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CAPITOLO 1: Il crocifisso.
1. 1. Il crocifisso simbolo del Cristianesimo.
Figura nr. 1: Crocifisso ligneo della Via Crucis del Santuario di Lourdes.
Il “crocifisso” può essere definito come la rappresentazione della crocifissione di Gesù.
Tale segno, seppure già noto in epoca precristiana, è divenuto, nel corso dei secoli, il
principale simbolo della passione e della redenzione, nonché un gesto di fede tipico della
religione cristiana.
Il termine “crocifisso”, a seconda della lingua e della cultura in cui viene enunciato ha
diversi significati: in sanscrito krugga (bastone pastorale), in greco staurós (palo) e per gli
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ebrei (albero). Tutti questi termini inducono inevitabilmente a considerare la croce come
strumento di antico supplizio per i colpevoli di gravi delitti. Il primo popolo ad usare tale
forma di pena capitale furono i Persiani, seguiti poi dai Greci (solo al di fuori della loro
patria), i Cartaginesi, ed infine, i Romani. Il condannato a tale pena capitale veniva legato o
inchiodato ad un albero o ad un palo e lasciato al suo triste destino.
Solo durante la civiltà dell’antica Roma, fu aggiunta la flagellazione del condannato,
prima che questo venisse inchiodato o legato ad un braccio trasversale, successivamente
fissato al palo verticale formando così la classica croce, ove egli attendeva la morte,
accompagnata quasi sempre da intensa sete, sudorazione, febbre, punture di insetti, beccate di
uccelli, crampi o soffocamento. Agli schiavi, ai disertori, a coloro che avevano perduto la
capacità giuridica ed ai colpevoli di altri gravi delitti, veniva appeso al collo un cartello con
un’iscrizione indicante il nome e la motivazione della condanna (esempio: la ribellione contro
lo Stato da parte delle province dell’Impero).
La croce ha assunto, con il passare del tempo, significati diversi da quello legato al
supplizio capitale e al senso religioso. Nelle credenze folkloristiche viene spesso collocata per
favorire il buon esito del raccolto; in campo esoterico viene invocata per allontanare gli spiriti
maligni, mentre in epoca medievale contrassegnava l'inizio di ogni scrittura pubblica e
sostituiva la firma degli analfabeti.
I cristiani hanno adottato la croce come simbolo del loro credo, rievocandola ancora oggi,
ogni qualvolta si toccano successivamente fronte, petto e spalle, in qualunque momento o atto
della giornata.
Nella Chiesa protestante ellenica il segno della croce viene eseguito con due dita: pollice e
indice o indice e medio, per manifestare la fede nelle due nature di Cristo, mentre per i
monofisiti il segno viene fatto con un dito solo.
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La formula più antica che accompagnava il gesto era: “Signum Crucis”; poi fu sostituita
con: “In Nomine Iesus” o in riferimento alla Santissima Trinità: “In nomine Patris, et Filii et
Spiritus Sancti”. Prima della lettura del Vangelo, durante le celebrazioni liturgiche, si esegue
con il solo pollice il segno della croce sulla fronte, sulle labbra e poi sul petto.
1. 2. Approfondimenti sulla crocifissione di Gesù.
Secondo i brani evangelici della Bibbia, la crocifissione, così come la resurrezione
rappresentano gli eventi culminanti della storia umana e della salvezza, poiché esprimono la
redenzione di Dio verso gli uomini che, con il peccato originale, si erano preclusi la salvezza
e la beatitudine eterna.
Nella prima metà del Novecento, alcuni studiosi di teologia hanno effettuato studi sulla
pratica della crocefissione nella civiltà degli antichi Romani, scoprendo che Gesù, prima di
morire sulla croce, non subì la pratica -mirante ad affrettare la morte del condannato-, del
crucrifragium, cioè la rottura delle gambe da parte dei soldati Romani, i quali invece,
vedendolo già morto, gli forarono il costato con un colpo di lancia.
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Paiono poco credibili anche alcune rappresentazioni di Gesù inchiodato ai palmi delle
mani sulla croce. Infatti, non solo i Romani erano soliti crocifiggere i rei inchiodandoli per i
polsi, in modo da svenarli, uccidendoli prima, ma un uomo non si potrebbe reggere a lungo se
inchiodato in questo modo ad una trave di legno. Tale fattore conferisce maggiore veridicità
alla storia legata al velo della “Sacra Sindone”.
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Vangelo secondo Giovanni 19, 31-34.
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Figura nr. 2: Immagini della “Sacra Sindone” custodita nel Duomo di Torino.
Importanti studi sul tema della crocifissione hanno, inoltre, posto in luce come sia stato
l’imperatore Augusto ad opporsi al previgente divieto di rimuovere i cadaveri dei condannati
alla crocifissione fino alla completa decomposizione, promuovendo, invece, la restituzione ai
familiari.
La crocefissione cominciò ad essere pubblicamente rappresentata dai cristiani solo intorno
al IV secolo, quando l'imperatore romano Costantino I, la vietò come pena capitale,
eliminandone ogni riferimento negativo. Pian piano divenne simbolo palese della professione
della fede cristiana, anche se inizialmente essa fu considerata unicamente una croce, mentre
l'uso del crocifisso fu introdotto solo molto più tardi.
