4
Introduzione
L’argomento sul quale si incentra il progetto di tesi è lo sviluppo sostenibile. Il termine
può comprendere diverse accezioni e offrire innumerevoli spunti di analisi: per questo
uno studio in grado di abbracciare ogni suo aspetto risulterebbe estremamente
complesso e prolisso. La vastità dell’oggetto di analisi e i fini che qui interessano, hanno
comportato una necessaria focalizzazione su quello che è l’aspetto ambientale del
concetto di sviluppo sostenibile, lasciando inevitabilmente in secondo piano quello
sociale e istituzionale. Il primo capitolo del lavoro è strutturato in maniera tale da
tentare di fornire gli elementi chiave necessari al fine di una maggiore comprensione del
concetto di sostenibilità, distinguendo tra sostenibilità forte e debole e analizzando la
connessione tra sostenibilità e sviluppo, per il quale si cercherà di offrire una
definizione chiara. Si è tentato così di offrire un quadro di insieme adeguatamente
dettagliato e completo. Inoltre, si è ritenuto opportuno elencare le tappe più importanti,
tra conferenze internazionali, assemblee e rapporti, che hanno segnato l’evoluzione, e
quindi l’attuale definizione, del concetto di sviluppo sostenibile.
Si è dato ampio rilievo agli aspetti economici del concetto di sostenibilità e, nel corso
del secondo capitolo, in particolare, si è cercato di seguirne le tracce disseminate nella
storia del pensiero economico non solo contemporaneo. Partendo, quindi, dai primi
cenni risalenti agli inizi del XVIII secolo e alla fisiocrazia, si è tracciato il pensiero dei
maggiori studiosi dell’economia classica, neoclassica e maltusiana, sottolineando inoltre
il contributo, oggi attualissimo, di importanti pensatori del passato, come Marx. Una
particolare attenzione è stata riservata all’interpretazione del pensiero di uno dei più
grandi economisti dell’età moderna John Maynard Keyens, in un ottica di sostenibilità
dello sviluppo. L’excursus storico si conclude, passando naturalmente per un’analisi
dell’economia ambientale, con l’approdo a quella che attualmente assurge al ruolo di
protagonista tra le “scienze sostenibili”, vale a dire l’economia ecologica.
Nel corso del terzo capitolo si affronta, invece, la non semplice questione della
misurazione della sostenibilità, analizzando e descrivendo gli strumenti che possono
essere utilizzati a tale scopo e cercando di delinearne confini, limiti, vantaggi e
svantaggi. Si comincia con uno studio delle strutture di base, per procedere prendendo
5
in considerazione gli indicatori, i possibili metodi di aggregazioni e gli indici più
importanti. Viene, inoltre, analizzata la parte relativa allo sviluppo sostenibile del
cosiddetto Rapporto Sarkozy, il quale, oltre a offrire importanti suggerimenti sui metodi
di misura per la sostenibilità, offre una chiara analisi di quali siano i principali
impedimenti nella misurazione, fornendo anche possibili soluzioni e raccomandazioni
per ovviare ai problemi che sorgono nel cercare di quantificare elementi di natura
spesso eterogenea e non riconducibili a valori monetari.
Infine, nell’ultimo capitolo, si affronta il tema del benessere in particolare facendo
riferimento alla sua relazione con l’ambiente. Inizialmente si offre una descrizione del
concetto di benessere basandosi sul capability approachs seniano e della filosa Martha
Nussbam per poi concentrarsi sulla sua relazione con l’ambiente fornendo una
descrizione del concetto di Sustainable Ecological Capacity teorizzato da Breena
Holland, professoressa di Political Science and the Environmental Initiative, e quelli di
Ecosystem service ed Ecolcogical Security proposti dal professore ed economista
Anantha Duraiappah. Si procede quindi con un breve studio sull’attuale situazione del
nostro paese in tema di ambiente e benessere utilizzando il BES (Benessere Equo e
Sostenibile), importante strumento che pone l’Italia all’avanguardia nel panorama
internazionale in tema di sviluppo di indicatori sullo stato di salute di un Paese che
vadano oltre il PIL. Il capitolo include, inoltre, una ricerca econometrica il cui obiettivo
è quello di misurare quanto una maggiore sensibilità degli individui verso l’ambiente ed
un profondo rispetto verso la natura influisca positivamente sul benessere degli stessi.
