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CAPITOLO 1 – L’IMMIGRAZIONE FEMMINILE
1.1) L’immigrazione femminile in Italia
L’immigrazione in Italia è diventata un fenomeno rilevante a partire dal periodo
successivo alla seconda guerra mondiale, quando i principali protagonisti erano
generalmente lavoratori maschi, celibi e poco istruiti provenienti da altri paesi europei
meno sviluppati.
In questo periodo di boom economico il nostro paese veniva visto dagli immigrati
come un “nido temporaneo” sul quale fare affidamento per guadagnare una
consistente somma di denaro da riportare nella loro patria per assicurare una vita
dignitosa ed un futuro certo ai propri figli.
In questo periodo, quindi, l’immigrazione aveva un carattere temporaneo e veniva
vista come un’esperienza transitoria all’interno della vita di una persona.
La nuova immigrazione ha, invece, caratteristiche completamente differenti: tra tutte
senza dubbio la più importante è la composizione del flusso migratorio.
Risulta evidente che se l’emigrazione del secondo dopoguerra può essere
considerata un fenomeno prettamente maschile, quella attuale invece vede una
presenza maschile e femminile quasi paritarie.
Nel 2007, la componente femminile del flusso migratorio ha toccato una cifra pari al
51% della popolazione immigrata totale, grazie ai fenomeni di trasformazione che
sono iniziati a partire dagli anni ’60 dello scorso secolo.
All’inizio degli anni ’60, infatti, l’immigrazione femminile iniziò ad intensificarsi grazie
all’attivazione delle prime catene migratorie, organizzate dai circuiti della Chiesa
Cattolica che convogliarono nel nostro paese, donne provenienti da Capo Verde,
dalle Filippine, dall’America Latina e dall’Eritrea.
Per le donne capoverdiane, i primi periodi furono molto difficili; esse infatti si
ritrovarono sole in un contesto completamente diverso rispetto al loro paese d’origine
dove non comprendevano minimamente la lingua.
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Inoltre il loro livello di scolarizzazione era molto basso, motivo per il quale la loro
integrazione sociale fu ancora più difficile.
La salute di alcune ragazze capoverdiane, infatti, risentì dello stress accumulato
provocando disturbi molto frequenti, ma nonostante tutto esse non potevano
permettersi di tornare in patria rinunciando al lavoro e all’importante guadagno.
Il gruppo di donne filippine era composto, invece, da giovani ragazze che
diversamente dalle donne provenienti da Capo Verde, avevano appena finito gli studi
ed avevano quindi un’adeguata preparazione scolastica.
Queste ragazze partivano lasciandosi alle spalle un paese molto povero; partirono
con l’idea di rimanere in Italia qualche anno e poi tornare in patria per investire i loro
guadagni, ma ben presto capirono che questo sogno non era realizzabile.
Dopo alcuni anni dalla partenza, queste donne intuirono che il ritorno nel paese natio
non avrebbe permesso loro di vivere una vita dignitosa e quindi una buona parte di
esse ricorse all’istituto del ricongiungimento familiare, grazie al quale verso la fine
degli anni ’80 nacquero in Italia i primi bambini filippini.
Le donne provenienti dall’America Latina, arrivavano in Italia solitamente per
adempiere al ruolo che veniva loro assegnato dalla cultura locale, ovvero una
continua subordinazione all’autorità parentale.
Al contrario per molte donne boliviane, peruviane e brasiliane, emigrare significò
iniziare un progetto personale e sfuggire da un rapporto conflittuale con la figura
paterna o con il coniuge.
Per completare la descrizione del primo ciclo migratorio, va considerato il caso delle
donne eritree che partirono in seguito a motivazioni legate alla guerra nei loro paesi;
queste lasciarono il loro paese con la speranza di poter poi tornare una volta che la
situazione si fosse stabilizzata.
