5
INTRODUZIONE
Henry Kissinger nel suo “L’arte della diplomazia”, un’opera che tratta la storia delle
relazioni internazionali in una lunga carrellata da Richelieu a Reagan, ha intitolato il capitolo
dedicato alla politica internazionale dell’Amministrazione Nixon, alla quale diede un impulso
decisivo, “La politica estera come geopolitica: la diplomazia triangolare di Nixon”. Un
segnale eloquente della rilevanza che quest’ultima e l’apertura alla Cina come sua necessaria
premessa, avrebbero avuto nel caratterizzare la politica estera degli Stati Uniti di quel periodo.
La presidenza Nixon rimane fortemente identificata con lo scandalo Watergate e con la
complessità della figura del presidente. A Nixon era riconosciuta la durezza e l’intransigenza
delle sue posizioni politiche.
La spregiudicatezza machiavellica del suo operato non poteva che accreditare l’immagine
pubblica che egli stesso cercava e tutto ciò contrastava con la fragilità di una personalità
introversa. Su questi aspetti della personalità di Nixon si sono soffermati più autori, spesso in
modo molto critico.
Se negli anni Settanta dopo il Watergate, la figura di Nixon cadde nell’oblio proprio della
necessità di rimozione, le conquiste della sua Amministrazione, in particolare in politica
estera, sono state rivalutate durante gli anni Novanta quando l’ex presidente veniva ricevuto
ufficialmente da Clinton alla Casa Bianca e si è concluso un lungo percorso di riconciliazione
nazionale iniziato con il “perdono” di Ford subito dopo le sue dimissioni.
Lo stesso Kissinger durante il suo elogio funebre
1
a Nixon, il 27 aprile del 1994, alla
presenza di Clinton e dei presidenti emeriti, ha ricordato i successi conseguiti in politica
estera dall’Amministrazione alla quale lui stesso diede un contributo decisivo, tra i quali la
fine della Guerra in Vietnam e l’instaurazione di un dialogo permanente con la Cina sono
unanimemente riconosciuti essere i più importanti.
L’apertura alla Cina è stata un’iniziativa di diplomazia creativa, per la necessità di
costruire canali di comunicazione precedentemente inesistenti e di superare le resistenze di
molte forze, sia nel contesto internazionale sia in quello interno, che si sarebbero opposte
all’entrata a pieno titolo di Pechino nella scena mondiale come “tacita alleata” di Washington.
1
Cit. H.A. Kissinger, Remarks by Henry Kissinger at Richard Nixon’s funeral, 27 aprile 1994, pubblicato
all’indirizzo internet http://www.watergate.info, “When Richard Nixon left office, an agreement to end the war
in Vietnam had been concluded, and the main lines of all subsequent policy were established: permanent
dialogue with China; readiness without illusion to ease tensions with the Soviet Union; a peace process in the
Middle East; the beginning, via the European Security Conference, of establishing human rights as an
international issue, weakening Soviet hold on Eastern Europe.”
6
Per questi motivi, essa si è caratterizzata per la segretezza cui Nixon fece ricorso anche in
altre iniziative di politica estera che videro Kissinger come protagonista, che si aggiungeva al
mistero evocato dall’isolamento diplomatico della Cina e dalla mancanza di conoscenza delle
sfumature della cultura politica cinese.
Per quasi vent’anni, le uniche fonti storiche che rivelavano i particolari di quest’importante
pagina della storia delle relazioni internazionali, erano costituite dalla memorialistica scritta
dai suoi protagonisti da parte americana: Nixon e Kissinger. Le loro memorie sono
un’indispensabile guida nella complessità del processo d’avvicinamento e nella comprensione
della diplomazia segreta, ma presentano anche numerose pecche.
Ecco perché è stato per me necessario verificarne l’attendibilità utilizzando non solo le
fonti documentaristiche a disposizione, ma anche le varie monografie che a partire dal 1989,
e cioè l’anno in cui quel delicato equilibrio si ruppe, numerosi studiosi dedicarono alla
trattazione di una relazione che aveva trovato il proprio collante nell’opposizione congiunta
all’URSS.
Alla luce delle considerazioni svolte, mi propongo di illustrare il variegato insieme di fonti
documentarie e bibliografiche che ho consultato nello svolgimento di questo lavoro.
