4
INTRODUZIONE
Il ventennio fascista è sicuramente uno dei periodi più controversi della storia
italiana. Il fascismo venne inizialmente visto come una sorta di possibile
soluzione alla crisi politica e ideologica che si sviluppò in Italia con la fine della
Prima Guerra Mondiale. Ma l’accentramento del potere nelle mani di Mussolini e
il suo regime sempre più totalitario svelarono l’avvento di una vera e propria
dittatura.
Nonostante ciò, su un piano intellettuale, almeno in un primo momento,
furono ancora possibili dei dissensi e alcuni pensatori e studiosi non fascisti
accettarono di collaborare direttamente o indirettamente alla creazione di una
nuova Italia.
Alla fine degli anni Trenta, quando divenne sempre più evidente che nello
scacchiere europeo stavano cominciando a muoversi le pedine che avrebbero
portato allo scoppio di un conflitto, l’Italia fascista aveva già da tempo
cominciato ad interessarsi all’Estremo Oriente, in particolare alla Cina, grande
Paese con una cultura millenaria. Fu così che alcuni italiani residenti nel Paese di
Mezzo e legati all’ambiente diplomatico decisero di fondare un istituto che
avrebbe aiutato la diffusione della cultura italiana, una delle più ricche ed antiche
del mondo: il Centro Culturale Italiano di Pechino.
In queste pagine cercherò di analizzare il modo in cui il Centro Culturale
venne creato ed organizzato, gli obiettivi di espansione culturale ad esso legati e
le attività portate avanti dai suoi padri fondatori.
Partirò dal concetto di “diplomazia culturale”, il quale si trova alla base
dell’idea di promozione della cultura di un Paese all’estero, in modo da
aumentarne il prestigio sul piano internazionale, soffermandomi sul caso italiano
5
e sui decreti adottati dal Regno d’Italia per regolamentare le iniziative e l’opera
di enti italiani con sede in diversi Paesi stranieri, come le Scuole italiane
all’estero e la Società Dante Alighieri.
Nel secondo capitolo mi occuperò della promozione culturale durante il
regime fascista e tratterò in particolare degli Istituti Italiani di Cultura, istituti
creati dall’apparato fascista con lo scopo di espandere l’italianità e la grandezza
del Bel Paese nel mondo.
Nel terzo ed ultimo capitolo, dopo una breve introduzione sui rapporti culturali
tra Italia e Cina, mi soffermerò nello specifico sulla nascita e sui primi anni di
attività del Centro Culturale Italiano a Pechino, vale a dire dal 1939 al 1943,
basandomi sui documenti conservati nei fascicoli dei Fondi ministeriali
“Ambasciata di Pechino” e “Archivio scuole” dell’Archivio Storico del Ministero
degli Affari Esteri, per finire poi con l’esposizione del caso del connazionale
Antonio Riva, Segretario Onorario del Centro, giustiziato a Pechino nel 1951 con
l’accusa di aver organizzato un attentato ai danni del presidente Mao Zedong in
piazza Tian’anmen l’anno precedente.
Vorrei anche ringraziare la Dott.ssa Federica Onelli per avermi pazientemente
spiegato come vengono catalogati i documenti nell’Archivio storico del
Ministero degli Affari Esteri e per avermi seguita ed aiutata con molta
disponibilità durante le mie ricerche.
6
LA DIPLOMAZIA CULTURALE ITALIANA
1.1 La diplomazia culturale
La diplomazia culturale per molti Paesi è sempre stata un mezzo di
promozione e di accrescimento del proprio prestigio, in particolar modo durante i
due conflitti mondiali, quando era molto sentita la necessità di influenzare le
opinioni pubbliche degli altri paesi a proprio favore, senza dover necessariamente
ricorrere ad una più pericolosa propaganda diretta, caratteristica dei regimi
totalitari.
1
Si tratta della rete di relazioni specificatamente culturali che tocca i diversi
Paesi ed è portata avanti dai governi o dalle organizzazioni internazionali dotati
di soggettività giuridica internazionale. Essa aiuta la tradizionale azione
diplomatica, la quale si occupa invece dei rapporti politici, commerciali ed
economici.
