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INTRODUZIONE
Da molti anni, ormai, la tematica energetica costituisce argomento di studio e di
dibattito nei più svariati ambiti: sociale, politico, ambientale e, quindi,
economico. Questo lavoro si pone l’obiettivo di analizzare, da un lato, la
rilevanza di un sistema energetico basato sulle risorse rinnovabili e, dall’altro, il
cambiamento in atto nel settore elettrico italiano. Quello delle energie
rinnovabili costituisce uno degli argomenti più attuali e stimolanti su cui uno
studente possa confrontarsi nella stesura di un lavoro di tesi. La scelta di
sviluppare una tematica di questo tipo nasce da un interesse del tutto personale
e dalla curiosità di indagare gli aspetti salienti di un fenomeno la cui portata sta
trasformando, in modo radicale, la struttura stessa del settore elettrico. La
produzione di energia elettrica da fonti alternative è stata elevata a obiettivo di
“lungo termine” della politica energetica comunitaria, con risvolti non
indifferenti sulla struttura del settore a livello nazionale.
Nonostante la politica energetica sia stata per lungo tempo manovrata a livello di
singolo stato, le sempre più forti spinte europee hanno cominciato a inquadrare
il settore oggetto del nostro studio nell’ambito di una dimensione che travalica i
confini nazionali, nella prospettiva della realizzazione di un mercato unico
dell’energia.
Gli obiettivi dell’integrazione dei mercati energetici e dello sviluppo sostenibile
costituiscono i capisaldi attorno ai quali si sono sviluppate e plasmate le politiche
comunitarie che, nel corso del tempo, hanno influenzato il comportamento e la
produzione normativa dei singoli paesi membri. Attraverso questo lavoro di tesi,
si cerca di ricostruire il lungo percorso evolutivo seguito dal settore elettrico
italiano verso la realizzazione del mercato unico.
Nell’ambito di questo nuovo approccio alla politica energetica, il ruolo delle fonti
rinnovabili nella produzione di energia elettrica è stato enfatizzato in relazione
non solo agli aspetti ambientali, ma soprattutto alle criticità strutturali relative
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all’approvvigionamento energetico di un paese come l’Italia, sempre più
dipendente dalle importazioni.
Infatti, è con riferimento al caso italiano che questo lavoro cercherà di rilevare
come queste criticità abbiano influenzato la struttura di tale mercato e, quindi, le
modalità di organizzazione delle attività di produzione e di vendita dell’energia.
Pertanto, nel corso del primo capitolo, verrà offerta una descrizione dettagliata
della configurazione assunta dal mercato elettrico interno nel nuovo contesto
liberalizzato. I mercati dell’energia a pronti, a termine, ma soprattutto il ricorso
ai contratti bilaterali e alla consegna dei derivati vengono considerati in rapporto
a quei vincoli strutturali del sistema nazionale capaci di generare squilibri – tra
domanda e offerta di energia – che occorre correggere, tenendo conto
dell’attuale capacità della rete e delle sue future prospettive di sviluppo.
Verranno, inoltre, richiamati i principali investimenti strutturali ed infrastrutturali
propedeutici alla realizzazione di un mercato comune dell’energia elettrica e tali
da consentire il superamento dei rischi di congestione lungo le reti, così da
favorire lo scambio di energia da fonti rinnovabili prodotta anche in Paesi esterni
all’UE.
A tal fine, dopo aver descritto gli investimenti di Terna nella rete di trasmissione,
sono stati esaminati con un maggior livello di dettaglio i progetti di
interconnessione con l’estero, per i quali sono stati tra l’altro considerate
congiuntamente la capacità di carico ed il contributo futuro allo scambio
dell’energia rinnovabile prodotta. È stato, così, possibile individuare quel
percorso di cooperazione e di pianificazione “integrata” delle energie rinnovabili
già delineato dalla Commissione Europea per ottimizzare lo sfruttamento del
potenziale disponibile degli stati membri e non.
Nel secondo capitolo, si tenterà di fornire una valutazione in termini di efficacia e
di efficienza dei principali strumenti di incentivazione alla produzione di energia
elettrica da fonti rinnovabili attraverso una disamina articolata degli stessi.
