5
Capitolo Uno
Centri commerciali Artificiali e Naturali
1.1 Il centro storico come shopping destination: una visione manageriale
Il binomio commercio-città, che tradizionalmente ha contraddistinto - in una logica di
servizio di prossimità - il ruolo catalizzatore dei centri storici come sede “naturale” del
mercato, è stato progressivamente svuotato di significato alla luce delle profonde
trasformazioni registrate nel sistema distributivo
1
.
Attualmente una serie di possenti trends economici, demografici, sociali e culturali hanno
messo in serio dubbio il ruolo chiave dei centri città che tradizionalmente sono stati il
fulcro, l’espressione massima, della civilizzazione urbana, dove una moltitudine di funzioni
(commerciali, culturali, economiche, governative) sono straordinariamente concentrate.
Inquinamento, congestione, degrado urbano, assenza di servizi, spopolamento e
soprattutto la pressante competizione delle moderne polarità commerciali suburbane
hanno causato una perdita di identità e di appeal
2
. Da ormai conclusi movimenti centripeti
verso i centri storici e le vie, dove si addensavano le attività e il commercio urbano, si è di
fronte a movimenti centrifughi verso i grandi poli di offerta suburbani.
La rivalità commerciale fra centro città e periferia riguarda soprattutto l’accessibilità e la
pianificazione: la ricerca di elevati livelli di accesso (veloce e comodo raggiungimento del
sito e comodità di parcheggio), unitamente alla necessaria disponibilità a costi accettabili di
vaste superfici di vendita, hanno spinto la grande distribuzione a costruire le proprie
strutture in preminenza fuori dai confini comunali, con la conseguente creazione di nuovi
poli di attrazione che convogliano nuovi flussi (per quantità e qualità) di persone.
A ciò si aggiunge una fallimentare politica sui centri città, basata più sull’inattività che sulle
attività, che ha causato una perdita di valore per molte funzioni urbane, particolarmente
quelle dei servizi e del commercio. Una non politica del territorio urbano che non ha minato
solo il ruolo delle imprese commerciali, ma che ha avuto anche logiche conseguenze su
aspetti sociali e sulla qualità delle manifestazioni della vita collettiva.
1
I primi modelli territoriali prodotti dalla Geografia moderna, si pensi al Christaller, basano proprio sul
commercio il principio cardine del sistema fondato sull’analisi delle aree di mercato in una logica di
minimizzazione dei costi di distribuzione.
2
Rif. Amendola G., La città vetrina. I luoghi del commercio e le nuove forme del consumo, Liguori, Napoli. 2006
6
La decentralizzazione del retail sulla città ha impatti dal punto di vista economico, sociale e
ambientale. L’impresa che opera nella distribuzione non può infatti considerarsi un
soggetto chiuso e passivo, ma parte di un sistema che interagisce in modo dinamico, attivo
e aperto con l’ambiente esterno.
La valorizzazione e rivitalizzazione commerciale delle aree urbane, ricomprendendo nel
progetto di riqualificazione tutti quei fattori che interagiscono nel rapporto tra il fenomeno
commerciale e la rivalutazione del centro storico, ha come effetto logico un notevole
impulso dei flussi commerciali dell’area, ma anche simmetricamente un miglioramento
dell’immagine della città ed un incremento del benessere socio-economico complessivo
della zona considerata. In questo ambito è necessario capire come il rapporto tra lo stato di
salute del commercio al dettaglio e le condizioni del centro urbano assuma in realtà
connotati di forte interdipendenza: non può esistere un commercio moderno ed innovatore
in una realtà degradata, in quanto la sola presenza di una rete di negozi efficiente crea una
attrattiva e quindi può diventare strumento di bonifica per il rilancio anche di aree
marginali
3
.
