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INDAGINE SU UN CINEMA AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO: ENNIO
MORRICONE ED ELIO PETRI
Introduzione
All’analisi del connubio tra la musica e il cinema sono state conferite
solamente in tempi recenti solide basi teoriche, dopo una fase di relativa
eclissi degli studi sistematici sul rapporto audiovisivo. Quello che si è
inteso sottolineare nella prima parte di questo lavoro è come la musica entri
a far parte dell’universo cinematografico.
Dopo aver esplorato il campo delle funzionalità della musica, intesa
come uno degli elementi della colonna (o banda) sonora - così come i
dialoghi, gli effetti e i silenzi - è stato possibile entrare più nello specifico
nell’argomento della tesi. Il presente lavoro, muovendo da tali basi
metodologiche (Michel Chion, Sergio Miceli), si focalizzerà sul rapporto
creativo tra due importanti maestri dell’audiovisivo: Ennio Morricone ed
Elio Petri; musicista e regista sono presentati dapprima singolarmente, poi
nella loro collaborazione professionale e umana.
Ennio Morricone ha svolto un compito di svecchiamento nel settore
italiano della musica da film. E’ un musicista che può definirsi ‘a tutto
tondo’ per le sue spiccate qualità di comprensione e di adattamento alle più
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distanti direttrici musicali, nelle quali è comunque sempre rintracciabile il
suo stile.
Elio Petri è stato superficialmente etichettato come regista del genere
politico e, solo di recente, sta trovando spazio per una più ampia analisi che
trascende tale classificazione. La sua attenzione è fondamentalmente rivolta
all'uomo, al suo modo di comunicare e alle sue inquietudini.
Morricone e Petri instaurano una singolare intesa umana e
professionale, interrotta dalla morte del regista. Con Petri, Morricone
abbandona il ruolo del ‘buon artigiano’ affidabile e disponibile,
reinventando codici sonoro-musicali che solo dopo il suo lavoro si sono
sedimentati, spesso come nuovi clichet audiovisivi.
Nell’ultimo capitolo della tesi giungo ad analizzare il film Indagine su
un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Petri, che esce nelle sale
nell’anno 1970 e l’anno successivo vince un Oscar come miglior film
straniero: il titolo e la musica di Morricone riecheggiano ben più del nome
del regista. Fa parte di una sorta di ‘trilogia della nevrosi’, composta, oltre
che dal film in analisi (con la sua nevrosi del potere), da La classe operaia
va in paradiso (nevrosi del lavoro) e La proprietà non è più un furto
(nevrosi del denaro). Le musiche dell’intera trilogia sono affidate a
Morricone.
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Il protagonista di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è
il capo della squadra omicidi che uccide la sua amante, colpevole di averlo
deriso. Anziché cancellare le tracce del delitto, ‘il dottore’ (così chiamato
nel film) si impegna a moltiplicare gli indizi a proprio carico, ma le indagini
non lo sfiorano perché il suo ruolo lo mette ‘al di sopra di ogni sospetto’.
La musica riveste nel film un ruolo ponderoso, in realtà più di uno: si
insinua nei meandri della psiche del protagonista, ci mette empaticamente
in contatto con l’assassino, ce lo disegna obiettivamente e
psicologicamente. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto
consente a Morricone di dilatare il suo talento di stampo classico a una più
espansa ‘consonanza psicologica’: il tema principale (divenuto celeberrimo)
rimarca il carattere di calcata putrefazione morale dei personaggi del film. Il
potere della musica nella diegesi è evidente fin dalla prima sequenza. Così
come ‘il potere’ che si rivela, anche per mezzo della musica, protagonista
del racconto.
Suono e immagine al contempo svolgono un’azione unificante nella
narrazione: i modi in cui ciò si realizza costituiscono il fulcro della mia
‘indagine’. Penetrare oltre i contenuti politici e sociali del film è stato un
modo per non perdere di vista il pensiero del regista, poiché ciò avrebbe
significato tradire il suo spessore intellettuale. Nello specifico, l’analisi è
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stata avviata dalla lettura musicale di alcuni brani della partitura, in seconda
istanza è stato utile sperimentare una comprensione delle immagini.
Per l’analisi della musica nel film Indagine su un cittadino al di
sopra di ogni sospetto fondamentali sono stati gli scritti di Sergio Miceli,
noto musicologo e studioso di musica cinematografica, nonché autore del
primo studio dedicato all’opera compositiva di Ennio Morricone. Mi sono
servita, infatti, dei suoi testi per addentrarmi nell’impresa di uno studio
sulla produzione del compositore, che, a mio avviso, implica un certo
carattere ‘sperimentale’.
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Capitolo Primo
Musica per film: espressione del Novecento
1.1 Il connubio tra musica e cinema
Il contributo della musica e del suono nei film è stato riconsiderato
solamente in tempi recenti.
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Negli ultimi decenni si sono sviluppati dei
criteri di analisi specifici e sono maturati giudizi estetici che hanno
contrassegnato produzioni di valore. Il lavoro del suono nel cinema è
complesso. Nel film ogni suono e anche i dialoghi possono acquisire un
valore musicale: organizzare i rumori può essere un processo musicale
intenzionato ed intenzionale che cerca di conferire ai suoni maggior
rilievo.
