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Introduzione
“Seeds is the source of life and the first link in the food chain.
Control over seeds means a control over our life, our food, and our
freedoms”
Il presente lavoro vuole proporre un indagine delle cause e delle conseguenze
dell’appropriazione, da parte di un numero estremamente ridotto di imprese
multinazionali, della produzione agricola mondiale, avvenuta attraverso
l’instaurazione di un monopolio nel mercato del più fondamentale tra gli input
produttivi agricoli: le sementi.
Le sementi sono un elemento centrale e indispensabile della produzione agricola,
tanto da potersi definire il primo anello della catena alimentare e la fonte primaria
della diversità agricola globale.
Una delle caratteristiche fondamentali delle sementi è di essere, allo stesso tempo,
sia fattore di produzione che prodotto dell’attività agricola, in virtù della
consuetudine e del diritto degli agricoltori di conservare parte del raccolto
dell’anno precedente per la successiva semina. La caratteristica appena descritta
ha fatto sì che, nel corso della storia umana, non si siano mai creati, intorno alle
sementi, interessi economici rilevanti e tentativi di appropriazione.
La situazione, però, ha iniziato a mutare nella seconda metà del XX secolo
quando, in conseguenza della rivoluzione verde e della commercializzazione delle
sementi ibride sono iniziati a sorgere interessi economici verso il mercato degli
input produttivi agricoli e con essi è iniziato un processo di concentrazione sia
degli attori in campo, sia dei prodotti offerti.
Tale processo di concentrazione si è intensificato e rafforzato a cavallo tra XX e
XXI secolo in virtù di due avvenimenti cruciali: la creazione delle sementi GM e
la possibilità di brevettazione del vivente.
Il risultato di questo processo è stato la creazione di un oligopolio, o meglio di un
insieme di monopoli, nel mercato delle sementi e degli altri input agricoli, tale che
attualmente le sei maggiori imprese multinazionali detengono più di un terzo del
mercato delle sementi convenzionali e la quasi totalità di quello delle sementi
transgeniche.
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Il presente elaborato, muovendo da questi profondi cambiamenti avvenuti nel
settore delle sementi, cercherà di analizzarne e spiegarne tanto le cause, quanto le
maggiori conseguenze, ponendo sempre una attenzione particolare alle tematiche
fondamentali della sovranità e della sicurezza alimentare.
Dal punto di vista metodologico l’autore, conscio della complessità e della
rilevanza strategica dell’oggetto d’indagine, vuole proporre un analisi
multidisciplinare e aperta alla comprensione tanto delle molteplici sfaccettature
presenti nella realtà, quanto delle contrastanti e spesso inconciliabili opinioni
esistenti in dottrina.
Si tenterà di dimostrare che l’attuale concentrazione nel mercato delle sementi,
resa possibile dall’opportunità di brevettare e privatizzare il materiale fitogenetico
e veicolata dalla diffusione delle coltivazioni geneticamente modificate (GM), ha
permesso a poche imprese multinazionali, guidate da interessi privati, di assumere
i controllo della produzione agricola e quindi dell’intera filiera alimentare globale.
Nel tentativo di dimostrare questa tesi il presente contributo sarà strutturato in
quattro capitoli, nei quali, in primo luogo si svolgerà un analisi del mercato,
mostrando l’entità dei monopoli in esso presenti; poi si analizzeranno gli elementi
individuati come le cause principali della concentrazione quali la diffusione delle
sementi GM e il quadro giuridico internazionale che permette la brevettazione del
materiale vivente. Nel’ultima parte del lavoro saranno invece analizzate le
conseguenze della concentrazione del mercato attraverso un analisi degli impatti
sugli agricoltori tanto del Nord quanto del Sud del mondo e quindi dei rischi da
essa derivanti per quanto riguarda la sicurezza e la sovranità alimentare.
Alcune considerazioni saranno svolte anche riguardo alle conseguenze dei
processi analizzati sulla agro-biodiversità e quindi sulla resilienza dei sistemi
agricoli, che assume un ruolo sempre più cruciale nell’attuale epoca di
cambiamenti climatici.
Nel corso dell’analisi si tenterà, inoltre, di proporre delle possibili alternative
all’attuale sistema, nella consapevolezza che questo sta diventando sempre più
insostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico e sociale.
