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Introduzione
“[...] per governare bisogna innanzitutto conoscere.”
(Oliva, 2010)
Negli ultimi vent’anni, nella città di Trento le superfici verdi sono andate aumentando
costantemente: attualmente quello che viene tecnicamente definito “verde urbano” copre nel
capoluogo trentino 1.518.224 mq, pari a 152 ha, per una stima di 13 mq di verde per ogni
cittadino
1
, contro gli 8,5 di Bolzano. Questo dato, che sembra comunque già elevato, è
destinato ad aumentare per esempio con la creazione di un nuovo parco urbano di cinque
ettari all’interno del nuovo complesso edilizio “Le Albere”
2
o con il nuovo “Progetto
Gregotti”
3
.
In un contesto mondiale che vede il superamento della popolazione “urbana” rispetto a
quella “rurale”
4
, parchi e giardini diventano aspetti fondamentali per una buona qualità della
vita nelle città contemporanee (Magnaghi 2010). Spesso identificati in termini urbanistici
indistintamente come “verde urbano”, sono un elemento fondamentale per assolvere a
funzioni di natura sia sociale che ambientale. Queste necessitano però di costanti cambiamenti
al mutare di età, stili di vita, ma anche cultura, proprio perchØ, per loro natura, riescono a
soddisfare esigenze diverse: dal riposo e contemplazione estetica, allo sport in diverse forme,
dalla ricerca di solitudine e all'opposta ricerca di socializzazione.
1
Dati relativi all’uso del suolo nel Piano Regolatore Generale del Comune di Trento anche se Legambiente
riporta 15,39 mq/ab di aree verdi fruibili (Legambiente 2010).
2
Il progetto dell'architetto Renzo Piano, attualmente in fase di realizzazione dell'area di Trento denominata “ex
Michelin”, prevede la costruzione di abitazioni residenziali, spazi commerciali, zone dedicate ad uffici e il
muovo MUSE, Museo di Scienza. Il tutto, come si legge sul sito internet dedicato, “integra elementi innovativi e
risorse antiche che hanno radici nell'acqua, nel verde, nelle montagne” e prevede la creazione di un parco
urbano che metta in relazione il costruito con il fiume. www.lealbere.it
3
Progetto elaborato dallo studio di architettura di Vittorio Gregotti chiamato “Piano guida per Trento Nord" che,
se adottato, porterà alla bonifica e poi alla realizzazione di nuovi spazi urbani nella zona dell'ex SLOI ed ex
Carbochimica. Il progetto prevede la creazione di spazi commerciali e di un’enorme piazza di 5.734 metri
quadrati, sopraelevata rispetto all'adiacente trafficata via di comunicazione (Via Brennero), attorniata da alberi e
da edifici porticati. Trentino, 08-09-2011 www.trentinocorrierealpi.geolocal.it.
4
Nel 2008
5
Gli spazi verdi all’interno delle città sono da sempre considerati elementi di enorme
valore. Attraverso la loro storia si può ripercorrere l’intera storia dell’umanità tra miti,
leggende o credenze. Per cogliere la vastità e la persistenza dell’argomento basti pensare al
giardino dell’Eden, ai giardini pensili di Babilonia, ai giardini della Reggia di Versailles
oppure al piø recente filone delle “Garden city” o ai movimenti di “guerrilla gardeners”
5
o
ancora ai “social gardening”
6
.
Molte, inoltre, sono le funzioni dei parchi che vengono considerate fondamentali:
ecologico-ambientale, socio-psicologica, culturale-didattica, protettiva, paesaggistica,
estetico-architettonica, sanitaria, igienica
7
e spesso il “buon utilizzo” di questi spazi verte
proprio su quale di questi elementi l'amministrazione pone maggiore attenzione.
