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Introduzione
L’idea della presente tesi nasce dal desiderio di usare la
lingua nella sua funzione primaria, vale a dire, come strumento
di comunicazione e non come oggetto di analisi. Per questo
motivo l’obiettivo principe della tesi è, attingendo informazioni
da fonti in quattro lingue diverse (russo, cinese, italiano e
inglese), comunicare al lettore italiano contenuti nuovi e
difficilmente reperibili solo in italiano o anche in inglese. La
scelta del tema è stata influenzata in modo indiretto da due
professori del nostro Ateneo – Patrick Boylan e Gaetano Sabatini.
Durante una delle sue lezioni il Prof. Boylan disse che la
tesi può essere presa come un’occasione per sviluppare un
proprio interesse personale verso un tema che, per un motivo o
per un altro, non è stato approfondito nel corso degli studi
universitari. Tale pensiero mi ha subito colpito ed è stato oggetto
di molte riflessione da parte mia. Avevo un forte desiderio di
sfruttare tutte le lingue che conoscevo per creare qualche cosa di
nuovo, ma mancava ancora un argomento ben preciso che
potesse: soddisfare il mio interesse personale; essere d’attualità,
ma non banale; essere interessante per il pubblico italiano, ma,
allo stesso tempo, poco presente nella letteratura scientifica
italiana. Ho cercato a lungo l’argomento per la tesi, scartando
un’idea dopo l’altra perché non rispondente ora ad un criterio,
ora ad un altro. E come succede spesso in questi casi, l’idea è
arrivata all’improvviso e in modo inaspettato: durante il corso in
Storia economica tenuto dal Prof. Sabatini.
Attraverso il suo corso il Prof. Sabatini ci ha raccontato
una storia diversa da quella studiata sui banchi di scuola.
L’ultima era una storia fatta di una semplice concatenazione di
fatti accaduti nel tempo, legati da una correlazione di causa-
effetto, ma a lezioni di Storia economica gli stessi fatti storici
diventavano d’un tratto il riflesso di interessi più profondi,
5
spesso particolaristici e difficilmente visibili in superficie. Quindi
nella storia raccontata dal Prof. Sabatini gli interessi
macroeconomici delle multinazionali, il prezzo di beni
fondamentali come petrolio e altre variabili fin d’allora per me
sconosciute influenzavano direttamente il corso della storia e
mettevano in una nuova luce i fatti storici già conosciuti. Proprio
grazie a questa scoperta è nata l’idea di indagare sul ruolo degli
interessi energetici (in particolare, nel settore petrolifero) nel
rapporto tra la Russia e la Cina.
Questo argomento mi ha permesso di mettere in campo
tutte le mie conoscenze linguistiche, ma ha anche richiesto
grandi sforzi e molto tempo per l’acquisizione delle conoscenze
supplementari indispensabili per poter trattare il tema. La
raccolta del materiale è iniziata due anni e mezzo fa con il
viaggio in Ucraina e in Russia dove ho potuto acquistare i primi
libri sull’argomento in russo che, pur essendo scritti nella mia
lingua madre, risultavano di difficile comprensione per la
complessità dei contenuti. Tre giorni dopo essere tornato dalla
Russia in Italia, sono ripartito per la Cina dove ho trascorso
complessivamente un anno e mezzo, grazie soprattutto alle
Borse di Studio del Collegio Didattico in Lingue e Linguistica
(promosse dalla Prof.ssa Rosa Lombardi) e alla Borsa di Studio
per la Mobilità Extra-Europea (finanziate da Roma Tre e da Lazio
Adisu). Il viaggio in Cina è stato di fondamentale importanza
non solo per raccogliere materiale in lingua cinese utile alla tesi,
ma anche, e soprattutto, per poter portare la mia conoscenza
della lingua cinese a un livello che mi permettesse di leggere la
letteratura scientifica cinese sull’argomento. Una volta tornato
dalla Cina, ero già piuttosto pratico del tema e non ho avuto
molte difficoltà a reperire materiale specifico in lingua italiana e
inglese.
