6 
 
1. Abstract 
Collocandosi nella letteratura dell’Economia Comportamentale, questa tesi tratta di 
predisposizione al rischio e scelte temporali e delle relazioni che le legano. Utilizzando i 
dati ricavati da un’indagine creata ad hoc, vengono espresse considerazioni a riguardo, 
dimostrate con metodi econometrici. Nei questionari si elicitano le probabilità soggettive 
attribuite ad alcune scommesse variando le probabilità di vittoria, gli equivalenti certi e gli 
orizzonti temporali. La ricerca inizialmente era partita con l’intento di dimostrare che, nelle 
scommesse che danno un risultato non immediato, gli individui sarebbero dovuti risultare 
meno avversi al rischio. La ragione risiede nel fatto che le eventuali vincite vengono 
scontate temporalmente per un fattore “δ”, per cui la scommessa viene percepita come più 
piccola, in modo che la curvatura della funzione di utilità risulti meno accentuata, più simile 
alla retta del valore atteso. In realtà, diversamente da quest’ultimo assunto, si evince dai 
dati che l’aumento delle somme non determina né una maggiore avversione al rischio, né 
un’assenza di effetti, come rilevato da Kahneman e Tversky; al contrario, i soggetti 
diventano più propensi al rischio (DARA).  
Nel contempo si evidenzia che, a parità di somme, in media, viene richiesta una vincita 
maggiore per partecipare ad una scommessa che darà i risultati in un orizzonte temporale 
più lontano rispetto ad uno più prossimo. Il risultato è strettamente connesso con quanto 
sopra descritto, poiché eventuali vincite temporalmente distanti vengono considerate di 
minore valore, pertanto i soggetti richiedono un premio maggiore.  
Utilizzando il fattore di sconto temporale ricavato da scelte proposte in condizioni di 
certezza, si testa la coerenza temporale del soggetto mediano, il quale risulta consistente 
con le proprie scelte. Non viene pertanto rilevato nei dati alcun “effetto presente” che 
modifica le scelte con diversi orizzonti temporali.
7 
 
2. Introduzione 
 
2.1 Introduzione storica 
Le scelte in contesti di rischio e le decisioni temporali sono paletti fondanti delle teorie 
economiche da molti anni. Generalmente questi due argomenti sono sempre stati trattati 
separatamente, pertanto entrambi possiedono una loro storia e su di essi esistono dibattiti 
aperti. 
 
Scelte in contesti di rischio 
Intorno al 1700 alcuni matematici cominciarono ad occuparsi di probabilità, interrogandosi 
su quali fossero le lotterie eticamente corrette per i partecipanti. Nicholas Bernoulli rispose 
a questa domanda ideando il valore atteso monetario, ovvero la somma che renderebbe 
indifferente la partecipazione o meno alla lotteria. 
Date      le vincite e        le rispettive probabilità: 
 
              ∑       
            
1
 
 
Questa teoria fu fortemente criticata mediante l’utilizzo del Paradosso di San Petersburg
2
 
di Pierre Rémond. Il matematico, infatti, propone una lotteria (L) nella quale è previsto che 
una moneta venga lanciata più volte. Ogni qualvolta esca testa viene vinta una somma, la 
quale incrementa secondo una potenza seconda all’aumentare dei lanci; il gioco termina 
nel momento in cui esce croce.  
Per semplicità la prima vincita sarà 2€,  poi 4€, 8€ e così via. Le probabilità sottese sono 
 
 
 
, 
 
 
 , 
 
 
 etc. Calcolando il valore atteso: 
 
      
 
 
    
 
 
    
 
 
      
 
                                                             
1
 Moscati, I. (2012). From classical political economy to behavioral economy. 1
a
 Edizione. Milano: Egea 
2
 Angner, E. (2012). A course in behavioral economics. 1
a
 Edizione. New York: Palgrave Macmillan
8 
 
Il valore atteso di questa scommessa è infinito, ma nessuno sarebbe disposto a 
scommettere una somma, non infinita, ma superiore ai 5€ per parteciparvi.  
Daniel Bernoulli ideò una brillante soluzione a questo problema, formalizzando il concetto 
di utilità attesa, che risolve il paradosso. In particolare suggerisce una funzione di utilità 
U(x) con rendimenti marginali decrescenti. 
 
   ∑          
             
 
Questa formulazione, però, non fornisce sufficienti informazioni affinché venga spiegato 
perché le persone giochino d’azzardo.  
Marshall propose che il gioco d’azzardo comporti una certa utilità in quanto gioco, che non 
rientra quindi nelle vincite. Quest’idea verrà parzialmente ripresa da Ellsberg, il quale 
attribuirà un valore all’incertezza.  
Nel 1944 Von Neuman e Morgenstern scrivono la Teoria dell’utilità attesa che si basa su 
quattro assiomi: 
1. Preferenze complete e transitive 
2. Soddisfazione dell’assioma di indipendenza per le lotterie composte: date le lotterie 
A,B,C e 0<α<1,                                               
3. Soddisfazione della proprietà di Archimede: 
                                                        