Come fonti documentarie ho avuto modo di accedere sia a documenti diplomatici e
pubblici del Governo degli Stati Uniti, sia a ulteriore documentazione resa disponibile dal
National Security Archive, un ente americano senza scopi di lucro che si pone l’obiettivo di
richiedere la rimozione del segreto di Stato, attraverso il Freedom of Information Act, dai
documenti governativi protetti da vincoli di segretezza.
Questa documentazione, ampiamente disponibile su Internet
2
, che include lettere private,
memorandum, trascrizioni di conversazioni e altro, mi ha consentito di verificare
personalmente i cambiamenti in corso nella politica statunitense verso la Cina Popolare in un
periodo che va dal 1969 al 1972
L’analisi di questi documenti, infatti, comincia con il verificarsi delle prime schermaglie
al confine cino – sovietico con un rapporto dettagliato della CIA
3
e le prime reazioni degli
specialisti del Dipartimento di Stato di affari sovietici e cinesi. È stata per me molto
interessante la chiave di lettura che mi hanno offerto questi documenti, nel parlare di una
relazione che per sua natura fu caratterizzata da un elevato grado di segretezza.
Il tratto distintivo che Kissinger e Nixon diedero sin dal principio a questa relazione
bilaterale, infatti, fu quello di una relazione che doveva costruirsi al di fuori dei canali
2
http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB
3
Central Intelligence Agency, Directorate of Intelligence, Office of Current Intelligence, "Sino-Soviet Border
Talks: Problems and Prospects," 10 November 1969, Secret, No Foreign Dissem
7
ufficiali, proprio per la sua particolarità e soprattutto per evitare la forte opposizione interna
presente negli Stati Uniti al sorgere di un’intesa con il Governo di Pechino.
Ecco dunque che venne creato il cosiddetto back channel.
Sempre il National Security Archive ha pubblicato numerosi documenti a riguardo,
soprattutto ho avuto modo di approfondire le comunicazioni che avvenivano tra Pechino e
Washington utilizzando il canale pakistano
4
e quello rumeno
5
, prima del viaggio che
Kissinger compì in segreto nel luglio del 1971.
A tal proposito, il sito pubblica per intero le trascrizioni delle conversazioni tra delegati
cinesi e statunitensi nel corso delle visite di Henry Kissinger,
6
Alexander Haig e infine il
Presidente Nixon,
7
compreso le lunghe discussioni su Taiwan e le oltre trenta ore di
conversazioni necessarie per redigere il Comunicato di Shanghai.
Ho potuto riportare in appendice al mio lavoro, purtroppo, soltanto alcuni dei numerosi
documenti, cercando di privilegiare alcuni aspetti della relazione, come ad esempio parte del
carteggio tra americani e cinesi prima della visita di Kissinger, a scapito di altri, come le
trascrizioni integrali delle conversazioni, che avrebbero reso il mio lavoro inutilmente
prolisso.
Per quanto riguarda, invece, le fonti ufficiali, ho consultato documenti relativi non solo
alla nuova politica verso la Cina,
8
ma anche quelli inerenti a tutta la politica estera promossa
dall’Amministrazione Nixon che va inserita nel più generale contesto della détente con
l’Unione Sovietica.
9
Poiché la nuova politica verso la RPC fu promossa direttamente dal presidente Nixon, ho
preferito consultare quei documenti che si riferivano più strettamente alla politica
presidenziale,
10
con la pubblicazione di discorsi ufficiali, dichiarazioni pubbliche e rapporti
presidenziali che aiutano a comprendere l’evoluzione del pensiero di Nixon nei confronti
della Repubblica Popolare Cinese.
4
Memcon, "Meeting Between the President and Pakistan President Yahya," 25 October 1970, Top
Secret/Sensitive
5
Kissinger to Nixon, "My Conversation with President Ceausescu, Tuesday, October 27", with memcon
attached, 31 October 1970, Top Secret/Sensitive
6
http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB70/index.html
7
http://www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB106/index2.htm
8
Foreign Relations Of United States (FRUS), Vol. 31 “China, 1968 – 1972” United States Department of
State, Washington Government Printing Office, Washington 1998
9
FRUS 1969 – 1976, Volume I, Foundations of Foreign Policy; inoltre American Foreign Relations 1971 e
1972, New York University Press, New York, 1976.
10
Public Papers of The Presidents of United States, Richard Nixon, 1968 – 1974 Washington D.C., US
Government Printing Office, 1969-1975
11
Department of State Bulletin vol. 1969 e 1970, Department of State, Washington D.C. Government Printing
Office.