Inizialmente, la mia idea era quella di indagare soltanto
sul periodo post-sovietico, ma con il saggio consiglio del Prof.
6
Sabatini, lo spazio temporale è stato ampliato fino al 1949, l’anno
della nascita della Repubblica Popolare Cinese (RPC). Infatti,
dalla tesi emergerà in modo chiaro che la comprensione
dell’evoluzione del rapporto tra l’Unione Sovietica e la RPC è una
precondizione indispensabile per poter comprendere le attuali
relazioni tra la Federazione Russa e la RPC. In tal modo la tesi si
presenta divisa in due macro capitoli: il primo racconta le
relazioni storiche tra l’URSS e la RPC dal 1949 al 2012; il secondo,
invece, parla delle relazioni energetiche (specie nel campo
petrolifero) tra la Russia e la Cina nel periodo post-sovietico.
Il metodo di ricerca usato è quello storico-descrittivo,
vale a dire, attraverso l’utilizzo di fonti secondarie e primarie è
stata ricostruita in chiave temporale la narrazione del passato. La
scelta delle fonti è stata dettata da due variabili: la loro
disponibilità e la loro reperibilità.
Nella stesura della parte relativa al periodo sovietico è
stato possibile utilizzare le fonti in tre lingue diverse: russo,
cinese e italiano. Tuttavia, man mano che si procedeva verso la
fine del periodo sovietico le fonti in lingua italiana diventavano
sempre più rare e meno articolate sul tema delle relazioni cino-
sovietiche, concentrandosi piuttosto sulle relazioni cino-
statunitensi. Ciò che riguarda gli anni ’90 vi era una grande
disponibilità di fonti in lingua cinese, molto meno in russo, poco
in inglese e quasi nulla in italiano. Non deve sorprendere il fatto
che sugli anni ’90 vi sia molto più materiale in cinese rispetto ad
altre lingue poiché il crollo dell’Unione Sovietica, in quanto
inatteso dal Governo cinese, è stato oggetto di studi approfonditi
in Cina. Uno storico cinese ha scritto a questo proposito che
negli anni ’90 non era facile ottenere finanziamenti pubblici per
le ricerche scientifiche in storia, ma non appena veniva
presentato un progetto di ricerca sulla disgregazione dell’URSS,
le sue cause e conseguenze, le possibilità di ricevere
finanziamenti aumentavano notevolmente. Per questo motivo
7
anche la Russia stessa e le relazioni cino-russe si sono spesso
trovate oggetto di molti studi storici in Cina. L’uso ridotto delle
fonti russe per quanto concerne gli anni ’90 può essere spiegato
dalla mancanza di letteratura specialistica nel commercio al
grande pubblico. In Russia sicuramente ci sono studi sulle
relazioni cino-russe nel periodo del Governo di Elc’in, ma non
sono di facile accesso per il grande pubblico poiché si trovano
solo nella Biblioteca Nazionale di Mosca, nei centri di studi
specialistici oppure sono stati pubblicati in edizioni limitate e
quindi non più acquistabili. La mancanza di letteratura sui
rapporti cino-russi nel periodo post-sovietico è un fatto oggettivo,
mentre un ridotto utilizzo della letteratura anglosassone nella
stesura non solo nella parte relativa agli anni ’90, ma in generale
nella stesura del presente lavoro, è dovuto alla voluta scelta
dell’autore: lì dove c’erano fonti in tutte e quattro le lingue si è
dato comunque maggior rilievo alle fonti in cinese e in russo.
Infine, per la stesura del periodo di Elc’in (ma anche del periodo
di Putin) sono state di fondamentale importanza le fonti
primarie quali le dichiarazioni congiunte disponibili sia in lingua
russa che cinese.