4. Capacità degli individui di scomporre le lotterie 
Questi assiomi garantiscono la formulazione del valore atteso di Bernoulli.  
Friedman e Savage introdussero le note illustrazioni grafiche delle funzioni di utilità, con le 
concavità che mostrano l’avversione o la propensione al rischio e la nozione di equivalente 
certo. Savage, inoltre, introduce il “Principio degli eventi certi”, il quale asserisce che i 
soggetti nelle proprie valutazioni non sono influenzati dagli eventi certi, ma massimizzano 
l’utilità attesa. Questo principio si rivelerà empiricamente fallace. Con Ellsberg e Allais 
iniziano i primi attacchi alle teorie razionali, dimostrando violazioni dei loro assiomi. Il 
paradosso di Allais è una evidente violazione del principio degli eventi certi. Vengono 
proposte scelte. La prima avviene tra:
9 
 
A=(1mln$ con certezza) 
B=(89% di probabilità di vincere 1mln$, 10% di vincere 5mln$ e 1% di non vincere nulla) 
 
La seconda tra: 
 
A=(11% di vincere 1mln$) 
B=(10% di vincere 5mln$) 
 
Comunemente i soggetti rispondevano A alla prima domanda e B alla seconda. Questa 
sequenza di risposte è però incoerente con la teoria del valore atteso in quanto se 
 
                                   
Dato che 
                                                    
 
Sostituendo nella precedente disequazione                                    e 
semplificando si ottiene 
                          
 
Vi è quindi una contraddizione fra il risultato ottenuto empiricamente e quanto atteso dalla 
teoria. La spiegazione è da ricercare nell’esistenza di un effetto certezza che influenza le 
decisioni quando sono fra scelte rischiose e scelte certe. In tale questione ha origine 
anche una discussione fra il ruolo normativo o descrittivo delle teorie economiche. Un 
quadro normativamente razionale risulta meramente accademico, sebbene affascinante, 
ma piuttosto inutile a descrivere la realtà fattuale. La più recente letteratura economica ha 
però mostrato alcuni risultati talmente assurdi che probabilmente un ritorno, almeno in 
parte, ad una descrizione normativa è necessario, altrimenti non si potrà più dire nulla in 
questo campo
3
. 
Ellsberg si concentrerà sull’esporre comportamenti ambigui per quanto riguarda situazioni 
di incertezza, nelle quali le probabilità non sono ben definite. Egli scopre l’esistenza di 
un’avversione all’ambiguità che guida il comportamento umano nelle scelte. Nonostante la 
                                                             
3
Gneezy, U., List, J.A. e Wu, J. (2006). The uncertainty effect: when a risky prospect is valued less than its worse 
possible outcome. Quarter Journal of Economics, 121, 1286-1290
10 
 
rilevanza, non mi soffermo più del dovuto sulle situazioni incerte, in  quanto qui mi 
occuperò unicamente di situazioni rischiose. 
Negli anni ’80 nacque una nuova branca dell’economia, detta Behavioral Economics. 
Kahneman e Tversky introdussero concetti tratti dalla psicologia nello studio economico. 
Senza abbandonare lo studio assiomatico, iniziarono a introdurre novità per spiegare i dati 
empirici osservati. Nella teoria del prospetto introdussero il punto di riferimento o status 
quo, in base al quale i soggetti valutano le lotterie come potenziali vincite o potenziali 
perdite. Trovarono inoltre individui avversi al rischio per quanto concerne le vincite e 
propensi al rischio per le perdite. Vi è un punto di discontinuità nel punto di riferimento, in 
quanto l’avversione alle perdite dà più disutilità, in valore assoluto, dell’utilità di un 
guadagno. Un altro fattore fondamentale è che le probabilità vennero ponderate secondo 
una valutazione soggettiva e non semplicemente utilizzate. Tali concetti verranno 
approfonditi più avanti. Dal momento che questa formulazione era assiomaticamente 
irrazionale, perché in alcuni casi, con lotterie composte, violava indirettamente la 
dominanza stocastica di primo ordine, formularono la teoria cumulativa del prospetto. Una 
differente e più complicata ponderazione delle probabilità assicura il rispetto della 
dominanza stocastica. Alcuni studi successivi hanno mostrato come, però, la prima 
versione della teoria meglio rappresentasse i dati e l’esistenza di una discontinuità fra 
probabilità molto alte e la certezza
4
. 
 
Scelte intertemporali 
I primi economisti e filosofi, tra cui Pigou e Ramsey, che si occuparono di scelte 
intertemporali consideravano scontare il futuro come una “deficienza dell’intelletto”. 
L’economia classica introduce il concetto di fattore di sconto temporale, specialmente nella 
sua forma esponenziale. Il concetto di partenza è che l’utilità di un euro oggi dal punto di 
vista attuale è maggiore dell’utilità di un euro domani. Le ragioni di questo concetto 
possono essere svariate: possibilità che abbiano una scadenza, possibilità di investirli per 
un tempo più lungo, una certa probabilità di un’improvvisa morte sopraggiunta (nonostante 
questa probabilità sia di due ordini di grandezza minore del fattore di sconto richiesto).  
Per tali motivi, o altri ancora ignoti, vi è una scheda di preferenze temporali che sconta 
somme future maggiormente più sono lontane nel tempo. 
                                                             
4
  Andreoni, J. e  Sprenger, C.(2011). Uncertainty equivalent: testing the limits of the independence axiom. NBER 
Working Paper No.17352. 14-26