Gli spazi verdi sono da molti considerati quindi come elemento che migliora un quartiere
a priori. Jane Jacobs
8
sostiene infatti che “nell’urbanistica ortodossa gli spazi verdi di
quartiere sono venerati in modo assolutamente acritico, pressappoco come i selvaggi adorano
i loro feticci” (Jacobs, [1961] 2000: 82). Purtroppo, sempre piø spesso invece, questi spazi
vengono annoverati tra gli hot spots (Celia, 2008) cittadini, luoghi cioè dove le opportunità di
devianza sono particolarmente accentuate. Si tratta di spazi specifici della città, che la
caratterizzano e ne qualificano le funzioni come stazioni, fermate del trasporto pubblico,
piazze, mercati e sempre piø spesso parchi urbani, luoghi cioè dove le persone si concentrano
e s’incontrano. Situazioni o elementi di degrado come il fenomeno degli early warning
signals o delle broken windows, secondo la tesi avanzata da Wilson e Kellings (1982), creano
5
Forma di attivismo che si esprime in un giardinaggio a sfondo politico e sociale composto principalmente da
attivisti che si rifanno a valori ambientalisti e alla non violenza. Questo movimento è ormai presente in tutto il
mondo e nasce intorno agli anni ’70 negli Stati Uniti d’America. Generalmente si tratta di un gruppo di persone
che nell’anonimato e durante le ore notturne prende di mira un’aiuola cittadina, o un altro piccolo spazio verde, e
lo riempie di fiori restituendolo ai residenti pregandoli di prendersene cura in prima persona. Nel tempo le
iniziative si sono diversificate molto. Per un maggiore approfondimento www.guerrillagardening.org/ oppure
Michela Pasquali (2008).
6
Collettivi di cittadini nati spontaneamente che s’impossessano di un pezzo di città inutilizzato, solitamente
all’interno di un quartiere, e ne ricavano orti o giardini ad uso collettivo.
7
www.paesaggio.net.
8
Jane Jacobs (Scraton 1916 – Toronto 2006) è stata un' antropologa attivista politica statunitense naturalizzata
canadese. Le dobbiamo teorie che hanno influito profondamente sui modelli di sviluppo urbano delle città
nordamericane attraverso il recupero a misura d'uomo dei nuclei urbani.
6
non poche problematiche diventando una delle cause di percezione di insicurezza. Questi
luoghi vengono percepiti come insicuri in quanto “terra di nessuno” e finiscono per
condizionare l'uso che i cittadini potrebbero fare di ampie zone all’interno della città (Micelli,
1999; Zanon 2010).
Spesso la causa del clima d’insicurezza viene ricercata negli elementi fisici che
costruiscono lo spazio e di conseguenza le prime azioni messe in atto sono di natura fisica:
sfoltimenti vegetativi, eliminazione o cambio del modello di panchine, a volte anche con
risultati fantasiosi come sedute inclinate o monoposto o addirittura a pagamento.
Contemporaneamente a questi elementi, ulteriore causa della situazione generale
d’insicurezza, viene attribuita a fenomeni sociali come la presenza di immigrati o alla
presenza di devianti in genere e all’uso che questi fanno dello spazio (Holland C., Clark A.,
Katz J., Peace S., 2007). Non di rado inoltre queste circostanze vengono esasperate da una
aggressiva propaganda politica che inneggia all’allontanamento di alcune categorie di
persone, aspetti questi che il piø delle volte si cerca di affrontare in termini spaziali prima che
sociali.
In questi termini si parla ormai da anni del giardino storico di Piazza Dante di Trento
come luogo di degrado nonostante la sua collocazione indubbiamente favorevole e il suo
valore estetico evidente. La pericolosità di questo parco sembra espandersi sia in termini
spaziali, comprendendo così tutta la zona circostante, sia in termini di esasperazione del
problema, usando e a volte abusando dei vari mass media come cassa di risonanza del
problema o come baluardo della politica del “fare” nelle campagne elettorali. Infatti,
seguendo il ragionamento di Olivi, la scoperta del tipo di beneficio che proviene dallo spazio
pubblico dipende in modo preponderante dalle condizioni e dal carattere politico dal quale
prende vita. Questo fa in modo che nella città moderna il processo di negoziazione del
significato dello spazio pubblico sia spesso “arena politica, luogo di confronto di forze e
poteri di segno distintivo” (Olivi, 2010:109). Facile risulta quindi intuire come l’uso di questo
spazio come arena politica spesso non giovi alla sua immagine.
Nei Giardini di Piazza Dante, come in molte altre zone del Comune di Trento
9
, si cerca
quindi, in modo sempre maggiore, di mettere in atto delle azioni che portino a un
9
La città di Trento risulta ovviamente essere solo un esempio di un fenomeno presente da molto tempo non solo
entro i nostri confini nazionali.
7
miglioramento della qualità della vita in termini di riduzione della percezione d’insicurezza
attraverso misure quali cantieri di ristrutturazione, telecamere e Forze dell’Ordine che
presidino in maniera costante il territorio.