In considerazione dell’ampiezza e della complessità del tema trattato la presente
ricerca sarà, per forza di cose, parziale e non completamente esauriente, ma
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cercherà di presentare con un opportuno livello di dettaglio le maggiori tematiche
e problematicità emerse nel corso dell’ultimo ventennio nel settore delle sementi e
delle risorse fitogenetiche, nella speranza di offrire un quadro il più possibile
completo, capace anche di fungere da base teorica adeguata per ulteriori ricerche e
approfondimenti.
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CAPITOLO PRIMO
IL MERCATO DELLE SEMENTI
1.1. Panoramica dell’attuale mercato internazionali delle
sementi
Le sementi sono il principale fattore di produzione agricola, sono il primo e
imprescindibile anello della catena alimentare; la loro caratteristica fondamentale
è l’infinita riproducibilità, che le ha rese, da sempre, oltre che un fattore di
produzione anche un prodotto dell’attività agricola.
La capacità degli agricoltori di riprodurre le sementi e quindi di scambiarle, o
venderle ad altri agricoltori ha sempre evitato il sorgere di interessi economici
rilevanti intorno a tale prodotto .
Alle soglie del XXI secolo però qualcosa è cambiato e il settore delle sementi
(così come quello degli agro-farmaci) ha sperimentato una forte crescita della
presenza delle multinazionali che, già operanti nel settore chimico-farmaceutico,
hanno ampliato i loro interessi e le loro attività al settore delle biotecnologie
applicate all’agricoltura. Tale processo è iniziato, negli USA, negli anni ’70
quando, grazie alla comparsa delle sementi ibride ad alti rendimenti e quindi di
crescenti interessi economico-commerciali verso il settore, le piccole ed
indipendenti imprese sementiere che componevano il mercato sono gradualmente
scomparse in favore di aziende sempre più grandi, dando inizio a quel processo di
concentrazione del mercato che ha portato all’attuale situazione oligopolistica.
Senza alcun dubbio “l’ostacolo” principale alla nascita di interessi economici
intorno alle sementi è la loro riproducibilità: finche queste sono autonomamente
riproducibili da chiunque, agricoltore o scienziato che sia, sono un bene cosi tanto
abbondante e diffuso da non poter generare interessi economici.
Per creare un mercato delle sementi redditizio le multinazionali interessante hanno
dovuto quindi trovare delle strategie per eliminare o limitare la caratteristica più
intrinseca delle sementi, la libera e infinita riproducibilità. Nello specifico le
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multinazionali hanno voluto limitare la libera riproducibilità delle sementi da loro
sviluppate e brevettate da parte di altri soggetti.
L’eliminazione dell’ “ostacolo” della libera riproducibilità delle sementi e quindi
del privilegio dell’agricoltore è stata resa possibile da due strategie specifiche:
a. le strategie legali fondate sulla possibilità di brevettazione di quelle che
vengono definite “invenzioni genetiche” che permette ai detentori dei
brevetti di vietare, mediante contratti stringenti, la riproduzione non
autorizzata delle sementi da parte degli agricoltori;
b. le strategie biologiche ossia lo sviluppo di sementi non riproducibili, quali
le sementi ibride che non possono essere riprodotte perche le
generazioni successive perdono i caratteri migliorativi dei genitori.
Oppure tramite la creazione di sementi transgenici sterili tramite le
cosiddette “genetic use restriction tecnologies” ribattezzate dalle ONG
come tecnologie “Terminator”.
Questi due strategie, delle quali quella legale risulta primaria, modificano
intrinsecamente la natura del seme, permettendo alle aziende produttrici, oltre che
di creare un mercato profittevole, di sviluppare una posizione dominante rispetto
agli utilizzatori. Da qui deriva l’interesse delle multinazionali agro-chimiche
verso il settore delle sementi e in questo modo si spiega quella tendenza alla
concentrazione del mercato che ha generato dei diffusi monopoli, e che
probabilmente non sarebbe stata possibile senza lo sviluppo delle biotecnologie e
del sistema dei brevetti per il vivente.
