Le opere di Eduardo De Filippo sul palcoscenico greco | 3
L’ obiettivo e la struttura della Tesi
L’obiettivo principale che la tesi si prefigge di raggiungere è poter offrire al lettore
una visuale sulla ricezione del teatro di Eduardo De Filippo in Grecia registrando le
recensioni dell’ epoca. Per economia di spazio intendo solo trattare le opere
rappresentate nei maggiori teatri greci che hanno una rilevanza storica di fama
internazionale. Cosi questo lavoro si snoda in tre sezioni: Teatro D’ Arte di Karolos
Koun, Teatro Nazionale Greco (Atene) e Teatro Nazionale della Grecia del Nord
(Salonicco). La ricerca è stata possibile grazie agli archivi dei teatri di cui sopra
mentre per il teatro d’ Arte di Karolos Koun, materiale di valore ha rappresentato il
volume Karolos Koun: Le rappresentazioni, curatore scientifico Plàton Mavromoùstakos, editore
Museo Benaki, Atene 2008. Il presente si articola in tre capitoli:
1. Teatro d’ Arte di Karolos Koun
i. 1948. Questi Fantasmi
ii. 1953. Napoli Milionaria
iii. 1963. Questi Fantasmi
iv. 1986. Le voci di dentro
2. Teatro Nazionale Greco
i. 1970. Il sindaco del Rione Sanità
ii. 1986. Questi Fantasmi
iii. 1997. Napoli Milionaria
3.Teatro Nazionale della Grecia del Nord
i. 1989. Sabato, Domenica e Lunedi
ii. 1992. Gli esami non finiscono mai
Ogni capitolo si compone delle rappresentazioni in ordine cronologico. Ognuno di
esse comprende la sinossi dell’ attività artistica di ognuno dei tre teatri, le locandine
degli spettacoli distintinguibili dalla formulazione: Autore - Titolo rappresentazione
- Eventuale compagnia, Personaggi e interpreti, Data della Prima e teatro, Replica
(eventuale), Tournée (eventuale). Segue la critica dove si registrano documenti e
giudizi critici che sono conservati sugli archivi dei teatri e il proprio materiale
fotografico indicativo (dove mancano questi ultimi è dovuto all’ irreperibilità dagli
archivi dei teatri). Le traduzioni di tutti i documenti e i giudizi critici dal greco all’
italiano sono del redattore.
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Nota del Dottore
Le opere di Eduardo De Filippo sul palcoscenico greco sono un tema di ricerca puntuale e
circoscritto che si colloca all’interno di un percorso ben più ampio, illuminando i diversi
legami che ha il teatro di Eduardo De Filippo con il teatro napoletano tradizionale di
Salvatore di Giacomo, Scarpetta, il teatro di Luigi Pirandello, nonchè con il passato, la
memoria e la propria vita. La vera novità della ricerca consinste, quindi, nell’ introduzione
della critica greca nella storia della critica teatrale italiana.
Il nucleo essenziale delle recensioni fornisce un quadro amplissimo essendo
focalizzato sulla drammaturgia eduardiana che concepisce l’ uomo come un
«piccolo mondo», in cui è riflesso l’ universo, dichiarando in questo modo il suo
rapporto palese con il neorealismo fiorito in Italia che, basandosi sulla realtà, e
vedendola con semplicita, criticamente, interpreta la vita come è e gli uomini come
sono. Un neorealismo di origine documentaristica e di forte coscienza sociale. Il
realismo di Eduardo è un realismo umano o, più che umano, un realismo dei valori
umani. I suoi personaggi sono «tipi» presi dalla vita e non «attori». Non
dimentichiamoci che il neorealismo del cinema italiano è discepolo,
morfologicamente e come stile, della grande tradizione teatrale di Scarpetta, di
Bertolazzi (El nost Milan che lo rappresentò in modo straordinario Strehler, e
precede come tematologia perfino “i Bassi Fondi’’ di Gorky) e dello stesso De
Filippo prima della Guerra. Cosi Eduardo rimane sempre nella coscienza del teatro
greco un filosofo della realtà, un maestro del pensiero tragico-comico, che ha il
compito di sviluppare “la più alta coscienza del mondo e della vita’’, rinunciando
alla visione dogmatica e metafisica della vita consacrata alla trasformazione dei
costumi sociali. A questo punto vorrei ringraziare tutti quelli che mi hanno aiuatato,
soprattutto il S.re Errikos Belies , il traduttore di Filumena Marturano che mi ha fatto
l’ onore di scrivere la prefazione su questo lavoro offrendo un documento
indispensabile a livello linguistico, il mio relatore, professore Pasquale Sabbatino, per
aver creduto in questa ricerca, la Dot.ssa Cristiana Anna Addesso per le sue risposte
tempestive e tutta la comprensione, senza dimenticare la S.ra Dimitra Valeonti che
mi ha fornito con pazienza dei testi del Teatro Nazionale della Grecia del Nord e
alla fine il mio professore di Italiano Yannis Karetsos che ha illuminato questo
magnifico viaggio tra la Grecia e l’ Italia che spero che non abbia fine.
Il risultato di questo lavoro è ora nelle vostre mani e vi auguro che la mia iniziativa di
offrirvi documenti e giudizi critici sulla ricezione del teatro di Eduardo De Filippo in Grecia
in questa relazione soddisfi le vostre esigenze e risulti utile al vostro lavoro.
Georgios Katsantonis
Le opere di Eduardo De Filippo sul palcoscenico greco | 5
Un emblematico gioco con la realtà
Lo sforzo disperato che compie l’ uomo nel tentativo di dare alla vita un qualsiasi
significato è Teatro.