8
Per il primo periodo della relazione, in cui diverse iniziative venivano lasciate al
Dipartimento di Stato, come il rilassamento dell’embargo commerciale nei confronti della
Cina e i colloqui di Varsavia, ho consultato la documentazione inerente a quell’organo
burocratico.
11
Ho cercato, per quanto possibile, di integrare la documentazione a me disponibile,
soprattutto per quanto concerne i documenti declassificati, con le memorie di Henry
Kissinger,
12
che essendo uno dei protagonisti dell’apertura americana alla RPC, oltre che
eminente figura della politica estera americana negli anni Settanta, costituisce uno dei
testimoni chiave di quell’evento epocale.
Kissinger svela molti particolari della faticosa acquisizione di nuove modalità di
comunicazione con i cinesi, oltre che i particolari del viaggio segreto e della strategia
statunitense nella diplomazia triangolare. La sua analisi dei fatti, comunque, pur essendo un
indiscutibile fonte di notizie è caratterizzata da una certa parzialità oltre che da numerose e
volute omissioni.
Anche nelle memorie di Richard Nixon,
13
il presidente americano cerca per quanto
possibile di mettersi in buona luce, concentrandosi sul suo operato, ridimensionando in
qualche modo il ruolo di Kissinger e mettendo in primo piano il proprio viaggio a Pechino e i
suoi colloqui con i leader cinesi, e tralasciando gran parte del processo d’avvicinamento ai
cinesi. La copertura dell’argomento è di gran lunga inferiore a quella data dall’ex professore
di Harvard, ma è comunque un riferimento indispensabile per conoscere il punto di vista di
Nixon sulla Cina e il suo ruolo preponderante.
Altre memorie da me utilizzate sono state quelle di John Holdridge,
14
e di Vernon
Walters.
15
Le memorie di Holdridge, uno degli assistenti del NSC che accompagnarono Kissinger in
viaggio, mi sono state utili soprattutto per alcuni curiosi retroscena sul viaggio di Kissinger a
ottobre. Quelle di Vernon Walters, addetto militare all’ambasciata americana di Parigi, mi
hanno fornito alcuni particolari sui tentativi americani di coinvolgere Pechino nel processo di
pace in Vietnam. Walters, infatti, non solo svolse un ruolo importante nei colloqui che si
tennero a Parigi con i rappresentanti del Governo di Hanoi, ma costituì uno degli intermediari
utilizzati dalla Casa Bianca per comunicare con Pechino.
12
Kissinger, Henry. - Gli anni della casa bianca - Milano, SugarCo. 1980
13
Nixon, Richard. – Le memorie di Richard Nixon. - Milano : Corno, 1981
14
John Holdridge War and Peace with China Lonham, Rowman and Littlefield Publishers 1997
15
Vernon Walters, Silent missions, New York : Doubleday, 1978
9
Per quanto riguarda i protagonisti da parte cinese, Zhou En-lai e Mao, essi non hanno
lasciato delle memorie, né per la particolarità del Governo di Pechino mi è stato possibile
reperire documenti. Ho cercato, quindi, di utilizzare con molto scrupolo delle biografie offerte
da studiosi occidentali, e in particolare per quanto riguarda Mao quella di Johnatan Spence,
16
in cui però la nascente relazione con gli Stati Uniti viene appena accennata.
Molto più utile, invece, per capire la retorica maoista, è una raccolta di dichiarazioni di
Mao Tze Tung,
17
pubblicata in diversi volumi, che ho utilizzato soprattutto nella prima parte
del lavoro, in cui ho tracciato un breve profilo della relazione cino – americana negli anni
Cinquanta e Sessanta.
Per quanto riguarda la letteratura sull’argomento, partendo dalla bibliografia generale, mi è
stato necessario contestualizzare da una punto di vista storico l’argomento.
A tal fine il testo di Richard Crockatt
18
rappresenta un’analisi obiettiva e dettagliata degli
avvenimenti della Guerra Fredda e mi ha consentito di inquadrare il rapprochement tra
Pechino e Washington nello scenario politico dei primi anni Settanta, con l’inizio della
détente tra le due superpotenze e la ricerca, per gli Stati Uniti, di una via d’uscita dal Vietnam.
