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Introduzione
Il settore dell’agricoltura ha sempre avuto un ruolo cruciale per la storia
dell’umanità. D’altra parte, non potrebbe essere diversamente, in quanto
l’alimentazione è, per tutti gli esseri della terra, la principale necessità. Solo dopo
aver soddisfatto la fame, l’uomo può dedicarsi ad altre attività, ed è grazie alla
migliore alimentazione che l’uomo ha progressivamente sviluppato le proprie
capacità fisiche ed intellettuali che oggi si conoscono.
L’evolversi del sistema alimentare si è realizzato parallelamente all’evolversi
della società umana, tanto che molti sostengono che dallo studio
dell’alimentazione di un popolo se ne possono comprendere molti aspetti della
cultura e della tradizione.
Tuttavia, le abitudini alimentari, come del resto moltissime altre attività umane
sono state coinvolte nel processo di globalizzazione, che ne ha trasformato
innumerevoli aspetti. I cambiamenti generati da questo processo sono
generalmente molto complessi in quanto sono di solito determinati da un insieme
di concause difficilmente analizzabili individualmente. Di conseguenza, si
complica lo sforzo di chi cerca di addentrarsi nello studio delle criticità di alcuni
settori particolarmente coinvolti in questo fenomeno, ad esempio il settore
alimentare.
Il settore agricolo è stato oggetto di vari tentativi di modernizzazione al fine di
migliorare le rese dei raccolti e far fronte alla crescente domanda connessa con la
strabiliante crescita demografica: dal lancio degli enclosures act, che hanno dato
avvio all’agricoltura industriale, vi sono stati notevoli cambiamenti riscontrabili
ad esempio nell’introduzione di macchinari agricoli o dei pesticidi e fertilizzanti,
realizzando così un incremento della dipendenza dell’uomo dalle risorse non
rinnovabili.
L’internazionalizzazione del sistema alimentare, altro progresso ispirato al
fenomeno della globalizzazione, ha determinato nuovi stimoli al processo
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coloniale, influenzando le aspirazioni delle grandi potenze dell’epoca in base agli
interessi su particolari prodotti, conformazioni geografiche, clima e così via.
Successivamente, con la fine della seconda guerra mondiale, si è passati
all’instaurazione della ‘politica dello sviluppo’ al fine di promuovere il progresso
dei paesi considerati più svantaggiati, realizzata in parte con l’introduzione dei
tanto discussi OGM e in parte attraverso l’utilizzo delle biotecnologie in
generale.
Il cibo, divenne ben presto uno strumento strategico per promuovere gli interessi
nazionali, fino a giungere alla recente finanziarizzazione dell’agricoltura, che
declassa il cibo a mera merce e asset di investimento.
Elementi storici come guerre, alleanze e interessi nazionali, si sono andati così
intrecciando con elementi del progresso tecnologico nel campo alimentare. La
modernizzazione avviata nel settore alimentare non ha però raggiunto tutti i paesi
in modo uniforme: ancora gran parte dei coltivatori e degli operatori del settore
lavora utilizzando strumenti semplici, perfino arcaici, mentre altri paesi hanno un
elevato livello di meccanizzazione dell’agricoltura e dell’industria alimentare.
Ciò non toglie tuttavia, che sia stato possibile lo sviluppo di una tendenza
uniformante nelle abitudini alimentari, favorita dal diffondersi dei supermercati e
dello stile di vita occidentale che a sua volta ha favorito il diffondersi dei fast
food.
Spesso l’uniformazione è andata di pari passo con l’accentramento del potere nel
settore alimentare nelle mani di poche grandi aziende multinazionali, che sempre
di più riescono a controllare un’enorme fetta del sistema produttivo, logistico,
distributivo, e commerciale del settore, arrivando a influenzare addirittura le
abitudini alimentari di intere popolazioni. L’uniformazione alimentare ad
esempio, sta determinando una vera e propria impennata nei consumi di carni e
derivati, anche in società generalmente estranee a quest’abitudine. Per poter
rispondere a queste nuove tendenze dei consumi alimentari, da parte di una
popolazione sempre più numerosa che potrebbe raggiungere i 9 miliardi di
individui nel 2050, si rendono necessarie nuove terre da destinare al pascolo,
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sempre maggiori quantità di mangimi derivanti da prodotti che vengono sottratti
all’alimentazione diretta degli esseri umani, un approvvigionamento costante di
acqua che però diviene sempre più una risorsa scarsa e un’elevata
meccanizzazione che costringe spesso animali a una vita passata in strette gabbie
lontane dalla luce del sole. Tutto ciò è insostenibile nella prospettiva
dell’ambiente naturale e dell’alimentazione. Se prima si faticava a garantire a
tutti la sicurezza alimentare, di cui si è scelta una definizione ampia, esprimibile
come “la garanzia per ogni consumatore di avere disponibilità di cibo sufficiente
a prezzi abbordabili; garanzia di disponibilità per tutti di cibo sano; e infine, la
necessità che ogni consumatore abbia una precisa informazione sul cibo che
consuma”, alla luce dei problemi appena accennati, che verranno trattati in
maniera più approfondita nelle pagine seguenti, risulta chiaro che questo
fondamentale diritto è sempre più difficile da assicurare.