Per completezza va ricordato che lo stesso processo di concentrazione si è avuto
anche nel settore degli agro-farmaci in quanto le principali multinazionali
dell’agro-chimica hanno sostenuto strategie di sviluppo fondate sull’abbinamento
tra sementi GM e prodotti chimici finalizzati a valorizzare la modifica genetica,
creando i c.d. “Pacchetti” o “Kit”. Il risultato di tale strategia commerciale è stato,
per le multinazionali interessate, una massimizzazione dei profitti derivanti dai
diritti di proprietà intellettuale e una sempre crescente preponderanza sul mercato
degli input produttivi agricoli.
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Questo intreccio di interessi e di prodotti ha portato, in seguito ad una serie di
fusioni e acquisizioni, alla creazione di un unico settore industriale dei fattori
produttivi agricoli, controllato da un numero estremamente ridotto di imprese
multinazionali che si trovano ai vertici delle classifiche sia nei settori degli agro-
farmaci che in quelli delle sementi.
I dati (Phillips McDougall, 2012) confermano la natura oligopolistica dell’attuale
mercato delle sementi (Figura 1.1) mostrando che:
- nel 2011 il valore stimato del mercato delle sementi commerciali era di
34,5 milioni di dollari;
- il tasso di crescita di tale mercato è estremamente elevato, basti considerare
che nel 2000 il suo valore complessivo era di 16,4 milioni di dollari ed è
quindi più che raddoppiato in soli dieci anni;
- il mercato è detenuto per più del 73% dalle 10 maggiori imprese
multinazionali
- nel 2011 le 7 maggiori multinazionali detenevano il 67,8 % del mercato
globale e le 3 più importanti, Monsanto, DuPont e Syngenta, detenevano il
53,9% dello stesso;
- la sola Monsanto, che è la maggiore multinazionale del settore controllava
oltre un quarto (25,95%) del mercato sementiero globale.
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L’esistenza di un mercato oligopolista è confermata anche dall’osservazione dei
dati disaggregati, dai quali emerge che, nello stesso 2011, le sei maggiori imprese
multinazionali detenevano più di un terzo del mercato delle sementi
convenzionali, il cui valore stimato è di 18,8 miliardi di dollari e la quasi totalità
del mercato delle sementi transgeniche, che vale circa 15,6 miliardi di dollari.
Il processo di concentrazione del mercato è avvenuto in tempi molto brevi, reso
possibile, come già accennato in precedenza, dall’accordo TRIPS del 1994 e
veicolato dalla diffusione degli OGM avvenuta a partire dal 1996. Per ben
comprendere la rapidità di tale processo risultano interessanti i dati forniti dalla
USDA(U.S. Department of Agriculture) secondo cui negli Stati Uniti, il tasso di
concentrazione del mercato delle sementi per quanto riguarda le quattro maggiori
imprese è passato 21,1% del 1994 al 55% del 2010 (USDA, 2011). Per
comprendere la rapidità e l’ampiezza del fenomeno risulta utile anche
l’osservazione dei seguenti dati:
- il mercato delle sementi commerciali è passato dai 12 milioni di dollari nel
1975 ai 35 miliardi di dollari nel 2012;
- il commercio internazionale delle sementi è passato dagli 800 milioni nel
1970 ai 5 miliardi nel 2005;
- dal 1996 al 2011, il giro di affari mondiale delle sementi GM è aumentato
di 130 volte, da 115 milioni a 15 miliardi di dollari;
- le terre coltivate a OGM sono passate da zero ettari nel 1996 a 170 milioni
di ettari nel 2012.
Il processo di diffusione delle sementi GM e l’ampliamento del giro d’affari
commerciali intorno alle sementi testimoniano la presa di controllo da parte di
poche aziende multinazionali sul settore e l’estrema rapidità con la quale tale
processo è avvenuto. Questa tendenza è ben visibile dalla figura 2.2 che mostra
l’andamento del mercato delle sementi tra il 1994 e il 2011 attraverso tre variabili:
il mercato delle sementi tradizionali, quello delle sementi GM e quello degli agro-
farmaci.(Figura 1.2)
Le stesse multinazionali, oltre a controllare la quasi totalità del mercato delle
sementi, risultano dominanti anche nel mercato degli agro-farmaci che è quindi, a
sua volta, estremamente concentrato: