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PIANTE PSICO ATTIVE
Ogni giorno, molte persone di diverse culture, dagli Indiani amazzonici agli Europei
occidentali, assumono metaboliti secondari di una o più piante psicoattive. Anche i
Mormoni, malgrado affermino di non usare "farmaci‖, impiegano Mormon tè (Ephedra
nevadensis), che contiene l‘alcaloide efedrina, sostanza stimolante psicoativa.
L'uso di sostanze psicoattive è straordinariamente comune nei paesi del Sud America.
Nel mondo occidentale moderno, l'uso di prodotti vegetali psicoattivi è molto diffuso,
sebbene la loro sacralità sia stata profanata.
Le piante psicoattive sono piante che le persone assumono sotto forma di preparazioni
semplici o complesse per influenzare i complessi processi di elaborazione mentale o per
alterare lo stato di coscienza.
Poiché le piante psicoattive influenzano la mente, sono state descritte come sostanze
mind-moving substances. Carl Hartwich (1851-1917), farmacista, li descrisse come
"human means of pleasure." " Timothy Leary (1920-1996) ha preferito descriverle come
neurobotanical substances. Oggi, i termini psicotropo ("che influenza la psiche") e
psicofarmacologico ("che colpisce la mente") sono spesso utilizzati per fare riferimento
a queste sostanze.
In letteratura, le sostanze che alterano la mente, ovvero le sostanze psicoattive, sono
chiaramente classificati in base a precise definizioni scientifiche (lnaba e Cohen 1994;
Seymour e Smith 1987; Wagner 1985):
In particolare la categoria dei vegetali ad attività allucinogena o psicodislattica
comprende piante, loro parti o sostanze che producono alterazioni della percezione
delle dello spazio e del tempo, e degli stati emotivi. La maggior parte delle piante
incluse in questa categoria nel corso del tempo, sono state indicate con una varietà di
nomi:
-psicotomimetiche ("imitano le psicosi ")
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-psicotiche ("inducono psicosi ")
-allucinogene ("provocano allucinazioni")
-psichedeliche (Osmund, " liberano il pensiero dalle sovrastrutture delle convenzioni
sociali ―manifestano l‘anima")
-enteogene (Ruck et al.; ―che ha Dio al suo interno", più liberamente tradotto
"divinamente ispirato". Comportano stati alterati simili ad esperienze mistiche e per
questo utilizzati nell'ambito di numerose culture sciamaniche.
-entactogene (Nichols, "promuovono l‘autoconoscenza")
-empatogene (Metzner, "stimolano empatia ")
-eidetiche ("favoriscono l‘ideazione")
-psicodislettiche ("ammorbidimento della mente" ad azione intensa, caratterizzata da
cospicue alterazioni dell‘umore, delle percezioni (effetto allucinogeno) e dell‘ideazione)
Molti vegetali o preparazioni estrattive contenenti i metaboliti secondari
farmacologicamente attivi vengono tuttora usati a diverse latitudini in rituali legati alle
culture autoctone.
Usi rituali di piante psicoattive e loro metaboliti secondari
Iniziazioni sciamaniche
Amanita muscaria
Nicotiana rustica
Rituali di guarigione
Ayahuasca
Anadenanthera colubrina
Trichocereus pachanoi
Cerchi rituali sciamanici
Panaeolus spp.
Psilocybe spp.
Cannabis sativa
Trichocereus pachanoi
Visioni
Datura spp.
Nicotiana spp.
Riti di passaggio
Tabernanthe iboga
Cannabis sativa
Rituali di saluto
Cola spp.
Piper methysticum
Rituali di sepoltura Cola spp
PIANTE PSICO ATTIVE
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Piante psicoattive sono state utilizzate dagli esseri umani da millenni per usi
spirituali,ricreativi e terapeutici. Oggi, piante e loro derivati, come Cannabis sativa,
Papaver somniferum, Coffea arabica e Catha edulis, sono ampiamente usate e abusate
in tutto il mondo.
Poichè molte piante psicoattive possono causare profondi effetti su coscienza, emozioni
e cognizione, da qualche tempo è stato suggerito che studi dettagliati sui meccanismi
molecolari di azione delle piante psicoattive daranno il via alla "chimica della
coscienza" (Nichols, 2004). Infatti, l‘isolamento della mescalina da Lophophora
williamsii e la dimostrazione delle sue proprietà psicoattive ad opera di Heffter nel 1897
fu la prima prova che una piccola entità chimica può produrre profonde alterazioni della
coscienza umana.
Divinazione
Hyoscyamus spp.
Turbina corymbosa
Salvia divinorum
Datura spp.
Incensi
Cerimonie e magie per la pioggia
Hyoscyamus niger
Carnegia gigantea
Rituali di guarigione all’interno di culti religiosi Myristica fragrans
Magia nera Datura spp.
Rituali di purificazione
Ilex cassine
Ilex vomitoria
Ilex guayusa
Incensi
Rituali di magia sessuale
Mandragora spp.
Turnera diffusa
Pausinystalia yohimbe
Iniziazione a società segrete o comunità di vari culti Tabernanthe iboga
Rituali integrati nel sociale
Erythroxylum spp.
Cannabis sativa
Catha edulis
Cola spp.
Allenamento percettivo
Camellia sinesis
Incensi
Meditazione
Cannabis indica
Coffea arabica
Catha edulis
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Allo stesso modo, la scoperta della dietilammide dell‘acido lisergico nel 1943
(Hoffman, 1979) come un analogo semisintetico di potenti alcaloidi naturali prodotti da
Claviceps purpurea, e l‘osservazione che la dietilammide dell‘acido lisergico e la
serotonina condividono proprietà farmacologiche simili portarono all‘idea che ammine
biogeniche come la serotina erano coinvolte nei disordini mentali, come la schizofrenia
(Gaddum & Hameed, 1954; Wooley & Shaw, 1954).
Studi sulla reserpina, il principio attivo contenuto nelle radici di Rauwolfia serpentina,
dimostrano che diminuisce la concentrazione di ammine biogeniche e induce
depressione portando all‘idea che una mancanza di serotonina e/o norepinefrina sia
causa di depressione (Vetulani & Sulser, 1975).
Pertanto, lo studio delle piante psicoattive ha rivoluzionato la nostra comprensione delle
basi chimiche della coscienza umana portando allo sviluppo di molti farmaci usati oggi
per trattare varie forme di malattie mentali. La completa decodificazione del genoma
umano ha rivelato un grande numero di potenziali molecole ―bersaglio‖ per farmaci
psicoattivi che necessitano di nuovi studi a livello recettoriale.
Delle oltre 1000 specie del genere Salvia nel mondo, nessuna ha colpito
l‘immaginazione di Epling e Jàtiva come Salvia divinorum.
S. divinorum è una pianta della famiglia delle Lamiaceae utilizzata per pratiche
spirituali dagli indiani Mazatechi di Oaxaca in Messico, per indurre esperienze mistiche
o allucinogene (Vàldes III et al., 1983). Il mondo occidentale seppe di questa pianta nel
1962 quando Epling e Jàtiva la descrivevano botanicamente utilizzando un campione
raccolto da Hofmann e Wasson (Hofmann, 1980). La pianta fu chiamata S. divinorum a
causa del suo uso divinatorio da parte degli indiani Mazatechi. Altri nativi usavano la
pianta per trattare diarrea, mal di testa e reumatismi. Inoltre, la pianta è usata per trattare
una malattia di origine ―semi-magica‖ conosciuta come panzòn de barrego, o ventre
gonfio, causata dalla maledizione di uno stregone malvagio (Vàldes III et al., 1983).