Ciò non tanto in quanto vi sia una quantità di cibo insufficiente per tutti, ma in
quanto vi è una difficoltà crescente per le popolazioni in via di sviluppo, per i
poveri delle città di tutto il mondo, per gli emarginati dal circuito economico
internazionale, di accedere ad esso. La chiave per comprendere le attuali
problematiche dietro ai dati sconcertanti sulla fame, che provoca la morte di 3
milioni di bambini all’anno, dietro all’obesità crescente riscontrabili nelle nuove
generazioni, è l’accesso al cibo: non quantità, ma accesso e qualità.
A tal proposito, si è concentrata l’attenzione sul problema del livello dei prezzi
come fattore indispensabile per garantire a tutti l’accesso al cibo.
Nel corso della storia più recente, si è avuta una sostanziale stabilità nel livello
dei prezzi, eccetto il periodo degli anni Settanta caratterizzato da uno shock dei
prezzi alimentari connesso alla crisi petrolifera del periodo. Al di là di questo
episodio, il cibo nei mercati internazionali era reperibile a prezzi accettabili e
fondamentalmente bassi. Dagli anni Novanta tuttavia, la situazione si trasforma: i
prezzi delle derrate alimentari hanno conosciuto una forte impennata tra il ‘95 e
’96 segno che qualcosa stava cambiando.
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A partire dal 2007, si è andata affermando una tendenza di maggiore volatilità
dei prezzi dei beni alimentari, in particolare delle derrate alla base
dell’alimentazione dell’intera umanità, i cereali.
A questi continui shock di rialzo e instabilità dei prezzi alimentari, peraltro
ripetutisi nel 2011 hanno conseguito una serie di problematiche per i consumatori
e produttori di tutto il mondo.
Ovviamente, ad essere più colpiti sono stati i paesi in cui l’incidenza della spesa
alimentare sul totale del reddito risultava essere più elevata, tanto che l’aumento
dei prezzi ha spesso causato una condizione di pressoché totale impossibilità ad
effettuare acquisti di alimenti, o comunque una rinuncia a spese altrettanto
importanti come quelle per l’istruzione e sanità per far fronte al rincaro.
Ciò ha favorito l’insorgere di movimenti di protesta tra la popolazione, proteste
le cui motivazioni economiche si sono ben presto mescolate a ragioni politiche
latenti da anni, relative a mancanza di libertà e di riconoscimento dei diritti
fondamentali.
Tra le tante manifestazioni di protesta verificatesi, si è deciso di concentrarsi su
quelle che nel periodo preso in considerazione hanno avuto la maggiore
risonanza mediatica: quelle che hanno preso il nome di Primavera Araba.
Questa ondata di manifestazioni, ha scalzato in pochi mesi regimi ben radicati nei
vari paesi, al potere da decenni, che in un batter d’occhio si sono arresi alla
volontà popolare. Si ipotizza che proprio lo shock dei prezzi alimentari sia stato
alla base dell’inizio delle rivolte nei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente,
dove si è dimostrato l’effettivo aumento dei prezzi delle principali derrate
alimentari.
In particolare, per analizzare l’effettiva esistenza di un nesso tra lo shock dei
prezzi, il rischio di insicurezza alimentare, e lo scoppio delle rivolte nella
regione, si sono andati ad analizzare quattro paesi tra i principali protagonisti
delle rivolte: Tunisia, Egitto, Marocco e Libia. Da vari indicatori presi in esame,
e sulla base dei dati forniti da vari istituti internazionali quali FAO, Banca
Mondiale, WFP, e, quando possibile, i dati degli organi interni dei governi, si è
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estrapolato un quadro generale della situazione economica dei paesi,
individuando in particolare la condizione del loro sistema alimentare,
l’andamento dell’inflazione e la posizione nell’import-export mondiale.