Tale studio viene quindi utilizzato anche come strumento al fine di dimostrare
l’importanza dell’educazione ambientale, della quale naturalmente viene data una
definizione e del cui stato di diffusione in Italia si fornisce un’analisi facendo
riferimento a quanto messo in luce nel corso del seminario di restituzione del Settimo
congresso mondiale di educazione ambientale (7th WEEC, svoltosi a Marrakech),
tenutosi presso la nostra università il 29 Agosto del corrente anno, e segnalando le
attività poste in essere dal Ministero dell’Ambiente attraverso strumenti, iniziative e
campagne, in collaborazione, oltre che con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca, anche con enti pubblici e associazioni.
6
Capitolo 1
Primo approccio e elementi chiave del concetto di
sviluppo sostenibile
“Sustainability implies that environmental and natural resources
have to be shared with future generation. These resource
are seen as common heritage of mankind to which
every generation have the same right of access”
Asheim et al., 2001
1.1. Definizioni e interpretazioni del concetto di sostenibilità
Genericamente il concetto di sostenibilità definisce la capacità di gestire una
determinata risorsa, di cui sono note le caratteristiche di rinnovabilità e riproducibilità,
senza eccedere, nel suo sfruttamento, una determinata soglia. È di fondamentale
importanza definire quindi quest’ultima facendo particolare attenzione a suddividere le
risorse naturali rinnovabili da quelle non rinnovabili e tenendo inoltre in considerazione
la relazione esistente tra sfruttamento e ricerca di nuovi giacimenti o sostituti. Un
ulteriore elemento chiave nella ricerca e determinazione di questo limite è quello
temporale o meglio generazionale. ”Il pianeta che lasceremo ai nostri figli dovrebbe
essere un pianeta nel quale vorremo vivere anche noi” (Richard S.J. Tol, 2009). Tale
7
aspetto è centrale anche nella definizione elaborata nell’ambito delle Nazioni Unite,
all’interno del rapporto Brundtland, “Our Common Future” pubblicato nel 1987 e
secondo la quale “lo sviluppo è sostenibile se soddisfa i bisogni delle generazioni
presenti senza compromettere le possibilità per le generazioni future di soddisfare i
propri bisogni”. Questa definizione pur essendo a livello internazionale la più
accreditata, risulta tuttavia essere troppo poco adatta ad un uso pratico in quanto fa
sorgere ulteriori interrogativi su quali siano gli effettivi bisogni delle generazioni future
e quali le possibilità. Inoltre non definisce cosa implichi il concetto “sviluppo” e come
esso debba o passa essere misurato. Successivamente al sopra citato rapporto sono state
sviluppate innumerevoli e più dettagliate definizioni del concetto; Dobson (1996) ne
considera addirittura più di trecento. Queste pongono maggior enfasi su alcuni
particolari aspetti connessi alla sostenibilità in modo tale da rendere il concetto più
adatto ad un utilizzo operativo. Tali aspetti, che approfondiremo in seguito, sono ad
esempio: la tutela dell’ambiente, la crescita demografica, la disuguale ridistribuzione
della ricchezza all’interno dei singoli paesi e tra nord e sud del mondo, la sostenibilità
della crescita ed ancora il progresso tecnologico e l’adeguamento della tecnologia.
Il concetto di sostenibilità può essere inoltre inquadrato sotto due punti di vista: uno
statico e uno dinamico.
Il primo può essere identificato nella definizione del termine apportata da Solow (1986)
secondo cui la sostenibilità si ha quando la società è in grado di mantenere integro in
maniera adeguata uno stock di capitale, inclusa la dotazione iniziale di risorse, e il
consumo può essere interpretato come un interesse sullo stesso patrimonio. Le risorse
naturali di base risultano quindi essere un punto di riferimento inamovibile. Il secondo
invece può essere ricondotto a quanto sostenuto da Repetto (1985) secondo cui la nostra
economia dovrebbe essere gestita in modo tale da permetterci di poter vivere dei
dividendi delle nostre risorse, mantenendole e migliorandole, approccio questo che
coincide con la visione statica. Egli però aggiunge, successivamente, che per uno
sviluppo sostenibile, non è possibile preservare lo stock di capitale naturale o il mix di
risorse umane, fisiche e naturali in quanto la sua composizione, con il procedere dello
sviluppo, è destinata inevitabilmente a modificarsi.
