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Introduzione
Questo testo si prefigge l‟obiettivo (dopo aver dato un‟idea della Storia del
Banco di Napoli e dello sviluppo dei Banchi pubblici Napoletani, delineando le
caratteristiche della loro nascita e trasformazione) di approfondire i documenti
contabili e le attività svolte dai Banchi Pubblici Napoletani, da cui ha avuto poi
origine il Banco di Napoli.
Ci sarà inoltre un approfondimento sulle fedi di credito e tutto ciò avverrà
servendosi anche dell‟aiuto di documenti storici molto antichi, la cui fonte risulta
essere per lo più l‟Archivio Storico del Banco di Napoli.
L‟Archivio Storico del Banco di Napoli è situato in Via dei Tribunali, in un
palazzo di stile cinquecentesco.
L‟Archivio deve la sua istituzione ad un decreto di Ferdinando I di
Borbone, del 29 Novembre 1819 che destinò lo stabile del Banco dei Poveri,
soppresso nel 1808, ad Archivio Generale dei documenti degli antichi Banchi
Pubblici Napoletani, compresi quelli del loro erede, il Banco delle due Sicilie.
Il palazzo in via dei Tribunali era stato acquistato dal Monte e Banco dei
Poveri nel 1616, da Gaspare Ricca, ad esso era stata congiunta nel 1787, la vasta
casa confinante, comprata dagli eredi di Don Pietro Cuomo.
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Qui confluirono le scritture dei Banchi della Pietà, dei Poveri, del Popolo,
dello Spirito Santo, del Salvatore, di Sant‟Eligio, di San Giacomo, del Banco
delle Due Sicilie e più tardi, nel 1858, quelle del Banco dell‟Annunziata.
Come Archivio Generale sarà conosciuto fino al 1950, quando esso
assumerà la denominazione di “Archivio Storico”.
Figura 1. L‟ingresso dell‟Archivio Storico del Banco di Napoli
Fonte : L‟archivio storico del Banco di Napoli
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CAPITOLO I
LA NASCITA DEL BANCO DI NAPOLI ED I
BANCHI PUBBLICI NAPOLETANI
1.1. La storia e le origini del Banco di Napoli
Alle origini del Banco di Napoli ci sono le casse di deposito
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, o monti, aperti
presso le varie istituzione pie che si diffusero nel Regno di Napoli, e che
successivamente vennero trasformate (tra il 1584 e il 1661) in Banchi Pubblici.
Nello specifico Il Banco di Napoli nasce dall‟unione di otto Banchi Pubblici:
il Banco della Pietà, il Banco dei Poveri, il Banco della Santissima Annunziata, il
Banco di Santa Maria del Popolo, il Banco dello Spirito Santo, il Banco di
Sant‟Eligio, il Banco di San Giacomo e Vittoria, il Banco del Santissimo
Salvatore.
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Le leggi canoniche e civili avevano da sempre permesso alle case pie di accettare depositi
di denaro, di cui i depositanti potevano disporre in ogni momento.
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Verso la fine del Cinquecento i Monti e Banchi Pubblici cominciarono a
diversificare i loro interessi anche per effetto del cambiamento dello scenario
internazionale, caratterizzato da inflazione e rarefazione della moneta.
In questi anni si fece molto ricorso ad uno strumento già utilizzato dai
Banchi, che diventò, sul finire del secolo, la base della circolazione monetaria nel
Regno di Napoli: la fede di credito.
Gli otto Banchi Pubblici prosperarono per oltre due secoli, anche se furono
colpiti dai duri periodi di crisi.
Lo scenario di decadenza del Regno di Napoli, iniziato con la rivolta
popolare di Masaniello
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del 1647 venne confermato dal fallimento del Banco
dell‟Annunziata nel 1702
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e dal breve dominio austriaco.
La situazione migliorò quando nel 1735 salì al trono Carlo di Borbone, figlio
di Filippo V e di Elisabetta Farnese, Napoli in quel periodo diventò di nuovo
capitale di un Regno indipendente e si ritornò all‟antico splendore.
Nel 1759 Carlo divenne re di Spagna col nome di Carlo III
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.