E. Di Nolfo,
19
invece, nella sua analisi storica che comincia dalla fine della Prima Guerra
Mondiale, offre una prospettiva delle relazioni cino – americane maggiormente estesa nel
tempo, ed è stato fondamentale nella prima parte del mio studio.
Poiché una descrizione degli avvenimenti non può prescindere dal contesto politico della
fine degli anni Sessanta, in cui la relazione tra Stati Uniti e URSS assume decisamente nuove
forme, ho cercato di utilizzare al meglio quelle fonti che inquadrano il riavvicinamento cino –
americano senza per questo trascurare l’importanza dell’Unione Sovietica, le cui dinamiche
politiche e la cui rinnovata aggressività influenza prepotentemente il dialogo tra Washington a
Pechino.
Nell’analizzare in particolare l’evoluzione del rapporto cino – sovietico, dall’alleanza degli
anni Cinquanta al sorgere del dissidio politico e ideologico del decennio successivo ho
utilizzato il libro di Sergej Goncharenko.
20
Lo studioso russo, in particolare, individua
nell’ampiezza del dissidio ideologico e politico degli anni Sessanta la chiave di lettura per
spiegare gli scontri del 1969.
16
Spence, Johnatan. - Mao Tze Tung - Roma : Fazi, 2004
17
Opere di Mao Tze-tung, volumi dal 1949 al 1965 –Milano, Ediz. Rapporti sociali, stampa 1992
18
R. Crockatt, Cinquant’anni di Guerra Fredda, Roma, Salerno 1997
19
Di Nolfo, Ennio. – Storia delle Relazioni Internazionali : 1918 – 1999 – Bari, Laterza 2004
20
Sergej Goncharenko Brothers in Arms: The Rise and Fall of the Sino – Soviet Split, 1945 – 1963,
Washington D.C., Woodrow Wilson Center Press, 1998
10
In quell’anno, la combinazione tra la frattura cino – sovietica e la ricerca di un nuovo
equilibrio tra le due superpotenze creò le premesse del riavvicinamento tra Cina e Stati Uniti.
Molto utile in proposito è l’ opera di Raymond Garthoff
21
che, essendo uno dei
negoziatori americani del SALT I, si focalizza sull’aspetto centrale della politica estera negli
anni di Kissinger, e cioè la distensione USA – URSS, ma non manca di descrivere in più punti
come tale processo fosse influenzato e, a sua volta, influenzasse la politica estera cinese.
Anche Gordon Chang,
22
fa della relazione triangolare l’aspetto più importante della
relazione tra Cina e Stati Uniti, in un excursus storico che va dal 1948 al 1972, ma
probabilmente la spiegazione più chiara dal punto di vista teorico la offre lo stesso
Kissinger
23
.
L’apertura americana alla Cina alla fine degli anni Sessanta risulta tanto più straordinaria,
se si considera che tra i due Paesi non c’era alcun tipo di contatto diretto. A tale scopo
l’Amministrazione Nixon si servì degli auspici dell’ambasciatore pakistano a Washington,
poiché il Pakistan costituiva un alleato chiave della RPC, soprattutto nell’organizzazione del
primo viaggio di Kissinger. I particolari del viaggio segreto e del ruolo del canale pakistano
sono stati ricostruiti anche attraverso il testo di Fakir Syed Aijazuddin.
24
La comprensione del nuovo rapporto cino-statunitense è stata agevolata dall’analisi di
diverse monografie, in particolare, quelle del giornalista James Mann
25
e degli studiosi
americani Robert Ross
26
, Rosemary Foot
27
e Jean Garrison
28
.
Tre di queste monografie partono dall’insediamento di Nixon alla presidenza, a
testimonianza del cambiamento epocale verificatosi nella politica americana verso la RPC
all’inizio degli anni Settanta.
Il primo di questi libri è un testo che mi ha consentito innanzitutto di comprendere le
motivazioni
alla base della nuova relazione, riportando il contenuto di alcuni appunti personali di Nixon,
senza però trascurare il processo politico interno e i diversi fattori che intervenivano in esso.
21
Garthoff, Raymond L. - Detente and confrontation: American-Soviet relations from Nixon to Reagan -
Washington D.C., The Brookings Institution 1994
22
Chang, Gordon H. - Friends and enemies: the United States, China and the Urss 1948 – 1972 - Stanford
University Press
23
Kissinger, Henry. - L’arte della diplomazia- Milano, Sperling and Kupfer 2004
24
Aijazuddin, F. S. - From a Head, Through a Head, To a Head: the Secret Channel Between the US and
China through Pakistan - Oxford University Press 2000
25
Mann, James. - About face. A history of America’s curious relationship with China from Nixon to Clinton.
