Tesi di laurea:
L'analisi discriminante per la valutazione del rischio di credito.
Introduzione
Il presente lavoro affronta la tematica dell'analisi discriminante, come metodo
previsionale per valutare ex-ante l'affidabilità, la solvibilità economica e finanziaria
di una qualsiasi impresa. Misura che consente a priori di formulare un giudizio
coerente con i dati rilevabili dai dati di bilancio aziendali; che combina insieme tutti
gli elementi ottenendo un valore sintetico simultaneo anziché sequenziale espressivo
della capacità di credito di un soggetto. .
Il lavoro di tesi è dedicato quindi alle metodologie di stima del merito creditizio,
tematica che ha assunto una importanza strategica crescente in seguito alla crisi
internazionale che ha trasmesso al sistema bancario, in generale, la sua fragilità per
non aver gestito correttamente le proprie posizioni di liquidità e di costi di specifici.
In effetti, i fallimenti degli intermediari finanziari sono spesso originati da un
eccessiva ed incontrollata esposizione economica verso specifici gruppi di prenditori
di fondi con le conseguenze recessive per l’economia mondiale.
Nella stesura verranno presentati i modelli di analisi discriminante che si sono
succeduti nel corso del tempo che iniziano a partire da quello di R. Fischer (1936),
D.D Durant (1975) e E. Altman (1941) per proseguire con i metodi qualitativi di
V .Coda (1995),W. A. Diamond (1983), S. Caselli (2003) e F. Pistelli (2001), che a
differenza dei modelli quantitativi improntati, si basano su indicazioni soggettive
proprie del valutatore.
Nel corso del lavoro si faranno cenni all'analisi discriminante classica e logistica con
i modelli logit e profit.
Verrà, in particolare approfondito lo studio del modello di Fischer- Altman che
maggiormente si concentra sulla distribuzione campionaria delle imprese attraverso
le curve di normalità e della uguaglianza delle varianze e covarianze delle due
diverse popolazioni, e che riesce ad individuare lo Z trascurando del tutto l'analisi di
regressione lineare, la quale risolve il problema di una relazione funzionale tra le
variabili misurate sulla base di un campione individuando una retta che meglio si
adatta ai dati osservati. Lo score Z, invece, stabilisce, sinteticamente, un punto che
rappresenta il baricentro di due ipotetiche popolazioni costituite da imprese sane ed
anomale.
Il modello necessita di uno studio approfondito delle variabili discriminanti, dei
coefficienti ed eventuali modifiche che consentano di utilizzare realtà economiche al
meglio. C'è subito da dire che la scelta delle variabili è di tipo soggettivo affidata alla
valutazione dell'analista, mentre la scelta dei pesi (coefficienti) è puramente oggettiva
e dipende dalle caratteristiche delle due popolazioni.
L'intento del nostro studio è quello di applicare il modello dello Z- score ad un
campione di PMI italiane, cercando di definire in maniera specifica per la realtà
analizzata, le variabili discriminanti che meglio si adattano allo scopo. L'obiettivo è
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quello di assegnare ad un'impresa, ad uno dei possibili gruppi sulla base di una serie
di variabili, definite appunto discriminanti, osservate nell'azienda stessa.
Dopo aver esposto teoricamente lo studio dell'analisi discriminante verranno fatte
applicazioni su un numero limitato di imprese per verificare la rispondenza pratica
dei dati ex-ante, sui quali viene condotta l’analisi ed in base alle determinazioni
rilevabili seguirà ex-post la verifica delle risultanze precedenti.
In conclusione, il presente lavoro vuole fornire un metodo di valutazione più
predittivo che previsionale dello stato di salute dell'impresa per poi decidere se
sanare, innovare, disinvestire abbandonare o procedere per altra via. Ovviamente, lo
Z-score non rappresenta l'unica possibilità di valutazione del rischio di fallimento o
meno di un'impresa, ma un “sistema” che permette di attribuire un giudizio di merito
creditizio basato però esclusivamente sulla struttura patrimoniale, finanziaria e
reddituale di un'azienda.
Ovviamente il presente studio non ha la pretesa di essere una metodologia sicura e
sempre valida, ma semplicemente un metodo capace di esprimere una primissima
informazione, utilizzabile quale giudizio futuro, che potrebbe anche rilevarsi non
attendibile, data la fortissima variabilità ed imprevedibilità dei fattori che
caratterizzano i contesti socio-economici. In effetti non possiamo a priori avere la
certezza del futuro. Gli avvenimenti possono modificare anche la più accurata
previsione.