Se si guarda agli interventi messi in atto in questo spazio negli ultimi, anni la sensazione
è che manchino da un lato di un precedente studio che miri a far emergere il retroscena del
parco (Goffman, 1959), sia fisico e che storico, e dall’altro di una “cabina di regia” che
migliori dialogo e organizzazione delle varie iniziative. Aspetto questo che ha concorso alla
buona riuscita solo parziale di alcuni degli stessi. Le iniziative svolte, spesso, non sono infatti
sufficienti nØ per intervenire riguardo all’eventuale problema degli atti di devianza, nØ per la
percezione di insicurezza che la popolazione sembra mostrare (security e safety Amendola,
1995). In questo senso risulta fondamentale orientarsi anche verso una prevenzione sociale
cercando di creare una sorta di laboratorio di “buone pratiche” nella speranza non solo di
“risolvere” quanto sta accadendo in questo luogo, ma anche per sfruttare l’opportunità di
creare una metodologia d’intervento esportabile in altri contesti, perfino anche maggiormente
problematici.
La definizione di una serie di pratiche di prevenzione sia sociale che situazionale in
dialogo fra loro e una indagine accurata che prenda in esame il passato, il presente e il futuro
dei luoghi risultano quindi necessari al miglioramento della qualità dello spazio in esame e al
successivo innesco di un meccanismo virtuoso in grado di autoalimentarsi: “Il mio sogno è un
ritorno al passato, inteso come rapporto tra la piazza e la cittadinanza: un luogo sicuro, pulito,
vivibile tutto l’anno e cornice di eventi”
10
.
Per studiare questo luogo è stato inevitabile trattare il tema della sicurezza urbana negli
spazi pubblici contemporanei, sia per poter analizzare piø da vicino alcune dinamiche interne
tra i vari attori che popolano questo spazio, sia per comprendere al meglio le motivazioni che
giustificano numerose azioni svolte nel Giardino di Piazza Dante. Questa tematica ci permette
di affrontare numerose questioni che spaziano dalla piø generale conformazione fisica di un
luogo e alle pratiche di riqualificazione svolte in esso, all’analisi della storia che ha portato a
questa situazione, ai tentativi di riqualificazione sociale attraverso la partecipazione pubblica,
all’atteggiamento dei mass media e ai processi di integrazione dei migranti nelle città. Pur
concentrandoci maggiormente sulla situazione attuale, infatti, essendo Piazza Dante un
10
Sindaco Andreatta in Piazza Dante, nuovo look 11-10-2011 L’Adige pag.20
8
giardino storico, è apparso quasi subito necessario dotarsi si un inquadramento che guardi
anche al passato. “Ai fini di un’interpretazione attiva, operante, dell’identità di un luogo è
necessario un procedimento di scomposizione analitica che consenta di interpretare ciò che
vediamo [...] come esito complesso, stratificato, dinamico di un processo storico in cui si dà
un susseguirsi di processi coevolutivi fra società insediata e ambiente” (Magnaghi, 2001: 17-
18); questo non certo con lo scopo di “musealizzare” tale luogo, ma piuttosto per
comprenderne meglio il passato che ha contribuito a renderlo quello che è, passaggio
indispensabile, per comprendere il rapporto dialettico tra il contesto esistente e la moltitudine
di progetti in atto. Per fare questo non partiremo però non dalle origini della città, ma dal
momento storico che ha caratterizzato la nascita di questo nuovo spazio pubblico e del
quartiere nel quale è inserito, XIX-XX secolo, cosicchØ da poter ricostruire l’originale scopo
che aveva portato la cittadinanza dell’epoca a dotarsi di uno dei primi parchi pubblici.
Per la buona riuscita dell’analisi appare inoltre necessario, sempre allo scopo di una
maggiore comprensione delle dinamiche in atto, compiere un’accurata descrizione dell’area in
termini fisici: come il parco e gli spazi circostanti ad esso si presentano oggi e interagiscono
tra loro. Appare ormai conclamata l’esistenza di una relazione molto forte fra la
configurazione degli spazi da un lato e il degrado sociale e i tassi di criminalità dall’altro
(Zanon, 2010): in questo senso risulta fondamentale ottenere una mappatura urbana dello
spazio di cui vogliamo occuparci, la quale ci permetterà inoltre di capire se questa
corrispondenza sia veramente così lineare.