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Nella prima metà del „600 Napoli era precipitata in una gravissima crisi socio-economica,
aggravata dall‟assoggettamento alla corona di Spagna che, combattendo guerre sempre più
dispendiose, esigeva da Napoli esosi balzelli. Nel 1646 il viceré spagnolo Rodrigo Ponce de Leòn,
duca d'Arcos aveva ulteriormente aumentato il carico di tasse applicate, sicché l‟anno successivo
bastò l‟aumento del prezzo della frutta fresca, perché il 7 luglio del 1647 la rivolta scoppiasse in
tutta la sua violenza al grido di “Viva il re di Spagna, mora il malgoverno”. Fu un‟insurrezione
scaturita dalle miserevoli condizioni in cui versava il popolo che nella rivolta era guidato da
alcuni capi tra cui Masaniello.
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Il fallimento del Banco dell‟Annunziata fu causato da una cattiva amministrazione da
parte dei governatori che si alternarono al suo governo per oltre cento anni, le attività del Banco
fallito passarono al Banco dei Poveri.
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Carlo III nel 1734, durante la guerra di successione polacca, al comando delle armate
spagnole conquistò i regni di Napoli e di Sicilia, sottraendoli alla dominazione austriaca.
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I disordini finanziari che ci furono in precedenza alla guerra con la Francia
rivoluzionaria, portarono nel 1794, all‟unificazione dei sette Banchi Pubblici in
un Banco Nazionale di Napoli, da parte di Ferdinando IV di Borbone
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.
Dal 1794 ci fu la crisi dei Banchi Pubblici che durò circa vent‟anni e questo
portò all‟attuazione di modifiche di struttura
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.
Con il periodo francese si ebbero dei miglioramenti a livello sociale e
industriale e ci si avvicinò al modello creditizio francese.
Nel 1806 Giuseppe Bonaparte
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riunì i Banchi della Pietà, dei Poveri, di
Sant‟Eligio e dello Spirito Santo in un nuovo istituto: Il Banco dei Privati, che si
dedicò alle operazioni proprie di una banca di deposito e di giro, inoltre eliminò i
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Re di Sicilia come Ferdinando III (1759-1816), re di Napoli come Ferdinando IV, re delle
Due Sicilie come Ferdinando I (1816-1825). Figlio di Carlo VII e di Maria Amalia di Sassonia,
succedette al padre nel 1759. La sua debolezza fu abilmente sfruttata dalla moglie Maria Carolina
d'Asburgo, che gradatamente assunse il controllo degli affari pubblici. Nel 1793 aderì alla prima
coalizione contro la Francia rivoluzionaria, ma fu sconfitto dai francesi a Roma. Costretto a
rifugiarsi in Sicilia abbandonò Napoli, dove fu proclamata la repubblica. Tornato in città nel
1799, attuò una sanguinosa rappresaglia. Nel 1806 i suoi territori furono occupati da Napoleone
ed egli poté rientrarvi soltanto dopo il congresso di Vienna. Ripreso possesso del trono, restaurò il
potere regio, pur serbando gran parte delle riforme promosse dai francesi. Le spinte liberali che
sfociarono nei moti rivoluzionari del 1820 lo costrinsero a concedere una costituzione.
Impegnatosi a difendere la costituzione davanti alla Santa alleanza, appena fuori dal paese
sollecitò invece l'intervento dell'Austria che lo riconfermò sovrano assoluto nel marzo 1821.
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La situazione finanziaria dei Banchi Pubblici Napoletani si andò deteriorando nell‟ultimo
quarto del XVIII, in quanto essi furono chiamati a più riprese a sostenere il governo e
l‟amministrazione della capitale, dapprima per agevolare l‟approvvigionamento negli anni di
cattivi raccolti e poi per consentire i preparativi militari contro la Francia rivoluzionaria, il
governo cioè chiese ai Banchi di emettere a suo favore delle fedi di credito a vuoto, ossia senza il
preventivo versamento di contante, queste fedi venivano cambiate in contanti dai loro possessori e
siccome i conti del governo erano scoperti, si pagava con i depositi fatti dai privati. Nel 1796 fu
anche introdotto il corso forzoso di fatto delle fedi di credito. La conseguenza fu che due anni
dopo esse avevano perso fino al 70% del loro valore nominale. Ferdinando IV infine, nel 1798,
portò con sé, nella precipitosa fuga verso la Sicilia, tutto il numerario in cassa dei Banchi per non
lasciarlo nella mani dei francesi, lasciando un debito verso di loro di 16 milioni di ducati.