Infine, vogliamo precisare la differenza sostanziale tra il sistema rating ed il sistema
scoring: il primo esprime una valutazione della capacità di un impresa di far fronte ai
propri impegni attraverso l’attribuzione di una classe; il secondo riferisce sempre la
valutazione di affidabilità ma con un solo valore di sintesi. Il primo si basa su dati
qualitativi e necessita di una valutazione soggettiva da parte del valutatore, oltre ad
essere maggiore complessità istruttoria, mentre il secondo si riferisce all’analisi
quantitativa e si riferisce a dati oggettivi di facile verifica e di costi pressoché
inesistenti anche perché non necessita di ulteriori fonti informative.
Il lavoro presenta la seguente struttura:
- nella prima parte si introdurranno i concetti di rischio di credito e delle
variabili sottese alla sua definizione oltre alle opportune considerazioni in
merito alla vigilanza. In tale parte verranno affrontate le due tematiche
riguardanti l’affidamento collegato al rischio di credito: l’utilizzo delle
garanzie e quello completamente elaborato, dalle banche, attraverso i supporti
informatici;
- nella seconda parte verranno prese in considerazione i modelli di analisi
qualitativa, andamentale con accenni all’analisi discriminante logica.
- nella terza parte verranno prese in considerazione le modalità di analisi dei
modelli quantitativi attraverso gli indici di bilancio con particolare riferimento
alla costruzione di un modello matematico- statistico, “ lo score di E. Altman;
- nella quarta parte si procederà al calcolo dello score su un campione di PMI
dell’area geografica Lazio.
Seguirà una verifica e conclusione dello studio condotto precisando il grado di
affidabilità dei risultati raggiunti.
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1 Credito e garanzie.
Il credito rappresenta uno strumento indispensabile per il futuro di qualsiasi attività
economica. Infatti, senza capitale da investire qualsiasi impresa è destinata ad
abbandonare il mercato in favore di quelle dotate di maggiori disponibilità
finanziarie, capaci di adeguare meglio i profili innovativi, competitivi oltre a quelli di
efficacia ed efficienza.
Il capitale erogato dalle banche è stato fino agli anni ottanta una preoccupazione
fondamentale della letteratura economica italiana che, si occupava di finanziamento
delle imprese, ed era quella di circoscrivere il rilievo degli strumenti di garanzia.
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Si
era in un periodo di reazione nei confronti della pratica prevalente nel credito alle
imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni, la quale, per lo meno fino agli
anni settanta prescindeva quasi totalmente dell’analisi della situazione economico-
finanziaria delle imprese affidate per concentrarsi sulle possibilità del rimborso
offerte dalle posizioni del soggetto economico riguardo garanzie reali o personali.
Bisogna dire che fino agli anni 90 questa tendenza è proseguita come tema dominante
per il rilascio del credito tralasciando completamente l’analisi micro/macroeconomica
del settore bisognoso di adeguato finanziamento.
Ai giorni nostri la prassi creditizia si è largamente orientata (grazie anche al notevole
riconoscimento dell’informazione contabile supportata meglio dai sistemi di
elaborazione) verso il riconoscimento del peso dovuto all’analisi economico-
finanziaria dell’impresa affidata capace di attenuare l’esigenza delle garanzie reali o
personali riconoscendo modelli di valutazione attraverso sistemi di rating capaci di
esprimere meglio le probabilità di default o sistemi di analisi qualitativa/quantitativa
oggetto di studio nella presente trattazione.
In uno studio di Angelo Baglioni
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(2001) sostiene che le garanzie del credito possono
assumere diverse forme tecniche. La principale distinzione è quella tra outside
collateral e inside collateral. Con il primo termine si indicano tutti i casi in cui un
creditore acquisisce diritti sui beni che non appartengono all’impresa debitrice: come
avviene nelle nel caso di beni di proprietà personale dell’imprenditore non
appartenenti all’impresa debitrice oppure nel caso di garanzia fidejussoria. Il secondo
termine indica invece il caso in cui il creditore può rivalersi su alcuni (eventualmente
tutti) dell’impresa debitrice. Le conseguenze sono diverse a seconda la raccolta delle
informazioni e la conseguente elaborazione sia di natura simmetrica e asimmetrica
(quest’ultima riguardante sia moral hazard e l’adverse selection). Con il primo
aspetto migliora il payoff della banca in caso di insolvenza del debitore con il
secondo aspetto la banca non è in grado di controllare il comportamento
dell’imprenditore (a seguito di azioni diverse da quelle prospettate in sede di
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Caprio L. e Pres . G.( 2001). Funzione economica, disciplina giuridica ed evidenze empiriche. G. Giappichelli. Editore
– Torino.
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Baglioni. A. (2001). Le garanzie nel credito alle imprese. La funzione economica delle garanzie nel mercato del
credito.Pag.1
affidamento). Se poi, trattasi di adverse selection (informazione nascosta): la banca
non è in grado di osservare con precisione le caratteristiche di rischiosità dei debitori,
mentre il debitore conosce il suo livello di rischio.
