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PREMESSA
La valutazione qualitativa e quantitativa degli impatti prodotti sull’ambiente da una qualsiasi attività umana
costituisce oggi un settore di ricerca estremamente importante, se lo si inquadra in un contesto in cui si assiste ad
una crescita di attenzione e considerazione verso le problematiche ambientali, connesse alle scelte da effettuare nel
settore produttivo e di gestione. Se, a tale condizione, associamo poi la possibilità di applicare la valutazione
appena descritta ad un aspetto della vita della collettività così importante, quale quello della gestione dei rifiuti
prodotti, risulta ancor più evidente l’interesse che tale problematica riveste in campo nazionale ed internazionale.
Negli ultimi anni si è progressivamente diffuso l'utilizzo della Metodologia LCA (Life Cycle Assessment) per la
valutazione ambientale di piani e programmi e, in particolare, dei piani di gestione dei rifiuti. In questo lavoro di
tesi la LCA è stata applicata alla valutazione dell’impatto ambientale determinato dai sistemi di trasporto e
trattamento/smaltimento della frazione secca residua conferita all’impianto di Tossilo, a Macomer, dai centri
urbani delle province di Nuoro, Oristano e dell’Ogliastra.
L'impatto è stato valutato mediante l'indicatore aggregato EcoIndicator99, comunemente adottato nell'ambito
della gestione dei rifiuti. L'analisi ha evidenziato come la fase di trasporto dei rifiuti, considerata trascurabile in
studi analoghi condotti in altre località italiane ed europee, sia responsabile di impatti quantitativamente
confrontabili con quelli relativi alle fasi di riciclo e smaltimento dei rifiuti stessi. L'impiego di dati primari
(ottenuti cioè mediante rilevamenti diretti sul territorio) nella fase di inventario non risulta avere effetti
significativi sulla valutazione dell'impatto complessivo del piano, ma risulta cruciale per una corretta valutazione
dei singoli sottoprocessi e, di conseguenza, nell'ottica di utilizzo dell'LCA come strumento di supporto alle
decisioni in ambito pianificatorio.
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1 Normativa di riferimento
1.1 Il quadro giuridico europeo per il trattamento dei rifiuti
Il quadro giuridico europeo per il trattamento dei rifiuti viene stabilito dalla Direttiva 2008/98/CE del
19 novembre 2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio, relativa ai rifiuti e che abroga alcune
direttive (75/439/CEE, 91/689/CEE e 2006/12/CE).
La direttiva stabilisce un quadro giuridico per il trattamento dei rifiuti all'interno della Comunità
Europea. Essa mira a proteggere e salvaguardare l’ambiente e la salute umana attraverso la prevenzione
degli effetti nefasti della produzione e della gestione dei rifiuti.
Sono esclusi dall’ambito di applicazione della presente direttiva: effluenti gassosi, rifiuti radioattivi,
materiali esplosivi in disuso, materie fecali, acque di scarico, sottoprodotti di origine animale, carcasse di
animali morti per cause diverse dalla macellazione, rifiuti risultanti dalle risorse minerali.
1.1.1 Gerarchia dei rifiuti
La principale novità introdotta sono le misure per il trattamento dei rifiuti secondo una specifica
gerarchia che si applica per ordine di priorità:
prevenzione;
preparazione per il riutilizzo;
riciclaggio;
recupero di altro tipo (ad esempio di energia);
smaltimento.
Gli Stati membri possono attuare misure legislative per rafforzare questa gerarchia nel trattamento dei
rifiuti. Tuttavia, essi devono garantire che la gestione dei rifiuti non metta a rischio la salute umana e
non comprometta l'ambiente.
1.1.2 Gestione dei rifiuti
Ogni produttore o altro detentore di rifiuti deve provvedere personalmente al loro trattamento oppure
consegnarli ad un commerciante o ad un ente o a un’impresa. Gli Stati membri possono collaborare, se
necessario, per creare una rete di impianti di smaltimento dei rifiuti. Tale rete deve permettere
l'indipendenza dell'Unione europea in materia di trattamento dei rifiuti. Lo stoccaggio e il trattamento
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dei rifiuti pericolosi devono essere eseguiti in condizioni tali da garantire la protezione dell'ambiente e
della salute umana. I rifiuti pericolosi non devono essere miscelati con altre categorie di rifiuti pericolosi
e devono essere confezionati o etichettati conformemente alle normative internazionali o comunitarie.
1.1.3 Autorizzazione e registrazione
Qualsiasi ente o impresa che intende effettuare il trattamento dei rifiuti deve ottenere l'autorizzazione
dell'autorità competente, che determina in particolare il tipo e la quantità di rifiuti trattati, il metodo da
utilizzare, nonché le operazioni di monitoraggio e di controllo.
Qualsiasi metodo di incenerimento o coincenerimento con recupero di energia è subordinato alla
condizione che il recupero avvenga con un livello elevato di efficienza energetica.
1.1.4 Piani e programmi
Le autorità competenti sono tenute a predisporre uno o più piani di gestione dei rifiuti, volti a coprire
l'intero territorio geografico dello Stato membro interessato. Tali piani contengono in particolare il tipo,
la quantità e la fonte dei rifiuti, i sistemi di raccolta esistenti e i criteri di riferimento. Devono inoltre
essere elaborati dei programmi di prevenzione, al fine di dissociare la crescita economica dagli impatti
ambientali connessi alla produzione dei rifiuti. Tali programmi devono essere comunicati dagli Stati
membri alla Commissione europea.