La drammaturgia eduardiana riconosciuta a livello internazionale, naturalmente orientata
verso temi reali, favoreggia il vivere sul serio quello che gli altri nella vita recitano male.
Drammaturgia piena di Napoli, di vitalità, di colori, di forti emozioni e di libertà nel senso
migliore del termine, mira a provocare l’ ‘’euforia’’ della verità, senza cadere nei luoghi
comuni. Non rivendica il male sociale con termini filosofici, intellettuali o metafisici inizia
dalla vita quotidiana e la presenta con tutte le sue sfumature sul palcoscenico usando il
linguaggio verbale degli uomini della strada ma quando usa il dialetto diventa ancora più
espressivo, ancora più cromatico e riesce ad avere una comunicazione quasi rituale con il
pubblico. Questo spiega con poche parole anche il grande successo delle sue opere, i suoi
meriti di drammaturgo, i cui testi «vivono al di la dell’ efficace interpretazione data dal loro
autore».
1
Il grande successo di publico, che in qualunque altro Paese sarebbe stato considerato
un titolo di merito per un uomo di teatro, in Italia è stato guardato dai settori più snobistici
della cultura con diffidenza, come segnale di un’ arte troppo disponibile, troppo facile, troppo
popolare
2
. Ma la sua popolarità non è stata un fenomeno effimero, imposto da un’ èlite o dalla
moda di un momento: ha riguardato gente di ogni età, cultura ed estrazione sociale, e dura
ancora oggi che lui non c’ è più.
3
Dalla drammaturgia tradizionale ha imparato a mescolare il
materiale drammaturgico fondato sul reimpasto di spunti provenienti da fonti e generi
diversi.
4
Usa il dialetto perchè presenta l’ orgoglio di chi sente di ricollegarsi a una grande
tradizione culturale.
5
Egli si accosta alle cose dell’ arte con l’ atteggiamento libero dell’
artigiano, che non pensa a “far grande’’, ma a servirsi delle tecniche apprese e a inventarne di
nuove, per creare nuovi oggetti d’ uso.
6
Nella concezione eduardiana l’ idea che «il teatro si
fa, non si discute» gli impedisce di scrivere sul proprio lavoro e non l’ incapacità alla
riflessione critica.
7
Solo la capacità di parlare in epoche e a culture diverse può dare la prova
del valore di un testo. Tra le commedie di Eduardo alcune hanno già superato entrambe
queste prove. La dinamica che ha avuto la drammaturgia eduardiana in Grecia è prova del
riconoscimento ottenuto oltre confine.
Eduardo, negli anni Trenta, si trovò ad affrontare in ambito nazionale il doppio pregiudizio
contro il genere comico e contro il dialetto. Erano gli anni in cui il regime fascista perseguiva
una politica antidialettale e xenofoba.
8
Il dialetto dei testi non è spiegabile come scarto dovuto
1
Cfr. Vicoli stretti e Libertà dell’ arte a c. di P. Quarenghi, in Eduardo De Filippo, Teatro,I. Cantata dei giorni pari, a c. di
N. De Blasi e P. Quarenghi, Milano, Mondadori, 2000, p. XI.
2
Ivi, p. XIII.
3
Ivi, pp. XXXII – XXXIII.
4
Ivi, p. XVII.
5
Ivi, p. XXIII.
6
Ivi, p. XXXVI..
7
Ivi, p. XLII.
8
Cfr. Uno scrittore tra dialetto e Italiano, a c. di N. De Blasi, in Eduardo De Filippo , Teatro, I. Cantata dei giorni pari, a c. di
N. De Blasi e P. Quarenghi, Milano, Mondadori, 2000, p. LVI.
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a scelte espressionistiche d’ autore, ma solo come consapevole adesione alla realtà.
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Non c’ è
dubbio dal punto di vista linguistico che il teatro eduardiano sia un teatro naturalista, nel
senso che dialetto e lingua nelle commedie si affiancano, si alternano e si combinano secondo
modalità perfettamente credibili se confrontate con quelle della realtà extrateatrale. Quando
Eduardo usa il dialetto o presenta personaggi che si muovono sull’ incerto confine tra dialetto
e lingua realizzando sgrammaticature dal sicuro effetto comico, non lo fa per riproporre sulla
scena modi di parlare che nella realtà sono scomparsi o vanno scomparendo, ma solo per
riprendere discorsi e modi linguistici verosimili. Diversamente da quanto si pottrebbe
credere, infatti, il dialetto non è scomparso dall’ uso, soprattutto non è scomparso dall’ uso
linguistico odierno dell’ area napoletana.
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Eduardo De Filippo, un osservatore e testimone
della sua epoca, praticamente di tutto il secolo, può mescolare straordianariamente il comico
con il tragico privilegiando una drammaturgia multiforme e matura, applaudita in tutto il
mondo. Drammaturgia che non c’ è in Italia e che non c’ era da Goldoni. Eduardo è un anello
della catena dei maestri europei del teatro della memoria come Scarpetta , Pirandello,
Pinter, Genet, Beckett e Arteaud.Tutti questi elementi sintetizzano il panorama eduardiano
mettendo in rilievo un emblematico gioco con la realtà, lo strangolamento dell’ uomo da una
società sterile ed asfissiante. Eduardo con il suo teatro umoristico filtra tutte le esperienze
che stigmatizzano il mondo del ventesimo secolo e ne parla attraverso il palcoscenico con la
speranza che si realizzi un mondo che sia «meno rotondo e un poco più quadrato».
9
Ivi, p.LXXII.
10
Ivi, p.LXXIII.