Per Lavoro Interinale si intendono tutte quelle prestazioni d'opera di
cui le aziende possono fruire per un tempo determinato, attraverso un
rapporto di affittanza presso terzi del lavoratore.
Ma perchè si ritiene tanto importante una innovazione così naturale,
che non è altro che una diversa regolamentazione delle relazioni sociali
esistenti tra patronato e maestranze?
Scoprire quale sia tutto il percorso che porta fino al Lavoro
Interinale diventa allora tanto interessante quanto indispensabile.
Esso non è certamente solo il frutto di una ingegnosa invenzione
americana, ma bensì il prodotto di nuovi modelli organizzativi che si
stanno via via strutturando all'interno delle realtà produttive e che
cambieranno completamente gli scenari lavorativi futuri.
Da un lato il tutto potrebbe apparire come una scelta di
sopravvivenza del lavoratore al mercato che cambia, spinto verso la
globalizzazione pianificata dalle aziende; ma di fatto è semplicemente uno
dei vari processi di evoluzione strutturale legati alla natura stessa di questi
soggetti economici.
In effetti non è affatto azzardato affermare che i fini specifici
perseguiti dalle stesse organizzazioni economiche possano, anzi abbiano,
certamente determinato questa (come qualsiasi altra) mutazione strutturale.
Ecco allora come la ricerca di ogni massimalizzazione dei profitti è
assolutamente rilevante nel riassetto dei nuovi modelli organizzativi
industriali, modelli che si articolano in nuovi e innovativi ruoli
complementari alla vita aziendale, e che raccolgono intorno a sè le
massime aspettative di resa, come quelle maturate appunto nell’attuale
clima che circonda l'avvento del Lavoro Interinale in Europa e, soprattutto,
in Italia.
Bisogna anche ricordare come esista un'ulteriore natura di questo
progetto legislativo, grazie proprio al grande mutamento che stà subendo
la Politica Sociale in Italia.
Attualmente infatti i Governi dell’Unione Europea sono fortemente
impegnati nel compiere i passaggi fondamentali per l'integrazione
economica europea, consistenti anche in un’allineamento delle norme
sociali, salariali e sindacali del lavoro in affitto fra tutte quelle dei Paesi
membri.
Analizzando poi i fini si rileva come la differenziazione dei mercati,
intesa come l'allargamento della base imponibile della produzione
industriale, determina, per la differente natura dei mercati stessi, una
riorganizzazione strutturale tendente all'individuazione di nuovi figure
professionali, che grazie alla loro innovazione, rientrano a far parte di
quella fondamentale funzione di rigenerazione che ogni sistema, e meglio
ogni azienda, determina nel perseguire la propria naturale sopravvivenza.
Il Lavoro Interinale nasce anche grazie alla ricerca di una maggiore
flessibilità della struttura produttiva, dettata dalla ricerca spasmodica di
un’adeguamento, perlopiù passivo, a tutta quella serie di elementi esterni
alla stessa, che incidono pesantemente sull'azienda in forma diretta.
Elementi che ne plasmano i confini, ne moltiplicano i nuclei e ne
modificano le regole, tanto da forzare i rapporti giuridici in essere, anche
se ritenuti rigidi ed immutabili senza uno specifico intervento esterno del
legislatore.
Tutto questo processo genera un volume di informazioni sempre
maggiore per l'azienda, comportandone lo snellimento dei processi
comunicativi; la loro riqualificazione, diventa così determinante per
ottenere quella maggiore flessibilità aziendale che permette di avvalersi in
modo immediato del Lavoro Interinale.
Un'ulteriore causa si riscontra nell'evoluzione dei mercati, che
generano sempre più incognite da superare, frutto di una esasperata
globalizzazione dell’economia; ha inizio così un processo di
“configurazione” che l'azienda deve affrontare con il massimo numero di
funzioni e informazioni possibili: il Lavoro Interinale soddisfa certamente
anche questa ennesima esigenza.