2
Il fine ultimo della politica estera è quello di perseguire la sicurezza
e gli interessi dello Stato; tale compito rientra anche nella sfera della diplomazia
culturale che, promuovendo la reciproca conoscenza tra gli Stati, aiuta ad evitare
il pericolo di conflitti, spesso causati da incomprensioni.
3
Delle volte si assiste
addirittura al caso del popolo politicamente vinto che supera o influenza
culturalmente il vincitore.
4
L’obiettivo primario della diplomazia culturale è quello di influire, attraverso
una prospettiva a medio e lungo termine, sulla mentalità delle élite intellettuali,
economiche, religiose ed anche politiche in modo che queste, a loro volta,
1
Medici Lorenzo, Dalla propaganda alla cooperazione – La diplomazia culturale italiana nel
secondo dopoguerra (1944-1950), CEDAM, Assago, 2009, p. xi.
2
Medici Lorenzo, Dalla propaganda alla cooperazione, cit. pp. xvii-xviii.
3
Gori Umberto, La “diplomazia” culturale multilaterale dell’Italia – Elementi per uno studio
sistematico dell’azione italiana nel quadro di una teoria delle relazioni internazionali, Bizzarri,
Roma, 1970, p. 22.
4
Baistrocchi Massimo, Elementi di politica culturale estera, Armando editore, Roma, 1985, p.7.
7
influenzino l’opinione pubblica, una parte più ampia della popolazione.
5
Assegnazione di borse di studio, istituzione di cattedre di lettorato nelle
università straniere, attività di docenti e artisti, programmi di istituti educativi e
culturali sono alcuni degli strumenti più utilizzati dalla diplomazia culturale per
perseguire i propri obiettivi.
6
Il significato di “diplomazia culturale” rientra nell’accezione del termine
propaganda,
7
intesa come: “Azione che tende a influire sull’opinione pubblica e i
mezzi con cui viene svolta. È un tentativo deliberato e sistematico di plasmare
percezioni, manipolare cognizioni e dirigere il comportamento al fine di ottenere
una risposta che favorisca gli intenti di chi lo mette in atto. […] utilizza tecniche
comunicative che richiedono competenze professionali, nonché l’accesso a mezzi
di comunicazione di vario tipo, in particolare ai mass media, e implicano un certo
grado di occultamento, manipolazione, selettività rispetto alla verità. I messaggi
possono arrivare a implicare diversi gradi di coercizione o di minaccia, possono
far leva sulla paura o appellarsi ad aspirazioni positive. Rientrano nella
propaganda alcune forme di comunicazione pubblica istituzionalizzata come
l’attività di pubbliche relazioni di organi governativi, grandi imprese e altre
istituzioni, le campagne politiche, le campagne di pubblica informazione.”
8
La
diplomazia culturale, infatti, cerca di conquistare il favore delle masse attraverso
mezzi, la diffusione della cultura appunto, che le permettono di influenzare
l’opinione pubblica.
In questo senso, è fondamentale nel campo delle relazioni internazionali il
ruolo e il concetto di cultura.
9
La sua importanza come strumento di politica
estera è sempre stata riconosciuta dal punto di vista diplomatico.
10
Come scrive
5
Medici Lorenzo, Dalla propaganda alla cooperazione, cit., p. xviii.
6
Ibidem.
7
Ibid., p. xix.
8
Treccani – L’enciclopedia italiana on-line, www.treccani.it/enciclopedia/propaganda/
9
Medici Lorenzo, Dalla propaganda alla cooperazione, cit., p. xx.
10
Torcutti Elisa, Diplomazia culturale e politica culturale, Università degli studi di Trieste–
Facoltà di Scienze Politiche, Trieste, 2005, p. 9.
8
Gori
11
, “la potenza materiale non è più elemento necessario e sufficiente a
determinare l’influenza degli Stati. Oggi le idee prevalgono sulla forza”.
12
Il
professor Buccianti
13
invece afferma che “l’arte diplomatica, a differenza della
politica e delle armi, non consiste nel creare gli equilibri ma nel mantenerli o nel
contribuire a migliorarli, attraverso il negoziato”.