L’importanza di questi si è rilevata fondamentale nel determinare l’ingresso sul
mercato di nuovi operatori provenienti anche da settori esterni a quello energy
tradizionale. In particolare, l’apertura del mercato alla concorrenza e
l’unbundling tra attività potenzialmente in competizione e quelle in monopolio
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naturale hanno cominciato ad alterare il tradizionale assetto del settore elettrico,
caratterizzato da un forte intervento pubblico e da imprese verticalmente
integrate. La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è stata indagata
alla luce della Direttiva 2009/28/CE, anche se, ai fini di questo lavoro, tra gli
obiettivi fissati per il 2020, considereremo più dettagliatamente solo quelli
relativi all’energia elettrica da fonti rinnovabili nei consumi finali, accennando
soltanto a quelli relativi alla riduzione di emissioni dei gas ad effetto serra e al
risparmio energetico.
Il capitolo, infatti, approfondendo in maniera critica le tematiche relative alla
produzione e distribuzione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, affianca a
questa fase di analisi teorica una fase sperimentale inerente all’applicazione, nel
settore elettrico, di innovazioni tecnologiche all’avanguardia. Queste, come
vedremo, hanno cominciato a delineare una nuova struttura dell’intero settore,
che si avvia ad abbandonare l’esperienza delle grandi centrali e delle lunghe
catene dell’approvvigionamento dell’energia fossile in favore di sistemi di
produzione e distribuzione basati sullo sfruttamento delle risorse “locali” (come
il sole, il vento e l’acqua) e sulla complementarità tra fonti diverse, sempre locali.
Il terzo capitolo, invece, affronta l’argomento oggetto del nostro studio, dal
punto di vista economico-gestionale, con riferimento alle imprese che operano
nel rinnovabile. Di questi operatori, suddivisi per settore di provenienza, si
analizza in maniera puntuale il comportamento strategico adottato per
sopravvivere nella nuova arena competitiva. Le diverse tipologie di strategia
adottata dai vari operatori afferenti a settori differenti, le caratteristiche delle
nuove filiere del rinnovabile e le forme di finanziamento sono tutti elementi che
sono stati analizzati singolarmente, per il semplice motivo di aver contribuito a
rendere quello delle fonti alternative un business molto dinamico.
La verifica empirica dei risultati già raggiunti, da un lato, aiuta a comprendere
meglio le potenzialità e i benefici del cambiamento e, dall’altro, ci consente di
formulare ipotesi sulla base delle tendenze in atto sia sul versante dei consumi di
energia che degli investimenti progettati ed in corso d’opera.
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CAPITOLO 1
L’orientamento alle fonti rinnovabili nella produzione energetica:
trasformazione strutturale del settore elettrico nazionale tra evoluzione
normativa interna e spinte europee
1.1 La riforma del settore elettrico italiano verso la liberalizzazione
La trasformazione del settore elettrico italiano si inserisce all’interno di un più
vasto processo di riforma che, a livello europeo, coinvolge in linea generale tutti i
servizi di pubblica utilità, ovvero i “servizi a rete”. In relazione a questi ultimi, il
processo di liberalizzazione si è rivelato particolarmente problematico in quanto
fattori di varia natura – normativa, organizzativa e tecnica – hanno contribuito ad
determinarne il rallentamento (Goldoni, 2001).
Per comprendere appieno il significato della trasformazione, con riferimento al
settore elettrico, appare imprescindibile risalire alle origini storiche di quel
complesso percorso evolutivo all’interno del quale hanno cominciato a prendere
forma i primi tentativi di elaborazione di una politica energetica comune.
In origine, la nazionalizzazione del settore elettrico – concretizzatasi con la
creazione dell’Enel, un’impresa monopolistica verticalmente integrata – si
giustificava con la necessità di coordinamento delle reti elettriche e degli
impianti di produzione, inizialmente gestiti da imprese private
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. Inoltre, le
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L’attività di queste poche imprese private operanti sin dall’inizio del Novecento nel settore
elettrico era territorialmente concentrata. La Edison forniva energia a Milano e anche al resto
della Lombardia e della Liguria. In Lombardia, inoltre, operava la Vizzola (soprattutto nell’area
cotoniera dell’Alto milanese) mentre a Genova avevano il monopolio le Officine elettriche
genovesi. In Piemonte, il servizio elettrico era gestito dalla Società anonima elettricità Alta Italia.