Anche il loro sogno, però, fu vanificato ed oggi, infatti, troviamo in Italia donne eritree
presenti da quasi trent’anni; molte tra le quali avevano già vissuto in patria fallimenti
matrimoniali e per questo decisero di ricostruirsi una nuova vita.
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Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 dello scorso secolo, inizia un nuovo
periodo migratorio che vede come principali protagoniste donne provenienti dall’est
la cui presenza si intensifica ulteriormente dopo la caduta del muro di Berlino ed il
lungo periodo di pauperizzazione in cui sono caduti i loro paesi di provenienza in
seguito alla dissoluzione dell’URSS.
Parliamo di donne abbastanza istruite poiché nel loro paese hanno potuto
beneficiare di un buon sistema d’istruzione; spesso hanno svolto lavori importanti,
ma purtroppo sono state le prime ad essere escluse dal mercato del lavoro.
Forte è la spinta emancipatoria che le ha portate ad intraprendere dei percorsi
migratori partendo anche da sole con l’obiettivo di guadagnare dei soldi soprattutto
per assicurare un buon futuro e la possibilità di studio ai loro figli rimasti in patria.
La maggior parte di esse sono oggi occupate nel settore della cura e dell’assistenza
e per questo vengono etichettate con un termine ormai noto all’interno della nostra
società: “badanti”.
Negli ultimi anni è aumentata anche la presenza di donne provenienti da paesi arabi
ed anche di donne marocchine, tunisine, senegalesi, nigeriane.
Parliamo di donne che partono con la speranza di trovare nel nostro paese migliori
condizioni di vita per loro ed il resto della famiglia che spesso rimane in patria.
Esse, generalmente, possiedono un basso livello di istruzione per via della scarsa
diffusione dei sistemi scolastici nei loro paesi.
Debbono inoltre fare i conti con un ulteriore fattore di discriminazione che le riguarda:
il colore della pelle; in Italia ancora oggi nonostante la fine delle dittature, le idee
razziste non sono state del tutto debellate.
Infine ricordiamo anche l’importante presenza delle donne cinesi che arrivano in Italia
soprattutto all’interno di un progetto migratorio che comprende tutta la famiglia,
poiché spesso all’interno del progetto stesso è prevista l’apertura di un’attività in
proprio come ad esempio un negozio di abbigliamento, piccoli bazar o ristoranti
[1]
.
In conclusione, è possibile affermare che anche se diverse sono le provenienze e le
caratteristiche delle immigrate, uguali sono invece le motivazioni che le spingono ad
abbandonare la terra madre: tentare di ottenere delle condizioni di vita più dignitose.
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1.2) L’attuale composizione dell’immigrazione in Italia
Nel precedente paragrafo abbiamo visto come a partire dagli anni ’60 dello scorso
secolo la composizione degli immigrati sia lentamente cambiata, tanto che oggi in
Italia l’immigrazione femminile corrisponde al 51,3% del totale degli immigrati.
La stabella è stata creata grazie alla consultazione dei dati Istat risalenti alla fine del
2010 che mostrano la presenza della popolazione straniera in Italia per età e sesso.
Tabella 1 - Presenza della popolazione immigrata a livello nazionale al 31 dicembre 2010
Come possiamo notare la popolazione straniera maschile è presente in maggior
numero rispetto a quella femminile nelle prime fasi della vita, ovvero nel periodo tra i
0 ed i 20 anni.
Per precisare i maschi presenti in Italia che hanno un età compresa tra 0 e 10 anni
sono 33.2583 mentre invece le femmine sono 31.0692; invece i maschi con un’età
compresa tra gli 11 e i 20 anni sono 23.2005 mentre le femmine 20.3577.
La situazione cambia con l’aumento dell’età: alla soglia del ventunesimo anno, si può
notare come il fenomeno della femminilizzazione sia evidente anche in Italia.