Per quanto riguarda il periodo 2000-2007 le fonti
secondarie (libri) erano soprattutto in lingua cinese e in misura
minore in inglese. La caratteristica che accomuna quasi tutti i
libri storici in lingua cinese è la sorprende (e anche noiosa)
ripetizione di concetti simili o identici, tutti scritti quasi allo
stesso modo anche dal punto di vista formale. Gli ultimi anni
sono stati descritti grazie soprattutto alle fonti primarie presenti
in rete sui siti governativi ufficiali.
Il secondo capitolo è diviso in tre paragrafi: un quadro
generale sulla situazione energetica nel mondo; lo sviluppo
storico delle relazioni cino-russe nel settore energetico nel
periodo post-sovietico; infine, la partecipazione delle della Cina e
della Russia nelle organizzazioni internazionali per l’energia.
8
Il primo paragrafo ha richiesto l’utilizzo di molti dati
statistici. Esistono molteplici rapporti statistici annuali
sull’energia: Annual Statistica Bulletin dell’Organizzazione dei
Paesi esportatori di petrolio (OPEC); Annual Survey of Energy
Resources del Congresso mondiale per l’energia (WEC); World
Energy Statistics dell’Agenzia internazionale per l’energia (IEA);
World Oil and Gas Review dell’ENI; infine, Statistical Review of
World Energy della British Petroleum (BP) e molti altri. Nel
presente lavoro abbiamo scelto di utilizzare i dati statistici della
British Petroleum. La scelta non è casuale poiché, durante la fase
di preparazione per la stesura della tesi, è stato riscontrato che la
maggior parte degli autori facevano ricorso a dati statistici della
BP. È interessante notare che anche gli autori cinesi, pur avendo
a disposizione l’Annuario statistico della Cina ( 中 国 统 计年 鉴),
pubblicato dall’Ufficio Statistico Nazionale della RPC, facciano di
frequente l’uso dei dati statistici della BP, perfino nei vari
rapporti analitici sulla situazione energetica in Cina e nelle varie
strategie per lo sviluppo energetico di medio e lungo termine
della Cina.
Ciò che riguarda la disponibilità delle fonti per la stesura
del secondo capitolo, quindi relativo ai rapporti energetici cino-
russi (specie nel campo petrolifero), vi era molta disponibilità di
fonti in lingua cinese, poca in lingua russa e pressoché nulla in
italiano. Man mano che si arrivava ai giorni nostri, anche le fonti
in lingua cinese si andavano esaurendo e si è dovuto far ricorso
alle fonti presenti in rete. Per le indagini degli anni 2005-2011
sono stati di fondamentale importanza i rapporti annuali delle
compagnie petrolifere russe (Rosneft’ e Transneft’) e cinesi
(CNPC e Sinopec), presenti sui loro siti ufficiali, e le informazioni
presenti sui siti governativi e ministeriali dei due Paesi.
Per la stesura dell’ultimo paragrafo, inerente la
cooperazione della Cina e della Russia con le organizzazioni
internazionali per l’energia, la maggior parte delle informazioni è
9
stata raccolta in rete, visitando i siti ufficiali delle relative
organizzazioni e le pagine specifiche presenti sui siti ufficiali dei
ministeri per l’energia o per gli affari esteri russi e cinesi, tuttavia,
è stato un importante punto di riferimento il libro La diplomazia
energetica della Russia, scritto da Stanislav Žyznin, uno dei
massimi esperti russi delle questioni energetiche.
La presente tesi è lungi dall’essere esaustiva sugli
argomenti di cui tratta, ma è, tuttavia, ricca di informazioni mai
pubblicate (o pubblicate in modo frammentario) in Italia, e
pertanto può rappresentare una valida fonte o base per lo
sviluppo delle tematiche in essa affrontate.
10
Capitolo 1
Breve storia delle relazioni tra Cina e URSS
(Russia)
dal 1949 al 2012.