– New York, Vintage Books 1998
26
Robert Ross - Negotiating cooperation : the Usa and China 1969 – 1989 - Stanford, University Press 1995
27
Rosemary Foot, The Practice of Power: U. S. Relations with China since 1949 New York, Oxford
University Press, 1995.
28
Jean A. Garrison Making China Policy: from Nixon to G. W. Bush – London, Lyenn Rienner 2005.
11
Il testo di Robert Ross è stato, da quest’ultimo punto di vista, complementare, fornendo
alcuni interessanti spunti sul policymaking nei due Paesi, come le differenti vedute politiche
personali, gli equivoci e i problemi di politica interna; ma ciò che più interessa Ross sono le
dinamiche della diplomazia triangolare e le sue implicazioni per la politica estera americana.
Ross focalizza l’analisi sulla percezione del pericolo sovietico tra le figure più importanti
del policymaking americano e cinese, e ne studia gli effetti sulle rispettive politiche di
sicurezza.
Laddove Ross descrive l’instabilità della politica di Washington rispetto a quella di
Pechino, Rosemary Foot riserva al Governo americano il minor numero di critiche possibili.
Il libro della Foot mi ha consentito di esaminare la relazione da un diverso punto di vista,
poiché l’autrice enfatizza l’importanza della dimensione economica, ideologica, culturale e
burocratica nella relazione, e il concetto di “potenza” quasi scompare nella parte centrale del
libro.
Un punto di vista comparativo tra la relazione così come fu forgiata da Nixon e le
successive presidenze è quello che mi viene offerto da Jean Garrison. La sua monografia
oltre ad offrire una prospettiva della relazione che arriva fino al 2004, è anche quella più
completa per quanto riguarda quelle complesse macchinazioni tipiche della relazione cino –
americana, spesso trascurate in libri del genere.
Altri testi che ho consultato per cercare di sciogliere “il groviglio” della conduzione della
politica estera durante la Presidenza Nixon, sono quelli di William Bundy
29
e di William
Burr,
30
che è anche uno dei responsabili del National Security Archive.
Mentre il bersaglio dell’ ”enciclopedico” volume di Bundy è soprattutto il Presidente
Nixon, gli strali di Burr sono rivolti invece a Kissinger.
Il libro mi ha consentito di esaminare alcune delle più importanti conversazioni svolte
dall’allora Consigliere alla Sicurezza con i leaders cinesi e sovietici, ovviando al fatto che la
maggior parte di queste trascrizioni rimane chiusa nella Libreria del Congresso ad assoluta
discrezione dello stesso Kissinger.
Altri due libri mi hanno consentito di colmare le lacune presenti nelle memorie dell’ex
professore di Harvard.
29
Bundy, William - A tangled web : the making of foreign policy in the Nixon presidency – New York, Hill
and Wang 1999
30
Burr, William. – The Kissinger transcripts: the Top Secret Talks with Beijing and Moscow – New York ,
The New Press 1997
31
Hitchens,C. - Processo a Henry Kissinger - Milano, Fazi 2003
12
Il primo è un vetriolico atto d’accusa ad opera del giornalista Cristopher Hitchens
31
il
quale mette alla sbarra sia le premesse concettuali sia gli effetti della politica estera
kissingeriana. Mi è stato utile in realtà, solo per una spiegazione dettagliata della Guerra indo
– pakistana, di cui la convergenza della posizione cinese e americana nel sostegno al Pakistan
fu un aspetto molto controverso.
Il libro di Seymour Hersh
32
invece è stato per me un’utile fonte d’ispirazione, poiché
costituisce un interessante studio della condotta di Kissinger e Nixon durante il primo
mandato, descrivendo l’impatto delle due personalità nella conduzione della politica estera
statunitense.
Per raccontare l’inizio di una relazione amichevole tra Stati Uniti e Cina Popolare ho
ritenuto opportuno utilizzare inoltre alcuni libri pubblicati nei primi anni Settanta, proprio per
evitare le trappole che a volte presenta un approccio più comparativo che puramente storico.