I tentativi effettuati finora per rivalutare e rilanciare i centri storici, arginandone lo
spopolamento e riqualificandone le funzioni, si sono contraddistinti di volta in volta come
singoli interventi specialistici di taglio urbanistico, ambientale, sociale, culturale,
economico, ma assai di rado hanno perseguito l’obiettivo di pianificare in modo organico e
programmatico lo sviluppo urbano e tanto meno hanno posto attenzione al ruolo del
retailing nella rivitalizzazione urbana
4
. La sfida per i soggetti coinvolti nel processo di
pianificazione dello sviluppo urbano è quella di uscire dalla tradizionale e conflittuale
dicotomia tra centri storici cittadini e centri commerciali periferici, orientando il processo in
una logica di sviluppo sostenibile in cui l’obiettivo sia il miglioramento del livello di qualità
della vita del cittadino e dell’esperienza di tutti fruitori del centro storico. Meritano quindi,
a nostro giudizio, un’attenzione maggiore quegli strumenti e modalità organizzative che,
favorendo lo sviluppo e la competitività del retailing, promuovono la città come shopping
destination, superando il tradizionale scetticismo nell’importanza delle attività di servizio
per potenziare l’attrattività del centro città e innescare meccanismi di sviluppo
5
. A tal
proposito, numerosi studi sulle motivazioni che spingono gli utenti di una città a visitare il
centro urbano hanno dimostrato che una notevole percentuale di tutti i visitatori ha finalità
3
Vd. Cuomo G. (1996), Legislazione e competizione tra commercio extraurbano e commercio nei centri storici.
In “Commercio. Rivista di Economia e Politica commerciale”, n.° 58, Franco Angeli, Milano, pp. 53-67.
4
Varaldo R., Il marketing negli anni Duemila. Sfide per il nuovo secolo, Milano, Guerini e Associati,
1999.
5
Vd. Napolitano M.R., Riviezzo A, Marketing e gestione strategica dei centri urbani, FrancoAngeli, 2008.
7
legate allo shopping. Questa preferenza viene confermata anche per quelle città classificate
come destinazioni turistiche, a dimostrazione di una stretta relazione tra commercio e
turismo. Nello specifico, il commercio acquisisce una sua centralità come attività di
promozione-attrazione del fenomeno turistico, nonché un ruolo di servizio-sostegno
6
.
Rispetto a questo punto, assume particolare rilievo in tema di integrazione delle funzioni
commerciali con quelle di intrattenimento, ed il collegamento tra progetti di sviluppo
commerciale e di potenziamento del sistema locale turistico.
In conclusione, nuove strategie e strumenti di intervento come il Town Centre
Management e il Marketing Urbano, potranno aiutarci nella rivitalizzazione dell’ambiente
urbano da noi auspicata, in quanto, senza una capacità di organizzazione e di
coordinamento unitario non è possibile pensare ad un Centro Commerciale Naturale
realmente competitivo rispetto ai centri commerciali pianificati extraurbani. É importante
costituire un organismo dinamico e rappresentativo di tutti i soggetti portatori di interessi
meritevoli di tutela, che si ponga come obiettivo quello di riacquistare la vitalità perduta del
centro città e che, oltre a definire strategie di intervento condivise, abbia il compito di
monitorare le performance realizzate ed analizzare i fattori di sfida e le potenzialità che
vanno affermandosi con il passare del tempo nella realtà urbana
7
.
6
Il processo d’integrazione con il commercio ed il turismo coinvolge l’offerta di prodotti tipici, ed in particolare di prodotti
d’élite in specifici contesti localizzati (si considerino tra gli altri, i beni di arte e di antiquariato, i vini ed i prodotti alimentari
etc.)
7
Granillo P. (2009), Partenership vincente per riqualificare la città, www.denaro.it.
8
1.1.1 Il Town Centre Management
Il termine “Town Centre Management”
8
(TCM o CCM) fu originariamente coniato da
Spriddel
durante una conferenza sul commercio intitolata “Town Centres of the Future”
9
.