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100000
200000
300000
400000
500000
600000
Età: 0 - 10 Età: 11 - 20 Età: 21 - 30 Età: 31 -40 Età: 41 - 50 Età: 51 - 60
Uomini
Donne
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Proprio a partire da quest’età, la presenza femminile comincia ad essere maggiore
rispetto a quella maschile per il fatto che molte donne scelgono di intraprendere
anche da sole dei percorsi migratori.
È possibile ipotizzare che chi sceglie di emigrare nella fascia d’età compresa tra i 21
e 30 anni, non lasci nel proprio paese natio una famiglia già formata, anzi, in alcuni
casi la formerà proprio qui in Italia dando vita ai cosiddetti matrimoni misti.
Si tratta di 45.0085 donne rispetto alla popolazione maschile che per questa fascia
d’età scende a 41.2128.
Per quanto riguarda la fascia d’età che va dai 31 ai 40 anni, troviamo solamente una
lieve prevalenza della popolazione femminile.
In questo caso, solitamente parliamo di donne già sposate che lasciano nel loro
paese i propri cari con l’obiettivo di sostenere la famiglia a livello economico e
sopratutto per garantire una buona istruzione ai propri figli.
Ricordiamo però che anche in questo gruppo, non bisogna escludere la presenza di
donne ancora nubili.
In questa fascia le donne sono esattamente 54.6622 mentre gli uomini sono invece
54.5636; le cifre si discostano di poco.
Nella fascia successiva d’età ovvero a partire dai 41 fino ai 50 anni, troviamo una
prevalenza della popolazione immigrata femminile; molte sono infatti le donne di
mezza età che scelgono di immigrare per un periodo determinato di tempo in modo
da poter guadagnare una somma discreta di denaro che permetta loro di condurre
una buona vecchiaia una volta rientrate nel paese d’origine.
Il numero di donne ammonta a 37.1601, mentre gli uomini sono 35.5412.
Infine nella fascia d’età che va dai 51 fino ai 60 anni troviamo un numero di
immigrate pari a 199.172, ed invece un numero di immigrati pari a 131.156.
In questo caso è possibile ipotizzare che la maggior parte di queste donne siano
impiegate nel settore della cura e dell’assistenza, avendo un progetto migratorio che
prevede il ritorno in patria al raggiungimento degli obiettivi prefissati alla partenza.
Ricordiamo anche la possibile presenza di donne ricongiunte, che dopo anni di
lontananza dai loro mariti, li hanno raggiunti all’interno del nuovo paese.
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Allo stesso modo, sempre grazie al supporto dei dati Istat risalenti alla fine dell’anno
2010, mi è stato possibile elaborare un grafico sulla composizione per sesso e
nazionalità delle principali nazionalità presenti nel territorio italiano.
Tabella 2 - Presenza della popolazione immigrata in Italia per sesso in base alla nazionalità al
31 Dicembre 2010
Osservando la tabella è possibile notare come la presenza femminile sia di gran
lunga maggiore rispetto a quella maschile soprattutto nel caso della Romania e
dell’Ucraina.
Questo dato documenta infatti il fenomeno dell’emigrazione femminile da questi due
paesi di donne occupate come collaboratrici familiari.
Esse sono ampiamente richieste dalle famiglie italiane poiché vengono considerate
adatte a svolgere il lavoro di cura per le competenze acquisite nel loro paese.
Da non dimenticare anche il fenomeno della razzializzazione del lavoro in base alla
quale esse vengono scelte per la somiglianza fisica con il popolo italiano sopratutto
per quanto riguarda la carnagione, elemento che manca invece per le donne
appartenenti alla popolazione marocchina o cinese.
Entrando nel dettaglio le donne rumene presenti in Italia al 31 Dicembre 2010 sono
47.8299, mentre gli uomini invece 40.9464.
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100000
200000
300000
400000
500000
600000
Romania Albania Marocco Cina Ucraina
Uomini
Donne
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La differenza si nota ancor di più nel caso della nazionalità ucraina che conta la
presenza di 13.8318 donne rispetto ai soli 35.811 uomini.