Si è voluto mettere in evidenza parte delle problematiche che possono apparire
differenti rispetto ai livelli di informazione iniziali e che almeno nel passato la
richiesta delle garanzie è, in parte, giustificata dalla rischiosità dell’affidamento.
Massimo Belcredi
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(2001) riguardo l’utilità delle garanzie. Tale autore afferma che un
contratto di credito è diretto a fornire al finanziatore un quid pluris in termini di
assicurazione dell’esatto adempimento da parte del debitore, generalmente
considerato come impresa prenditrice di fondi. Il riferimento prevalente in letteratura
è specificatamente rivolto a società di capitali, caratterizzate da responsabilità e
quindi dalla netta separazione tra patrimonio della società e dei soci. Il principale
aspetto su cui la costituzione di garanzie tende ad incidere è l’adempimento delle
obbligazioni contrattuali (pagamento della remunerazione pattuita e rimborso del
capitale). A secondo del tipo di garanzia l’azione di rivalsa del creditore consiste:
- se si tratta di garanzie cd. interne (inside collateral), tramite il vincolo di una o
più (valori) dell’attività aziendali (o di tutte) a favore di un creditore o di una
classe di creditori;
- se si tratta di garanzie esterne cd. (outside collateral) per mezzo
dell’ampliamento dell’insieme dei beni su cui il creditore ha diritto di rivalersi
in caso di inadempimento da parte dell’impresa. Tale ampliamento può
riguardare singoli beni (ad es. titoli di proprietà dell’imprenditore e/o dei soci),
e in tal caso comporta vincoli non dissimili dall’inside collateral; oppure può
riguardare l’intero patrimonio personale di uno o più soggetti terzi all’impresa
(non di rado i soci), e in tal caso non sono previsti vincoli particolari, nel senso
che i creditori dell’impresa concorrono sui beni alla pari con i creditori
personali del terzo datore di garanzia.
L’importanza della distinzione tra inside e outside collateral non deve essere netta,
soprattutto nel caso di gruppi aziendali: la prestazione incrociata di garanzie
(personali o reali) tra società appartenenti al medesimo gruppo è, sotto un profilo
giuridico-formale outside collateral, ma è sotto un profilo economico sostanziale
inside collateral a livello complessivo del gruppo in quando sia la holding che le
consociate, per la loro quota, possono subire gli effetti della procedura di rimborso
stabiliti dal creditore per i ritorni attesi del credito erogato.
Lo stesso autore prosegue mostrando l’irrilevanza delle garanzie in presenza di
mercati perfetti. In tale contesto semplificato, il ricorso a debito assistito da inside
collateral- a parità di investimenti effettuati – non ha effetto sul valore dell’impresa
(delle sue attività aziendali).
Un’ impresa finanziata con azioni e debito ordinario che contrae nuovi debiti garantiti
da assets aziendali e utilizza il ricavato per rimborsare vecchi debiti (non garantiti),
non modifica il valore complessivo dell’attivo, ma semplicemente rialloca i diritti tra
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Saggio di Massimo Belcredi. M.( 2001). Opera citata nota 2. A che servono le garanzie? Analisi economica, evidenze
empiriche internazionali e alcune implicazione norma ve.
varie classi di creditori, senza mutare il valore complessivo dei loro claims. Infatti, in
caso di debito rischioso il debito ordinario è integralmente sostituito da debito
privilegiato ed in caso di insolvenza i creditori potranno rivalersi sull’intero valore
dell’attivo aziendale.
Un’ulteriore vantaggio di convenienza del credito garantito è la possibilità di
deduzione degli interessi passivi come dimostrato da Modigliani-Miller rispetto alle
aziende unlevered. Per contro, secondo autorevoli studiosi il ricorso al credito
ordinario rispetto a quello garantito trova la sua ragion d’essere nei minori costi di
agenzia del finanziamento. Inoltre la classificazione dei costi d’agenzia condotta da
Jensen- Mecking (1976)
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comprende:
- 1) i costi di monitoraggio dell’attività dell’impresa da parte dei finanziatori
esterni (ossia dei creditori) e serve a mitigare problemi di moral hazard
rispetto a quelli dello screening utili contrastare problemi di adverse
selection ;
- 2) costi opportunità dovuti alla perdita di flessibilità (bonding) delle decisioni
aziendali, a seguito della stipula dei contratti di finanziamento che
vincolano la libertà d’azione del manager dato l’interesse di tutela dei
finanziatori contro il rischio di comportamenti opportunistici;
- 3) perdita residua, connessa alla deviazione- raramente eliminabile
dalla situazione di first-best raggiungibile in presenza di asimmetrie
informative e di costi di transazione.