Diventa così più facile raggiungere l'internazionalizzazione delle
imprese, che possono affrontare questo progetto senza più vincoli
congeniti, quali sono appunto quelli creati dalle barriere culturali,
normative, economiche e soprattutto strutturali; potendosi così
maggiormente orientare al superamento dei vincoli procedurali
(produzione, comunicazione, logistica) legati a tutti gli altri elementi del
processo di internazionalizzazione.
Tutto sempre orientato alla spasmodica ricerca del profitto aggiunto
al profitto, con la certezza che per ogni scelta operata si determina un
nuovo meccanismo di incremento del valore aggiunto dell'azienda.
In effetti, oggi un'ennesima opportunità di guadagno è data anche
dalla diversificazione dei consumi, ovvero dalla loro personalizzazione, e
questo spinge le industrie ad affiancare dei prodotti complementari, per
durata, per forma e per quantita, alla produzione standard; integrazione che
diviene meno problematica se si pensa a come il Lavoro Interinale
permetta l'abbattimento dei costi fissi nell'approntamento di nuovi processi
produttivi.
Tutto quello che è stato fin qui valutato porta anche ad una più
profonda riflessione di natura meramente sociologica: ovvero che tutto il
processo nasce comunque dall'esigenza delle aziende di rapportarsi sempre
con l'esterno: con i mercati, con le norme, con il territorio e con la cultura,
attraverso una sensibilità propria, di natura prettamente fisiologica; tanto
da ritenere che il Task Envirroment (insieme degli elementi esterni al
sistema) non sia più solo una cornice poliedrica all'interno della quale
l'azienda si ridisegna, ma addirittura un'impronta con cui la stessa debba
modificare il proprio codice genetico.
Di conseguenza si giunge ad individuare come anche attraverso il
Lavoro Interinale esista con certezza la continua innovazione degli
elementi determinanti per la sopravvivenza e la rigenerazione del sistema
azienda, inteso come organizzazione sempre protratta al conseguimento
del massimo profitto.
Parafrasando la tesi Darwiniana sulla struttura degli ecosistemi, si è
di fronte a quella che la sociologia moderna riconosce come l'autopoiesi di
un sistema relazionale.
E' stato detto in precedenza come la rigidità dell'elemento normativo
all'interno delle aziende possa determinarne dei limiti operativi
insormontabili, ma non è stato valutato dove e come questo elemento
normativo prende forma, tanto nei suoi contenuti quanto nelle sue
applicazioni.
E' in questo quadro che, per poter meglio individuare l'origine del
processo legislativo da cui nasce il Lavoro Interinale, si deve fare un passo
indietro e partire da un dato, il più rilevante fra i valori aziendali: l'alto
grado della pressione fiscale, determinato in buona parte appunto dal
prezzo pagato per il mantenimento dell'attuale Stato Sociale.
Pur avendo ottenuto in passato, grazie all'attuale legislazione
sociale, ottimi risultati nell'ammortizzare gli scompensi dovuti al mercato
del lavoro, nel creare una previdenza diffusa e nel garantire un'assistenza
sanitaria alle classi deboli, oggi lo Stato non è più in grado di assicurare la
sopravvivenza qualitativa di questi servizi, i cui costi si sono riversati
quasi interamente sul prelievo fiscale delle retribuzioni dei lavoratori
dipendenti.
Questo ha determinato un forte innalzamento del costo del lavoro
portando le aziende ad esercitare pressioni sui vari governi in carica e
ottenendo così alcuni sgravi fiscali per i lavoratori di prima occupazione.
Sono stati istituiti i contratti di formazione lavoro, che hanno
comunque un vantaggio fiscale limitato al primo periodo lavorativo del
dipendente, le richieste sono passate poi alle Gabbie Salariali che,
rispettando il vincolo della durata indeterminata dei rapporti di lavoro,
verrebbero a definire dei salari inferiori rispetto agli accordi nazionali, così
da poter permettere alle aziende l’incremento occupazionale anche in
presenza di aree economiche deboli.