8
Un ulteriore aspetto centrale strettamente connesso alla sostenibilità ci viene fornito
dalla definizione del New Palgrave Dictionary of Economics, il quale sottolinea come
alcuni studiosi di scienze naturali trattino la sostenibilità in funzione della sua relazione
con il benessere umano. Per esempio la sostenibilità ambientale cerca di contribuire al
miglioramento delle condizioni di vita dell’uomo, proteggendo le risorse e le materie
prime usate per soddisfare i suoi bisogni e assicurando che non si ecceda nella
produzione di rifiuti. Viene sottolineato inoltre, facendo riferimento a quella che è stata
definita da Pigou come “miopia” o “insufficiente capacità telescopica”, come l’assenza
di forme di azioni collettive implichi prospettive poco rassicuranti per il futuro specie
alla luce di quella che è la tendenza dei singoli agenti economici alla ricerca
indiscriminata del profitto.
Risulta essere particolarmente interessante, infine, per l’effettiva comprensione del
significato del concetto di sostenibilità, analizzare quella che è la traduzione e l’utilizzo
in altre lingue del termine sostenibilità. In inglese sustainable implica il mantenere, il
prolungare nel tempo ma anche sostegno, supporto, nutrimento. In Francia invece la
parola soutenable si riferisce solitamente ad una opinione intesa come difendibile e non
viene infatti utilizzata per definire lo sviluppo. Con la traduzione corretta invece,
développement durable, come nella lingua anglosassone, ci si riferisce a qualcosa che
duri nel tempo. Anche in tedesco l’aggettivo nachhalting fa riferimento al concetto di
durevolezza, tenacia e mantenimento nel lungo periodo. In merito però Nadine Gouzee,
dirigente della Task Force on Sustainable Development del FPB (Federal Planning
Bureau), sottolinea come lo sviluppo per essere nachhalting deve essere sia compatibile
con i vincoli di equilibrio tra ecosistema e bisogni dell’uomo, sia durevole per garantire
la permanenza di questo equilibrio. In italiano il termine durevole si riferisce a qualcosa
che non esaurisce la sua utilità in un solo atto di soddisfazione del bisogno ma che è
però destinato a consumarsi gradualmente.
Per concludere quindi, nella nostra lingua, sarebbe necessario affiancare al termine
sviluppo oltre a sostenibile una serie piuttosto lunga di altri aggettivi per rendere in
maniera soddisfacente l’idea di sostenibilità.
9
1.2. La questione della sostenibilità
La sostenibilità, come si è potuto intuire dal paragrafo precedente, non può essere
ridotta a semplici e limitate definizioni ma richiede una trattazione molto più
approfondita che riesca a toccare i molteplici aspetti e sfaccettature insiti in essa e in
particolare nel suo legame con lo sviluppo e con l’ambiente.
Uno di questi aspetti fa sicuramente riferimento al concetto di equità inteso come
disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza nel mondo. In particolare possiamo
distinguere due tipi di equità sociale implicitamente contenute nella definizione di
sviluppo sostenibile. La prima è l’equità infragenerazionale secondo cui dovrebbe
essere garantita la possibilità di acceso ad ogni individuo alle risorse, ambientali e non,
indipendentemente dal luogo in cui vive. La seconda è l’equità intergenerazionale, a cui
fa riferimento la sopra citata definizione del rapporto Brundtland, relativa alle pari
opportunità fra successive generazioni. Se proviamo quindi a considerare la realtà alla
luce di quanto detto si può comprendere ulteriormente la complessità della nozione di
sviluppo sostenibile e della sua applicabilità.
Va sottolineata in particolare una questione strettamente legata all’equità
infragenerazionale sopra citata e cioè quella riguardante l’attuale distribuzione del
reddito a livello mondiale. Recenti stime hanno calcolato che il 9% della popolazione
mondiale che vive nei Paesi ricchi, inclusa l’Italia, riceve il 78% del reddito mondiale.
Questi semplici dati ci permettono di capire che la maggior parte della produzione
mondiale di beni e servizi è indirizzata a una ristretta cerchia di paesi. Partendo da
questo presupposto risulta chiara la necessità di respingere la convinzione che i sistemi
economici possano essere deliberatamente indirizzati al soddisfacimento dell’homo
oeconomicus, e in particolare di gruppi ristretti di individui, senza che vi sia alcun limite
posto dall’ambiente naturale.
Molti dei fenomeni fisici ed economici sono caratterizzati da una profonda incertezza
sia per quel che riguarda le caratteristiche fisiche e biologiche dei fenomeni ambientali e
sia per quanto riguarda i costi delle politiche ambientali e le modalità attraverso cui il
degrado dell’ambiente può incidere sull’attività economica. Il tema dell’incertezza è
anche strettamente collegato a quello dell’irreversibilità in quanto se in alcuni casi
10
siamo consapevoli che lo sfruttamento eccessivo porti a conseguenze irreversibili, in
molti altri l’irreversibilità non è ancora del tutto certa.