14
E’ lecito, a questo punto, domandarsi cosa sia la “cultura”. Secondo una delle
principali enciclopedie italiane, col termine cultura si indica “l’insieme delle
cognizioni intellettuali che, acquisite attraverso lo studio, la lettura, l’esperienza,
l’influenza dell’ambiente e rielaborate in modo soggettivo e autonomo diventano
elemento costitutivo della personalità, contribuendo ad arricchire lo spirito, a
sviluppare o migliorare le facoltà individuali, specialmente la capacità di
giudizio”, nonché il “complesso delle istituzioni sociali, politiche ed economiche,
delle attività artistiche e scientifiche, delle manifestazioni spirituali e religiose
che caratterizzano la vita di una determinata società in un dato momento
storico”.
15
La cultura in sostanza è ciò che caratterizza l’uomo, ciò che lo
differenzia dal resto degli animali, è “l’educazione dell’uomo a una vita
propriamente umana, rappresentata di solito dalla vita in società e, al livello più
elevato, dall’esercizio delle attività intellettuali”.
16
Una “vita propriamente
umana” non è necessariamente sinonimo di “vita pacifica”, infatti anche la guerra
può essere un potente veicolo di interpenetrazione culturale, nonostante escluda
la capacità di assumere un punto di vista di altri.
17
11
Professore ordinario presso il Dipartimento di Scienza della Politica e Sociologia
dell’Università degli Studi di Firenze.
12
Gori Umberto, La “diplomazia” culturale multilaterale dell’Italia, cit., p.12.
13
Buccianti Giovanni, professore ordinario della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università
degli Studi di Siena.
14
Pellegrini Vincenzo (a cura di), Ministro degli Affari Esteri – Archivio Storico Diplomatico,
Amministrazione centrale e diplomazia italiana (1919-1943): fonti e problemi – Atti del
Convegno, Certosa di Pontignano (Siena), 26-27 aprile 1995, Istituto poligrafico e Zecca dello
Stato, Roma, 1998, p.23.
15
Treccani – L’enciclopedia italiana on-line, www.treccani.it/enciclopedia/cultura/
16
Ibidem.
17
Gori Umberto, La “diplomazia” culturale multilaterale dell’Italia, cit., p.17.
9
Sin dall’antichità la cultura è sempre stata dai governi e dalle leadership usata
come strumento utile alla propria affermazione, all’influenza, alla pressione e
addirittura alla conquista di altri Paesi.
18
In alcuni casi si arriva alla propaganda
culturale (spesso intrecciata con quella politica) che, come mezzo “pacifico”,
attraverso l’esaltazione delle capacità o delle imprese di alcuni personaggi, ne
accompagna l’ascesa al potere senza che ci sia bisogno di un vero e proprio
ricorso all’uso delle armi. Basti pensare al Commentarii De Bello Gallico
19
,
meglio noto solamente come De Bello Gallico, minuziosa descrizione della
campagna militare alla conquista della Gallia (avvenuta nel periodo 58-50 a.C.),
di cui si servì Giulio Cesare
20
per accrescere la propria reputazione e influenza a
Roma, nonché difendere se stesso e la propria politica militare dalle accuse del
Senato.
Al giorno d’oggi il concetto di cultura non può ridursi a semplici modelli
astratti, ma comprende l’intero insieme della conoscenza umana: la letteratura,
l’arte, le ricerche, le conquiste della scienza e le relative applicazioni tecniche,
ecc. Tutto ciò determina il progresso della cultura stessa, il quale richiede una
sempre più fitta rete di scambi e collaborazioni tra i Paesi che, a loro volta,
contribuiscono ad accelerare un comune progresso, sia economico che socio-
culturale.
21
1.2 La diplomazia culturale italiana e le scuole italiane all’estero
La rilevanza del ruolo giocato dalla cultura nella diplomazia di un Paese come
l’Italia risulta piuttosto chiara se si pensa alla ricchezza del nostro patrimonio
culturale. Si veda ad esempio la lista dei Siti Patrimonio dell’Umanità (World
Heritage List) redatta dall’UNESCO
22
(United Nations Educational, Scientific
18
Torcutti Elisa, Diplomazia culturale e politica culturale, cit., p. 10.