Nel Nord Est, operava la Cellina che riforniva di elettricità la città di Venezia, mentre nel resto del
Veneto e in gran parte dell’Emilia Romagna era presente la Società Adriatica di Elettricità (SADE).
La Valdarno, la Società Toscana per le imprese elettriche e la Ligure Toscana di elettricità si
dividevano il mercato della Toscana e della Liguria. A Sud, operava, invece, la Società Meridionale
di elettricità (SME) che gestiva l’illuminazione di Napoli e forniva la trazione elettrica alla
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preoccupazioni di estendere l’elettrificazione dai maggiori centri urbani alle zone
rurali, garantendo allo stesso tempo il miglioramento dell’efficienza e della
qualità del servizio, hanno contribuito a far transitare la questione elettrica da
problematica locale a nazionale (De Paoli, 2001).
Il fatto stesso che il servizio elettrico debba essere fornito nel momento in cui
viene richiesto
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determina delle forti economie di scala e di coordinamento, se si
tiene conto soprattutto dell’elevato numero di utenti da soddisfare con
domanda differenziata. Infatti, la domanda di elettricità si presenta come una
domanda “derivata”, ossia una domanda che dipende dalle caratteristiche del
suo utilizzo: ad esempio, dalla quantità di beni e servizi che concorre a produrre
e dalle caratteristiche della tecnologia impiegata (Marzi, 2006). L’universalità del
servizio portava con sé un’ulteriore criticità a cui occorreva provvedere: quella
connessa al controllo dei prezzi da parte dei fornitori monopolisti, soprattutto in
quel particolare contesto di crescita della domanda, legata anche agli effetti del
boom economico. La “tariffa unica
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per fascia di utenza” e “l’universalità” del
servizio sono stati elementi che hanno caratterizzato la nazionalizzazione
italiana.
Tuttavia, con la stabilizzazione del livello di domanda di energia e con il
completamento dell’elettrificazione nei vari paesi dell’Europa, sono venuti meno
i presupposti che avevano determinato l’orientamento verso le grandi imprese
verticalmente integrate a proprietà pubblica.
Intanto, a partire dagli anni ’90, l’inversione di tendenza rispetto al passato aveva
messo ancora una volta in discussione non soltanto il ruolo dello Stato, ma anche
il modello di organizzazione dell’industria elettrica che, nel frattempo, era
andato affermandosi in tutti i paesi europei. Con il Trattato di Maastricht del
Circumvesuviana. In Sicilia il mercato era servito dalla Società sicula imprese elettriche di Palermo
e dalla Società elettrica per la Sicilia Orientale. Con la legge 27 Novembre 1962, tutte queste
imprese elettriche vennero nazionalizzate, divenendo proprietà di ENEL (Amatori e Colli, 1999).
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Date le sue caratteristiche fisiche ed economiche, non è prevista per l’elettricità la possibilità di
essere immagazzinata prima del suo utilizzo. Ciò significa che deve essere fornita nel momento
stesso in cui viene richiesta.
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Metodo tariffario nel quale il corrispettivo per l’uso della rete è indipendente dalla distanza tra
il punto di consegna e il punto di riconsegna. Il punto di consegna è il punto in cui l’energia
elettrica prodotta nelle centrali viene immessa in rete. Il punto di riconsegna identifica il punto
fisico sulla rete in cui l’energia elettrica viene consegnata dal fornitore al cliente finale.
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1992, è stata conferita alla Comunità Europea la competenza in materia di
energia. Questo ha consentito, sotto la spinta del diritto europeo, di aprire la
strada al progetto di creazione di un mercato concorrenziale dell’energia in
sostituzione dei regimi di monopolio pubblico esistenti in quasi tutti i paesi della
Comunità.
Risalgono, infatti, alla seconda metà degli anni Novanta le prime direttive
europee adottate per i mercati del gas e dell’elettricità (Pozzo, 2009).
Il riferimento normativo alla Direttiva 96/92/CE del 19 Dicembre 1996 appare
obbligatorio ai fini della nostra analisi in quanto aiuta a comprendere le origini di
un processo di riforma di così ampia portata. La direttiva, pertanto, fissando
norme comuni per il mercato dell’energia elettrica e del gas, ha aperto di fatto a
quella nuova fase della politica energetica europea dalla quale hanno preso il via
quei processi di liberalizzazione su cui, in parte, sarà concentrata l’attenzione del
nostro studio.