1.1. Periodo sovietico
Prima della nascita della Repubblica Popolare Cinese, nel
periodo della Guerra Civile in Cina, combattuta tra il partito
nazionalista Guomindang e il partito comunista, l’Unione
Sovietica si sforza di normalizzare i conflitti tra i due partiti,
sostenendo entrambe le parti. Aiutando il Guomindang, Mosca
cerca di convincere i nazionalisti a diminuire la propria pressione
sui comunisti. Allo stesso tempo, il Guomindang, andando ai
compromessi con l’URSS, spera che Mosca riduca il proprio
sostegno ai comunisti e riconosca i nazionalisti come l’unico
governo legittimo della Cina. Dopo la ritirata dei giapponesi a
seguito della fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Unione
Sovietica, pur riconoscendo il Guomindang come l’unico governo
legittimo in Cina, perde l’interesse nel fornire il sostegno ai
nazionalisti, concentrando i propri aiuti ai comunisti. Tuttavia,
gli aiuti al partito comunista non possono essere troppo evidenti,
poiché altrimenti Mosca rischia di complicare ulteriormente le
già non facili relazioni con l’Occidente. La Guerra Civile cinese
continua e il suo esito appare incerto; inoltre, le forze
nazionaliste sembrano sopraffare quelle comuniste. Per questo
l’improvvisa vittoria del partito comunista sorprende il mondo
intero, compresa l’Unione Sovietica.
11
1.1.1. Luna di miele (1949 – 1960)
Quando nel 1949 il Partito Comunista Cinese (PCC)
conquista il potere, la Repubblica Popolare Cinese (RPC) – con la
sua visione dicotomica di un mondo diviso in un campo
socialista e in un campo imperialista – diventa subito un
importante alleato dell’Unione Sovietica nella lotta contro
l’imperialismo a guida statunitense. Alla fine dello stesso anno,
su invito dell’URSS
1
, il timoniere della Nuova Cina Mao Zedong si
reca a Mosca per un viaggio di quasi tre mesi.
È interessante notare che già a partire dal 1947 nasce in
Mao il desiderio di visitare l’Unione Sovietica e l’Est europeo per
vedere di persona la situazione delle Democrazie popolari
appena fondate
2
. Nell’arco dei successivi due anni Mao esprime
per ben cinque volte a Stalin il proprio desiderio di andare a
Mosca, ma tutte le volte per un motivo o per un altro si vede
rifiutare tale possibilità. Il primo tentativo risale al luglio 1947
quando la Cina è ancora nel pieno della guerra civile tra i
comunisti e i nazionalisti. In quell’occasione la ragione ufficiale
per cui la visita di Mao non è ben vista da Mosca è la paura di
influenzare negativamente l’andamento della guerra. In realtà, in
quel periodo Stalin sta giocando su due fronti e, soprattutto, è
piuttosto diffidente nei confronti dei comunisti cinesi ed è
dubbioso circa la loro effettiva capacità di vincere la guerra.
Basta ricordarsi che nel 1945 Stalin firma con il Guomindang –
partito nazionalista, nemico del PCC – il Trattato di amicizia e
alleanza
3
.
1
Per Liu Yan e Li Yue (2010) è l’Unione Sovietica che ha invitato Mao a Mosca dopo la
vittoria sui nazionalisti, mentre per Ceng Jingzhong (2009) è Mao stesso che ha richiesto
di poter andare a Mosca.