Come risulta chiaro quindi da quanto sopra affermato, uno dei temi maggiormente
connessi alla sostenibilità è quello ambientale con particolare riferimento al degrado e
l’esaurimento delle risorse naturali. Quest’ultima questione deve essere considerata alla
luce di quella che è la scarsità delle risorse non rinnovabili.
In generale, la questione ambientale è fondamentalmente relazionata alle risorse
dell’ecosistema. In merito c’è da sottolineare che ciò che conta realmente non è
semplicemente la singola risorsa e il contributo che essa fornisce al benessere
economico, ma piuttosto il contributo che le risorse naturali forniscono nel loro
complesso. Il maggiore interesse della sostenibilità è quindi la protezione della salute
ecologica del pianeta piuttosto che la conservazione di una singola risorsa.
I sistemi biologici del nostro ecosistema sono considerati intrinsecamente sostenibili, in
quanto quando l’equilibrio tra un sistema biologico e il suo ambiente si rompe, il
sistema stesso è in grado autonomamente di ritornare ad una forma di equilibrio. Al
contrario i sistemi artificiali, cioè quelli costruiti dall’uomo, mancano di questa capacità
di risanamento, che può causare la loro permanenza in uno stato di non sostenibilità fino
a raggiungere il collasso definitivo. Tali sistemi inoltre possono essere molto diversi. Da
un parte vi sono quelli dotati di una struttura semplice che permettono quindi previsioni
maggiormente accurate. Dall’altra invece, quelli più complessi, risultano spesso essere
imprevedibili.
Nonostante a primo impatto la questione della sostenibilità possa essere considerata
prettamente empirica, questa non può essere risolta attraverso strumenti empirici. Fino
ad oggi la razza umana è sopravissuta e nessuna risorsa essenziale o insostituibile alla
vita è andata irrimediabilmente perduta. Ciò però non implica che qualcosa non
accaduto nel passato possa accadere invece in futuro specie se si prende in
considerazione la complessità raggiunta da molti dei sistemi artificiali creati dall’uomo.
L’obiettivo quindi dello sviluppo sostenibile è assicurare che le condizioni rimangano
tali o, preferibilmente, migliorino.
Un ulteriore punto di vista dal quale può essere analizzata la sostenibilità è quello etico
e morale. Solo recentemente gli individui hanno iniziato a maturare la convinzione, non
11
più legata solo alla paura di conseguenze legali o sociali, che vivere al di fuori delle
proprie possibilità o cedere alle proprie fantasie sia sbagliato, immorale o addirittura
ripugnante. È sempre in un periodo relativamente breve che l’umanità ha acquisito il
potere di danneggiare in maniera duratura e su larga scala l’ambiente in cui vive, la
natura e le altre specie che lo abitano. Lo sviluppo sostenibile, partendo da questo
presupposto, potrebbe essere quello strumento essenziale per contenere o restringere
tale potere.
1.3. Sostenibilità debole e forte
Passiamo adesso a considerare nuovamente quanto accennato nel primo paragrafo in
riferimento al legame tra sostenibilità e ricerca di possibili sostituti dei fattori produttivi.
Innanzitutto dobbiamo distinguere questi ultimi tra umani e ambientali. Proprio in base
al grado si sostituibilità attribuito alle varie forme di capitale, umano e ambientale,
distingueremo tra sostenibilità forte e debole. Mentre nella seconda le preoccupazioni
ambientali non costituiscono un vincolo per il perseguimento delle politiche di sviluppo,
nella prima risultano essere una condizione necessaria.
L’approccio della sostenibilità debole è in linea con i principi di quella che è definita
economia ambientale e di quella che vedremo in seguito essere l’economia del
benessere neoclassica con l’aggiunta però del requisito di non decrescenza dell’utilità
nel tempo. La sostenibilità debole si basa sul concetto che tutte le forme di capitale
siano più o meno sostitute tra loro senza dare particolare attenzione alla tipologia di
capitale. Lo sfruttamento di una determinata forma di capitale può proseguire finché tale
sfruttamento sia compensato dall’aumento di altre forme di capitale. Naturalmente,
come vedremo meglio in seguito, tale concezione presenta dei forti limiti.
Una critica mossa al concetto di sostenibilità debole è legata al fatto che essa tratti in
maniera inadeguata la natura dell’incertezza legata alla valutazione e alla gestione a
lungo termine delle risorse naturali. Non viene riconosciuta infatti la possibilità che
oltre un certo limite, la portata delle attività umane possa causare danni irreversibili
all’ambiente naturale e all’ecosistema.