La proposta si è poi evoluta nei Salari di Ingresso, che
consentirebbero alle aziende di sottopagare il lavoratore nel primo periodo
di lavoro, per poi portane la retribuzione ai livelli contrattuali nazionali
quando lo stesso raggiunga una resa produttiva di pieno regime.
Il passaggio al Lavoro Interinale, lavoro in affito a tempo
determinato, è a questo punto conseguente.
Si assiste, in questo modo, grazie alle verie forme di inquadramento
lavorativo esistenti, all'evoluzione da un sistema rigido in cui era possibile
unicamente il lavoro dipendente affiancato dalle libere professioni ad uno
articolato, in cui lo stesso rapporto può essere regolamentato da differenti
norme che disciplinano l'accordo fra le parti.
Vi è poi il grande dibattito sulla funzione collocativa che potrebbe,
anzi dovrebbe svolgere egregiamente il Lavoro Interinale, divenendo
dunque anche strumento di avviamento al lavoro, attraverso l’immediato
contatto fra le richieste di varie funzioni lavorative da ricoprire all’interno
degli organigrammi aziendali e i giovani in cerca di occupazione.
Bisogna comunque ricordare che esistono nel nostro ordinamento
forme di lavoro regolate attraverso collaborazioni e senza alcun vincolo di
dipendenza, ma sono tutte legate ad un principio o di mercato
(procacciatori di affari, rappresentati), che fondano il corrispettivo
retribuito con il riconoscimento di una percentuale sull’affare andato a
buon fine; o di libera professione, renumerata attraverso l’emissione di
regolari parcelle determinate dalle associazioni di categoria.
Oggi invece, con il Lavoro Interinale, si presenta un aspetto
utilitaristico della relazione UOMO/MACCHINA che va ridisegnato
totalmente, partendo dal secolare binomio in cui l'uomo percepiva il suo
valore solo nel rapporto a “cottimo” con la macchina, calcolato
quantificando il tempo consumato sulla catena di montaggio; e dove il
minor tempo impiegato per ogni pezzo lavorato era l’unico valore di resa
della macchina a favore dell’uomo operaio.
Tutto ciò lascia indubbiamente ampio spazio a nuove valutazioni,
che saranno analizzate più approfonditamente alla fine.
Nella prima parte della ricerca si inizierà, ripercorrendo la storia, a
descrivere gli aspetti più anacronistici e conflittuali del reclutamento nel
lavoro; oggetto delle battaglie più accese per la difesa dei diritti dei
lavoratori nel mondo.
E’ da questo presupposto che è poi nato, attraverso l’Organizzazione
Internazionale del Lavoro, il dibattito sulla regolamentazione mondiale
dell’avviamento al lavoro, che ha sempre visto confrontarsi le due tesi sul
principio del monopolio pubblico o del libero mercato del lavoro; il
confronto si avvarrà anche delle esperienze che hanno potuto svolgere le
agenzie di collocamento nei paesi in cui è sempre stato mantenuto il libero
esercizio della negoziazione delle risorse umane.
Analizzando la situazione in Europa attraverso l’OIL, la ricerca
continuerà con la ricostruzione storica dei fenomeni di caporalato, antico
sistema di ingaggio, sempre additato come rapporto di sfruttamento del
lavoratore per eccellenza, di cui, a ragion veduta, tutto il sistema del
mercato della manodopera peccava; alimentando per secoli una vera e
propria cattiva considerazione di chi ne professava il mestiere.
La lettura del quadro attuale porterà a comprendere quali siano stati
i passi più importanti nel raggiungere una comune definizione di questo
strumento, quale è il lavoro in affitto oggi, sottolineando le difficoltà
puntualmente incontrate nell’armonizzare le normative.