2
Liu Yan e Li Yue, Grandi e piccole vicende nelle relazioni sino-russe (1949-2009), World
Affairs Press, Pechino, 2010, pp. 3-6
3
Il Trattato di amicizia e alleanza firmato nel 1945 tra l’URSS e il Guomindang differisce
dal Trattato di amicizia, alleanza e mutua assistenza del 1950 tra l’URSS e la RPC in
12
Nel maggio 1948 il secondo rifiuto vede ragioni simili al
primo, mentre il terzo tentativo è liquidato con la scusa che i
capi del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica)
dovevano andare nei campi a ‘raccogliere il grano’. Il quarto
rifiuto ricevuto agli inizi 1949 fa emergere la terza – questa volta
reale - ragione per cui l’Unione Sovietica non vuole che Mao si
rechi a Mosca: il nemico – gli Stati Uniti – potrebbe accusare il
PCC di ricevere appoggio da Mosca. La guerra civile tra i
comunisti e i nazionalisti ufficialmente riguarda gli affari interni
al Paese, di conseguenza l’appoggio e gli aiuti troppo evidenti da
parte dell’URSS all’esercito di Mao verrebbero interpretati dagli
Stati Uniti come un’ingerenza negli affari interni di uno Stato
sovrano, autorizzando Washington ad intervenire nella guerra.
Ciò che l’Unione Sovietica – uscita da pochi anni dalla Seconda
guerra mondiale – vuole evitare a tutti i costi in quel periodo è
un conflitto diretto con gli USA. Il motivo del quinto e l’ultimo
rifiuto si rifà di nuovo al pericolo dell’allontanamento di Mao dal
campo di battaglia
4
. Dopo l’inaspettata vittoria della guerra civile
da parte dei comunisti l’atteggiamento dell’URSS nei confronti
del PCC cambia e il 16 dicembre 1949 Mao Zedong arriva a Mosca
dove partecipa all’anniversario per il settantesimo compleanno di
Stalin e il 14 febbraio 1950, dopo mesi di trattative e sei
5
incontri
con Stalin, firma il Trattato di amicizia, alleanza e mutua
assistenza.
quanto «il primo principalmente rappresentava un’unione tra i due Stati di fronte alla
minaccia di un nemico comune, mentre il secondo era un’alleanza a 360° che
comprendeva le sfere quali la politica, l’economia, le relazioni internazionali e la
sicurezza», Zhao Huasheng, Le costanti nelle relazioni cino-sovietiche/ russe, in Guan
Yihai e Luan Jinghe (a cura di), Lo stato attuale e la storia delle relazioni tra la Cina e la
Russia, Seconda edizione, Social Sciences Academic Press, 2009, p. 48
4
Liu Yan e Li Yue (2010) pp. 3-6
5
Liu Yan e Li Yue (2010), p. 11
13
Questo Trattato, voluto da Mao
6
, rappresenta il desiderio
di manifestare sul piano internazionale la propria scelta di
campo
7
, fatta in un mondo bipolare, e di dimostrare «la
solidarietà che lega i due più grandi Paesi comunisti del mondo»
8
.
Esso risponde, inoltre, «a imperativi geopolitici quanto a
preoccupazioni ideologiche»
9
. In contemporanea, viene firmata
una serie di accordi complementari al Trattato. Secondo questi
accordi l’Unione Sovietica «entro il 1952 avrebbe ceduto alla RPC
tutti i propri diritti quanto alla gestione congiunta della linea
ferroviaria della Cina Orientale con tutti i relativi beni materiali, si
sarebbe impegnata nel ritiro delle forze armate sovietiche dalla
base navale di uso comune di Port Arthur [oggi Lvshun], ed anche,
a cedere alla RPC le proprietà sovietiche a Dal’nij [oggi Dalian]
10
[…], ad assumere l’impegno di fornire alla Cina l’assistenza nella
costruzione e ristrutturazione di 50 grandi impianti industriali,
inoltre, di concedere alla Cina un prestito di 300 milioni di dollari a
condizioni agevolate per l’acquisto nell’URSS di impianti e