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Giuseppe Bonaparte era il fratello maggiore di Napoleone Bonaparte, e fu da questi
nominato re di Napoli dal 1806 al 1808, quindi re di Spagna dal 1808 al 1813.
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Banchi del Popolo e del Salvatore e diede il compito di Tesoreria dello Stato al
Banco di San Giacomo, denominato Banco di Corte.
Nel 1808 Gioacchino Murat
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avviò un‟ulteriore riforma sul modello francese
istituendo il Banco Nazionale delle Due Sicilie ideato come società per azioni.
Questa iniziativa non ebbe successo non riuscendo ad ottenere la fiducia di
un numero adeguato di sottoscrittori, le forze economiche preferirono continuare
a servirsi del Banco di Corte, e ciò portò nel 1808 alla chiusura del Banco dei
Privati e quindi le operazioni assunte coi privati vennero assunte dal Banco di
Corte, nelle sedi degli antichi banchi della Pietà e dei Poveri.
Nel 1809, Il Banco Nazionale delle due Sicilie fu fuso col Banco di Corte
dando vita al Banco delle Due Sicilie che riassunse le antiche funzioni del Banco
di Corte e del Banco dei Privati ridistribuendo in due servizi specializzati: la
Cassa della Corte presso la sede del Banco di San Giacomo solo per le operazioni
di tesoreria dello Stato e del Municipio, la Cassa dei Privati, presso la sede del
Banco della Pietà, solo per le operazioni con i privati e con gli enti morali.
I capitali del Banco delle Due Sicilie sostennero le attività imprenditoriali e
la sua struttura mista (pubblico-privata) fu un modello di organizzazione
creditizia.
Nel 1816 Ferdinando di Borbone (Ferdinando I Re delle due Sicilie) tornò
sul trono, e unificò il Regno di Napoli con quello della Sicilia.
Ferdinando I riconobbe con un decreto il Banco delle due Sicilie.
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Murat venne nominato nel 1808 da Napoleone re di Napoli, dopo che il trono sottratto ai
Borbone si era reso vacante per la nomina di Giuseppe Bonaparte a re di Spagna.
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Nel 1818 per adattarsi alle esigenze del mondo commerciale e produttivo
venne istituita una Cassa di Sconto che si occupava dello sconto delle cambiali.
Coi moti rivoluzionari del 1820 ci fu un periodo di difficoltà, poi quando
esso cessò si ebbe la spinta per creare anche un‟altra Cassa di Corte nella sede del
Banco dello Spirito Santo.
Nel 1844 e nel 1846 vennero istituite anche due Casse di Corte a Palermo e a
Messina che vennero amministrate fino a quando fu istituito il Banco Regio dei
Reali Domini al di là del Faro e nel 1848 inoltre venne istituita un‟altra Cassa di
Corte a Bari.
Con la proclamazione del Regno d‟Italia, il Banco delle Due Sicilie fu
denominato Banco di Napoli (nel 1861).
Nel 1866, il Banco di Napoli fu riconosciuto come istituto di emissione.
Nel 1926, il Banco perdeva il diritto di battere cartamoneta in quanto esso era
divenuto prerogativa solo della Banca d‟Italia e nello stesso periodo, il Banco di
Napoli venne dichiarato Istituto di credito di diritto pubblico.
La legge 30 luglio del 1990 n.218 e il Decreto Legislativo 20 novembre 1990
n.356 consentirono alle banche pubbliche di trasformarsi in società per azioni.
Nel 1° luglio 1991, Il Banco di Napoli, istituto di credito di diritto pubblico,
fu la prima banca pubblica a trasformarsi in società per azioni mediante
conferimento ed assunse il nome di “Banco di Napoli S.p.A”.