1.1.5 Contesto
Secondo le informazioni EUROSTAT
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, nel 2010 nell'Unione Europea sono state prodotte circa 252,5
milioni di tonnellate di rifiuti urbani, l'1,1% in meno rispetto all'anno 2009. È fondamentale ribadire i
concetti basilari, come le nozioni di recupero e smaltimento, in modo da inquadrare meglio le attività di
gestione dei rifiuti. È necessario inoltre rafforzare le misure in materia di prevenzione e di riduzione
degli impatti ambientali della produzione e della gestione dei rifiuti. Il recupero dei rifiuti deve infine
essere incoraggiato, al fine di preservare le risorse naturali.
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Environment in the EU27 Landfill still accounted for nearly 40% of municipal waste treated in the EU27 in 2010.
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1.2 Quadro nazionale di produzione e gestione dei rifiuti
urbani
I problemi connessi alla produzione di rifiuti hanno assunto, negli ultimi decenni, proporzioni sempre
maggiori in relazione al miglioramento delle condizioni economiche, al veloce progredire dello sviluppo
industriale e all’incremento della popolazione e delle aree urbane; inoltre, la diversificazione dei processi
produttivi ha generato la moltiplicazione della tipologia dei rifiuti, con effetti sempre più nocivi per
l’ambiente. La criticità legata all’aumento delle quantità di rifiuti non può, infatti, essere arginata
solamente tramite una gestione più efficiente ed un maggiore tasso di riciclo; emerge, in maniera
sempre più netta, l’esigenza di analizzare e gestire il problema rifiuti inserendolo all’interno di una
strategia integrata di sviluppo sostenibile, che abbia come obiettivo principale, l’uso razionale e
sostenibile delle risorse.
Secondo il Rapporto Rifiuti Urbani 2012 dell’ISPRA
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la produzione nazionale di rifiuti urbani cresce, di
pari passo con l'aumento del Prodotto Interno Lordo e delle spese delle famiglie.
La produzione di rifiuti urbani, nel 2010, in Italia, è stata pari a circa 32,5 milioni di tonnellate, in
aumento di una percentuale pari all'1,1% rispetto all'anno 2009; il dato si pone in controtendenza
rispetto a quello europeo. Al centro la crescita è stata pari all'1,9%, al Nord dell'1,3% mentre al Sud
dell'0,4% circa. Ogni cittadino produce 4 kg di rifiuti in più per anno, corrispondente ad un incremento
percentuale dello 0,7% circa. Nel dettaglio, nel 2010 rispetto all'anno precedente è da rilevare che un
cittadino del Nord ha prodotto 3 kg di rifiuti in più, uno del Sud 2 kg in più, mentre uno del Centro più
di 9 kg. Il dato di produzione pro capite risulta il seguente: al Nord è pari a 533 kg per abitante per
anno, al Sud è pari a 495 kg abitante per anno e al Centro è pari a 613 kg abitante per anno; sulla base di
questi dati la media nazionale risulta di 536 kg per abitante per anno.
La raccolta differenziata, nel 2010, raggiunge una percentuale pari al 35,3% circa della produzione
nazionale di rifiuti urbani, attestandosi ad oltre 11, 4 milioni di tonnellate. Il dato risulta in crescita
rispetto all'anno precedente ma gli obiettivi fissati dalla normativa rimangono ancora lontani. La
percentuale di raccolta differenziata al Nord risulta pari al 49,1%, mentre al Sud è del 21,2% e al Centro
del 27,1%. I valori procapite della raccolta differenziata, nel 2010, risultano così suddivisi: media
nazionale pari a circa 189 kg per abitante per anno, con valori che raggiungono i 262 kg circa abitante
per anno al Nord, 166 Kg abitante al Centro e 105 kg abitante per anno al Sud.
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ISPRA: Rapporto Rifiuti Urbani per l’anno 2010.
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Figura 1.1 Andamento della raccolta differenziata dei rifiuti urbani, anni 2006-2010, Fonte: Rapporto
ISPRA 2012
Figura 1.1 Figura 1.2 Raccolta differenziata delle principali frazioni merceologiche, anni 2009-2010, Fonte:
Rapporto ISPRA 2012
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La frazione cellulosica e quella organica rappresentano, nel loro insieme, circa il 63,3% del totale della
raccolta differenziata (nel 2009 la percentuale si attestava al 62,2% circa). Esse, inoltre, unitamente alle
frazioni tessili ed al legno costituiscono i cosiddetti rifiuti biodegradabili.
La raccolta differenziata del vetro è pari, nel 2010, a poco meno di 1,8 milioni di tonnellate, con una
crescita, rispetto al precedente anno, del 4,5% circa, mentre la raccolta della plastica si attesta a quasi
650 mila tonnellate, mostrando un incremento percentuale pari al 5,7% rispetto al 2009.
In aumento risulta, tra il 2009 e il 2010, il dato di raccolta differenziata del legno (+2,4% circa) che si
attesta, nell’ultimo anno, al di sopra delle 690 mila tonnellate, così come quello relativo ai rifiuti di
apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE, +16,9%) che si colloca ad oltre 250 mila tonnellate.
Nel 2010, il dato di raccolta pro capite dei RAEE si attesta, a livello nazionale, 4,2 kg per abitante per
anno.
Figura 1.3 Ripartizione della raccolta differenziata delle principali frazioni merceologiche per macroarea
geografica, (2010), Fonte: Rapporto ISPRA 2012
A livello regionale è l'Emilia Romagna, con 677 kg di rifiuti prodotti pro capite, la Regione con la
maggior produzione; seguono la Toscana (con 670 kg per abitante), la Val D'Aosta (623 kg), la Liguria
(613 kg) e il Lazio (599 kg).
La minor produzione va agli abitanti della Basilicata, che hanno prodotto, nel 2010, 377 kg di rifiuti
procapite, con una flessione di 5 kg rispetto all'anno precedente.