2
Lo studio della musica per film, disciplina relativamente giovane,
non possiede solide teorie.
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Si continua a parlare di ‘vedere’ un film o una
trasmissione, trascurando il cambiamento apportato dalla colonna audio. In
1
Fino a trenta anni fa questo aspetto era ritenuto di second’ordine rispetto alla produzione di musica
erudita.
2
Miceli, Sergio, Musica per film. Storia, estetica, analisi, tipologie, Ricordi/LIM, Firenze 2009, p. 21.
3
Per quanto prolifici studiosi abbiano svolto considerazioni sulla questione, i loro contributi non sono
ancora stati sufficienti a rendere necessaria una rivalutazione dell’aspetto musicale nel cinema.
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realtà, nella combinazione audiovisiva, una percezione influenza l’altra e la
trasforma: non si ‘vede’ la stessa cosa quando si sente; non si ‘sente’ la
stessa cosa quando si vede
4
.
Le connessioni tra musica e cinema sono sempre state molto
recondite. Un motivo musicale, con tutte le sue possibili sfumature, riesce
ad esprimere avvenimenti, sentimenti e pensieri intimi; silenzi
accompagnati dalla musica lasciano trasparire gli stati d’animo di un
personaggio.
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Il linguaggio universale della musica in tantissimi casi ha
concretamente aiutato i più disparati cineasti a ideare intere sequenze.
Viceversa, le immagini del cinema generano sensazioni che possono poi
estrinsecarsi solo attraverso la musica, la quale diventa a volte parte
integrante e fondamentale della trama del film.
Ogni linguaggio artistico si pone nei riguardi del suo ‘fruitore’
attraverso due coordinate fondamentali: la ‘struttura spaziale’ e la ‘struttura
temporale’ dell’opera.
E’ facile supporre come, in un dipinto, la ‘struttura dell’opera’ possa
4 Chion, Michel, L’audiovisione – suono e immagine nel cinema, Lindau, Torino 2009, p. 7.
5
Miceli, Sergio, Musica per film. Storia, estetica, analisi, tipologie, Ricordi/LIM, Firenze 2009, pp.
30-32.
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essere esprimibile unicamente in termini spaziali. Altrettanto facile è
cogliere che la struttura temporale di un dipinto sia impossibile da stimare.
Quanto ‘dura’ un quadro? Semplicemente, un dipinto può essere osservato
per un secondo come per un’ora, poiché la sua durata di lettura è
temporalmente ‘indefinita’.
Per la musica la situazione è perfettamente inversa.
6
La struttura
spaziale del cinema è data dal singolo fotogramma. La struttura temporale
del cinema è invece generata a partire dalla continua e regolare successione
di questi fotogrammi i quali danno allo spettatore l’illusione del
movimento.
7
Così come il fotogramma, ovvero la fotografia, può essere certo
considerato come un diretto discendente della pittura, analogamente la
successione dei fotogrammi può senz’altro essere considerata come un
perfetto plagio del divenire della musica, nel suo concatenarsi di tonalità,
accordi, motivi, ritornelli, variazioni etc.
8
Una serie successiva di quadri,
6
La struttura di un brano musicale, infatti, può essere espressa unicamente secondo termini
temporali. La struttura spaziale della musica risulta invece impossibile da quantificare.
7
Miceli, Sergio, Musica per film. Storia, estetica, analisi, tipologie, Ricordi/LIM, Firenze 2009, p. 37-
38.
8
Da questa prospettiva, dunque, il cinema si rivela come una originale fusione dei linguaggi della
musica e della pittura. Due diversi medium si uniscono e si contrappongono, per creare una sorta di
‘spartito della visione’.
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cioè di certi stati d’animo, è senza dubbio la vita. Il cinematografo fissa
questi quadri e può riprodurli all’infinito. Si può perciò pensare alla
creazione di un’arte plastica in movimento. Il cinematografo rinnova di
giorno in giorno la promessa di conciliazione fra i ritmi del tempo ed i ritmi
dello spazio.
La libertà con la quale le immagini si sostituiscono le une alle altre è
in larga misura paragonabile all’esplosione del flusso delle note musicali.
Ma libertà non significa arbitrarietà. Le arti devono sottostare alle
condizioni di tempo. Questa necessità è la stessa che conosciamo per il
teatro. La tentazione di trascurarla è in nessun’altro posto più forte che nel
cinema. Un buon film deve essere completo in sé stesso come una
meravigliosa melodia. Non si può non dare importanza alla forma. Come
nella musica melodia e ritmo sono interdipendenti, così il cinema deve
portare l’azione e l’espressione visiva ad una perfetta armonia.
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Il cinema
mostra un conflitto significativo di azioni umane in immagini che si
muovono, le quali, liberate dalle forme fisiche di spazio, tempo e causalità,
sono adattate al libero gioco delle esperienze mentali e giungono ad un
completo isolamento dal mondo pratico attraverso la perfetta unità
9
Miceli, Sergio, Musica per film. Storia, estetica, analisi, tipologie, Ricordi/LIM, Firenze 2009, pp.
40-41.