Secondo uno studio condotto da Silvia Rigamonti
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(2001), il ricorso al credito
garantito è nel nostro sistema un fatto non trascurabile. In media circa il 70%
dell’ammontare dei finanziamenti erogati dal sistema bancario alla clientela privata è
protetto da una forma di garanzia, di cui il 28% è rappresentato da crediti assistiti da
garanzie reali mentre il restante 42% da crediti protetti da garanzie personali. La
dinamica temporale mostra inoltre un andamento moderatamente decrescente e
riguardo le garanzie personali a vantaggio di una crescita delle garanzie reali.
L’utilizzo delle garanzie appare a livello sistemico piuttosto elevato rispetto a quanto
riscontrato negli Stati Uniti; questo si è mostrato confortante in occasione della crisi
finanziaria prodotta dai subprime, ma nello stesso tempo è stato causa di
sottosviluppo in settore che mostravano maggiori potenzialità data l’impossibilità per
il nostro paese da parte delle PMI di ricorrere al credito bancario senza prestare
garanzie. I dati di Centrale dei Rischi segnalano infatti una dinamica decrescente nel
ricorso alla garanzie reali al crescere dell’ammontare del fido accordato alla clientela.
La richiesta di garanzie reali appare una prassi piuttosto generalizzata e
l’attenuazione del ricorso a forme protettive del credito è significativa solo per le
grandi imprese. I dati di bilancio delle singole banche, oltre a evidenziare un
maggiore ricorso a forme di protezione del credito nelle banche di piccola
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Mecking. J. (1976). Opera citata n. 2. Classificazione dei cos di agenzia. Le garanzie del credito alle imprese. Pag.30
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S. Rigamon . S. ( 2001). Opera citata n.2. Le garanzie del credito alle imprese. ll ricorso alle garanzie nella concessione
di credito: un’indagine su da aggrega . Pag. 101
dimensione, mostrano altresì un uso più inteso, da parte di queste ultime di garanzie
di natura personale.
Sicuramente la dimensione dell’impresa costituisce un peso determinante
nell’utilizzo delle garanzie ma altri motivi si connotano nel ricorso al credito
garantito come la durata del finanziamento a lungo termine che mostra problemi di
moral hazard più evidenti. Inoltre, l’incidenza dei crediti assistiti da garanzie reali
aumenta per le imprese localizzate a sud, soggette ad un maggior rischio di
insolvenza anche in relazione alla maggiore debolezza economica.
La situazione italiana mostra delle peculiarità rispetto alla realtà di altri paesi allorché
si entra nel merito delle garanzie attivate. Tre sono gli aspetti di un certo rilievo: (i) il
preponderante ricorso alle garanzie personali rispetto a quelle reali; (ii) l’uso più
intenso di garanzie tipo ouside; (iii) la scarsa rilevanza, nell’ambito delle garanzie
reali, di forme diverse dall’ipoteca la quale pone limiti al regolare funzionamento
dell’impresa ponendo vincoli all’uso dei beni aziendali.
Il ricorso a garanzie di tipo outside permette di attenuare i comportamenti
opportunistici adottabili dall’imprenditore a danno dei finanziatori. Ciò si realizza
ampliando il patrimonio su cui i finanziatori possono soddisfarsi, infrangendo così lo
schermo della responsabilità limitata. Relativamente al nostro paese, si ha però la
sensazione che vi sia un uso intenso delle garanzie non inside anche per piccole
imprese non organizzate in forma di società a responsabilità limitata.
Sulla base di quanto finora precisato dobbiamo porci le seguenti domande:
- se l’entità del credito garantito nel nostro paese abbia raggiunto un carattere
patologico tale da pregiudicare l’efficiente allocazione delle risorse;
- se sia tale da porre un freno allo sviluppo delle imprese, specie in quelle innovative
o in fase di avvio;
- se la richiesta di finanziamento possa essere estesa a canali diversi da quello
bancario (intermediari specializzati).
Riguardo il primo punto, la situazione attuale sembra abbia assunto una tendenza
generale motivata dalle conseguenze economiche recenti. Ma, tale situazione deve
necessariamente cambiare perché il futuro delle imprese è anche il futuro delle
banche e quindi, la crescita di entrambe non può essere disgiunta.
Per il secondo punto, il processo innovativo o la fase di avvio delle imprese nel
mercato costituiscono, da sempre, un volano capace di regolare l’intero sistema
economico.
Con l’ultimo punto, è anche possibile che la ritrosia del sistema bancario nella
erogazione dei crediti stimoli le imprese finanziarie alla concessione di
finanziamenti. Se, questa eventualità dovesse appalesarsi il costo dell’affidamento
potrebbe aumentare con conseguenze negative per i prenditori di fondi. Ma ciò
diventerebbe nocivo anche per il settore bancario e quindi auspicabile che la corretta
proporzione di erogazione tra sistema bancario e sistema finanziario sia contenuta
nei consueti limiti finora esistenti.
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