Per quanto riguarda invece la nazionalità albanese e marocchina, possiamo notare
una maggiore presenza della popolazione maschile, poiché ancor oggi è la figura
dell’uomo che inizialmente lascia la patria per risollevare la situazione economica
della famiglia; solo in un secondo momento avverrà il ricongiungimento familiare con
gli altri membri rimasti in patria.
La presenza di uomini albanesi, sempre al 31 dicembre 2010, è di 25.3048 rispetto
alle 21.3636 donne; per quanto riguarda invece la popolazione marocchina si
possono contare ben 24.5198 uomini rispetto alle sole 18.6331 donne.
Un caso particolare riguarda gli immigrati cinesi che registrano una presenza quasi
paritaria di popolazione maschile e femminile; precisamente gli uomini presenti in
Italia sono 97.504 mentre le donne 90.848.
Questa particolarità può essere attribuita al fatto che la migrazione cinese è
sostanzialmente una migrazione di tipo familiare e prevede quindi la partenza
dell’intero nucleo che poi, nella maggior parte dei casi, come abbiamo già ricordato,
aprirà un’attività in proprio all’interno del nuovo paese.
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Esaminiamo ora sempre in base ai dati Istat il caso di Chioggia.
Tabella 3 - Presenza della popolazione immigrata nel Comune di Chioggia al 31 dicembre 2010
E’ evidente a confronto con i dati nazionali che a Chioggia la femminilizzazione è
generalizzata a tutte le fasce d’età.
Osservando nello specifico le fasce d’età che costituiscono il focus della ricerca,
ovvero le immigrate comprese tra i 21 ed i 50 anni, troviamo una netta prevalenza
della popolazione femminile che costituisce il maggior numero delle collaboratrici
domestiche che trovano impiego all’interno del Comune di Chioggia.
Le ragazze più giovani spesso partono con un progetto migratorio che non prevede il
ritorno in patria bensì la costruzione di una nuova vita nel comune di Chioggia.
Le donne che invece hanno un’età più avanzata, solitamente intraprendono il
percorso migratorio con l’obiettivo di accumulare dei risparmi per poi tornare nel loro
paese vivendo la vecchiaia in serenità o concedendosi dei piccoli lussi come ad
esempio la ristrutturazione della casa, l’acquisto di una nuova macchina o ancora
l’acquisto di beni tipicamente occidentali come il computer o la lavatrice.
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50
100
150
200
250
Età: 0 - 10 Età: 11 - 20 Età : 21 -30 Età: 31 - 40 Età: 41 - 50 Età: 51 - 60
Uomini
Donne
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Un’ultima tabella mostra la differenza tra le presenze femminili e maschili per le
principali nazionalità presenti all’interno del Comune di Chioggia.
Tabella 4 - Presenza della popolazione immigrata a Chioggia per sesso in base alla nazionalità
al 31 Dicembre 2010
Come possiamo notare, anche a Chioggia vengono seguite le caratteristiche
nazionali: possiamo infatti affermare che viene evidenziata una maggiore presenza
della popolazione maschile per quanto riguarda gli immigrati albanesi e marocchini;
rispettivamente gli uomini albanesi sono 44 mentre le donne 24, gli immigrati
marocchini invece sono 96 mentre le donne 49.
Sempre in congruenza con i dati rilevati a livello nazionale, possiamo trovare una
maggiore presenza femminile per quanto riguarda le immigrate rumene e ucraine;
nel caso specifico vediamo che le rumene presenti sono 118 rispetto ai 113 uomini,
mentre le ucraine sono ben 198 rispetto ai soli 36 uomini.
In particolar modo, a Chioggia vediamo che la presenza delle donne ucraine è molto
maggiore rispetto alla media nazionale.
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Romania Albania Marocco Cina Ucraina
Uomini
Donne