Invero, già l’Atto Unico Europeo del 1986 aveva determinato – sotto gli effetti
della seconda crisi petrolifera – una forte spinta al processo di integrazione dei
mercati energetici nazionali. È all’interno di questo ambizioso obiettivo che si
iscrive la politica di progressiva liberalizzazione del settore. La creazione di un
mercato comune dell’energia richiedeva l’eliminazione di tutti quegli ostacoli che
ne impedivano la realizzazione (Ninni, 2006).
Il paradigma dell’autosufficienza nazionale cominciò ad essere messo in
discussione e, poi, superato dal principio dell’apertura al mercato europeo. In
Europa, prima della liberalizzazione dei settori elettrici, esistevano ben 15
mercati nazionali distinti. Ciò non aveva favorito lo scambio tra paesi e non aveva
neppure risolto il problema della dipendenza dall’estero per
l’approvvigionamento delle fonti primarie.
A tal fine, con l’approvazione della Legge n° 481/95, è stata istituita l’Autorità per
l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) la cui finalità, stando alla lettera della legge, è
quella di garantire la promozione dell’efficienza e della concorrenza attraverso la
regolamentazione dell’accesso alle reti da parte dei nuovi concorrenti.
L’importanza del ruolo svolto dall’AEEG in questo periodo di transizione si
esplicita nel potere tariffario. Finché il passaggio dal sistema monopolistico ad un
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assetto di piena concorrenza non sarà completato, l’Autorità eserciterà pieni
poteri sulle tariffe della generazione, del trasporto e della distribuzione
determinando, allo stesso tempo, la tariffazione degli “oneri del sistema”
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.
Ciò nonostante, l’idea che il mercato concorrenziale sia l’organizzazione più
appropriata per definire i prezzi e allocare le risorse per i nuovi investimenti non
è ancora entrata a far parte del patrimonio culturale né degli operatori, ma
neppure degli stessi economisti (Silva, 2004).
La Direttiva 96/92/CE che, come detto, disciplina il funzionamento del settore in
Europa e fissa regole comuni per tutti i paesi membri, ha lasciato ampi margini di
manovra all’interno degli stessi, cosicché ciascuno di essi ha avuto la libertà di
scegliere le regole per la costruzione dei propri impianti e l’organizzazione del
mercato. Il fatto che, nell’ambito degli spazi di manovra lasciati liberi dalla
Direttiva, ciascun paese membro si sia mosso autonomamente è sufficiente a
spiegare i diversi modi e ritmi di apertura del proprio mercato alla concorrenza.
La Direttiva, all’articolo 3, riconosce la facoltà di imporre alle imprese elettriche,
nell’interesse economico generale, “obblighi di servizio pubblico” riguardanti la
sicurezza degli approvvigionamenti, la regolarità, la qualità e il prezzo delle
forniture, unitamente alla protezione ambientale.
Al fine di garantire la capillarità del servizio pubblico, la Direttiva (all’art. 10)
disciplina la possibilità di imporre l’obbligo di fornitura per i clienti di una data
zona, a tariffe regolamentate, per garantire la parità di trattamento dei clienti
interessati. In questo modo, si è cercato di evitare la tendenza di alcuni operatori
che operano sul mercato a concentrarsi su quei settori di attività più
remunerativi, scaricando su altre imprese l’obbligo di fornitura in settori o aree
in cui l’erogazione del servizio risulta meno conveniente.
La Direttiva 96/92/CE, recepita in Italia il 16 Marzo del 1999 con decreto
legislativo n. 79/99, si poneva come obiettivo la realizzazione di un mercato
competitivo dell’energia elettrica all’interno del mercato unico europeo.
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Per quanto riguarda gli “Oneri di sistema” la Legge 481/95 prefigura il rimborso ai produttori
(ed in particolare ad ENEL) degli stranded cost, ossia degli oneri derivanti dalla precedente
gestione pubblica e non ancora recuperati. Prevede, inoltre, il mantenimento della
vantaggiosissima incentivazione Cip/6. Precedentemente, il controllo dei prezzi veniva garantito
da un comitato di governo che determinava una tariffa unica nazionale.