19
Vedi Caio Giulio Cesare, De Bello Gallico, traduzione, introduzione e note a cura di Paolo
Borgonovo, Tascabili La spiga, Milano, 2008.
20
100-44 a.C.
21
Foschi Francesco, Sugli Istituti Italiani di Cultura all’estero, Vallecchi, Firenze, 1980, p.17.
22
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura è stata fondata
a Londra il 16 Novembre 1945, è operativa dal 1946. Ha il proposito di contribuire al
10
and Cultural Organization) nel 1972. Secondo l’ultimo aggiornamento effettuato
nel giugno 2013, l'Italia sarebbe la nazione a detenere il maggior numero di siti
(49), seguita da Cina (45) e Spagna (44), su un totale di 981 siti sparsi in 160
Paesi.
23
A ciò si aggiunga anche il lungo elenco di mentalità brillanti e personalità
di spicco che hanno reso famosa l’Italia come paese di “poeti, santi e
navigatori”.
24
Dopo l’unità d’Italia, avvenuta nel 1861, il neonato Regno non era in grado di
affermarsi militarmente in campo internazionale come grande potenza al pari di
Gran Bretagna, Impero prussiano e Austria-Ungheria. Il governo italiano
necessitava di assicurare al Paese un periodo di pace e tranquillità, in modo da
risolvere i problemi di politica interna e garantire l’indipendenza duramente
conquistata.
25
Al Regno d’Italia non restava quindi che puntare sulla lunga tradizione
letteraria e sul ricco patrimonio culturale di cui disponeva, e di cui poteva andare
fiero, dando una mano alla diplomazia politica per promuovere la propria
immagine all’estero e guadagnarsi un posto d’onore in campo internazionale.
Questi obiettivi vennero inizialmente perseguiti con la creazione di scuole
italiane all’estero: come sarebbe stato altrimenti possibile far conoscere la
propria cultura agli stranieri, se prima non si fosse insegnata loro la lingua capace
di veicolare i contenuti di tale cultura? Foschi
26
risponde che: “La lingua non è
soltanto un veicolo, ma anche e soprattutto il deposito accumulatosi nei secoli,
mantenimento della pace, del rispetto dei Diritti Umani e dell'Uguaglianza dei popoli attraverso
i canali dell'Educazione, Scienza, Cultura e Comunicazione. www.sitiunesco.it
23
Per la lista completa si veda il sito ufficiale dell’UNESCO, whc.unesco.org/en/list/
24
Cit. discorso di Benito Mussolini del 2-10-1935 contro la condanna mossa all’Italia dalle
Nazioni Unite in seguito all’aggressione all’Abissinia.
25
Giordano Giancarlo, Storia della politica internazionale 1870/1992, Franco Angeli, Milano,
1994, p. 33.
26
Foschi Franco, 1931-2007, laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Parma, è stato
un neurologo, politico e scrittore italiano. Iscritto nel partito di Democrazia Cristiana, è stato
deputato dalla V alla IX legislatura della Repubblica, sottosegretario degli Esteri durante il III e
IV governo Andreotti e ministro del lavoro durante il secondo governo Cossiga e il governo
Forlani.
11
del patrimonio culturale di una nazione.”
27
Era pertanto necessario diffondere
preliminarmente l’italiano.
Tale compito venne facilitato dal fenomeno dell’emigrazione, il quale vedeva
un sempre crescente numero di italiani che, per cercare lavoro o in cerca di
fortuna, si trasferivano all’estero, in prevalenza nei Paesi del bacino del
Mediterraneo e in Sud America
28
, seguivano quelli del nord Europa, dell’Europa
orientale, gli Stati Uniti e, successivamente, in Asia Orientale. Tutto ciò
richiedeva la presenza di scuole all’estero per la “conservazione alla patria degli
emigrati e diffusione della lingua e del pensiero italiano”.
29
I primi tentativi da
parte di privati di istituire delle scuole italiane all’estero furono di breve durata;
fu grazie alle Missioni cattoliche e all’attività della Massoneria che si assistette
alla nascita di istituzioni maggiormente stabili.
