Introduzione
Il tema delle politiche attive per il lavoro rappresenta una delle
questioni più discusse in riferimento al tema dell’occupazione e alle
sue problematiche. La sua applicazione nel contesto attuale ne
evidenzia l’importanza e la pone tra i temi di studio più importanti del
momento. Nel primo capitolo viene presentato il concetto di “lavoro”,
che ricopre una posizione centrale nell’esistenza di un individuo: sia in
termini di identità che di posizione sociale. Il lavoro garantisce
all’individuo identità e inclusione sociale.
Da qui l’importanza delle politiche del lavoro che rappresentano
quell’insieme di azioni mirate alla formazione ed al sostegno delle
persone per la collocazione lavorativa, in modo da aumentare la loro
possibilità di trovare una nuova occupazione. Una volta spiegata la
distinzione tra politiche passive e politiche attive del lavoro, il
discorso pone l’accento su quelle attive, che hanno la peculiarità di
intervenire e incidere direttamente sulla struttura del mercato del
lavoro, sia creando occupazione, che a scopo preventivo sulle
eventuali cause di disoccupazione. Viene poi presentato il quadro
della situazione italiana dal punto di vista legislativo e i mutamenti
che sono avvenuti storicamente in tema di lavoro, a partire dal 1919
con l’introduzione del primo schema pubblico di assicurazione
obbligatoria contro la disoccupazione, passando attraverso i tentativi
di liberalizzazione del mercato del lavoro avvenuti negli anni
Ottanta, in cui si abbandonò il modello garantista basato sul lavoro a
tempo indeterminato che aveva caratterizzato il periodo precedente;
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si è arrivati poi, negli anni Novanta, ad ulteriori cambiamenti tra cui
la partecipazione di una pluralità di attori, pubblici e privati, alla
produzione ed attuazione delle politiche. Si giunge così ai tempi più
recenti, caratterizzati dalla crisi finanziaria che ha colpito alcuni
paesi europei tra cui l’Italia, e che ha aperto la strada alla riforma
“Fornero”. Viene poi aperta una parentesi sul contesto europeo, al
cui interno nasce la Strategia europea per l’occupazione (SEO), al
fine di coordinare le politiche nazionali in materia di occupazione.
L’idea di fondo è quella di creare politiche per l’occupazione che
siano concordate e coordinate tra i vari stati membri.
Il secondo capitolo entra nel vivo del tema del reinserimento
lavorativo di persone svantaggiate, con particolare attenzione alle
persone provenienti da percorsi penali, presentando il quadro
concettuale, le teorie sociologiche che hanno affrontato questo
concetto insieme a quello di devianza, e il quadro normativo e
legislativo in tema di reinserimento lavorativo in Italia. Si descrivono
i vari tentativi che nel tempo hanno portato il legislatore a voler
incentivare sempre di più tale reinserimento, fino a giungere
all’importanza che ha ricoperto la cooperazione sociale e la
creazione di una rete transnazionale per il reinserimento dei
detenuti.
Il terzo capitolo descrive la situazione attuale in tema di
reinserimento lavorativo di persone provenienti dal circuito penale in
Italia; vengono presentati tre esperienze e progetti attivati in tre città
italiane, testimonianze della tendenza alla partecipazione di una
pluralità di attori nel progettare interventi finalizzati al reinserimento
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lavorativo di soggetti provenienti da percorsi penali. Infatti, queste
esperienze portate avanti a livello locale sono caratterizzate dal
coinvolgimento attivo della comunità, degli enti locali, del mondo del
lavoro oltre a quello del carcere, nel progettare interventi finalizzati
al reinserimento lavorativo di soggetti provenienti da percorsi penali,
testimoniando quindi un decentramento a favore degli enti locali.
Questi tentativi in corso di attuazione, però, devono fare i conti con
l’esistenza di una serie di fattori ostacolanti, che difficilmente
riescono ad essere superati ancora oggi.
1 Le politiche del lavoro
1.1 Lavoro e politiche del lavoro. Concetti e aspetti generali
Il lavoro indica un’attività dell'uomo in grado di produrre un certo
utile per se stesso o per altri uomini; esso costituisce un bene
economico in quanto esiste l'equivalente in denaro di ogni lavoro
effettuato. Il lavoro soddisfa un bisogno di se stessi o di un'altra
persona; quindi, il lavoro viene ad essere, nelle definizioni più
ricorrenti, un’attività cosciente diretta a conseguire un bene
economico. Non è, dunque, sufficiente lo svolgimento di una
qualsiasi attività per parlare di lavoro; occorre, invece, che l’attività
sia produttiva di un utile, di un bene, che sia cioè economica.