Un libro di Alain Doak Barnett
33
del 1971 offre un punto di vista contemporaneo ai fatti e
l’autore, molto prima della visita di Nixon, non manca di esprimere la sua disapprovazione
per il tradimento del “vecchio amico” Chiang Kai Shiek.
Anche i libro di Sutter
34
e Alain Lawrance
35
sono contemporanei agli eventi
raccontati, ma descrivono la svolta da un punto di vista cinese. Entrambi mi sono stati molto
utili nella parte iniziale della tesi, nel comprendere come gli eventi della Rivoluzione
Culturale avevano creato un isolamento diplomatico totale della RPC.
Il libro di Alain Lawrance riporta, inoltre, diversi editoriali del Renmin Ribao tradotti in
inglese oltre ad un’interessante selezione di diversi documenti cinesi (purtroppo per un
periodo precedente a quello del mio studio).
Un testo per me fondamentale è stato il manuale a cura di David Shambaugh
36
che offre
un punto di vista storico della politica estera cinese. Il libro si focalizza su diversi aspetti della
politica estera cinese, i vari attori che intervengono nelle scelte politiche di Pechino e le
caratteristiche fondamentali della politica estera cinese. Fornisce inoltre un dettagliato
32
Hersh, Seymour. - The price of power : Kissinger in the Nixon White House. - New York, Summit Books
1983-
33
Alain Doak Barnett - A New U. S. policy toward China - Washington, The Brookings Institution 1971
34
Sutter, Robert G. - China – Watch: toward Sino – American reconciliation - Baltimore, Johns Hopkins
University Press 1978
35
Lawrance, Alain. - China’s foreign relations since 1949 – London and Boston, Routledege and Kegan Paul
1976
36
A cura di D. Shambaugh e T. Robinson: Chinese Foreign Policy: Theory and Practice Oxford, Clarendon
Press 1997
13
resoconto delle alleanze, più o meno formali, della RPC dalla sua nascita, delle varie dispute e
soprattutto del rapporto con le due superpotenze.
Nell’analizzare una relazione bilaterale così particolare, ho dovuto tener conto di tutta una
serie di variabili che, in diversa misura, hanno influenzato i rapporti cino – americani
all’inizio degli anni Settanta.
Uno di questi fu senza dubbio la Guerra in Vietnam, considerando che la ricerca di un
accordo di pace fu per gli Stati Uniti una delle cause principali della riconciliazione con il
Governo di Pechino.
Per comprendere il coinvolgimento americano in Indocina a partire dagli anni Cinquanta, e
come la paura di un comunismo asiatico diretto da Pechino agisse nell’immaginario collettivo
americano ho consultato un libro di Robert Mac Mahon.
37
Ho cercato quindi di esaminare il rapporto che legava la RPC al suo antico tributario; il
libro di Qiang Zhai,
38
in particolare, mi ha consentito non solo di esaminare l’impatto
dell’avvicinamento cino – americano sul Vietnam del Nord, ma anche di scoprire come la
linea politica e la strategia di Hanoi fosse profondamente diversa da quella di Pechino, onde la
frattura e la successiva guerra che si produsse tra i due Paesi appare inevitabile.
Se la ricerca di un accordo sul Vietnam costituì per gli Stati Uniti un importante incentivo
nel cercare di migliorare le relazioni con la Cina comunista, quest’ultima sperava di ottenere
una soluzione definitiva alla questione di Taiwan.
Taiwan costituiva da quasi vent’anni il pomo della discordia nella relazione tra i due
Paesi e i cinesi mal tolleravano l’ingerenza americana in quella che consideravano una guerra
civile.
Il libro di Thomas Stolper,
39
oltre al già menzionato testo di Shambaugh, mi ha consentito
di esaminare il rapporto tra la Cina e l’isola di Taiwan, con particolare attenzione ai vari
tentativi che la Cina ha fatto di riconquistare l’isola, soprattutto negli anni Cinquanta.
Una vasta gamma di periodici specializzati in relazioni internazionali mi ha consentito di
svolgere il mio lavoro in maniera dialettica, cercando di essere quanto più possibile
imparziale.
37
R. Mac Mahon The Limits of Empire New York, Columbia Univ. Press
38
Qiang Zhai China & the Vietnam Wars Chapel Hill and London, University of North Carolina 2000.
39
Stolper, Thomas E. - China, Taiwan and the offshore islands - Armonk (N.Y.), Sharpe 1985