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INTRODUZIONE
MOTIVAZIONE ALLA RICERCA
I bambini e gli adolescenti di origine straniera sono oggi una realtà stabile
e in crescita nel nostro Paese. Data la complessità del fenomeno migratorio e il
ventaglio di culture e provenienze che si trovano a convivere e condividere gli
stessi spazi di vita, si rende sempre più necessario lo studio e la comprensione
degli effetti dell’evento migratorio sulla capacità di adattamento sia dei soggetti e
delle famiglie migranti che di quelle del Paese ospitante.
L’esperienza migratoria può spesso comportare la sperimentazione di
situazioni stressanti per le famiglie migranti, dato che devono affrontare le perdite
connesse alla separazione dal Paese d’origine, l’adattamento ad un nuovo Paese
spesso con caratteristiche culturali molto diverse da quello di provenienza e
talvolta fronteggiare pregiudizi e discriminazioni.
Queste difficoltà si accentuano per i membri della famiglia che subiscono
l’evento migratorio in età adolescenziale e che si trovano ad affrontare delle
conseguenze negative post-migrazione simili a quelle degli adulti, alle quali si
aggiungono, però, le sfide e le richieste evolutive tipiche di questa fascia d’età.
L’esperienza migratoria, in età evolutiva, rende, perciò, il processo di costruzione
dell’identità estremamente complesso. Nonostante ciò, in molti casi, questi
ragazzi mostrano di rispondere alle molteplici difficoltà con un forte impegno a
ricercare soluzioni personali ai problemi determinati dall’esperienza migratoria e
dimostrano alti livelli di resilienza.
Sebbene in Italia i fenomeni migratori siano in costante aumento ci sono
ancora poche ricerche che esaminano le peculiarità di questi minori e di queste
famiglie che migrano verso un’altra cultura per andare ad evidenziale i bisogni ma
anche le risorse di cui sono portatori.
Per questo motivo ho voluto prendere in esame, nel mio elaborato, il
fenomeno migratorio focalizzandomi sulle condizioni delle famiglie immigrate e
ponendomi, più che altro, in osservazione degli adolescenti migranti per vedere
come vengono affrontate da questi ragazzi tutte le sfide date dal nuovo contesto e
dalla delicata fase evolutiva in cui si trovano.
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Per indagare l’adattamento di questi adolescenti stranieri ho compiuto con
confronto con altri adolescenti di origine italiana che non hanno subito nessun
evento migratorio. Questi due gruppi di ragazzi sono stati comparati sui
sentimenti e gli atteggiamenti che mostrano verso se stessi e sull’adattamento in
12 aree considerate di primaria importanza per il mondo psicologico degli
adolescenti. Inoltre si è voluta indagare la percezione che questi adolescenti hanno
delle loro relazioni attuali con i genitori e con i loro coetanei, oltre che le strutture
e le dinamiche in atto in questi ragazzi e nelle loro famiglie.
La prima parte dell’elaborato e specificatamente il primo capitolo, si
caratterizza per la descrizione del fenomeno migratorio e sulle sue proporzioni nel
territorio italiano, per poi concentrarsi sull’indagine della popolazione
adolescenziale migrante di prima e seconda generazione per mettere in evidenza
le peculiarità di questi soggetti attraverso anche una descrizione dei principali
fattori di rischio e di protezione che possono influenzare un buono o cattivo
adattamento in un nuovo contesto in seguito ad una migrazione.
Il secondo capitolo ha come protagonista l’adolescente migrante e la
formazione della sua identità, con l’intento di mettere in evidenza la percezione di
Sé che esso prova in seguito all’evento migratorio. Inoltre si è voluto inserire il
ruolo fondamentale che la famiglia svolge, in generale nella delicata fase
adolescenziale, che però nei casi di migrazione risulta essere ancora più
importante. In questo stesso capitolo si è preso in esame anche l’altro
fondamentale tipo di relazione che per i ragazzi adolescenti risulta essere sempre
più influente, cioè quella con i propri coetanei che nelle attuali società
multietniche possono essere instaurate con pari della stessa cultura o di culture
differenti.
La seconda parte di questa tesi espone la ricerca che ha come soggetti
ragazzi migranti e non, che si trovano nella fase adolescenziale. Vengono definiti
gli obiettivi e le ipotesi di partenza, le fasi di ricerca, il campione e gli strumenti di
indagine utilizzati. Inoltre, questa parte è dedicata anche all’analisi dei dati che la
ricerca ha rilevato.
In fine la discussione e le conclusioni commentano i risultati e si mettono
in evidenza i limiti e le possibili linee per un’indagine futura.
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1.1 IL CONTESTO DELLA MIGRAZIONE
Le migrazioni e le deportazioni di massa si sono avute in ogni epoca della
storia, ma oggi hanno assunto caratteristiche nuove che richiedono continuamente
nuove soluzioni. Esse costituiscono una dimensione notevole dell’interdipendenza
mondiale creatasi fra tutte le nazioni e rappresentano un fenomeno inevitabile e
una risposta strategica in un mondo attraversato da crisi politiche ed economiche e
segnato dalla disuguale distribuzione della ricchezza.
Le migrazioni risultano anche essere uno dei fenomeni sociali mondiali più
problematici e controversi, dal punto di vista delle cause e delle conseguenze. Per
quanto riguarda i paesi destinatari dei fenomeni migratori, che corrispondono
principalmente alle nazioni cosiddette sviluppate o in via di sviluppo, i problemi
che si pongono riguardano la regolamentazione ed il controllo dei flussi migratori
in ingresso e della permanenza degli immigrati. Senz’altro, dopo una certa
flessione dei flussi in entrata riscontrata a partire dal 2009 nei paesi
industrializzati, le migrazioni internazionali sono destinata ad aumentare ancora
(Dossier Statistico Immigrazione Caritas e Migrantes, 2012).