30
Durante tutto l’Ottocento vennero istituite scuole per l’insegnamento della
lingua e della cultura italiana nelle principali città meta dell’emigrazione dei
cittadini italiani. Fu nel 1870 che il Ministero degli Affari Esteri acquisì la
competenza delle scuole italiane all’estero cedutagli dal Ministero della Pubblica
Istruzione, il quale designava però un proprio funzionario incaricato di
controllare l’ordinamento didattico.
31
Negli anni ’80 del XIX secolo vennero fondate decine di nuove scuole in tutto
il mondo, dai giardini d’infanzia alle scuole secondarie. Tali istituti, per essere
classificati come “regie scuole italiane”, ed essere quindi di pari livello con
quelle sul territorio italiano, dovevano assumere solo insegnanti laici con titoli
27
Foschi Francesco, Sugli Istituti Italiani di Cultura all’estero, cit., p. 34.
28
Carrera Alessandro, Gli strumenti istituzionali per la promozione della cultura italiana
all'estero, p.1, in “Storia Della Letteratura Italiana” a cura di E. Malato, Vol. XII, "La
Letteratura Italiana Fuori d'Italia", coordinato da Luciano Formisano, Salerno Editrice, Roma,
2002. Scaricabile in pdf dal sito www.ilsegnalibro.com/normativa/pagina_iniziale.html.
29
Medici Lorenzo, Dalla propaganda alla cooperazione, cit., p. 1, cit. da Strata Guglielmo,
Scuola Italiana e Scuola Straniera. Scuole italiane all’estero, “Romana”, V, 1941, p. 48.
30
Floriani Giorgio, Cento anni di scuole italiane all’estero, Armando editore, Roma, 1974, pp.
6-7.
31
Medici Lorenzo, Dalla propaganda alla cooperazione, cit. p. 3.
12
riconosciuti, col compito di impartire un’educazione liberale e tollerante;
potevano quindi essere ammessi ai corsi non solo i figli di cittadini italiani, ma
anche i cittadini stranieri professanti qualunque credo religioso.
32
Le cause del fatto che venissero ricercati esclusivamente insegnanti laici e che
le scuole potessero essere frequentate da tutti, non solo da cattolici, senza
discriminazioni religiose, erano da ricercare negli attriti tra il governo dell’Italia
unita e la Chiesa, dovuti alla “questione romana”
33
.
1.3 La regolamentazione delle scuole italiane all’estero
Il primo impianto organizzativo e normativo in merito alle Regie scuole
italiane all’estero si ebbe l’8 dicembre del 1889 con il regio decreto n. 6566, fatto
approvare da Francesco Crispi
34
e Paolo Boselli
35
.
La “legge Crispi”
36
prevedeva:
la laicità dell’educazione;
il passaggio delle competenze dal Ministero dell’Istruzione al Ministero
degli Affari Esteri;
la gestione diretta delle scuole per quanto concerne il personale docente, il
regolamento e i programmi;
la creazione di un ispettorato generale con sede al Ministero degli Affari
Esteri e di Direzioni centrali all’estero;
32
Ibidem.
33
Fossati Marco, Luppi Giorgio, Zanette Emilio, La città dell’uomo 2, Settecento-Ottocento,
Mondadori, Bologna, 2005, p. 387. La "questione romana" è la controversia relativa al ruolo di
Roma durante il Risorgimento: la città era sede del potere temporale del Papa ma in quell’anno
venne anche proclamata capitale d'Italia, in seguito ad un discorso di Cavour tenuto alla Camera
dei Deputati, nel quale ricordava le ragioni storiche di tale decisione e il fatto che l’annessione
militare di Roma (avvenuta di fatto nel 1870) avrebbe contribuito a cancellare il potere
temporale della Chiesa.
34
1818-1901, ricoprì la carica di Presidente del Consiglio e di Ministro degli Esteri dal 1887 al
1891 e dal 1893 al 1896.
35
1838-1932, ricoprì la carica di Ministro della Pubblica Istruzione dal 1888 al 1891.
36
Per approfondire si legga Floriani Giorgio, Cento anni di scuole italiane all’estero, cit., pp.
13-21.