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Il secondo Capitolo tratta più specificatamente dei servizi offerti dai broker on-line italiani. In
particolar modo si occupa delle soluzioni appositamente studiate per soddisfare le esigenze
delle diverse tipologie di investitori, delle tecnologie utilizzate, dei grafici messi a
disposizione per le scelte di carattere operativo, delle tipologie di ordini e dei vantaggi che
sono garantiti dalla possibilità di aderire on-line ai collocamenti delle nuove matricole in
Borsa.
Il terzo Capitolo affronta il problema dell’ educazione finanziaria on-line e le fasi per la
costruzione di un portafoglio di titoli direttamente su un sito Internet dedicato alla finanza.
Vengono illustrati alcuni strumenti a disposizione dei risparmiatori per cercare di imparare
come funzionano i mercati finanziari e trarre le indicazioni necessarie per operare con la
consapevolezza degli investitori più preparati. Tra questi strumenti le chat, i newsgroups e i
forum di discussione contribuiscono notevolmente ad assolvere tale scopo. Poi, accanto alla
possibilità di costruirsi un proprio portafoglio titoli on-line e calcolarne il rischio che ciascun
investitore è disposto ad accollarsi, sono illustrati in sintesi i consigli operativi presentati dai
vari siti di informazione finanziaria del web e i moniti della Security Stock Exchange.
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CAPITOLO I
Le opportunità d’ investimento via internet:
il trading on-line
1.1 – LA POSIZIONE DEGLI ISTITUTI DI CREDITO
Attualmente l’ on-line brokerage domina nei fatti e nelle percezioni il mondo dei servizi
finanziari via web. I successi dei broker on-line americani come E-Trade, Charles Schwab e
Ameritrade hanno aperto la via internet al mondo finanziario con una killer application come
il trading on-line. Questa prima ondata di servizi ha creato significativo valore, in particolare
per i pure player, sfruttando i vantaggi del first mover, utilizzando business model che fanno
leva su velocità e qualità dell’ esecuzione e su bassi livelli di costi fissi. Il trading on-line in
Italia è un fenomeno di successo che ha scosso dal torpore gli operatori tradizionali,
risvegliando gli incumbent dall’ indifferenza che li ha sempre caratterizzati in generale
rispetto a fenomeni innovativi. Questo fenomeno ha registrato una forte accelerazione per
effetto del moltiplicarsi di offerte di accesso a basso costo e di un trend borsistico favorevole.
L’ analisi Idc (www.idc.com) identifica tre profili prevalenti: gli inabili, i timorosi , i pionieri.
Al primo gruppo appartengono in gran parte piccoli e medi istituti operanti su base locale, e
su servizi-prodotti poco sofisticati. Non hanno alcuna strategia su internet (al di là di qualche
pagina web informativa) sia per mancanza di risorse interne adeguate, sia perché ritengono
(forse a torto) che internet per loro non rappresenterà nemmeno a medio termine una
minaccia.
Nell’ area dei timorosi si concentra più del 50% delle banche europee. L’ approccio
prevalente è ancora quello di stare Alla finestra, e non fare passi radicali per divenire vere e
proprie cyberbanche. Riconoscono però la sfida competitiva e, dopo una fase di semplice sito
web informativo stanno passando ai primi servizi informativi e transattivi (semplici) sul web.
Un sottogruppo di questi è già approdato ad attività on-line più evolute. Internet viene visto da
loro come un canale aggiuntivo a disposizione della clientela. Ma senza una sua distinta
specificità di soluzioni, di alleanze, di marketing.
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Al terzo gruppo, quello ovviamente più interessante, appartengono per esempio nomi come la
tedesca Bank 24 (www.bank24.de), la francese Fimatex (www.fimatex.fr), le italiane Banca
Sella (www.sella.it), Banca 121 (www.banca121.it), Fineco (www.fineco.it). Sono realtà o
nate dal nulla su internet oppure con forte identità specifica in rete. Giocano nell’ occhio del
ciclone, in quell’ area del trading azionario on-line che, in un paio d’ anni, ha raggiunto da
zero un mercato di dieci miliardi di dollari a fine 1999 e che passerà da circa due milioni di
conti aperti a metà 2000 a oltre nove milioni tra ventiquattro mesi, secondo le stime dei più
accreditati istituti di ricerca. Inoltre, la competizione tra istituti (comprese le proprie
consociate on-line) contro i discount broker indipendenti (start-up paneuropee come la
SelfTrade francese o E-Trade, già attiva in Francia e Inghilterra) si fa ogni giorno più diretta a
tutto vantaggio dei clienti/consumatori che scelgono il web per effettuare i loro investimenti.
