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Introduzione 
 
Lo scopo di questo elaborato è voler mettere in risalto l’aspetto educativo 
del movimento partendo da un excursus sulle varie tipologie di linguaggio non 
verbale  fino ad arrivare all'insegnamento attraverso il movimento e all'efficacia 
dello sport,con particolare attenzione alla Capoeira nella fuoriuscita dalla devi-
anza e per l’inclusione. 
Questo lavoro parte da un’analisi delle competenze dell’educatore, il 
quale, utilizzando la comunicazione attraverso il movimento riesce a sminuire i 
disagi delle identità corporee che oggi giorno sono sempre più frequenti nei 
giovani, sottolineando quanto lo sport sia importante nel veicolare il benessere 
psicofisico. 
Nel primo capitolo si fa riferimento alla storia della Capoeira e ai suoi aspetti 
antropologici che l’hanno vista nascere come espressione della cultura popolare 
afro-brasiliana  e diventare ai nostri giorni  “ lo sport brasiliano “ per antono-
masia. 
Essa è una ricca espressione artistica, misto di lotta e danza, che è parte 
del patrimonio culturale afro-brasiliano e che, dopo aver subito dure persecu-
zioni si è evoluta in una forma di arte unica che ha al suo interno aspetti della
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danza , lotta musica, gioco, rituale . La combinazione di tutti questi elementi 
crea un prodotto unico nel suo genere
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 .  
Molti studi hanno sottolineato come la danza sia connessa, nelle società 
tradizionali, a funzioni cerimoniali e culturali, segnando i principali passaggi di 
status nella vita del singolo, svolgendo un ruolo importante nella costruzione e 
trasmissione di valori condivisi dal gruppo; in altri termini la rappresentazione 
teatrale del movimento diventa rituale della tradizione di un certo  popolo
2
. 
Il secondo capitolo fa riferimento al ruolo che ricopre la Capoeira nel mi-
gliorare la qualità dell’integrazione: questo sport, considerato da un punto di 
vista educativo, grazie alle regole scandite dal gioco,risulta essere infatti,un effi-
cace mezzo di inclusione sociale. 
Nella letteratura di taglio socio-antropologico dedicata all’analisi critica 
della diffusione della pratica sportiva tra i migranti e i loro discendenti e alle 
politiche sociali volte a favorire queste esperienze, un quadro teorico utilizzato 
per riflettere su casi nazionali e su esperienze locali tra loro differenti è quello 
che richiama le dimensioni del capitale sociale (Walseth 2008). 
                                                           
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Alejandro Frigerio1989 - CAPOEIRA: de arte negra a esporte branco 
 