In particolare il problema della sicurezza e la necessità di ricercare pratiche innovative
che risultino piø efficaci ed efficienti, sono stati i due elementi cardine che hanno spinto il
Comune di Trento a dare il via ad una iniziativa come quella di AnimaDante.
Durante il 2010 (ma l’elaborato cercherà di dare conto anche del progetto AnimaDante
del 2011 e in generale delle iniziative che, seppur indirettamente al progetto stesso, ruotano
intorno a questo spazio) ho avuto la possibilità di collaborare, all’interno di una equipe di
ricerca, alla valutazione di questa iniziativa della quale è stato incaricato il centro di ricerca
9
RiSSC
11
. Questa esperienza mi ha dato l’opportunità di avvicinarmi a queste tematiche e in
modo particolare a questo caso studio permettendo così la raccolta di una buona quantità di
materiale che in parte verrà usato in questa sede affiancato ad altro materiale raccolto
successivamente.
Il presente lavoro è diviso in due parti.
La prima, piø generale, mira ad avere una visione il piø completa possibile del contesto,
sia definendo il caso studio in termini fisico-spaziali e storici, sia volta a definire quanto il
tema della sicurezza sia reale e incida sulle scelte politiche e sulle iniziative messe in atto in
questo luogo. Inizieremo quindi con un inquadramento generale del caso studio analizzando
la storia urbana della città di Trento e in particolare le origini dell’area e le vicissitudini che
hanno portato alla costruzione del giardino, cercando quindi di arrivare ai giorni nostri
descrivendo l’assetto demografico dei dintorni, le condizioni fisiche attuali, le dinamiche
sociali e le problematiche che lo caratterizzano.
A questo proposito ci siamo quindi chiesti: Quando e da dove nasce questo spazio? Quali
sono le peculiarità che lo caratterizzano? Come si compone dal punto di vista fisico? Chi e
come lo frequenta? Ci sono state problematiche al momento della sua nascita? Attualmente ci
sono delle problematiche? Eventuali problematiche storiche e contemporanee sono n qualche
modo collegate?
Nella seconda parte invece tenteremo di ricostruire le dinamiche che sono state messe per
una riqualificazione di questo spazio: sia in termini fisici che sociali. L’analisi ha quindi reso
in esame sia il progetto di ristrutturazione fisica che le varie iniziative di rivitalizzazione
messe in atto. In particolare analizzeremo il progetto AnimaDante 2010 considerandone
motivazioni, struttura e governance.
Cercheremo quindi di dare risposta ad alcune domande: Quali scelte d’intervento
vengono fatte in questo spazio? Gli interventi fisici dialogano con quelli sociali? Qual è il filo
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Il Centro Ricerche e Studi su Sicurezza e Criminalità è un’associazione non-profit con sede a Torri di
Quartesolo (VI). L’associazione, come si legge nel sito internet, si occupa di sicurezza e criminalità con lo scopo
di contribuire al miglioramento della società attraverso la ricerca, la valutazione in materia di sicurezza e
criminalità a piø livelli come l’analisi dei fenomeni criminali e sociali, la promozione culturale, la prevenzione
del rischio e la riduzione del danno, la formazione di enti pubblici e organizzazioni private (www.rissc.it).
10
conduttore che muove le iniziative? Sono efficienti ed efficaci? Ci sono delle “buone e cattive
pratiche”?
Come è nato il “laboratorio” AnimaDante 2010? Ha sortito effettivamente buoni
risultati? In che misura? Può quindi essere definita una “buona pratica”? Dove sono
eventualmente i limiti e le opportunità di tale iniziativa? C’è un futuro possibile?
Giungendo quindi in ultima analisi a rispondere alla domanda: perchØ dunque tante delle
iniziative attivate con il preciso scopo di “rivitalizzare” questo spazio non hanno avuto
successo sperato? Cosa si potrebbe fare?
11
Aspetti metodologici della ricerca
“La città perfetta [...] non deriva piø da modelli astratti e suggestivi presenti nelle varie
utopie che si sono succedute dal Rinascimento in poi. [...] Desideri e domande non possono,
perciò, essere definiti a priori e valutati deduttivamente dai tecnici ma vanno rilevati
induttivamente portando l’occhio attento sulla gente. L’ascolto entra così prepotentemente
nel bagaglio professionale dell’urbanista che, dismessi i panni del demiurgo, assume quelli
piø modesti ma appropriati dell’interprete e del mediatore”(Amendola, 2010: 8)
Partendo da questa citazione possiamo dire che per gestire al meglio una situazione o un
luogo le prime operazioni da compiere sono sicuramente ascoltare, conoscere, analizzare e
studiare le dinamiche per poter meglio giudicare e comprendere e solo in seconda battuta se e
eventualmente come agire per risolverle.