Secondo Forrester il trend verso l’ open finance vedrà una veloce risegmentazione di tutto il
mercato finanziario on-line su tre segmenti: gli “attrattori”, siti-marchio o portali capaci di
convogliare gli utenti verso i prodotti o i servizi; i “motori”, ovvero siti dedicati all’ analisi e
dibattiti sui prodotti finanziari, le reti di affiliati, i sistemi di comparazione; infine i
“produttori”, ovvero i gestori dei prodotti e servizi-base (mutui, prestiti, conti, trading,
gestioni). Su questa nuova catena del valore dell’ industria finanziaria on-line si giocano oggi
la strategie. Alcuni istituti bancari che godono di un vasto bacino di clientela come la tedesca
Deutsche Bank o la francese Bnp-Paribas possono ambire a fare concorrenza diretta ai portali
finanziari come attrattori, mentre per gli altri il posizionamento come produttori richiederà
forti rifocalizzazioni e l’ alleanza con i leader negli altri punti della nuova catena del valore.
Alcune conseguenze che internet ha portato sulle barche tradizionali possono riassumersi in 5
punti:
1. Internet determina un significativo abbassamento della struttura dei prezzi di quei
servizi/prodotti che sono webbizzabili. L’ esempio più significativo è dato proprio dal
crollo delle commissioni sulla compravendita di titoli; al classico sette per mille
applicato in filiale si contrappone il due per mille degli operatori on-line. Ciò
comporta un notevole ed inevitabile spostamento di valore dall’ intermediario alla
clientela finale per tutti i prodotti con potenziale internet.
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2. Internet è un fenomeno esplosivo, la cui velocità di sviluppo è solo parzialmente
prevedibile. Al di là del calo significativo dei margini, si verrebbe a creare un
imponente surplus di capacità distributiva nei canali fisici esistenti, con conseguenti
problemi di riconfigurazione della tradizionale presenza sul territorio difficilmente
risolvibili senza radicali ristrutturazioni.
3. La clientela che migra su internet è quella che, di gran lunga, la banca non può
permettersi di perdere. Le esperienze nordamericane, ma ormai anche quelle europee,
ci dicono che, mediamente, il cliente internet possiede redditi più elevati, esegue più
transazioni e di importi unitari più alti rispetto alla media e deposita stocks finanziari
più elevati. E’ quello che viene chiamato il segmento affluent (in contrapposizione con
il segmento del mass market) che migra su internet con tutte le conseguenze che ne
derivano.
4. Internet sposta verso l’ alto il livello del servizio atteso dalla clientela bancaria rispetto
ad un ambiente fisico. Ciò per una serie di ragioni: innanzitutto il cliente internet
diviene rapidamente molto evoluto, perché è in possesso di una capacità di analisi e
comparazione delle informazioni senza pari rispetto al mondo fisico ed esige libertà di
scelta tra i vari prodotti; i tempi di risposta ritenuti accettabili si comprimono, la
tollerabilità dell’ errore si riduce, aumentano le esigenze di sicurezza ed affidabilità,
l’ interazione tra il cliente e i molteplici canali remoti di accesso deve essere flessibile
e personalizzata affinché la relazione con l’ intermediario virtuale raggiunga un valore
distintivo per avere en un efficace potere fidelizzante. L’ implicazione è ovvia: la
fedeltà della clientela e con esso il retention rate (tasso di fedeltà del cliente) è
destinato a calare drasticamente, con la conseguenza di significativi spostamenti di
quote di mercato dagli istituti di credito tradizionali a quelli internet oriented.
5. Internet ha il potenziale di modificare in modo radicale la relazione tra l’ intermediario
e il cliente e quindi il ruolo dell’ intermediario stesso. E’ questa la minaccia strategica
più grave,perché potrebbe portare ad una struttura del retail banking realmente molto
diversa da quella attuale, basata sulle filiali e la relazione personale. In questo quadro
rimane un ruolo chiaro per l’ intermediario finanziario tradizionale solo per quella
porzione di clientela che comunque vorrà una interazione regolare, personale e fisica.
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1.2 - IL RUOLO DEL WEB MARKETING
Gli ingenti investimenti in operazioni di marketing e commerciali hanno contribuito in modo
determinante al successo dei più affermati broker on-line americani come E-Trade e Charles
Schwab. Anche in Italia, l’ esempio americano è stato seguito con eccellenti risultati dai primi
entranti nel mercato del brokerage on-line e Fineco rappresenta sicuramente il modello
seguito dagli altri broker della penisola. La gestione efficace delle leve di marketing risulta,
quindi, uno dei principali fattori di successo su internet. Le leggi sul web marketing, inoltre,
sono sostanzialmente le stesse di quelle del marketing tradizionale, solo applicate ad assets
diversi. Anche nel web, per esempio, gli effetti di scala sono determinanti e i vantaggi
dimensionali hanno lo stesso valore che possiedono nel mondo fisico.
1. Finora il marketing tradizionale è stato caratterizzato da una value proposition
abbastanza rigida. Si definiva a priori che cosa si voleva fare, quali clienti colpire,
quali prodotti offrire, a quale prezzo, con che tipo di servizio e attraverso quali canali.