materiali»
11
, infine, si prevedeva «la creazione di compagnie miste
cino-sovietiche per lo sfruttamento in comune delle riserve
petrolifere e dei minerali non ferrosi del Sinkiang [Xinjiang]
12
»
13
. Si
6
Bergère M.C., La Repubblica popolare cinese (1949-1999), Il Mulino, Bologna, 2000, p. 22;
Zeng Jingzhong, Considerazioni sull’asimmetria delle relazioni nella politica estera della
RPC verso l’URSS dopo la fondazione della Nuova Cina, in Guan Yihai e Luan Jinghe (a
cura di), Lo stato attuale e la storia delle relazioni tra la Cina e la Russia (seconda
edizione), Social Sciences Academic Press, 2009, p. 401
7
Nota dell’Autore (N.d.A.): in lingua cinese il termine, coniato da Mao Zedong, per
descrivere questa scelta di campo è 一边 倒 ‘tendere da una parte’
8
Bergère (2000), p. 22
9
Bergère (2000), p. 22
10
N.d.A: Dal’nij (rus.), Dalian (cin.). Una città portuale al Nordest della Cina tra il Mar
Giallo (a est) e Mare di Bohai (a ovest)
11
Meliksetov A.V., Storia della Cina, seconda edizione, Vysšaja Škola, Mosca, 2002, p. 632
12
Nelle citazioni i nomi dei luoghi e di persone di provenienza straniera vengono
riportate esattamente come da fonte, mentre tra parentesi quadre viene indicata la
trascrizione comunemente accettata al giorno d’oggi. Ad esempio: Sinkiang [XinJiang Yi],
tra parentesi quadre è la trascrizione fonetica pinyin attualmente ufficialmente adottata
14
tratta, però, di «una forma di cooperazione già avviata negli anni
precedenti in Europa Orientale, i cui benefici erano largamente
andati a favore dei Sovietici»
14
. Per alcuni l’aiuto finanziario
fornito dall’URSS alla Cina è «relativamente modesto»
15
, mentre
altri notano che «ad aiutare la Cina era un Paese appena uscito da
una guerra pesante e disastrosa che non aveva ancora sanato le
proprie ferite»
16
. Inizia così una cooperazione economica
bilaterale. Nel 1950 lo scambio tra i due fratelli socialisti
ammonta a 338 milioni di dollari che corrisponde a quasi 30% sul
totale del commercio estero cinese (vedi la tabella 2 e il grafico 1
in fondo alla tesi).
Ma perché uno Stato forte come l’URSS decide di ‘donare’
a uno stato debole come la Cina di quel periodo territori, risorse,
impianti e posizioni strategiche? Alexandr Lukin, uno studioso
russo, sembra avere una prorpia risposta a tale domanda: «dal
punto di vista dell’ideologia comunista l’Unione Sovietica non
perdeva nulla trasferendo i territori e le basi militari al regime
comunista cinese poiché non vi è alcuna importanza sotto il
regime comunista di quale sia Paese che ha il controllo di un dato
territorio giacché, dopo la vittoria del comunismo, non vi saranno
più governi nazionali. Allo stesso tempo, le ‘concessioni’ alla Cina
accrescevano la popolarità del fraterno PCC, fatto che Stalin
riteneva fosse utile sia per l’URSS sia per il comunismo mondiale»
17
.
Mentre Ceng Jingzhong, cinese, nota che il Trattato di amicizia,
alleanza e mutua assistenza «all’apparenza è paritario e
reciprocamente vantaggioso, ma in realtà mantiene ancora degli
nella RPC; Krusciov [Cruščëv], tra parentesi quadre è la trascrizione scientifica del
cirillico.
13
Bergère (2000), pp. 22-23
14
Samarani G., La Cina del Novecento: dalla fine dell’Impero a oggi, Einaudi, Torino, 2008,
p. 237
15
Samarani (2008), p. 237
16
Meliksetov A.V., Storia della Cina, seconda edizione, Vysšaja Škola, Mosca, 2002, p. 633
17
Lukin A.V., L’Orso osserva il Drago. L’immagine della Cina in Russia nei sec. XVII—XXI,
2007, Vostok-Zapad, p. 220