Leggendo attentamente le condizioni con cui vengono applicate le
norme che regolano il Lavoro Interinale nei Paesi Europei sarà interessante
individuare le situazioni di illegalità applicativa conseguenti alla grande
flessibilità normativa esistente frai vari stati dell’unione, per potersi poi
addentrare nella vera sostanza che determina le differenze fondamentali
nell’uso di questo strumento: i casi in cui è ammesso l’impiego di
lavoratori interinali, in che forma e con quale autonomia possono
esercitare il loro lavoro le agenzie di impiego dei lavoratori in affitto, quale
sia l’inquadramento contrattuale di questi ultimi e come la normativa
europea abbia infine definito le linee guida di questo settore.
Affinchè poi si possa ricostruire nel tempo l’evoluzione storica in
Italia, - mutata dopo la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione
Europea contro il regime di monopolio statale - si darà spunto alle
valutazioni più rigorose per descrivere l’insufficienza del vecchio sistema,
tanto carente da legittimare palesemente il lavoro interinale nella scelta
pratica delle aziende oltre che identificarlo chiaramente come strumento
contro la disoccupazione.
Nella seconda parte la ricerca sarà dedicata inizialmente all’analisi
dell’iter legislativo, descrivendo punto per punto le battaglie politiche con
cui il lavoro interinale si è reso il protagonista dell’innovazione strutturale
del mercato del lavoro attraverso la concertazione.
Si potrà così descrivere il modello italiano, valutando il grado di
autonomia e di efficienza al ricorso di questa figura contrattuale,
caratteristiche che sono essenziali per definire con quanta libertà le aziende
possono ricoprire ruoli vacanti attraverso una libera scelta, se di libera
scelta priva di vincoli o limitazioni si potrà parlare.
Sarà quindi interessante valutare il livello normativo della legge
confrontandolo con gli ambiti che la legge stessa delega al mercato,
potendo così capire quali siano i limiti di applicazione che la figura del
Lavoratore Interinale si trova ad avere.
Quindi nelle professioni, dove si configureranno nuove forme di
lavoro grazie alle applicazioni del Lavoro Interinale: la Libera Professione
del lavoratore interinale; le Funzioni di Collocamento delle Agenzie di
lavoratori interinali a seconda delle loro competenze e specializzazioni,
strutture che potranno così concentrare la domanda e l'offerta di questo
servizio; i Team Interinali il cui obbiettivo sarà appunto la disponibilità del
“gruppo di lavoro” ad essere affittato grazie alla sua autonomia operativa.
Le applicazioni saranno poi il punto sucessivo da sviluppare,
tenendo conto del fisiologico utilizzo del Lavoro Interinale: l’oggettiva
carenza di strumenti di formazione del personale da parte delle agenzie e
la specifica esigenza di personale specializzato da parte delle imprese.
Saranno analizzati tutti gli aspetti quantitativi dell’utilizzo del lavoro
temporaneo, così come risulteranno dalle varie percentuali d’impiego in
ogni settore dell’economia, basandosi sui dati ottenuti in una realtà
economica molto ricettiva quale è quella della provincia di Brescia e
fornendo un’analisi completa delle percentuali di tutti i valori del ricorso.
Si passerà poi alla valutazione di come le organizzazioni aziendali e
non, si modelleranno in funzione degli utilizzi del Lavoro Interinale;
innanzitutto nella produttività, dove si individueranno una serie di nuove
articolazioni operative, legate alla variazione delle unità di confine
(identificabili negli organici); senza trascurare il fatto che il cambiamento
potrà portare a mutazioni estremamente rilevanti nei meccanismi di
reperimento di risorse umane, cambiamenti legittimati anche da un’attenta
analisi dei costi.
Esigenze che sono comunque legate a delle scelte ben precise, come
il trovarsi in un mercato in forte crescita, dove è richiesta una presenza
immediata delle iniziative dell'azienda; oppure la scelta di nuovi mercati
per la commercializzazione di nuovi prodoti, dove l'esigenza diventa
diversificare gli obbiettivi strategici; o per la presenza di mercati spot,
dove si deve concentrare nel più breve tempo possibile la massima resa
aziendale.