Su internet non è più così; non solo non è possibile, ma non è neppure utile definire
tutto a priori. A monte bisogna definire innanzitutto che tipo di opportunità trasversali
esistono, dato che il web permette di muoversi in maniera trasversale sul mercato, e
costruire poi tutto il resto insieme ai clienti in mariera iterattiva.
2. Per competere nell’ arena del marketing bancario saranno quindi fondamentali la
capacità di gestione di segmenti instabili che si determinano per occasioni d’ uso e
sensibilità emergenti, e la capacità di dare risposte trasversali ai bisogni di flessibilità,
di riconoscibilità-appartenenza della clientela, di ritualità personali, di eticità e di
ecologia. Dalle quattro P del marketing tradizionale (place, product, price,
promotion), si passarà quindi alla quattro A: anywhere, anything, all included e
affinity. Sono in molti, inoltre, a ritenere che su internet l’ importante sia muoversi con
estrema rapidità, anche a costo di sacrificare la strategia e l’ intelligenza del
posizionamento; anche se in realtà se ci si muove in fretta, senza riflettere bene su ciò
che si fa, si va incontro a costi molto più elevati dei competitor e, alla fine, si corre il
serio rischio di non arrivare da nessuna parte.
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3. Internet e le innovazioni tecnologiche collegate al web offrono delle opportunità
incredibilmente vantaggiose sotto diversi aspetti: l’ abbattimento dei costi
dell’ operatività generale e del customer service in particolare, ma anche la riduzione
dei tempi del servizio al cliente e il time-to-market per i nuovi prodotti. La tecnologia,
se opportunatamente sfruttata, consente inoltre un osservazione più approfondita delle
dinamiche del comportamento di chi naviga in rete, che vengono poi fatte confluire in
customer database di elevata complessità. E una gestione efficace dei database
permette di segmentare più accuratamente la clientela, raggiungendo i clienti con
offerte targettizzate, aumentandone il livello di fedeltà e, conseguentemente, il grado
di profittabilità. Un database costantemente aggiornato offre inoltre la possibilità di
monitorare l’ evoluzione del comportamento dei segmenti di riferimento, e di
adeguare quindi in tempi molto ristretti le strategie commerciali e di marketing della
società. Ma attualmente gli operatori finanziari più evoluti sono in grado di gestire i
database dei clienti solo al 30-40% della loro potenzialità; è ancora lontana la frontiera
del marketing personalizzato e one-to-one.
4. In Italia manca anche una chiara percezione di quanto possono valere gli assets di un
operatore bancario tradizionale, soprattutto se portati on-line. Per assets non solo mi
riferisco alla rete distributiva, ma anche ai clienti, alle reti di relazione con i fornitori,
con le città con le comunità e, ovviamente, al brand. Sul web il brand è un po’ come il
faro per i naviganti ed è in grado di svolgere un importante ruolo fidelizzante. Ma gli
investimenti sul marchio in Italia sono ancora molto limitati. I principali siti italiani
spendono in media 350 milioni in pubblicità, mentre negli stati uniti la spesa media
delle grandi home page è di circa 100 miliardi.
5. Nei prossimi anni saranno le banche multicanale ha dominare lo scenario competitivo.
Secondo una ricerca di Booz, Allen & Hamilton, infatti, oggi l’ 85% del mercato è
rappresentato da banche dotate solo di filiali, ma nel medio periodo questa percentuale
è destinata a scendere al 15%. Salirà invece al 70%, dall’ attuale 7,5%, la quota di
mercato degli operatori multicanale. E crescerà dal 7,5 al 15% la market share delle
banche esclusivamente virtuali. Banca del Salento è una delle poche banche in Italia
ad avere sviluppato una strategia multicanale integrata. La clientela sta cambiando
rapidamente le sue aspettative, non ottenendo sempre le risposte più adeguate dagli
istituti di credito: si registra infatti un aumento della soddisfazione sui servizi a basso
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valore aggiunto come il conti corrente, i bonifici e le operazioni via atm. In parallelo
persi è verificata una diminuzione del livello di soddisfazione sui prodotti ad alto
valore aggiunto, come le gestioni patrimoniali, i fondi comuni e i prodotti assicurativi.
Ora l’ integrazione dei canali fisici con quelli virtuali sembra essere una carta vincente
per migliorare il livello di soddisfazione della clientela, perché una struttura
multicanale integrata è in grado di offrire ai clienti la possibilità di effettuare tutte le
operazioni in qualsiasi modo, mantenendo comunque la fisicità del rapporto.
Le iniziative in genere sono abbastanza timide e la maggior parte di esse tende ad imitare
quelle che hanno avuto successo, come dimostra il caso del trading on-line; non c’è nessuno
che abbia osato di più lanciando su internet portali e supermarket finanziari, piattaforme per lo
small business e di procurement per i clienti industriali.