Essendo l’argomento preso in esame assai complesso, per affrontarlo al meglio abbiamo
scelto di usare un ventaglio di metodologie diverse che sono andate ad adattarsi volta per
volta allo scopo particolare di ogni fase della ricerca, ai dati disponibili e alle circostanze che
una ricerca sul campo può comportare così da costruire una descrizione del Giardino di Piazza
Dante che possa definirsi “densa” (Geertz, 1987). Il parco urbano infatti, in quanto parte della
città, deve essere letto come un insieme di rapporti in correlazione che vanno studiati con
approcci diversi. Esso si trova ad essere influenzato ed in relazione con gli aspetti fisici della
città (con la città materiale e la sua storia), con quelli funzionali (con la città degli uomini e
del loro lavoro, dei loro tempi, delle classi sociali, con le esigenze morali ed educative), e
quelli culturali (le esigenze simboliche ed estetiche, con le diverse identità che esse
contribuiscono a rafforzare) (Cerami, 1996).
La parte preliminare di ricostruzione storica si comporrà quindi di una ricostruzione delle
motivazioni che hanno spinto la città di Trento a dotarsi di un parco cittadino con queste
caratteristiche e in questo specifico spazio. A questo scopo abbiamo parzialmente ripreso il
materiale individuato durante una precedente ricerca storica volta alla creazione del video
12
documentario intitolato “Via Verdi 26”
12
. Questi dati, che ci hanno permesso di ricostruire la
situazione storico-urbanistica che ha portato alla nascita del progetto dei Giardini di Piazza
Dante, sono poi stati integrati con una ricerca di archivio per individuare mappe dell’epoca,
documenti e testimonianze fotografiche che riguardassero in maniera maggiormente puntuale
l’area del caso studio in questione. Questa ricostruzione storica, anche se purtroppo non del
tutto esaustiva, ci permette comunque di avere un quadro generale della nascita di questo
luogo.
A seguire, sempre nella prima parte del progetto si è cercato di illustrare alcuni aspetti
che permettano di contestualizzare lo spazio aggetto d’analisi attraverso delle ortofoto
esplicative, qualche dato socioeconomico e, in un secondo momento, anche attraverso delle
osservazioni etnografiche. Un’impronta simile è stata usata anche per la seconda parte
dell’analisi riguardante le attività del progetto AnimaDante 2010.
Per le due fasi di analisi abbiamo utilizzato due griglie di analisi spaziale pre-concordate
con il gruppo di ricerca di RiSSC. Questo modo di operare ci ha permesso di rendere il piø
omogeneo possibile il materiale che doveva essere condiviso poi con gli altri componenti del
gruppo. Tutte le osservazioni partecipanti sono state svolte avvalendosi di una mappa
schematizzata del parco sulla quale poter tempestivamente annotare gli elementi e le
dinamiche rilevate durante le osservazioni condotte all’interno del parco.
La prima tipologia mirava a fornire un’immediata schematizzazione della struttura reale
dei Giardini: utile infatti è sembrato ricorrere ad una semplificazione dei “segni di Lynch”
(Lynch, 1964) (Appendice, scheda di lettura della Piazza (1)). Quando il progetto
AnimaDante 2010 è entrato nel vivo, è stata svolta una valutazione attraverso una
metodologia partecipata che ha cercato di coinvolgere i vari attori che hanno preso parte in
modo diretto all’iniziativa. Sono quindi state condotte ulteriori osservazioni sul campo mirate
in questo caso a cogliere soprattutto le relazioni che legavano la struttura che fungeva da
quartier generale di AnimaDante e le iniziative ad essa correlate al resto del parco utilizzando
un’analisi dei comportamenti ambientali suggeritaci da John Zeisel (1984) (Appendice,
scheda di lettura della Piazza (2)).
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Il documentario è stato prodotto a seguito di una breve ricerca storica all’interno del corso di Storia sociale
(2008-2009) tenuto dalla dott.ssa Casimira Grandi della Facoltà di Sociologia di Trento. Il filmato, interamente
prodotto da me e altri sei studenti dello stesso corso, ricostruiva la storia dalla nascita del palazzo attualmente
sede della Facoltà di Sociologia di Trento.