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La data di nascita del Banco di Napoli solitamente si fa coincidere con la
data di costituzione del Monte e Banco della Pietà nel 1539, ma alcuni studi
condotti da esperti tra cui possiamo citare Domenico De Marco (esperto di Storia
economica ed accademico dei lincei) ed Eduardo Nappi (ricercatore appassionato
soprattutto di storia dell‟arte ma che ha allargato il suo campo anche oltre,
scoprendo importanti episodi e momenti della storia del Banco di Napoli),
dimostrano che in realtà bisogna considerare come data di nascita del Banco di
Napoli il 1463, data a cui risalgono dei documenti ritrovati dai suddetti studiosi e
relativi a depositi e prelevamenti dalla cassa di deposito della Casa Santa
dell‟Annunziata, in effetti già allora si parlava di un “Banco dell‟Annunziata”,
riconosciuto come Banco Pubblico nel 1587.
Si può quindi collocare al 1463 l'attività della "cassa depositi" della Casa
Santa (divenuto poi Banco dell‟Annunziata o Ave Gratia Plena), grazie alla
documentazione che, oltre a far retrodatare l‟inizio dell‟attività, pone questo
dell'Annunziata come primo degli antichi Banchi rispetto al Monte di Pietà, la cui
prima operazione risale appunto al 1539 .
D'altra parte già Alfonso Silvestri, archivista e paleografo che ha svolto
il suo lavoro tra gli Archivi di Stato di Mantova, Salerno e Napoli, in un suo
saggio del Bollettino dell'Archivio Storico del Banco di Napoli del 1953
sull'attività bancaria napoletana durante il periodo aragonese, aveva affermato e
dimostrato attraverso alcuni documenti, che dal Quattrocento la Casa Santa
dell'Annunziata esercitava vere e proprie funzioni di cassa di deposito e prestito,
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riprendendo cosi anche l'asserzione di un rapporto del 1845, circa la gestione fin
dal 1486 di una "cassa di sicurtà" da parte della Casa Santa dell'Annunziata, che
avrebbe poi istituito un banco di pignoramento nell'anno successivo.
Nello specifico il primo documento bancario ritrovato riguarda la
restituzione di un deposito da parte della Chiesa e Ospedale dell‟Annunziata di 2
once, 18 tari e 5 grana di carlini d‟argento datata 19 marzo 1463.
Ecco il testo di questo antico documento:
«Il 19 del mese di marzo. XII indizione (1463), Napoli. Io Giovanni
Damiano di Monza da Ragusa un tempo amministratore per le cose più
importanti dei figli, dei pupilli e degli eredi di Franco de Gemia da Ragusa come
è noto dalla mia amministrazione e facoltà avendo una volta fatto, quindi, uno
strumento pubblico, il 4 del prossimo mese entrante di febbraio di questo anno
corrente in Ragusa scritto per mano da Giovanni Lavitario Regini da Feltro con
autorità imperiale di pubblico notaio in provincia etc. Dichiaro pubblicamente ai
presenti nel modo apodissario di persona ed a mano di aver ricevuto ed avuto dai
sovraintendenti procuratori della venerabile Ecclesia ed Ospedale di S. Maria
Annunziata di Napoli che mi hanno dato a nome del suddetto ricevente da quelli
in virtù del loro mandato regio del medesimo sovraintendente dell'azione
manifesta avvenuta nel Castel Nuovo di Napoli nel XVIII giorno di questo mese
di marzo, due once, 18 tarì e 5 grana di carlini di argento, una volta depositate e
depositati nella Sommaria di detta Chiesa ed Ospedale per il magnifico Signor
Maso di Girifarco Segretario regio per istanza di detti eredi del detto fu Franco.
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Invero riguardo a queste due once, 18 tari e 5 grana dichiarando me ben
soddisfatto del suddetto nome, i medesimi sovraintendenti sopra nominati e detti,
la Chiesa, l'Ospedale, e i beni della stessa Chiesa ed Ospedale in pace sciolgo ed
assolvo. Per cui etc. i fatti etc. Essendo presenti il giudice Andrea de Afolatoro,
per contratto Maso della Rosa, notaio Rauccio de Rao et Ciro Santoro di
Napoli.»
Questo documento ci permette quindi di datare l‟attività bancaria dei Banchi
Pubblici Napoletani da cui ha avuto origine il banco di Napoli, al 1463.