etnologi, studiosi di semiotica e storici della moda,
zoologi e naturalisti, tricologi si sono dedicati allo studio dei capelli e da queste ricerche
emerge un panorama piuttosto complesso ed articolato riguardo questa tematica. La
capigliatura assume vari significati nel corso della storia. Per tutta la storia della razza
umana i capelli sono stati visti come qualcosa di prezioso, al limite tra natura e cultura.
Per poter trattare l’argomento capelli, non potevo non analizzare completamente questa
tematica, cercando di comprendere cosa hanno significato per i nostri antenati, cosa
significano oggi, quindi l’importanza ed il valore che diamo ad essi.
“I capelli sono, da un punto di vista accademico, una terra incognita. I sociologi li hanno
ignorati quasi completamente. Nonostante il fatto che i capelli siano una delle grandi
preoccupazioni della vita contemporanea, che i nordamericani spendano sedici milioni
di dollari all’anno per essi, che le persone siano disposte a guidare per duecento miglia
sotto una tempesta di neve per vedere il loro parrucchiere, nessuno si è mai preoccupato
di studiarli.”
Grant Mc Cracken,
Big Hair. A journey into the Trasformation of Self, 1996
Viviamo quindi in una società che crede, in genere, che i capelli siano un argomento
insignificante, superficiale, che riguarda la semplicemente la vanità. Ma non è così.
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Gli psicologi ritengono che vi sia uno stretto nesso tra la condizione dei capelli e gli stati
emotivi degli individui. Quando aggiustiamo, scorciamo i capelli, oltre alla nostra imma-
gine, anche i nostri pensieri ci sembreranno più a posto, più in ordine, il nostro umore
sarà il più delle volte positivo, almeno che il parrucchiere o chi per lui non faccia errori, è
sottinteso. Facendo attenzione, per esempio, al variare di umore di una donna, notiamo
che quando essa esce dal suo parrucchiere spesso ha una tendenza di comportamento
che si avvicina all’euforia, apparirà e sarà realmente meno vulnerabile all’effetto stres-
sante dei problemi quotidiani. Questo discorso può valere anche per l’uomo ma è sicura-
mente più valido per la donna in quanto i capelli sono sempre stati simbolo di identità ed
appartenenza al sesso-ruolo femminile. Il pensiero di andarsi a tagliare i capelli avviene
spesso quando decidiamo di dare un taglio anche ai nostri problemi, persone o lavoro
che siano, quando in noi scatta quel meccanismo di auto-salvataggio che è la voglia as-
soluta di cambiamento di vita, e qui intendo nel modo di pensare o agire, cambiare part-
ner, città, appartamento, sport. La quantità di interessi e comportamenti di cui i capelli
vengono circondati, come la drammaticità che assume la loro perdita, testimoniano che i
capelli costituiscono un aggetto del nostro corpo capace di evocare molteplici ed intense
dinamiche psicologiche nell’uomo. I capelli quindi assumono una valenza sia pubblica
che privata, in quanto rappresentano uno strumento di comunicazione involontaria, di
attrazione sociale, esprimono informazioni sulla nostra sulla nostra cultura, sulla nostra
provenienza o etnia, sul nostro umore.
Secondo la dermatologia classica invece i capelli servono essenzialmente a proteggere
il nostro capo dai raggi ultravioletti e aiutano l’isolamento termico della nostra testa; non
hanno uno scopo vitale e la razza umana potrebbe sopravvivere anche senza.
I capelli dunque, essendo una parte così incisiva dell’essere umano, assumono nella
storia delle culture significati simbolici diversi e per questo sono oggetti di molte creden-
ze che hanno portato al sorgere di svariati tabù, modi di fare e di dire, credenze, usanze,
che fanno parte della sapienza del mondo e che sono in parte sparite, ma non del tutto.
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Quindi, cosa sono i capelli?
Qual è il valore che diamo loro?
Qual è il loro scopo principale?
Che ruolo hanno avuto nella storia dell’evoluzione umana?
In che modo l’arte, la letteratura hanno affrontato questo argomento?
La mia tesi cercherà di rispondere ad alcune di queste domande, altre volte non troverò
le risposte, ma solo degli input. Input che potranno aprire nuove strade di pensiero e di
riflessione, che, come vedremo, andranno ad intrecciarsi con l’immagine, l’apparenza, la
seduzione, ma anche con la possibilità di poter usare i capelli come materia prima, non
solo nel campo artistico e di design.
Ipotesi che vogliono aprire la strada a nuovi percorsi progettuali e, con una nuova con-
sapevolezza sull’argomento, ad un modo di progettare che vada a prendere in conside-
razione materiali diversi, forme a cui non siamo abituati, un design che ti pone domande
e non si ferma al semplice uso. Una ricerca quindi, in parte sperimentale.