Da quell’iniziale definizione, secondo la quale il TCM ha l’obiettivo di migliorare la qualità
dello shopping nel centro città, sono passati molti anni e particolarmente ricca e complessa
è divenuta la letteratura in materia grazie al contributo di numerosi autori
10
. Le diverse
prospettive, spesso complementari, hanno condotto la ricerca verso un’immagine più nitida
del TCM, la quale tiene conto non solo degli obiettivi ma di tutti i soggetti coinvolti e delle
loro relazioni. Si tratta in sostanza di una strategia pratica, integrata, effettiva e realizzabile
per il miglioramento della qualità delle esperienze nel centro urbano che nasce dalla
consapevolezza che molti dei problemi che stanno affrontando i centri città sono più una
questione di management che un problema sociale.
I processi che interessano lo sviluppo, la promozione e la gestione integrata delle attività
commerciali riconducibili alla destinazione del centro città trovano sviluppo inizialmente
negli Stati Uniti a partire dagli anni Settanta; qui si sono sviluppate le prime forme di
valorizzazione di agglomerazioni commerciali spontanee presenti nei centri urbani
attraverso lo strumento del Business Improvement District: partnership tra
l’Amministrazione Locale e i retailers per sviluppare progetti e servizi per la rivitalizzazione
della funzione commerciale (quindi anche dell’ambiente urbano) all’interno dei confini di
un’area ben definita
11
. La peculiarità principale risiede in una contribuzione obbligatoria, da
parte dei retailers (o dei proprietari immobiliari) all’iniziativa stessa.
In Europa la realtà nazionale che per prima e più di ogni altra ha sviluppato progetti in
questa direzione è stata senza dubbio quella inglese, che oggi conta complessivamente
oltre 300 iniziative attive e che vede la presenza della più importante - non solo
8
Si premette che i termini “Town Centres Management” (TCM) e “City Centres Management” (CCM) sono (e
vengono utilizzati come) sinonimi.
9
Spriddel P. (1980), Retailing - Town Centres in the 1980s. In “Town Centres of the Future: Report of an URPI
Conference”, Reading: URPI.
10
La definizione più diffusa, anche se considerata poco praticata e generica, è quella di Warnaby et al. (1998),
second la quale il TCM è “The search for competitive advantage through the maintenance and/or strategic
development of both public and private areas and interests within town centres, initiated21 and undertaken by
stakeholders drawn from a combination of the public, private and voluntary sectors”. Una delle definizioni più
recenti invece è quella di Whyatt (2004), la quale è incentrata sul ruolo strategico che il TCM gioca nel:
“gathering and sharing market information, enabling stakeholders to work together in the strategic planning
process, setting up formal and informal communication and social networks between partners, training the
town’s stakeholder employees to implement the regeneration strategy and maintain a marketing orientation,
and evaluating success,in order to both motivate all involved and to assess progress”.
11
I BID sono a volte anche chiamati Business Improvement Area (BIA), Business Revitalization Zone (BRZ) o
Community Improvement District (CID).
9
numericamente - associazione di TCM a livello europeo
12
. Esperienze significative esistono
comunque in Svezia, in Francia ed in Germania. Anche in Italia si sono sviluppate alcune
iniziative pilota in tale direzione - basti pensare, solo per citarne alcune, a Trento, a Perugia,
a Padova - ma si tratta per lo più di iniziative che non sono ancora riuscite a realizzare un
salto di qualità in termini organizzativi e di struttura
13
.
Gli obiettivi di fondo che guidano l’azione della maggior parte delle iniziative di TCM si
possono così sintetizzare:
promuovere un approccio cooperativo alla soluzione dei problemi del centro città;
favorire tutte quelle attività di marketing che, migliorando l’immagine complessiva,
possono rafforzare l’attrattività del centro storico come luogo piacevole da visitare
e da frequentare;
valorizzare l’area del centro storico come asset per i residenti, per gli operatori e
per i turisti;
migliorare l’offerta complessiva dei servizi del centro urbano
14
.
Un punto fondamentale per garantire il successo di progetti per il centro città ruota attorno
al delicato e complesso problema della scelta della struttura organizzativa più adatta per
attuare una regia unitaria. L’adozione di una forma organizzativa implica l’individuazione e
attribuzione di ruoli ai vari attori coinvolti, oltre che di piani di azione e strategie tramite i
quali raggiungere gli obiettivi desiderati.