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Figura nr. 3: Crocifisso ligneo del Santuario di Oropa (BI).
1. 3. Iconografia.
“Contemplando il volto di Cristo si possono sperimentare i frutti della sua passione e
della sua resurrezione e ci si può mostrare capaci di accogliere quanti soffrono a causa della
malattia, della violenza, dell'odio e dell'ingiustizia”.
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L’iconografia del Cristianesimo si nutre, in gran parte del simbolo della croce e della
rappresentazione del racconto evangelico della crocifissione, considerati gli emblemi per
antonomasia della religione cristiana.
Il materiale iconografico più rilevante a tale proposito va dalle prime incerte incisioni del
segno della croce che troviamo nelle catacombe, alle più alte espressioni delle raffigurazioni
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Giovanni Paolo II - (Roma, 9 ago. - Adnkronos).
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della crocifissione di Gesù che troviamo nell'arte sacra di tutti i secoli; spazia dalle opere di
alto pregio destinate a ricchi e raffinati committenti, alle manifestazioni ingenue di
espressività popolare che troviamo nelle cappelle votive, nelle feste religiose che celebrano la
passione di Cristo, e altri temi ancora.
Tuttavia l'iconografia di Gesù, per molto tempo non è stata la croce ma sculture
raffiguranti prima i simboli riferiti al Maestro: il pesce Ichthys, la colomba, l'agnello, poi
raffigurazioni del Cristo “risorto e pantocratore”. Difatti, la croce per molto tempo significò
per i cristiani la violenza dei pagani e degli ebrei e, per tale motivo, non fu raffigurata.
Si trova traccia del tema del crocifisso già nel I secolo d.C., come dimostrerebbe la
presenza dell'impronta di una croce in una casa degli scavi di Ercolano, ed un'altra, andata
distrutta, su un edificio di Pompei: a Cristo fu infatti associata la lettera greca "Tau", che
rappresentava in sé l'immagine della croce. In questo periodo storico, la croce viene concepita
solo in senso simbolico, attraverso la croce gemmata o l’agnello mistico che rappresentano un
Cristo glorioso. Tuttavia, la più antica raffigurazione artistica della crocifissione rimane
un’opera scultorea del V secolo d. C. sotto raffigurata:
Figura nr. 4: Formella della crocifissione - Basilica di Santa Sabina a Roma.
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Nel 696, il Concilio di Costantinopoli ordinò di rappresentare il Cristo nella sua umanità
sofferente. Si ebbero da allora due tipologie di rappresentazioni: il Christus triumphans ed il
Christus Patiens. Il Christus triumphans viene rappresentato con gli occhi aperti, le gambe
tese, i piedi paralleli trafitti da due chiodi e il capo eretto, talvolta cinto da corona regale;
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mentre il Christus patiens del X secolo, appare sofferente o morto, con la corona di spine, le
gambe piegate, i piedi sovrapposti trafitti da un solo chiodo, il diaframma contratto per il
dolore. Uno dei primi esempi di questo tipo, divenuto in seguito l'unico, è il “crocifisso di
Gero” custodito nel Duomo di Colonia in Germania.
Figura nr. 5: Affreschi di S. Maria Antiqua in Roma, sec. VIII.
Generalmente, in un’opera che abbia come tema il crocifisso, sono presenti la Madonna e
San Giovanni Evangelista, cui possono accompagnarsi altre figure (santi o donatori), oppure
alcune scene della passione. Il mutamento dei canoni artistici e culturali delle varie epoche
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Si veda figura nr. 2.
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storiche ha notevolmente influenzato la rappresentazione del tema della crocifissione nei culti
cristiani occidentale e orientale, che presentano, pertanto, sensibili differenze iconografiche.
1. 4. Interpretazioni discordanti sulla crocifissione.
Per buona parte delle confessioni religiose protestanti, esistono dubbi circa la fedeltà delle
traduzioni dei Vangeli, in merito allo strumento utilizzato per l'esecuzione della condanna di
Gesù. Ciò avrebbe comportato imprecise interpretazioni di quanto accaduto.
Basandosi sulla traduzione ellenica e su alcuni termini traducibili in altro modo presenti
nel Nuovo Testamento della Bibbia, tale corrente sostiene che Gesù possa aver incontrato la
morte venendo affisso ad un palo.
Questa versione é fortemente contestata, sia dai cattolici che da altre confessioni
protestanti che sostengono fermamente che il termine greco σταυρός (stauros) palo, fosse già
utilizzata nel I secolo d.C. per indicare la parola: “croce”.
I fattori a sostegno di quest’ultima credenza sono legati per lo più al fatto che la
crocefissione avveniva normalmente, pur se non unicamente, legando il condannato con le
braccia tese, ad una traversa (patibulum) o inchiodando i polsi ad essa, fissando questa a circa
tre metri di altezza ad uno stipite verticale; inoltre, i primi cristiani che, nella Bibbia, si
riferiscono alla croce di Gesù, la descrivono come una “traversa”.
1. 5. Il tema della crocifissione per la storia dell’arte.
Il tema della crocifissione è stato rappresentato con una certa frequenza nelle diverse arti
figurative, poiché ritenuto molto importante nella storia dell'arte, senza necessariamente