Il numero di persone che vivono in un Paese diverso da quello in cui sono
nate continua a crescere: dai 76 milioni del 1965 ai 132 milioni del 1998, cioè una
persona su 50 della popolazione mondiale. Oggi nessuno Stato sfugge a qualche
forma di migrazione. Gli organi internazionali accreditano circa 214 milioni tra
migranti e rifugiati nel mondo nel 2010. Gli stranieri residenti, inclusi i comunitari
che costituiscono la maggioranza (60%), sono 33.3 milioni, per i tre quarti
concentrati in Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna (Dossier Statistico
Immigrazione Caritas e Migrante, 2012).
Nella teoria della migrazione (Smilor, Gibson e Dietrich, 1990), nel
precisare le cause dell’emigrazione, ci si avvale della differenza tra i cosiddetti
fattori di spinta e di attrazione.
I fattori di spinta (push-factors) sono dati dalle condizioni negative
presenti nel luogo di origine, le quali determinano la migrazione: perlopiù si ha un
complesso di fattori, che possono essere di natura: fisica (clima, catastrofi
naturali), demografica (densità della popolazione), economica (povertà,
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disoccupazione), socioculturale (discriminazione, emarginazione sociale) o
politica (oppressione).
I fattori di attrazione (pull-factors) sono dati dalle condizioni effettive o
presumibili presenti nel luogo di destinazione, le quali invogliano al trasferimento.
Anche queste possono essere di natura fisica (clima favorevole), demografica
(scarsa densità di popolazione), economica (disponibilità di terre, opportunità di
lavoro, redditi maggiori), socioculturale (libertà individuale, opportunità per il
tempo libero) o politica (colonizzazione, asilo politico, programmi statali per
l’immigrazione) (Smilor, Gibson e Dietrich, 1990).
Mentre in passato i fattori di espulsione e attrazione erano da addebitarsi
prevalentemente a motivazioni economiche, oggi osserviamo, in proporzioni
ingigantite e complesse, l’accavallamento di ragioni economiche, politiche,
religiose, demografiche, che spiegano la decisione o il bisogno di espatriare. La
mobilità umana forzata è un fenomeno sempre più inclusivo nel quale convergono
masse crescenti di rifugiati, profughi politici ed economici, desplazados. Le cause
all’origine di questo fenomeno riflettono situazioni di squilibrio di varia natura
che perpetuano la tendenza allo spostamento. Là dove esiste uno squilibrio,
diviene molto probabile la tendenza all’esodo, a meno che non intervengano altri
fattori impedienti.
Nel complesso, si evidenzia chiaramente che le differenze negli standard
di vita, la distanza tra i paesi di origine e di destinazione e la dimensione dello
stock della popolazione dei due paesi costituiscono le variabili di maggiore rilievo
per spiegare i flussi migratori.
Un ulteriore fenomeno generale riguarda la rilevanza del cosiddetto effetto
network (catena migratoria): la presenza di una comunità di connazionali già
insediata facilita il flusso migratorio riducendo i costi di migrazione e di
integrazione e agevola l'inserimento nel mondo del lavoro. Questo risultato trova
riscontro sia in studi multi-country, sia in analisi specifiche su singoli paesi di
destinazione (Massey et al. 1993; Carrington, Detragiache e Vishwanath 1996;
Zavodny 1997; Hatton e Williamson 2002; Munshi 2003; Clark, Hatton e
Williamson 2007; Beine, Docquier e Ozden 2011).
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Quello della migrazione è un fenomeno talmente vasto che sarebbe
alquanto riduttivo tentare di esaurirlo in poche righe, ecco perché in questa sede ci
soffermeremo su un aspetto particolare del fenomeno, quello che riguarda il
nostro paese.
1.2 LA MIGRAZIONE NEL CONTESTO ITALIANO
L’Italia dal punto di vista migratorio risulta essere un paese molto
particolare poiché nel corso della storia ha conosciuto i due lati della stessa
medaglia: flussi prima in uscita e adesso in entrata. Punto di partenza e arrivo,
l’Italia non è sempre stata un territorio di approdo per migliaia di stranieri in cerca
condizioni di vita migliori. Al contrario l’Italia è stata soprattutto un luogo di
partenze e struggenti addii: sono stati gli italiani, infatti, ad essere i protagonisti
del più grande esodo migratorio che ha interessato l’epoca moderna.
Il nostro paese sta conoscendo, tuttavia, negli ultimi decenni, una nuova era,
perché da primo paese europeo di emigrazione, come è stata per più di un secolo, è
diventata il primo paese d'immigrazione del bacino del Mediterraneo,
trasformandosi progressivamente in un mosaico di etnie, lingue, culture e religioni.
Nel corso del 2008, per la prima volta nella storia, la popolazione residente
in Italia ha superato i 60 milioni (ISTAT, 2009). Tale crescita è dovuta totalmente
alla popolazione immigrata, grazie agli ingressi dei cittadini stranieri comunitari o
extracomunitari, alle nascite (di cui buona parte sono figli di immigrati) e
all’esiguo numero di decessi che vanno a ridurre l’impatto negativo dei bassi tassi
di natalità dei residenti autoctoni.
Nonostante l’incremento di stranieri in Italia risulti in lieve diminuzione
negli ultimi anni, la crescita totale della popolazione residente dal 2007 in poi è
però attribuibile in massima parte alla componente straniera in aumento. Nel 2011