Per quanto concerne i soggetti coinvolti in tali iniziative, sulla base di quanto emerge
dall’esame delle principali esperienze europee si possono individuare le seguenti tipologie:
soggetti istituzionali/pubblici (amministrazione comunale, camera di commercio, università,
etc.), la cui partecipazione trova spiegazione nel loro importante ruolo non solo di
promotori dell’iniziativa e di elemento di raccordo tra l’economia e l’amministrazione
locale, ma anche di sostegno economico e finanziario; soggetti privati (imprese che operano
nel comparto del commercio, della ristorazione, del turismo, dell’entertainment,
dell’artigianato, della finanza etc.) che grazie a questo strumento operativo sono in grado di
svolgere in modo più efficace ed efficiente tutte quelle iniziative necessarie per rafforzare la
capacità di attrazione dell’area in cui svolgono la loro attività; diversi esponenti della
12
L’ATCM è la principale organizzazione europea nell’ambito della gestione e valorizzazione dei centri urbani. È
un’associazione senza scopo di lucro che rappresenta gli interessi delle iniziative di TCM in Gran Bretagna e
Irlanda.
13
Per un approfondimento vd. Morandi C., Il commercio urbano. Esperienze di valorizzazione in Europa, Milano,
Clup, 2003
14
Sansone M. (2007), Confronti metodologici, riflessioni critiche proposte operative sul marketing urbano in
ambito internazionale: focus sull’organizzazione e gestione dei centri commerciali naturali, “Marketing Trends”,
Parigi, pp. 12-13;
10
comunità locale (organizzazioni di categoria, sindacati, associazioni di consumatori,
organizzazioni di volontariato).
La determinazione della struttura di uno specifico progetto di TCM riflette l’equilibrio di
poteri tra gli stakeholders. Nella maggior parte delle esperienze, né il settore pubblico né
quello privato hanno il pieno controllo delle iniziative ma collaborano attraverso
partnership, associazioni e società a responsabilità limitata
15
.
L’equilibrio tra i poteri è strettamente legato alle risorse finanziarie che provengono dai
soggetti coinvolti. Esse possono essere utilmente suddivise in quattro grandi aree di origine:
enti, agenzie ed istituzioni estranei all’iniziativa, membri dell’iniziativa (pubblici e privati),
ricavi interni e finanziamenti per iniziative ad hoc.
Una efficace iniziativa di TCM necessita o può essere favorita dal prodursi di alcune
condizioni organizzative che possono essere così sintetizzate
16
:
sviluppo di una genuina ed efficiente partnership tra le istituzioni pubbliche e
private in modo da condividere aspirazioni, esperienze e risorse;
disponibilità di un supporto coinvolto dell’autorità governativa locale;
supporto di una parte ampia della comunità economica locale;
atteggiamento positivo diffuso nella comunità non economica, in particolare da
parte dei residenti, della classe politica più in generale, di altri attori rilevanti
(visitatori, turisti per ragioni leisure e business)
capacità progettuale e disponibilità alla definizione di linee generali per un piano
strategico, che stabilisca gli obiettivi da raggiungere e le modalità di realizzazione in
programmi specifici;
capacità di organizzazione di una struttura promotrice, di governo e gestione per
impostare il piano strategico e monitorare il suo percorso evolutivo rispetto agli
obiettivi programmati.
