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INTRODUZIONE
Il problema del male è uno dei temi più vasti e affrontati all’interno della
filosofia, molti filosofi antichi, moderni e contemporanei si sono confrontati con
esso. È uno di quei problemi senza una risposta definitiva e soddisfacente:
implica un continuo rinvio della soluzione perché sempre nuove domande si
affacciano a complicare tale questione. È un problema decisamente complesso e
articolato: forse davvero insolubile?
Tra i tanti filosofi che sono stati conquistati da tale problema e hanno
tentato di sondarne gli abissi, c’è Luigi Pareyson, filosofo piemontese, morto
una ventina di anni fa, nel 1991. Il suo pensiero parte dall’esistenzialismo –
corrente filosofica ancora inesplorata nell’Italia degli anni ’40 – per approdare
quasi quarant’anni più tardi alla formulazione di quell’ontologia della libertà, che
congiungendo in un forte nesso l’essere e la libertà, tenterà di dare una risposta
al problema del male e alla sua possibilità di fronte al Dio della tradizione
cristiana.
Il nostro intento è di mettere in luce proprio tale tentativo di risposta:
cercheremo di evidenziare le articolazioni principali del pensiero di Pareyson
nel suo confronto con il tema del male, della sofferenza, del dolore, di Dio e
della libertà.
In particolare nel primo capitolo si tenterà una ricostruzione delle tappe
fondamentali del pensiero del filosofo piemontese a partire dai suoi studi
giovanili dedicati al tema dell’esistenzialismo che Pareyson declinerà in una
forma di personalismo ontologico; per poi passare all’ontologia dell’inesauribile
e quindi al confronto tra le verità e le sue interpretazioni; per approdare infine a
quell’ontologia della libertà, di cui si diceva sopra, vero culmine del pensiero
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pareysoniano, preparato e anticipato sotto certi aspetti – che si tenterà di
mettere in evidenza – dalle tappe che lo precedono.
Il secondo capitolo invece tratterà più nello specifico i temi dell’ontologia
della libertà e in particolare il suo nucleo principale, quello del male nel suo
rapporto con la libertà di Dio e la libertà dell’uomo. È all’interno di questo
contesto che Pareyson arriverà a elaborare il “discorso temerario” del “male in
Dio”, discorso ai limiti dello scandalo e della blasfemia se si pensa che
riferimento imprescindibile del suo filosofare è il cristianesimo.
Il terzo capitolo tenterà di elaborare la soluzione al male nel mondo, e
tale soluzione Pareyson la trova nella sofferenza. È qui che si toccherà l’apice di
quella tragedia cosmoteandrica, di quella tragedia che non riguarda solo
l’uomo, ma anche Dio e l’universo intero. È quella tragedia che inizia con la
caduta dell’uomo causata dalla sua disobbedienza a Dio, atto col quale il male e
la sofferenza entrano nel mondo, corrompendo così la creazione stessa e
coinvolgendo Dio stesso in tale fallimento. Soffre l’uomo, soffre la creazione,
ma soffre anche Dio. Ma la sofferenza ha in sé un carattere espiativo che offre
all’uomo – e a Dio nel Cristo in croce – la possibilità di riscattarsi e riscattare la
creazione.
Infine il quarto capitolo vuole essere un contributo alternativo, una
risposta alternativa al dilagare del male nel mondo. Si vorrebbe dimostrare che
l’uomo ha a disposizione, in particolare, un dispositivo che può fermare la
diffusione del male e della sofferenza all’interno del creato. Tale dispositivo
viene individuato nel perdono. A sostegno della nostra tesi viene portato a titolo
d’esempio un testo Non c’è futuro senza perdono
1
, scritto dal premio Nobel per la
pace Desmond Tutu, che racconta il processo di ricostruzione del Sudafrica
post-‐‑apartheid grazie anche al lavoro della Commissione per la Verità e la
Riconciliazione.
1
Tutu, Non c’è futuro senza perdono, Feltrinelli, Milano 2001.
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Male, sofferenza, libertà, divinità, essere sono questi gli ingredienti
fondamentali del pensiero di Pareyson che egli affronta attraverso una
dialettica degli opposti, che mantiene i termini contraddittori nella loro
tensione, una dialettica pascaliana più che hegeliana, una dialettica tensiva più
che conciliativa. Non c’è niente di conciliante nel pensiero di Luigi Pareyson, il
suo è un pensiero tragico a tutti gli effetti, un pensiero che ha voluto sondare gli
abissi del male e della sofferenza, della libertà e della divinità. Un pensiero che
ha voluto sperimentare il “baratro della ragione”, che ha cercato una risposta a
quella domanda fondamentale “perché esiste l’essere piuttosto che il nulla?”;
pensiero che ha trovato tale risposta nella libertà originaria, nella libertà divina,
origine non solo del bene ma anche del male. Un pensiero che ha scelto di
affrontare il problema del male non semplicemente sul piano etico, perché ha
colto che tale problema ha le sue radici a livello ontologico, a livello dell’essere
e della libertà, perché l’essere è libertà, libertà originaria e profondamente
ambigua. Da qui tutto il tragico dell’esistenza: umana, divina, dell’universo
intero. Tragedia cosmoteandrica.
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Capitolo I
VERSO L’ONTOLOGIA DELLA LIBERTA’
Luigi Pareyson (1918-‐‑1991) è stato una delle figure più significative all’interno
del panorama filosofico italiano del Novecento. Lui stesso si è definito un
esistenzialista, e sicuramente a lui si deve la diffusione e la conoscenza
dell’esistenzialismo a partire dagli anni ’40 in Italia, quando ancora dominanti
erano le correnti neoidealiste ed hegeliane rappresentate dalla scuola crociana e
gentiliana.