Lo studio che segue è stato suddiviso in quattro capitoli dove verranno
evidenziati i vari passaggi dell’analisi tra instabilità e aumento dei prezzi e la
Primavera Araba.
In particolare, si procederà ad un’analisi dello sviluppo del sistema alimentare,
con un approfondimento dell’evoluzione del sistema agricolo in chiave storica e
di evoluzione tecnologica, con un occhio sempre puntato alla sostenibilità
ambientale.
Successivamente si cercherà di dare una spiegazione del meccanismo del
funzionamento dei prezzi, cercando di individuare quelle che sono state
identificate da numerosi studiosi come le principali cause degli shock dei prezzi.
In una seconda fase, si analizzeranno poi gli effetti che una congiuntura
caratterizzata da alti e instabili prezzi potrebbero causare. Più specificamente e
senza presunzione di esaustività, si fornirà un quadro generale degli effetti macro
e micro che una condizione del genere potrebbe generare, analizzando le
conseguenze per le varie categorie di paesi (Pvs, paesi industrializzati, paesi
esportatori ed importatori di derrate alimentari) e altresì per le varie categorie di
produttori e consumatori (produttori netti di alimenti, consumatori nei paesi più
industrializzati, abitanti delle città e delle campagne).
Nel terzo capitolo inoltre, si entrerà nel vivo dell’analisi attraverso
un’introduzione di quanto accaduto a partire dalla fine del 2010 nei paesi del
Nord Africa e del Medio Oriente.
Riconoscendo la difficoltà di individuare generalizzazioni su paesi tanto diversi
l’uno dall’altro, si procederà ad un’analisi dei quattro paesi sopra citati al fine di
individuare indizi che possano confermare l’ipotesi di connessione tra shock dei
prezzi, difficoltà di garantire la sicurezza alimentare e rivolte popolari.
Nell’ultima parte infine, i trarranno le conclusioni ottenute dallo studio, a cui
seguiranno alcune timide proposte su quanto sembra necessario modificare al
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fine di garantire un maggiore controllo sulla stabilità dei prezzi, sulla gestione
delle risorse comuni e sulle politiche del sistema alimentare.
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Capitolo Primo
Se vedi un uomo affamato non dargli del riso:
insegnagli a coltivarlo.
(Confucio)
1.1 L’uomo alle prime armi: da cacciatori e
raccoglitori all’agricoltura tradizionale
L’interazione tra l’uomo e la natura determina una reciproca influenza e
condizionamento: se è vero, come è vero, che l’uomo ha apportato e apporta
tuttora profonde trasformazioni all’ambiente che lo circonda, è vero anche che
quest’ultimo ha ‘modellato’ l’uomo, il quale si è dovuto adattare di volta in volta
per assicurare la sua sopravvivenza. Il principale bisogno dell’uomo poi, ovvero
la necessità di nutrirsi, lo ha portato a scendere dagli alberi, a camminare in
modo eretto, a iniziare a coltivare, ad abbandonare lo stile di vita nomade e
perfino a sviluppare una capacità comunicativa che è sfociata nel linguaggio.
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L’equilibrio dell’ecosistema quindi, è stato nel tempo alterato dallo sviluppo
della società umana che ha trasformato massicciamente il suo habitat e quello di
molte altre specie. Questa evoluzione è stata oggetto di molti studi, tant’è che si è
andata sviluppando nel tempo l’espressione ‘metabolismo sociale’ per indicare
l’insieme degli scambi di energia e materia tra un organismo e l’ambiente
esterno.
In relazione al fabbisogno alimentare, le fasi individuabili per analizzare
l’evoluzione umana in rapporto ai cambiamenti apportati all’ecosistema sono tre:
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West E.M. (1981), Fame nel mondo e strategie per fronteggiarla, Roma: Tipografia del Senato Editore,
in Giordano A. (2013), “L’insostenibile nesso prezzi agricoli, crisi alimentari e migrazioni”, in Bollettino
della Società Geografica Italiana, “Sostenibilità alimentare e prezzi agricoli”, numero monografico a
cura di R. Belluso e A. Giordano, serie XIII, vol. VI., pag. 77-99, Roma: Società Geografica Italiana.