L’implementazione di un’iniziativa di TCM presenta, infine, numerose difficoltà, anche per il
cambiamento di approccio che comporta nelle modalità di gestione della valorizzazione del
centro storico. In particolare gli ostacoli più frequenti riguardano il riuscire a far
comprendere ai diversi soggetti che il centro storico non è più solo luogo adibito al
commercio, ma una realtà articolata che attraverso la valorizzazione di altre componenti
(cultura, trasporti, etc.,) contribuisce al dinamismo e alla competitività della città. Settore
15
Zanderighi L., Town Centre Management: uno strumento innovativo per la valorizzazione del centro storico e del
commercio urbano, Working Paper n. 14, Milano, giugno 2001;
16
Guercini S. Il marketing delle destinazioni commerciali, modernità distributiva e ruolo dei promotori, FrancoAngeli, Milano,
pp. 209-210, 2007;
11
pubblico e privato possono inoltre avere una visione diversa in merito agli obiettivi da
raggiungere.
Nonostante tali difficoltà, lo sviluppo del TCM rappresenta per le imprese di piccole e medie
dimensioni un’opportunità per partecipare e per influenzare le scelte dell’ambiente in cui
svolgono la loro attività anche se sono indispensabili azioni di marketing urbano volte alla
valorizzazione e riqualificazione del territorio per rilanciare la città come shopping
destination.
12
1.2.1 Il Marketing Urbano
Oggi la città rappresenta un sistema integrato di sviluppo che coinvolge diverse
componenti. Tra le principali possiamo elencare esigenze sociali di benessere e qualità della
vita, interessi economici, dinamiche di sviluppo territoriale. E’ per questo motivo che, oggi,
si tende sempre in maggior misura ad affrontare problemi e proposte di riqualificazione
urbana, ed in particolare di riqualificazione dei centri storici, attraverso politiche di
marketing urbano in luogo di semplici interventi di trasformazione edilizia che ineriscono al
solo tessuto “fisico” della città.
In particolare, nel quadro della competizione territoriale, i fattori di successo di una
moderna economia territoriale sono fattori di tipo qualitativo come possono essere
considerati quelli capaci di promuovere la produttività del lavoro in senso lato, le capacita
imprenditoriali, la valorizzazione dei vantaggi tecnologici acquisiti, la disponibilità di
fornitori specializzati, lo sviluppo di moderni servizi pubblici e privati alle imprese, la
qualificazione ed il potenziamento delle funzioni formative, la qualità dell'ambiente,
l'organizzazione del territorio e della rete dei trasporti locali, le progettualità definite per il
futuro, l’identità locale ed il sistema di relazioni detenute, le risorse culturali, l'autonomia e
le capacità operative delle amministrazioni locali. Esiste ormai un chiaro rapporto diretto
tra sviluppo economico e sociale e qualità ambientale, così com’è vero che la qualità
ambientale (intesa come qualità "totale" e complessiva del sistema territoriale) è un
importante fattore di sviluppo economico e sociale.
Le politiche di riqualificazione dei centri storici impostate come azioni di marketing urbano
hanno come obiettivo la creazione di valore per tutti gli utilizzatori della città, siano essi
fruitori di servizi residenziali, fruitori di servizi pubblici o fruitori di servizi localizzativi come
imprese o enti di vario genere. In definitiva il marketing urbano si pone non come una
semplice attività promozionale volta ad attrarre investitori e turisti, ma un insieme
articolato di azioni, spesso gestite attraverso diverse forme di partnership (dalla
costituzione di società di scopo per singoli interventi, alla definizione di specifici project
financing, ad attività di gestione dell'iniziativa etc.), volte ad ottimizzare il rapporto di
scambio tra tutti i fruitori della città stessa, intesa come sistema unico di offerta.
La realizzazione di un progetto di marketing urbano si fonda principalmente sulla
collaborazione pubblico-privato che si genera dall’integrazione tra imprenditorialità del
commercio e dei servizi con l’attenzione delle amministrazioni comunali e la consulenza
strategico formativa di esperti di marketing urbano che focalizzano la progettazione
strategica, adattandola alle realtà locali e alle diverse tipologie imprenditoriali; in sintesi si
13
può affermare che il Centro Commerciale Naturale analizzato in un ottica di marketing
urbano vede una collaborazione strategica tra Amministrazione comunale, imprenditori
commerciali e consulenti dello sviluppo commerciale, verso lo sviluppo continuativo
comunicazionale, commerciale ed artigianale dell’area urbana designata
17
.