Il suo pensiero può facilmente essere suddiviso in tre periodi: il primo
periodo è quello dell’esistenzialismo personalistico o personalismo ontologico
che si apre con la sua tesi di laurea Jaspers e la filosofia dell’esistenza (1939) e trova
la sua più compiuta elaborazione nel volume Esistenza e persona (1950);
dominanti in questo periodo sono i temi esistenzialistici della persona come
coincidenza di autorelazione ed eterorelazione. Il secondo periodo ha come
opera paradigmatica Verità e interpretazione (1971) con cui Pareyson si inserisce a
pieno diritto nell’orizzonte dell’ermeneutica – affiancandosi così ai grandi
maestri dell’ermeneutica: Gadamer e Ricoeur – sviluppando l’idea
dell’ontologia dell’inesauribile oltre ad un’elaborata teoria estetica che fa perno
sul concetto di formatività. Infine l’ultimo periodo del suo pensiero è
caratterizzato dalla riflessione sui temi della libertà, del male e di Dio
culminante nell’opera – postuma – Ontologia della libertà (1995), in cui il nostro
autore scandaglia gli abissi della libertà e cerca di rispondere alla terribile
domanda unde malum? trovando la risposta in quello che lui stesso definisce,
citando Plotino, un “discorso temerario”, quello del “male in Dio”.
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1. Esistenzialismo personalistico
Come già è stato detto, a Pareyson si deve la diffusione del pensiero
esistenzialista in Italia, proprio perché l’autore stesso vede nell’esistenzialismo
un pensiero di rottura rispetto a quello dominante, cioè l’hegelismo di Gentile e
di Croce. Ma, ancor più in profondità, l’esistenzialismo è visto da Pareyson
come la risposta, la soluzione a quella crisi dell’età moderna che coincide
proprio con la dissoluzione dell’hegelismo.
1.1. Esistenzialismo come pensiero della crisi
L’esistenzialismo è allora il pensiero della crisi, la filosofia della crisi. Di fronte
alla dissoluzione dell’hegelismo, l’esistenzialismo rappresenta la presa di
coscienza di tale dissoluzione e si pone al tempo stesso come l’unica, tra le
filosofie, in grado di superare tale crisi. La crisi dell’hegelismo è la crisi della
filosofia moderna stessa, quella filosofia che si è sviluppata a partire da Cartesio
fino a Hegel e che si è fondata sul razionalismo metafisico.
Tuttavia, pur essendo l’esistenzialismo “l’unica tra le filosofie
contemporanee che è veramente la coscienza della crisi, l’unica che offre
veramente una chiave per interpretare la crisi attuale, l’unica che rappresenta
nella forma più chiara e profonda i problemi più tipici e più urgenti del giorno
d’oggi»
2
, il suo atteggiamento nei confronti dell’hegelismo rimane comunque
ambiguo, le soluzioni da esso proposte rimangono ancora all’interno
dell’orizzonte hegeliano. L’esistenzialismo è consapevole del carattere equivoco
dell’onnicomprensibilità del sistema hegeliano e tuttavia ne rimane prigioniero.
Due sono i filosofi a cui Pareyson fa riferimento e che vede come i
2
L. Pareyson, Esistenza e persona, Il melangolo, Genova 2002, p. 78.
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rappresentanti della filosofia contemporanea che contribuiscono al frantumarsi
del pensiero hegeliano: Kierkegaard e Feuerbach. Kierkegaard scinde il
pensiero hegeliano, mentre Feurbach lo inverte. Kierkegaard separa finito e
infinito, pensiero e realtà. La verità per Kierkegaard è accessibile, ma dal
singolo; esiste un sapere universale, assoluto – e in questo è ancora vicino ad
Hegel – ma tale sapere è conoscibile dal singolo. Feuerbach, invece, invertendo
il rapporto tra realtà e pensiero afferma che è perché c’è un’esistenza sensibile,
che c’è il pensiero e non il contrario. La priorità va all’esistenza singola e non al
pensiero.
Con questi due autori si apre allora la filosofia contemporanea: il
pensiero feuerbachiano porterà allo sviluppo della filosofia della prassi che
culminerà con l’elaborazione del marxismo, il pensiero kierkegaardiano, invece,
sarà la linea guida delle filosofie dell’esistenza primonovecentesche.
1.2. Esistenzialismi
Sono tre le correnti che il nostro autore individua nell’esistenzialismo: quella
tedesca, quella francese e infine quella russa. Tre sono dunque gli
esistenzialismi che si sono diffusi all’interno del pensiero occidentale e che
hanno come loro rappresentanti Jaspers, Kierkegaard e Heidegger per
l’esistenzialismo tedesco; Marcel per quello francese; Berdjaev per quello russo.
Pur essendo questi autori imprescindibili per cogliere e ricostruire il pensiero
pareysoniano, tuttavia l’esistenzialismo del nostro rappresenta già un
superamento di essi. L’esistenzialismo di Pareyson, infatti, ha “un’esisgenza che
va oltre quella esistenzialistica: l’esigenza di cogliere l’esistenza singola, la
finitezza nella sua positività, nella sua ricchezza, cioè nel suo essere persona”
3
.
3
F. Tomatis, Pareyson. Vita, filosofia, bibliografia, Morcelliana, Brescia 2003, p. 41. Ciò che
fondamentalmente Pareyson critica dell’esistenzialismo come filosofia nata dalla crisi del razionalismo