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Foglie ed estratti potenziati di S. divinorum sono oggi accessibili negli Usa grazie
soprattutto ai numerosi rifornitori in internet. La Drug Enforcement Administration
(DEA) ha inserito la pianta nella lista delle droghe pericolose (National, 2003). I ragazzi
fumano foglie e gli estratti della pianta per indurre potenti allucinazioni. (Hazelden,
2004). Oggi, S. divinorum non è regolamentata in molti Stati ed è distribuita in tutto il
mondo grazie a internet. Tuttavia è sottoposta a norme restrittive in Italia, Australia e
Danimarca. Ad oggi, le leggi americane per il controllo delle sostanze stupefacenti non
mettono al bando l‘uso di S.divinorum o i suoi composti attivi. Il costituente attivo della
pianta è il diterpene neoclerodano Salvinorina A (Siebert, 1994; Vàldes, 1994).
Salvinorina A
Una dose dai 200 a 500 µg nell‘uomo può produrre profonde allucinazioni che durano
circa un‘ora (Siebert, 1994; Vàldes III et al., 2001). Così, essa ha una potenza
nell‘essere umano simile all‘allucinogeno semisintetico LSD (Sheffler and Roth, 2003).
Curiosamente, la salvinorina A non agisce sul target molecolare responsabile
presumibilmente delle azioni allucinogene, il recettore della serotonina 5-HT
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A (Egan
et al., 1998; Glennon et al., 1984; Nichols, 2004). Uno screening farmacologico fu
effettuato usando il protocollo NovaScreen per identificare la molecola target della
Salvinorina A ma si rivelò un fallimento (Siebert, 1994). Un protocollo di screening più
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recente ha identificato il target della Salvinorina A nel recettore oppioide k (Roth et al.,
2002). Studi successivi hanno mostrato che la Salvinorina A è molto efficace, potente e
selettiva come k agonista in vitro e in vivo (Butelman et al., 2004; Chavkin et al., 2004;
Roth et al., 2002).
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Salvia divinorum Epling & Jativa
Salvia divinorum Epling & Jativa è una pianta erbacea perenne appartenente alla
famiglia delle Lamiaceae, ordine Lamiales, sottoclasse Asteridae, classe Magnolipsida,
divisione Magnoliophyta.
Il nome scientifico del genere deriva dal termine salvus = "sicuro"; il nome della specie
divinorum, che significa "del veggente", si riferisce al curioso utilizzo che viene fatto
della pianta dagli Indiani Mazatechi, cioè come inebriante o enteogeno sciamanico nella
divinazione, specialmente delle cause delle malattie (Epling & Játiva-M. 1962; Wasson
1962).
Sfortunatamente, la descrizione del tipo originale (raccolto da A. Hofmann e R.G.
Wasson l'8 settembre 1962 a San José Tenango, Oaxaca, Messico; Herb. Univ. Cal. Los
Angeles; duplicato in Econ. Herb. Oakes Ames) era errata per quanto riguarda il colore
della corolla ("cyanearum" o blu-cianeo), che fu emendato come "bianco puro" da
Emboden in un libro popolare (Emboden 1979), e in seguito più estesamente da
Reisfield, che descrisse in dettaglio le parti riproduttive, incluse le nucule, notando che
"le labbra della corolla si tingevano di blu con l'età" (Reisfield, 1993).
Questa precisazione, che fa riferimento al colore della corolla, fu sfortunatamente
presentata solo dopo la pubblicazione di tre diversi disegni colorati della pianta,
mostranti erroneamente corolle colore ciano-blu. Il primo era di Frances Runyan,
proposto come Tavola 50 nella prima edizione di Narcotic Plants di Emboden (1972)
(nella seconda edizione Emboden emendò la descrizione e sostituì il disegno errato con
una fotografia a colori in primo piano dei fiori, decisamente bianchi, pubblicata come
Tavola 40) (Emboden 1979). Furono anche date alle stampe due tavole a colori
disegnate dall'artista dell'Harvard Botanical Museum Elmer W. Smith, con i fiori di
colore ciano-blu. La prima era presente in Hallucinogenic Plants del 1976 di Richard
Evans Schultes e riportava il particolare di un fiore totalmente blu (Schultes 1976);
l'errore fu ripreso anche nelle edizioni tradotte in francese (Schultes 1978) ed in
spagnolo (Schultes 1982). Infine, nel poster del 1980 Plant Hallucinogens, l'illustrazione