Si tratta in sostanza di:
a) identificare le sfide e gli obiettivi che si pongono alle imprese commerciali del
centro storico; ovvero riposizionare e rivalorizzare l’insieme delle attività presenti
nel centro soffermandosi sull’attrattività, l’accessibilità e l’animazione del centro
urbano;
b) disporre di una conoscenza approfondita dell’ambiente/mercato in cui le aziende
operano;
c) sviluppare adeguate strategie di posizionamento, cioè modi che consentono di far
corrispondere l’offerta alla domanda
18
: il posizionamento riguarda il modo in cui il
prodotto trova collocazione nella mente del potenziale consumatore. All’interno di
un centro urbano questo si riferisce all’offerta non di un’unica impresa ma di un
insieme di attività caratterizzati da merceologie, target, formule commerciali
diverse; in secondo luogo la percezione dell’offerta commerciale è connessa ad una
più ampia percezione del centro storico nei suoi diversi elementi ; infine si opera su
una realtà che è già naturalmente “posizionata” in un certo modo nella mente dei
consumatori. Le strategie di posizionamento che possono essere attuate dai
commercianti di un’area urbana possono riguardare il prezzo (strategia che punta
su un’offerta esclusiva di prodotti ad alto valore simbolico), la specializzazione (una
specifica identità commerciale) e la differenziazione (sia in termini di assortimento
che di formule di vendita).
d) mettere in atto le forme comunicative più adatte a raggiungere il pubblico e a
dialogare con esso. La comunicazione è alla base delle strategie di marketing e
sono proprio le vetrine a comunicare l’intenzione di vendere singolarmente o in
una situazione globale di appartenenza ad un progetto integrato quale un Centro
Commerciale Naturale. Tra gli scopi comunicativi principali ci sono quelli di
informare, convincere, creare simpatia o prestigio intorno all’immagine di una zona
o di una via, verso l’attenzione di un pubblico eterogeneo e vario caratterizzato da
frequentatori /clienti abituali, occasionali e potenziali
19
.
17
Sansone M. (2007), pag. 16, op. cit.
18
Rossi I., Il marketing urbano, Celid, 1999.
19
Sansone M. (2007), pag. 20, op. cit.
14
1.2 I Centri Commerciali Naturali
Il Centro commerciale naturale si identifica storicamente nell’insieme delle piccole e
medie attività commerciali di vendita al dettaglio insidiate nel nucleo storico cittadino.
L’aggettivo “naturale” fa riferimento al fatto che tali esercizi commerciali non si trovano
all’interno di spazi pianificati creati artificialmente, ma sorgono spontaneamente nelle vie,
nelle piazze e nei vicoli del centro urbano; nella sua accezione più moderna, quella per
intenderci post crisi dei centri storici urbani e avvento della grande distribuzione nelle aree
periferiche urbane ed extraurbane , a partire dagli anni 90’, il Centro Commerciale Naturale
si presenta profondamente diverso rispetto al passato, proponendosi come una moderna
forma di aggregazione e cooperazione di tutti gli operatori economici del centro urbano
(commercio, pubblici esercizi, artigianato, turismo, servizi, attività professionali) finalizzata
a riqualificare, rivitalizzare e sviluppare tale realtà attraverso politiche comuni di marketing
e comunicazione. Il Centro Commerciale Naturale è ritenuto oggi lo strumento di
marketing d’area più efficace a disposizione della piccola e media distribuzione cittadina
per stimolare l’evoluzione dell’offerta commerciale del centro urbano verso forme più
competitive, in linea con i tempi attuali.
Il “NUOVO” Centro Commerciale Naturale è la formula più studiata per permettere al
sistema della piccola distribuzione del centro storico urbano di offrire al cliente una
proposta alternativa che privilegi la qualità dei prodotti, la prossimità dei servizi
commerciali e il piacevole contesto dei luoghi, concepito come insieme di spazio di vita
sociale e culturale.