Con il termine lavoro, si intende designare l’attività umana a tutti i
livelli: il lavoro manuale e quello intellettuale, l’attività direttiva, quella
commerciale, imprenditoriale, ecc. Il lavoro è considerato come un
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insieme di attività praticate all’interno di contesti organizzati
socialmente e culturalmente. Nella nostra società spesso il lavoro
diviene un forte indicatore per rendere la persona “socialmente
riconoscibile” nell’interazione. Pertanto, l’avere o il non avere
un’attività lavorativa diventa un mezzo per categorizzare le persone,
per assegnare loro un posto (e un significato) nel nostro ambiente
psico-sociale.
Il lavoro permette alle persone di mettere in pratica le proprie
conoscenze, di sviluppare capacità ed abilità; rappresenta una fonte
di varietà e svolge un ruolo importante nell’organizzazione del
tempo. La rappresentazione di sé tende a costruirsi
progressivamente in quanto il lavoro mette in contatto l’individuo con
altre persone, e le valutazioni che provengono dagli altri sono una
fonte importante di informazione su se stessi. Inoltre, il lavoro
permette a ognuno di auto-valutarsi direttamente sulla base dei
risultati conseguiti e degli obiettivi raggiunti; il lavoro dunque ha un
determinato valore nella costruzione dell’identità e dell’autostima.
Esso svolge una funzione importante, in quanto è il luogo di
apprendimento della vita sociale, è il luogo della socializzazione, è il
luogo della costruzione delle identità, è luogo di interazione e
scambio, assicura il legame sociale e garantisce la costruzione del
sistema degli status e dei ruoli all’interno di un dato assetto sociale.
Il concetto di lavoro coincide strettamente con il concetto di persona.
L’attività lavorativa è sicuramente momento di produzione, ma
soprattutto autorealizzazione ed alto momento di vita etica (cfr.
Grasselli, Montesi, 2010, pag. 10). Il ruolo lavorativo è centrale nella
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definizione del Sé, come nella propria quotidianeità: il lavoro
garantisce, quindi, identità, inclusione sociale, autonomia economica,
autonomia decisionale e strategico-esistenziale.
“Per politiche del lavoro si intendono quell’insieme di interventi pubblici
rivolti alla tutela dell’interesse collettivo all’occupazione” (Ferrera,
2006, pag. 113).
Esse svolgono tre principali compiti:
•
la regolamentazione del mercato del lavoro, attraverso la
regolazione della modalità di incontro tra domanda e offerta
di lavoro, e tra ingresso e uscita dal mercato del lavoro;
inoltre attraverso la disciplina dei rapporti di lavoro, nel
rispetto dei diritti e doveri dei lavoratori.
•
l a p r o m o z i o n e d e l l ’ o c c u p a z i o n e , t r a m i t e m i s u r e p e r l o
stimolo della domanda;
•
la garanzia del reddito, contro il rischio di disoccupazione o
sospensione temporanea del posto di lavoro.
Le politiche del lavoro si dividono in passive e attive. Le politiche
passive del lavoro sono prestazioni monetarie erogate ai disoccupati
o a chi rischia di diventarlo. In ogni paese europeo ci sono, infatti,
sistemi di “ammortizzatori sociali” a tutela del reddito dei
disoccupati. “Per ammortizzatori sociali del lavoro si intende
l’insieme di strumenti pubblici di sostegno del reddito nel momento
della perdita di occupazione o di passaggio, in un tempo più o meno
definito, da un’occupazione all’altra, inclusa la pensione o di
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riduzione dell’utilizzo totale o parziale di lavoratori dipendenti con
mantenimento di rapporto di lavoro (cassa integrazione guadagni a
zero ore oppure ad orario ridotto). Quindi si tratta di quel sistema di
meccanismi di tutela del reddito dei lavoratori che sono in procinto di
perdere o hanno perso il posto di lavoro” (Grasselli, Montesi 2010,
pag. 46). Questi sistemi si scompongono in tre pilastri:
•
pilastro assicurativo, in cui le prestazioni sono erogate,
per durate massime prestabilite, a fronte di versamenti
contributivi.
•
pilastro assistenziale “dedicato”, in cui le prestazioni
vengono corrisposte in base ai diversi requisiti di reddito,
ed erogate nel caso di impossibilità di accesso al primo
pilastro oppure in caso di esaurimento delle spettanze e
persistenza dello stato di disoccupazione.
•
pilastro assistenziale “generale”, che riguarda le persone
le quali si trovano in condizioni di povertà o hanno delle
difficoltà che ostacolano un reinserimento nel mercato del
lavoro. Non è specificatamente rivolto ai lavoratori (cfr.
Ferrera, 2006, pag. 114).
Le politiche attive del lavoro, invece, sono interventi che incidono
direttamente sulla struttura del mercato del lavoro, creando
occupazione oppure a scopo preventivo sulle possibili cause di
disoccupazione.
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