 
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Elizabeth Koole: Dal 1978 insegnante di Educazione Fisica, specializzata in psicomotricità . Si è specializzata in diverse tecniche 
terapeutiche corporee, massaggio, respirazione e rilassamento in Olanda, India, Italia e gli Stati Uniti. Ha frequentato la scuola di 
psicoterapia della Gestalt a mediazione corporea “movimento creativo” presso l’Istituto di Bioenergetica e Terapia della Gestalt a 
Torino. Per 18 anni ha fatto una ricerca sul movimento, la creatività ed il teatro. Attualmente Presidente dell’Associazione Sportiva 
Dilettantistica e Culturale “Il Tulipano”,movimento & creatività. Conduce corsi Formativi con la metodologia "Educazione al mo-
vimento consapevole e creativo" da oltre 15 anni in Italia ed all'estero. Ha scritto in collaborazione con il gruppo di ricerca inse-
gnanti in Movimento il libro "Il corpo si fa ponte".
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 Più in particolare, ci s’interroga sulle effettive opportunità che la pratica 
sportiva offre ai migranti e ai loro discendenti di rafforzare le relazioni sociali 
non tanto con i connazionali nell’ambito delle comunità d’appartenenza, quanto 
con cittadini delle società ospitanti, poiché le ricerche empiriche mostrano come 
la pratica sportiva sia spesso un’occasione di frequentare i connazionali e di 
trovare sollievo da una sfera di relazioni sociali tese nella società ospitante, 
(Krouwel et al 2006). Alcuni studiosi mettono, dunque, in discussione un lega-
me lineare e causale tra pratica sportiva e inclusione, ipotizzando che la parte-
cipazione sportiva possa produrre differenziazione all’interno dei gruppi sociali 
e che sia più corretto fare riferimento ai differenti significati e dimensioni 
dell’inclusione sociale, tenendo conto del contesto e delle norme sociali 
nell’ambito delle quali si inquadra.   
In questo senso l’integrazione non deriva semplicemente dalla pratica 
sportiva, ma in una certa misura anche dai suoi significati simbolici e sociali, 
dati ad esempio dalla popolarità di una pratica sportiva e dalla sua accettazione 
nel gruppo dei pari e dei soggetti significativi.
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 In vista di una comparazione tra casi nazionali nei paesi europei, una mappatura delle ricerche condotte sul tema, condotta anche 
grazie a una ricognizione nell’ambito degli studiosi componenti il research network “Society & Sports” ESA (European Sociologi-
cal Association), ha rivelato una disomogeneità nell’attenzione alla tematica. Ad esempio, se nel caso italiano siamo in una fase an-
cora pionieristica, nei paesi dell’area settentrionale la ricerca sul tema è piø consolidata, nonostante l’attenzione sia relativamente 
recente e quindi ancora limitata la produzione scientifica.
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Il terzo capitolo è tutto improntato sul progetto che vede la Capoeira co-
me strumento socio-educativo per la qualità dello sviluppo locale in una micro 
comunità. 
Assume così particolare importanza la metodologia di apprendimento, 
attraverso la quale si impartiscono ai ragazzi le giuste regole che, oltre a facilita-
re l’esecuzione del gesto sportivo troverà puntuale applicazione in ogni attività 
durante il percorso di vita dell’individuo. 
Apparirà evidente    il beneficio trasmesso dalla Capoeira nel migliorare 
il rapporto con se stessi e di conseguenza la capacità di affrontare i rapporti con 
gli altri,sviluppando i valori dell’amicizia, della solidarietà, della tolleranza: 
l’espressione fisica infatti non è altro che  la  dimensione relazionale con cui si 
esprime il pensiero.  
Il movimento non è solo gestualità: è intenzione, è incontro. Il movimen-
to è esperienza che diventa competenza, nella sua forma di capacità di adatta-
mento e di trasformazione della realtà.  
Il movimento è nell’insieme relazione e linguaggio di tipo analogico atto 
a favorire il passaggio dal vissuto affettivo ed emotivo alla rappresentazione 
mentale che si concretizza nella equazione : corpo -  mente -  movimento.  
Attraverso dinamiche libere e strutturate, le attività ludiche espressive e 
motorie costituiscono il canale attraverso il quale diviene possibile portare i
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bambini ad elaborare l’esperienza vissuta (affettiva, emotiva, senso-motoria, in-
dividuale) in forma più concreta e visibile
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. 
Questo è il motivo per cui le potenzialità del corpo e del movimento, 
quando viene utilizzato come strumento espressivo – creativo, sono  molteplici 
e fanno in modo che   il  corpo diventi il primo canale di conoscenza e di avvici-
namento alla persona. 
Si promuove in tal modo il processo creativo e di simbolizzazione, man-
tenendo un filo conduttore tra il corpo, la mente e le immagini che ne conse-
guono; questo aiuta e abitua a creare una connessione e un collegamento tra gli 
stati corporei e la mente, tra i suoi contenuti consci ed inconsci, favorendo un 
maggior senso di appartenenza a se stessi. 
Il  linguaggio del corpo, in quanto comunicazione non verbale, manife-
sta, senza parlare appunto, l’espressione del proprio corpo ,
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 e, anche se spesso 
non ce ne rendiamo conto ,tutti noi, nella vita di ogni giorno, inviamo ai nostri 
interlocutori informazioni provenienti dal nostro corpo: gesti, mimica, espres-
sione del viso, postura, tono della voce e moltissimi altri particolari ancora,  so-
no in grado di fornire molte informazioni sul nostro modo di essere.  
                                                           
4
www.psicologia-analogica.com psicologia analogica-mente, corpo e comunicazione 
 
5
 Loredana Sciolla – Sociologia dei processi culturali – cap.7 pag. 203
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 È per questi motivi che bisognerebbe fare maggiore attenzione al lin-
guaggio del corpo ed ai suoi messaggi; si potrebbero comprendere molto me-
glio le persone con cui ci si trova a relazionarsi. 
A differenza delle parole, che vengono prima elaborate dal nostro cervel-
lo, e sono quindi sotto il nostro controllo, il linguaggio del corpo, come reazione 
alle emozioni, è quasi sempre frutto dell'inconscio e dell'istinto e per questo mo-
tivo è da considerarsi fuori dal nostro controllo, innescando  reazioni espressive 
che hanno una vita propria e senza che se ne  abbia consapevolezza. 
 Questo tipo di linguaggio del corpo è visibile per esempio quando in-
contriamo una persona; dal tipo di postura che adottiamo, dalla distanza che 
teniamo nei suoi confronti, dal tono della voce, da come lo guardiamo e da tutta 
una serie di piccoli gesti che ci viene naturale fare, possiamo facilmente com-
prendere quale tipo di emozioni quella persona ci provoca. 
Questi gesti, che possono essere o non essere intenzionali, hanno una ri-
levanza nell’interpretazione dello stesso messaggio espresso in termini lingui-
stici.  
Erving Goffmann, nei suoi studi sull’interazione e la presentazione del sé 
nella vita quotidiana, sottolinea l’aspetto non intenzionale dell’espressività cor-
porea che, diversamente da quella verbale, è “lasciata trasparire “. Quest’ultima 
può essere in contraddizione con la prima e rivelare agli occhi dell’altro con cui
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si comunica, aspetti utili per interpretare quanto trasmesso intenzionalmente at-
traverso le espressioni verbali. 
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In quest’ottica l’attività ludica e, soprattutto l’attività ludica “motoria”, 
assume un ruolo  fondamentale in particolar modo per il bambino, in quanto , 
essendo fonte di acquisizione di esperienza e , soprattutto, quale occasione di 
crescita grazie al movimento, può fare esperienza di sé e, quindi, esplorare se 
stesso e l’ambiente, strutturando la propria persona.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                           
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Goffmann 1959; trad.it. 1969,17