Il centro storico, con le proprie identità e vocazione specifiche, nella visione del Centro
Commerciale Naturale, ritorna ad essere una vivace realtà a misura d’uomo in grado di
offrire, in un autentico e spesso splendido scenario tecnico artistico (“naturale”), eventi a
tema, iniziative commerciali e percorsi di shopping, forme di intrattenimento divertenti e
coinvolgenti, il tutto correlato ad un’offerta ricettiva e ristorativa soddisfacente per varietà
e qualità
20
.
Il Centro Commerciale Naturale di seconda generazione, dovendo operare in una
situazione altamente critica, si distingue nettamente dalle sue forme di espressione per
molteplici aspetti:
prevede la formulazione di una strategia di marketing e comunicazione comune da
parte di tutti gli operatori economici cittadini;
20
Gallucci F., Poponnesi P., Il marketing dei luoghi e delle emozioni, EGEA, Milano, 2008.
15
richiede un’organizzazione dinamica ed efficiente che implementi efficacemente le
azioni programmate;
favorisce l’aggregazione fra i diversi settori economici: non solo commercianti, ma
anche artigiani, aziende di servizi, studi professionali, ecc.
presuppone una stretta collaborazione con l’Amministrazione comunale e gli
stakeholders cittadini;
necessita dell’arricchimento dell’offerta di prodotti con servizi a valore aggiunto,
attività di animazione, iniziative ed eventi.
L’espressione Centro Commerciale Naturale risulta molto efficace nel sottolineare la
differenza con i centri commerciali extraurbani “ artificiali”, mentre è certamente
suscettibile di critiche in termini di comprensione da parte del pubblico (e, a volte, persino
dagli stessi operatori economici interessati) rispetto al messaggio che intende trasmettere:
unire sinergicamente gli operatori del centro storico per collaborare alla riqualificazione e
rivitalizzazione di tale realtà. Tale denominazione appare infatti di difficile collegamento
con la realtà di un centro storico cittadino; l’aggettivo “Naturale” inoltre si presta ad
equivoci in quanto viene spesso addirittura ricondotto alla vendita di prodotti biologici. Tale
espressione crea qualche problema anche sotto l’aspetto dell’appartenenza: l’utilizzo
dell’aggettivo “commerciale” da l’idea che si tratti di un’organizzazione di soli
commercianti; sebbene il commercio sia storicamente il settore trainante dell’economia dei
centri storici urbani, il Centro Commerciale Naturale è invece, come già sopra
sottolineato, una realtà ideata oggi per unire tutti gli operatori economici e quindi anche gli
artigiani, le aziende di servizi, gli operatori turistici e, persino, i professionisti presenti in
città.
Le strategie fra gli operatori del Centro possono riguardare anche la vendita, la logistica, gli
acquisti (quelli più generici legate alle utenze, ai servizi bancari e assicurativi, al materiale di
consumo, ecc.), il personale.
La realtà dei Centri Commerciali Naturali è molto variegata; la ricerca “Innova-com” ,
condotta nel 2007 dalla Regione Toscana, ha provato a classificare tali realtà in diverse
tipologie evidenziandone le caratteristiche e i tipi di concorrenza cui sono maggiormente
esposte. Secondo tali analisi i Centri Commerciali Naturali si differenziano sostanzialmente
in base alle dimensioni del centro urbano di appartenenza, dei fattori specifici di richiamo di
quest’ultimo e del numero di operatori coinvolti.
16
Tabella 1 Differenti tipologie di Centri Commerciali Naturali
Tipologie di Centri Commerciali Naturali (CCN) Principali concorrenti
CCN ubicato nel centro di un piccolo borgo al di sotto dei 5.000
abitanti
Ha una dimensione modesta, dispone solitamente di fattori di
rilevanza di bassa attrattività, propone una gamma di offerta
limitata, basilare e , dunque, poco competitiva.
Altri Centri Commerciali
Naturali e artificiali
limitrofi.
CCN ubicato nel centro storico di un piccolo centro urbano (fino
a 50.000 abitanti)
Caratterizzato da un numero di operatori più elevato rispetto al
piccolo borgo (la differenza si accentua quanto più si superano
le 100 attività), esso tende ad individuare nel residente,
soprattutto di fascia media, il suo principale target.
In presenza di fattori di rilevanza del luogo particolarmente
intensi riesce ad attrarre fasce più elevate del mercato e target
di provenienza esterne (visitatori e turisti).
Centri Commerciali
Artificiali limitrofi, Centri
Commerciali Naturali
delle grandi città vicine,
piccoli centri urbani vicini
più prestigiosi.
CCN ubicato nel centro storico di un medio o grande centro
urbano (oltre 50.000 abitanti)
Dispone di un grado di attrazione notevole essendo collocato
nell’area di maggior pregio della città; possiede però diverse
criticità rispetto alle altre tipologie:
il maggior numero di operatori potenziali (da qualche
centinaio fino a qualche migliaio) determina
complessità di aggregazione e coordinamento;
vi sono fattori complessi come mobilità e parcheggi che
rappresentano punti critici prioritari;
i numerosi fattori di rilevanza ed attrazione portano gli
operatori a disporre di una rendita di posizione che non
li motiva ad allearsi con i propri colleghi.
Centri commerciali
artificiali, factory outlet
center, ecc.
Fonte: Regione Toscana (Direzione Generale Sviluppo Economico – Settore Commercio), CAT
Confesercenti Toscana, CAT Confcommercio Toscana, (2008), il kit dei CAT, 10 domande (e risposte)
sui Centri Commerciali Naturali.
17
Il Centro Commerciale Naturale può sorgere anche al di fuori del centro storico. In molte
grandi città, a seguito dell’evoluzione urbanistica, si trovano veri e propri centri periferici
che possono ospitare un Centro Commerciale Naturale; in questo caso però tale realtà non
dispone di importanti fattori di attrazione quali, ad esempio, bellezze storiche, culturali,
ecc. e propone un offerta generalmente di livello medio basso. Tende a soffrire, inoltre,
delle difficoltà sociali e di vivibilità tipiche delle aree periferiche e si rivolge quasi
esclusivamente ai residenti o ai pendolari per lavoro, se nell’area si trovano uffici pubblici e
privati e studi professionali.
Per comprendere meglio la realtà dei Centri Commerciali Naturali situati nei centri cittadini
è importante conoscere gli spazi urbani ad uso commerciale disponibili oggi al loro interno
e le diverse tipologie di esercizi commerciali presenti.
Gli spazi urbani in cui si insedia il commercio sono molteplici: la piazza, il mercato, il
loggiato, la galleria, il passaggio pedonale coperto, la strada; quest’ultima merita una
particolare attenzione in quanto rappresenta il luogo specifico dove il commercio ha
trovato da sempre il suo primario e spontaneo insediamento. Il flusso veicolare e pedonale,
cui la strada fa da supporto, costituisce infatti la linfa vitale del commercio, mentre, a sua
volta, il commercio costituisce uno dei principali generatori del traffico che anima la strada.
L’interazione fra commercio e strada può mutare a seconda delle caratteristiche peculiari di
quest’ultima:
Strada – Canale: La funzione dominante è quella di supportare flussi di traffico
diretti verso le diversi parti della città o del territorio; non consente soste e ha
limitate possibilità di parcheggio. Le attività commerciali che si trovano ai bordi di
tale strada risultano non essenziali ed estranee ai flussi che vi transitano. La sua
capacità di polarizzazione è nulla perché essa non è luogo di destinazione, ma
unicamente di transito;
Strada – Mercato: La funzione dominante è quella di ospitare le attività
commerciali, quelle ad esse connesse o da esse indotte. Tale strada si movimenta
grazie alla circolazione degli acquirenti – visitatori e alla movimentazione dei
fornitori che consegnano la merce.
La strada – mercato può essere a sua volta classificata in almeno 3 tipologie, come
evidenziato nella tab.2.